163 Conclusioni
All’interno della lettura del dialogo che abbiamo cercato di dare risulta fondamentale il ruolo di Crizia. Egli è il polo opposto rispetto a Socrate. Al non sapere di Socrate, al carattere neutro e passivo della maschera socratica, che accomuna tutti i dialoghi della prima fase, si contrappone la grande scienza letteraria di Crizia poeta. I due personaggi devono, nelle intenzioni di Platone, risultare antitetici. Il sapere si scontra con il non sapere.
Se Crizia è un polo negativo nella dinamica dialogica, non lo è però nella caratterizzazione. Nel corso del lavoro sono emersi, infatti, degli elementi che fanno del Crizia del Carmide un grande intellettuale ed un poeta, elementi di grande verosimiglianza se si considera che Crizia, negli anni della guerra del Peloponneso, era ben lontano dal prendere la strada della politica e al contrario si trovava in uno stato di apragmosyne. Egli è un intellettuale a tutto tondo. Il processo di rivalutazione dell’io avviato da Antifonte trova in questa affascinante personalità una tale evoluzione ed un tale affinamento da portare lo stesso Crizia ad avere un altissimo concetto di sé, un io senza limiti in cui non trova posto la dimensione etica dell’autocontrollo e quella psicologica del riconoscimento di ciò che non si sa. È con questo grande concetto si sé che Crizia si approccia alla politica. Ma anche nel momento di intraprendere la strada politica Crizia lo fa come canuto intellettuale, già in età avanzata e avente un ruolo teorico, di scrittura della costituzione. Quanto del furore senofonteo sia realmente ascrivibile a Crizia è questione che non sarà mai risolta e che continuerà a dividere la critica e a condizionarne l’interpretazione dell’opera letteraria.
In questa sede ci siamo sforzati di fornire un’immagine del personaggio il più possibile libera da condizionamenti che la damnatio memoriae di Crizia comporta e il più possibile vicina alla realtà storica. Dalla lettura incrociata del Carmide e dei frammenti è stato possibile cogliere una serie di corrispondenze nella direzione di una forte autenticità della rappresentazione drammatica di Crizia nel Carmide.
Il Crizia degli altri dialoghi, poi, presenta ulteriori affinità con il Crizia dei frammenti. Innegabile una diversità tra il Crizia del Carmide e quello di Timeo-Crizia. I contorni del Crizia dei dialoghi più tardi sono più cristallini, quasi una sublimazione del
164 parente di Platone, e diverso, allo stesso tempo, risulta il ruolo di Socrate, ma nel complesso, tenendo presente le dovute differenze, si può parlare di una sostanziale consonanza tra i Crizia di Platone che all’unisono ricordano, riecheggiando le convinzioni profonde del grande filosofo, il valore e la centralità della letteratura, mezzo e compimento di un proprio ergon.