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La grande guerra fotografata

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Academic year: 2022

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La grande guerra fotografata

Paolo Ferrari e Achille Pastelli

La grande guerra appartiene a uno dei filoni più ricchi dell’editoria storica italiana. Se l’ottante­

simo della fine del conflitto non ha avuto una grande eco nel nostro paese, negli ultimi anni so­

no usciti diversi volumi sulla grande guerra no­

nostante una situazione di mercato difficile per la saggistica storica in generale. Si tratta di una tendenza che ha caratterizzato f ultimo decennio, e che ha affiancato a poche opere di sintesi — ri­

cordiamo i lavori di Antonio Gibelli e di Nicola Tranfaglia1 — molti studi su aspetti particolari, tra i quali spiccano numerosi volumi fotografici e monografie che affiancano ai testi una ricca scelta di immagini spesso inedite. È inoltre in cor­

so di stampa mentre scriviamo una sintesi di Ma­

rio Isnenghi e Giorgio Rochat2, che inaugurerà nella primavera 2000 la “Storia d’Italia nel se­

colo ventesimo” deH’Insmli (La Nuova Italia edi­

tore) insieme al volume di Enzo Collotti (con la collaborazione di Nicola Labanca e Teodoro Sa­

la) sulla politica di potenza del fascismo3. Infine va segnalata la ristampa di alcuni classici sulla grande guerra, come la raccolta di studi, discus­

sioni e recensioni scritti tra gli anni venti e gli an­

ni quaranta da Piero Pieri e gli studi fondamen­

tali di Roberto Bencivenga4. Mentre il lavoro di

Pieri era stato pubblicato nel 1947 dalla facoltà di Magistero di Torino e poi riedito nel 1986 dal- l’Ufficio storico dello Stato Maggiore dell’eser­

cito a cura di Rochat che di Pieri è stato allievo, lo studio di Bencivenga comparve negli anni tren­

ta presso piccoli editori perché l’autore aveva ap­

poggiato Giovanni Amendola nella lotta al go­

verno fascista, restando così noto solamente agli studiosi.

Ma restiamo alle pubblicazioni fotografiche, per lo più accomunate dall’ottima qualità delle riproduzioni e dalla cura nell’indicazione delle fonti e delle circostanze cui le fotografie si rife­

riscono. Molti nuovi lavori si basano sulla di­

sponibilità di raccolte provenienti da archivi fa­

miliari, emerse sul mercato o donate a musei spe­

cializzati, come il Museo storico italiano della guerra di Rovereto. Molto materiale, dimentica­

to per decenni, ha così trovato una sua colloca­

zione nella pubblicistica storica.

Se si considera il tempo passato dalla fine di quella grande cesura della storia contemporanea, si deve comunque ammettere che è stato pubbli­

cato molto poco per quanto riguarda la sua sto­

ria fotografica. Può dunque risultare utile indi­

carne alcune ragioni e cercare di esaminare la si­

1 A. Gibelli, La grande guerra degli italiani 1915-1918, Milano, Sansoni, 1999; N. Tranfaglia, La prima guerra mondiale e il fascismo, Torino, Utet, 1995.

2 M. Isnenghi, G. Rochat, La Grande guerra 1914-1918, Milano, RCS-La Nuova Italia, 2000.

3 E. Collotti (con la collaborazione di N. Labanca e T. Sala), Fascismo e politica di potenza. Politica estera 1922-1939, Mi­

lano, RCS-La Nuova Italia, 2000.

4 P. Pieri, La prima guerra mondiale 1914-1918. Problemi di storia militare, a cura di G. Rochat, Udine, Gaspari, 1999; R.

Bencivenga, La campagna del 1916. La sorpresa di Asiago e di Gorizia, Introduzione di Paolo Gaspari, 1998; Id., La sor­

presa strategica di Caporetto, Presentazione di G. Rochat, 1997, entrambi editi da Gaspari e originariamente voi. I e Appen­

dice del Saggio critico sulla nostra guerra, che a quanto pare l’editore intende ripubblicare integralmente.

“Italia contemporanea”, dicembre 1999, n. 217

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Paolo Ferrari e Achille Pastelli

tuazione attuale, sulla base di un campionario se­

lezionato — parziale ma si spera rappresentati­

vo — di quanto è stato recentemente edito.

Alcune importanti pubblicazioni fotografiche apparvero già durante il conflitto a scopi di pro­

paganda. La guerra delle nazioni della casa edi­

trice Treves o gli album fotografici sulla regia marina della ditta Alfieri e Lacroix (entrambe di Milano) furono realizzati con materiale ufficiale oppure con foto dei propri corrispondenti, ma au­

torizzate dalla censura. Negli anni venti queste pubblicazioni furono poi riprese e raccolte in vo­

lume (erano state pubblicate in singoli album o dispense). Parte delle illustrazioni vennero uti­

lizzate, spesso con pessimi cliché, per illustrare altri libri sul conflitto, per lo più di memoriali­

stica. Il miglior volume illustrato sulla grande guerra era stato forse la Storia della guerra mon­

diale di Amedeo Tosti, pubblicata in due volumi da Mondadori nel 1938: il testo era accompagnato da centinaia di fotografie, ben selezionate e ri­

prodotte con una buona qualità. Lo scoppio del­

la seconda guerra mondiale e gli anni successivi portarono alla crisi del filone fotografico sulla prima guerra mondiale, in quanto tutto l’interes­

se si concentrò, in maniera a volte maniacali, sul secondo conflitto. Dopo il 1945 si sviluppò una discorso sull’immagine della seconda guerra mondiale fondato inizialmente sull’enciclopedia a dispense Sette anni di guerra. Fotostoria, usci­

ta in una prima serie nel 1955 e poi ristampata più volte. Poi uscirono numerose enciclopedie fotografiche sullo stesso conflitto, pubblicate dal­

le principali case editrici (Rizzoli, De Agostini, Mondadori, Selezione), nella cui realizzazione acquisirono presso il grande pubblico la fama di giornalisti-storici alcune delle penne destinate ad avere grande successo, da Enzo Biagi, a Silvio Bertoldi, ad Arrigo Petacco.

In ogni caso la prima guerra mondiale, o per lo meno la sua storia fotografica, risultava di­

menticata, a tutto vantaggio della seconda. Le mo­

tivazioni erano essenzialmente due. Anzitutto quest’ultima, per la sua vicinanza nel tempo, ri­

scuoteva un maggior interesse da parte dei letto­

ri. In secondo luogo, per la seconda guerra mon­

diale esisteva una mole immensa di materiale fo­

tografico, molto spesso di ottona qualità dal pun­

to di vista spettacolare, mentre per la grande guer­

ra era diffuso il pregiudizio relativo alla scarsa di­

sponibilità e qualità delle immagini. Nel mondo della ricerca storica, inoltre, sono rimasti a lungo vivi molti pregiudizi relativi all’uso della foto­

grafia come fonte. Se oggi tali pregiudizi posso­

no considerarsi superati e nessuno confinerebbe, in linea di principio, la fotografia al ruolo di fon­

te secondaria, nella pratica storiografica il suo uti­

lizzo non sempre segue criteri scientifici. La cir­

costanza risulta tra l’altro evidente per quanto ri­

guarda l’indicazione di tutti gli elementi utili al­

la lettura delle immagini fotografiche, dall’indi­

cazione delle fonti alla redazione delle didasca­

lie, elemento di particolare rilievo nel “guidare”

la lettura ma sacrificato in molti volumi5.

5 Su questi temi si rimanda a Paolo Ferrari, Achille Rastelli, Immagini della seconda guerra mondiale. La fotografia da illu­

strazione a documento, “Italia contemporanea”, 1995, pp. 716-729, e bibliografia ivi citata.

Verso la fine degli anni settanta è cominciata ad apparire una notevole quantità di materiale fo­

tografico relativo alla grande guerra. Numerose sono le ragioni di questo nuovo interesse, dal­

l’allontanamento temporale della seconda guer­

ra mondiale, alla presenza, per lungo tempo, di un’offerta di mercato di immagini e di pubblica­

zioni spesso di scarso valore. Un’offerta non al­

l’altezza delle richieste di un pubblico appassio­

nato ed esigente, anche in chiave collezionistica, su singoli aspetti della guerra. Gran parte delle iniziative e del loro mercato editoriale si colloca nel Nord-est, cioè nelle zone più direttamente in­

teressate dal conflitto, dove l’interesse per la sto­

ria è anche collegato a quello turistico e per il proprio territorio, a quello collezionistico, alla memoria delle popolazioni. Non pochi sono, in­

fine, tra gli appassionati di storia, quelli princi­

palmente interessati alle vicende militari. Rela­

tivamente marginale è, in questo settore, la gran­

de editoria, che pure nel primo dopoguerra si era impegnata a fondo. Il merito del rilancio di un settore a lungo trascurato è dunque dovuto a di­

versi piccoli e medi editori, tra i quali ha assun­

to un particolare rilievo Gino Rossato di Valda- gno. A questi editori si affianca un numero più

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ampio di altre iniziative nelle quali le immagini fotografiche sono sempre presenti, ma con un ri­

lievo non centrale rispetto al testo, come nel ca­

so dell’Editrice goriziana.

Volendo valutare complessivamente i volumi fotografici recentemente pubblicati, si deve an­

zitutto notare la prevalenza dell’interesse per le operazioni militari rispetto agli altri aspetti della guerra. Tra le eccezioni segnaliamo i volumi di Antonio Sema e di Emilio Franzina sulla prosti­

tuzione durante la guerra6, nonché il volume sul­

le infermiere volontarie curato da Stefania Bar- toloni su cui torneremo. Si tratta ovviamente di un panorama diversificato, ma nel complesso i volumi pubblicati costituiscono una ricca docu­

mentazione sulla grande guerra, alla quale si af­

fianca quella costituita dai filmati ora in com­

mercio, ai quali andrebbe riservata una puntuale analisi. Questa editoria ha anche proposto lavo­

ri originali, che in molti casi — altro elemento di novità — hanno tenuto presente la prospettiva e la documentazione dell’avversario, ricorrendo spesso alle immagini conservate negli archivi di musei pubblici, come quello di Rovereto o di Go­

rizia, ma soprattutto attingendo al ricchissimo e poco sfruttato mondo del collezionismo privato.

6 A. Sema, Soldati e prostitute. Il caso della Terza Armata, Valdagno, Rossato, 1999; E. Franzina, Casini di guerra, Udine, Gaspari, 1998.

7 Enrico Acerbi, Marcello Maltauro, Claudio Gattera e Andrea Povolo, Guida ai forti italiani e austriaci degli altipiani. Iti­

nerari e storia, Valdagno, Rossato, 1994.

8 V. Corà e A. Massignani, Guida al Monte Ortigara. Itinerari e storia, Valdagno, Rossato, 1996.

9 L. Cortelletti, E. Acerbi, Altopiano di Asiago. Guida ai campi di battaglia. Da Cesuna al Monte Cengia. Forte di Punta Cor- bin, Belmonte, Monte Zovetto, Monte Lèmerle, Valdagno, Rossato, 1997.

Può essere utile individuare alcuni filoni nei quali si articola il discorso per immagini sulla grande guerra, prendendo in considerazione al­

cuni esempi recenti, senza pretesa di completez­

za relativamente a un filone ormai ricco. È pos­

sibile individuare tre gruppi di pubblicazioni, le guide storiche, gli studi con ampio corredo foto­

grafico, infine i libri essenzialmente fotografici.

Le guide

La Guida ai forti italiani e austriaci degli alti­

piani, pubblicata da Rossato nel 19947, costitui­

sce un esempio di ottimo livello per quanto ri­

guarda in particolare la scelta delle fotografie uti­

lizzate per illustrare le costruzioni difensive de­

gli opposti schieramenti realizzati lungo i crinali che dividono il Trentino meridionale dalla zona settentrionale della provincia di Vicenza, costru­

zioni imponenti che comportarono un notevole impegno materiale ed economico negli anni che precedettero il conflitto. Il volume, ricco di foto d’epoca e attuali, piantine e disegni, si presenta come una guida per il turista che in tal modo, lun­

go un itinerario escursionistico, percorre anche un itinerario storico. Questo tipo di guida riprende nella sostanza la serie “Guida ai campi di batta­

glia” pubblicata dal Touring club italiano negli anni venti, ma con una veste tipografica molto più curata, mentre si sono contenute le dimensioni del volume proprio in rapporto all’uso turistico. La descrizione dettagliata delle fortificazioni occu­

pa in ogni caso la maggior parte del lavoro.

L’editore Rossato ha poi proseguito le pub­

blicazioni in questo settore effettuando un note­

vole salto di qualità, soprattutto nella descrizio­

ne dei luoghi in rapporto agli eventi storici. In particolare, il lavoro di Vittorio Corà e Alessan­

dro Massignani sul Monte Ortigara8, più che una guida turistica è un volume di storia, per la pun­

tuale descrizione dei luoghi da visitare accom­

pagnata da fotografie d’epoca e da cartine, ma soprattutto per la validità del quadro storico for­

nito. Opera di descrizione più tecnica, invece, il volume di Luigi Cortelletti ed Enrico Acerbi sul- l’altopiano di Asiago9, dove la parte storica è me­

no sviluppata, ma ampio spazio è riservato all’a­

nalisi accurata dei forti da visitare. Si tratta in­

somma di volumi illustrati con un apparato ico­

nografico a volte di grande interesse. L’unico li­

mite è in sostanza la ristrettezza della dimensio­

ne geografica considerata, che li rende accesso­

ri rispetto a lavori fotografici o a sintesi di mag­

gior respiro e viceversa funzionali a un uso le­

gato alle vicende di singole località.

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Paolo Ferrari e Achille Rastelli

A distanza di pochi anni lo stesso editore ha pubblicato un libro di dimensioni contenute che, pur presentandosi come una guida turistica, ha un maggior valore storico per il taglio con cui af­

fronta l’argomento originale dello spionaggio ese­

guito dagli italiani prima della guerra utilizzando telefotografie dei forti austriaci in costruzione su­

gli altopiani10. Pur comprendendo la descrizione dettagliata delle opere, si tratta di un volume di storia fotografica in senso stretto, basato su foto di spionaggio di ottima qualità, considerando l’e­

poca e i mezzi artigianali impiegati.

10 Basilio Di Martino, Spie italiane contro forti austriaci. Lo studio della linea fortificata austriaca sugli altopiani trentini, Valdagno, Rossato, 1998.

11 A. Sema, La grande guerra sul fronte dell’Isonzo, 2 voi., Gorizia, Editrice goriziana, voi. 1,1995; voi. II, tomo I e tomo II, 1997 (con note bibliografiche di A. Massignani sulla letteratura austroungarica nel voi. I e nel voi. II, tomo II).

12 N. Labanca, Caporetto. Storia di una disfatta, Firenze, Giunti Gruppo Editoriale, 1997.

13 M. Rech, Da Caporetto al Grappa. Erwin Rommel e il battaglione da montagna del Wurttemberg sul fronte italiano nella grande guerra, Valdagno, Rossato, 1998.

14 E. Acerbi, La cattura di forte Ratti. Valdastico 1916. La vera storia della cattura di forte Ratti nel diario inedito di un uf­

ficiale austro-ungarico testimone della battaglia. L’inchiesta della la armata, Valdagno, Rossato, 1998.

15 G. Fait (a cura di), Sui campi di Galizia 1914-1917. Gli italiani e il fronte orientale: uomini popoli culture nella guerra eu­

ropea, Rovereto, Materiali di lavoro-Museo storico della guerra, 1997.

Restiamo, con questo testo, nell’ambito degli studi riservati ad argomenti secondari, destinati soprattutto a specialisti. Come per le guide e per le monografie su zone particolari del fronte, si tratta insomma di lavori interessanti perché spes­

so ricchi di immagini inedite, ma soprattutto de­

stinati a chi debba affrontare uno studio dettagliato di una parte del fronte o voglia fare il turista.

Libri con corredo fotografico

Molto più numerosi sono i volumi incentrati sul testo scritto, ma arricchiti da una scelta di im­

magini fotografiche. Queste ultime, anzi, fanno sempre più spesso parte di lavori sui più diversi argomenti. Si tratta forse del filone più ricco e più tradizionale, ma molti volumi recenti si di­

stinguono per la qualità delle immagini alle qua­

li viene riservata una maggiore attenzione da par­

te del ricercatore, anche per quanto riguarda la precisione delle didascalie. Si possono distin­

guere due sottogruppi di lavori: quelli che tratta­

no temi di largo rilievo e quelli più specialistici.

Al primo appartiene la ricerca di Antonio Sema*1,

dedicata al fronte dell’Isonzo, alla zona cioè nel­

la quale avvennero le principali azioni del con­

flitto. Si tratta di una delle poche opere recenti riservate a questa zona del fronte, frutto di una ricerca approfondita sulle fonti. Interessante, nel­

la “Collana XX secolo”, anche la sintesi di Ni­

cola Labanca sul “disastro” italiano12. Sullo stes­

so tema si deve ricordare l’originale ricostru­

zione di Marco Rech incentrata sul ruolo di Rom- mel e del battaglione da montagna del Wurttem- berg13. Si tratta di uno studio basato principal­

mente sulle notizie “tratte dal Kriegstagebuch (diario di guerra) del battaglione, dalla storia del­

l’unità, dalle relazioni di battaglia di battaglione o di reparto” (p. 39). Tra le relazioni sono da se­

gnalare quelle dello stesso Rommel, confrontate anche con le sue successive ricostruzioni, nel do­

poguerra, dello sfondamento di Caporetto. Una ricerca basata essenzialmente sulle carte dell’ar­

chivio di Stato di Stoccarda, che ricostruisce dal punto di vista dell’avversario una delle pagine più studiate della storia militare italiana, ripor­

tando ampi stralci documentari e con una docu­

mentazione fotografica originale e strettamente legata alla narrazione.

Tra gli studi su argomenti più delimitati si pos­

sono ricordare diversi lavori. Il libro di Enrico Acerbi, La cattura di forte Ratti14, tratta l’offen­

siva austroungarica della primavera del 1916 sul­

l’altopiano d’Asiago e valli contigue. Molto det­

tagliato e ben illustrato, esamina nei particolari lo sviluppo delle operazioni. Il recente lavoro cu­

rato da Gianluigi Fait affronta invece il tema del­

le operazioni sul fronte galiziano alle quali han­

no preso parte i trentini (il che spiega in parte la cura della pubblicazione da parte del Museo sto­

rico italiano della guerra di Rovereto)15. Si trat­

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La grande guerra fotografata 755

ta di un’opera ampia, molto documentata anche con contributi di studiosi polacchi relativi all’a­

nalisi del territorio e dell’ambiente operativo sot­

to il profilo storico. Utile complemento a questo lavoro è quello, pubblicato alcuni anni fa, di Ren­

zo Francescotti, Italianski. L’epopea degli ita­

liani dell’esercito austroungarico prigionieri in Russia nella grande guerra 1914-1918X(>.

Un esempio di impostazione abbastanza clas­

sica è il libro di Giuseppe Magrin, La battaglia più alta della storia. Punta San Matteo nel grup­

po Ortles-Cevedale 1918'1, dettagliata descri­

zione delle operazioni militari. Atipico è invece il lavoro di tre studiosi cechi sui legionari ceco­

slovacchi in Italia, aspetto poco noto delle ope­

razioni militari sul nostro fronte, come del resto lo sono tutte le operazioni eseguite da reparti di altre nazioni dell’Intesa16 17 18 Abbastanza curioso è anche il libro di Giorgio Tosato relativo alla sto­

ria di un reparto attraverso tutti i fronti sui quali venne inviato, fino alla sua distruzione quando il piroscafo su cui era stato imbarcato venne affon­

dato da un sommergibile austroungarico19.

16 R. Francescotti, Italianski. L’epopea degli italiani dell’esercito austroungarico prigionieri in Russia nella grande guerra 1914-1918, Valdagno, Rossato, 1994.

17 G. Magrin, La battaglia più alta della storia. Punta San Matteo nel gruppo Ortles-Cevedale 1918, Valdagno, Rossato, 1994.

18 Karel Pichlik, Bohumil Klipa, Jitka Zabloudilovà, I legionari cecoslovacchi 1914-1920, Trento, Museo storico in Trento, 1997.

19 G. Tosato, Zona di guerra. Auronzo - Cortina d’Ampezzo - Monte Piana - Tre cime di Lavaredo - Comelico - Isonzo - Al­

bania nella prima guerra mondiale, Valdagno, Rossato, 1997.

20 P. Gaspari, La battaglia del Tagliamento , Udine, Gaspari editore (già Istituto editoriale veneto friulano di Udine), 1998.

21 L. Fabi, La prima guerra mondiale 1915-1918, Roma, Editori Riuniti, 1998.

Tra i libri che, pur privilegiando il testo, non trascurano di inserire una sezione fotografica ab­

bastanza originale e inusuale, è da segnalare La battaglia del Tagliamento di Paolo Gaspari20. Si tratta di un volume pubblicato nel 1998 da Ga­

spari, una casa editrice titolare di un catalogo spe­

cializzato in particolare sulla prima guerra mon­

diale, che per le tematiche affrontate esce dal­

l’ambito regionale per assumere un interesse più generale. Questo volume si segnala per l’origina­

lità dell’argomento: la “battaglia del Tagliamen­

to”, che si sviluppò dal 30 ottobre al 5 novembre 1917, è generalmente poco affrontata dagli stori­

ci. Da segnalare inoltre le rare immagini di fonte austriaca degli effetti della ritirata italiana e il ca­

so, abbastanza insolito, di un autore-editore.

Limite e insieme pregio di diversi lavori cita­

ti è la dimensione eccessivamente locale o ri­

stretta nel tempo, per cui il lettore deve aver ben presente il contesto generale della guerra, pena la difficoltà di comprensione delle singole vi­

cende. Questo, d’altra parte, permette un ap­

profondimento del fenomeno guerra con imma­

gini e ricerche di notevole valore che fanno anzi auspicare la realizzazione di altre opere del ge­

nere su temi e momenti sui quali si vorrebbe sa­

pere di più.

Libri fotografici

Alcune osservazioni, infine, sui volumi essen­

zialmente fotografici, in quanto si tratta del set­

tore più recente e ricco forse di maggiori poten­

zialità. Molte opere si distinguono per la ricerca di completezza e l’uso della fotografia quale do­

cumento e non mero complemento del testo. Ma è anche un settore difficile, perché si giustifica anche nella misura in cui l’immagine fotografi­

ca arricchisce realmente le nostre conoscenze.

Tra i libri totalmente fotografici che prendono in considerazione la guerra nel suo complesso va segnalato quello di Lucio Fabi21, comparso nel­

la collana “Storia fotografica della società italia­

na”, diretta da Giovanni De Luna e Diego Mor­

morio. Si tratta di paperback di circa 190 pagine, molto illustrati, frutto di una ricerca fotografica ampia e che presentano una scelta di immagini molto indovinata (e una corretta citazione delle fonti fotografiche) e una buona bibliografia per chi voglia ampliare le proprie conoscenze. Il la­

voro va segnalato anche per il riuscito tentativo di non limitare la ricerca iconografica ai fondi del Museo storico italiano della guerra di Rovereto e per la scelta di differenziare al massimo le fonti

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Paolo Ferrari e Achille Pastelli

fotografiche, avvalendosi anche del patrimonio collezionistico privato. Si è così realizzata una compiuta resa visiva, anche ricorrendo a imma­

gini “dure”, quali si possono e si debbono trova­

re in una storia fotografica della guerra e che non è giusto evitare assecondando una resa “mitica”

del conflitto nella fotografia di guerra: dopotutto tra i prodotti principali della guerra restano i ca­

daveri e le rovine. L’unico appunto da fare ri­

guarda il piccolo formato delle fotografie, neces­

sario per concentrare il massimo numero di im­

magini, ma penalizzante per la qualità delle ri­

produzione. D’altra parte si tratta di una scelta le­

gata alla necessità, sentita da molti editori, di con­

fezionare prodotti editoriali a prezzo contenuto.

Il gruppo editoriale Giunti ha proposto una sto­

ria generale della grande guerra22. Le curatrici sono anche autrici del testo, mentre il progetto editoriale è stato realizzato da Gianluca Formi- chi e comprende cartografie e tabelle realizzate dalla Sergio Biagi Comunicazione Grafica, con immagini indicate come provenienti per la qua­

si totalità dall’archivio Giunti, ma in parecchi ca­

si probabilmente conservate in origine a Londra presso l’Imperial War Museum (circostanza che sarebbe stato meglio indicare). Molte immagini sono state smarginate o stampate con un fondo colorato, e se questo può aumentare la resa gra­

fica, ne sminuisce il valore documentario. Se una foto è stata realizzata in bianco e nero, se ne può accettare una riproduzione bicromatica con fon­

do beige, come quello di tante foto d’epoca, men­

tre diverso è il discorso per un fondo verdastro.

Altre immagini in bianco e nero “sparato”, con poche tonalità di grigio, sono ottenute probabil­

mente riproducendo materiali da riviste d’epoca.

Le immagini sono inoltre mescolate a riprodu­

zioni di manifesti, giornali, schede su personag­

gi storici e avvenimenti. Uno stile che richiama quello di “Storia illustrata”, rivista che ha avvi­

cinato generazioni alla storia ma ormai superata nell’impostazione soprattutto ai fini di una cor­

retta informazione storica per immagini. Di que­

sto la pubblicazione non tiene conto, ponendosi

22 Antonella Astori, Patrizia Salvadori (a cura di), Storia illustrata della prima guerra mondiale, Firenze, Giunti gruppo edi­

toriale, 1999.

23 Lucio Fabi, Franco Macchieraldo (a cura di), 1915-1918 cento foto, una guerra, Vigliano biellese, Eventi e progetti, 1998.

a un livello inferiore rispetto alla maggior parte dei testi presi in considerazione in questa nota, che forniscono una documentazione precisa e cor­

retta. Si tratta probabilmente di un prodotto che, anche per il prezzo contenuto, mira a una gran­

de diffusione, ma con il limite di utilizzare le im­

magini soltanto come corredo oleografico.

Il volume curato da Lucio Fabi e Franco Mac- chieraldo, 1915-1918 cento foto, una guerra23, costituisce il catalogo della mostra realizzata dal- l’Assessorato alla cultura della provincia di Biel­

la. Come in molte mostre, il tema viene presen­

tato secondo una duplice prospettiva, quella ge­

nerale della grande guerra e quella più locale che abbraccia Biella, la sua provincia e in parte il Pie­

monte. Il volume si chiude con una serie di foto­

grafie — originariamente in bianco e nero, poi colorate a mano — scattate al fronte da Giusep­

pe e Cesare Sella, conservate insieme ad altre cen­

tinaia presso la Fondazione Sella di Biella.

Per la parte generale è stato fondamentale rap­

porto dell’archivio fotografico del museo di Ro­

vereto, scelta senz’ altro felice per la ricchezza del­

le sue collezioni, ma anche esclusiva, poiché es­

so risulta quasi l’unica fonte per le immagini di quel periodo. È in ogni caso in parte necessaria, poiché la mostra si rivolge a un vasto pubblico, per la maggior parte ormai ignaro degli avveni­

menti di quella lontana guerra, per la quale, come si è detto, è rimasto un interesse diffuso soltanto nelle regioni nord-orientali dell’Italia.

Più interessante per lo studioso di immagini di quel periodo è la serie di fotografie relative al Biellese, corredate da un utile commento sul­

l’ambiente sociale, le produzioni belliche, in ge­

nerale i problemi connessi al conflitto in una re­

gione che appartiene al fronte interno, non diret­

tamente cioè coinvolta nelle vicende militari. Di notevole interesse anche le informazioni sulle grandi forniture di panno per l’esercito da parte delle industrie tessili della zona, un allargamen­

to della prospettiva più generale proposta nella prima parte del catalogo. Complessivamente, co­

munque, anche in questo volume il testo e l’ac­

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La grande guerra fotografata 757

curata bibliografia costituiscono un elemento di contorno rispetto alle immagini.

Si lega direttamente a questa mostra, per una parte delle fonti fotografiche utilizzate, il volume curato dal Laboratorio di storia di Rovereto sul­

la città trentina durante la guerra24, terzo volume della trilogia che comprende due volumi già pub­

blicati sulla storia degli anni più recenti della città, relativi al periodo del secondo conflitto mondia­

le e a quello fra le due guerre. Al centro del vo­

lume sulla grande guerra vi sono gli abitanti di Rovereto. Essendo infatti la città praticamente sul fronte di battaglia, essi furono sfollati — meglio dire deportati — fino in Boemia. I giovani, ri­

chiamati dall’esercito della duplice monarchia, prestarono servizio su tutti i fronti, in particolare su quello galiziano. Quando caddero prigionieri finirono all’intemo della Russia, fino in Siberia e perfino in Cina prima di poter tornare a casa.

24 Laboratorio di storia di Rovereto (a cura di), La città mondo. Rovereto 1914-1918, Rovereto, Edizioni Osiride, 1998.

25 E. Folisi, Udine. Una città nella grande guerra, Udine, Gaspari, 1998.

26 II diario di Maria Juretigh, in L. Fabi (a cura di), La gente e la guerra, Udine, Il campo, 1991.

27 S. Bartoloni, Donne al fronte. Le infermiere volontarie nella grande guerra, Roma, Jouvence società editoriale, 1998.

Analogamente agli altri due volumi, le foto­

grafie sono corredate da un testo e da pagine di diario di roveretani sparsi per il mondo. Le im­

magini, poi, quasi tutte tratte da album di fami­

glia, sono accuratamente contestualizzate. La ri­

cerca è stata molto accurata e le fotografie, in­

sieme a molte immagini d’archivio—provenienti da quella fonte inesauribile che è il Museo stori­

co italiano della guerra di Rovereto —, riescono nell’intento di ricostruire, insieme al testo e non come sua mera illustrazione, il contesto cittadi­

no, la sua atmosfera e le sue caratteristiche nel momento in cui le testimonianze scritte vennero registrate. Si tratta insomma di una storia foto­

grafica delimitata sotto il profilo spaziale, ma ma­

tura nella sua realizzazione.

Una scoperta interessante è poi, nell’ultimo capitolo, quella delle testimonianze artistiche. Gli artisti di guerra a volte non avevano nulla a che fare con la guerra vera e propria, ma facevano parte della vivace comunità roveretana. A parte le opere di un artista del calibro di Fortunato De­

pero, sono interessanti e ben inseriti nel libro i lavori di Marco Tiella, Vittorio Casetti, Ernesto

Armani e soprattutto Roberto Iras Baldessari, fu­

turista, ma con carboncini e acquarelli dallo sti­

le decisamente impressionista. Il volume si chiu­

de così in maniera insolita recuperando le realiz­

zazioni degli artisti durante il conflitto, una pro­

spettiva di ricerca in pratica inedita in Italia ma già percorsa in Francia e Gran Bretagna.

Tra i libri fotografici che ricostruiscono vi­

cende locali (ma Udine era una città di fonda­

mentale importanza), ricordiamo inoltre il re­

cente volume di Enrico Folisi25, che comprende una cronaca minuziosa degli avvenimenti citta­

dini nel corso della grande guerra, soprattutto du­

rante l’occupazione austrotedesca. Filo condut­

tore è il diario di Maria Juretigh, una commer­

ciante di Udine, pubblicato nel 1991 dallo stes­

so Folisi26. È una cronaca giorno per giorno che affronta nei dettagli la tragedia quotidiana vis­

suta da chi era rimasto nelle terre invase dal ne­

mico. Il testo, costruito utilizzando numerosi al­

tri documenti pubblici e privati, è affiancato da un interessante corredo iconografico, in buona parte composto da fotogrammi tratti da filmati austroungarici recentemente recuperati. La ri­

produzione a volte penalizza fortemente le im­

magini, ma non ne diminuisce certo l’interesse derivante dal fatto che si tratta di fotografie ine­

dite e, in massima parte, relative a situazioni “d’a- zione”, e quindi abbastanza rare. Il volume ha gli stessi pregi e difetti di molti libri di storia loca­

le: il limite è costituito dal ristretto campo di os­

servazione storica, il pregio sta nell’approfondi­

mento di un settore d’indagine sempre più og­

getto di ricerche di storia locale. Più rari, inve­

ce, i lavori di più ampio respiro che cerchino di esaminare anche questo aspetto della guerra in maniera originale.

Il volume curato da Stefania Bartoloni sulle infermiere volontarie27 affronta un tema ricor­

rente nelle immagini e negli scritti sul conflitto, al quale però pochi studi e raccolte di immagini sono stati dedicati in maniera specifica. Sembra che la realizzazione del volume — presentato da

(8)

758

Maria Pia Garavaglia, presidente generale della Croce rossa—sia stata sostenuta dalla stessa Cro­

ce rossa, dal cui archivio proviene in effetti il ma­

teriale fotografico. Un archivio composto da cir­

ca 8.000 immagini, che documentano l’attività dell’ ente dal 1870 agli anni sessanta. Le foto pre­

sentate nel volume furono già impiegate per una mostra allestita a Palazzo Chigi nel maggio del 1918, dunque durante il conflitto. Si tratta di fo­

tografie di ottima qualità, corredate da didasca­

lie complete dell’indicazione della provenienza archivistica. L’aspetto più rilevante, sottolineato dalla stessa curatrice, è che le immagini sono ste­

reotipate, sottoposte a preventiva censura, con soggetti chiaramente in posa che cercano di co­

struire un’atmosfera di calma, serenità ed effi­

cienza, volta a tranquillizzare le migliaia di cit­

tadini che avevano persone care ricoverate negli ospedali per ferite di guerra. È, insomma, una sor­

ta di immagine ufficiale dell’attività delle infer­

miere, un efficace esempio di propaganda belli­

ca. Sono soprattutto ritratti di persone, per lo più infermiere volontarie, con poche fotografie scat­

tate negli ospedali da campo. E la stessa curatri­

ce sottolinea che le infermiere “in prima linea”

erano molto poche rispetto al numero totale del­

le infermiere esistenti, probabilmente per un cer­

to “fastidio” da parte dell’ambiente militare del­

l’epoca.

Il testo inserisce molto bene la realizzazione di queste immagini nell’ambiente fotografico di guerra, e in particolare nell’attività del corpo dei fotografi dello Stato Maggiore. Si tratta nel com­

plesso di un ottimo volume fotografico, con un testo che, pur concepito chiaramente come com­

mento alle immagini, ha un proprio valore auto­

nomo come fonte di informazioni.

Tra i libri fotografici si collocano, in una nuo­

va serie di volumi di grande formato pubblicata dall’editore Rossato, anche i lavori di Paolo Sco­

parli (L’ultima guerra dell’impero austro-unga­

rico), Andrea Curami e Alessandro Massignani (L’artiglieria italiana nella grande guerra ), Ne­

vio Mantoan (Armi ed equipaggiamenti dell’e­

sercito italiano nella grande guerra 1915-1918), infine di Livio Pierallini (Anime in guerra)2*.

Soffermiamoci sui primi tre. Il volume di Sco­

parli, al pari di quello sopra citato di Fabi e Mac- chieraldo, 1915-1918 centofoto, una guerra, pre­

senta il difetto di basarsi eccessivamente su un singolo archivio fotografico, anche se molto ric­

co di rare immagini. Ciò finisce per connotare eccessivamente l’opera, quasi fosse la pubblica­

zione di una raccolta privata, arricchita da alcu­

ne immagini di contorno. Mantoan invece, con grande coraggio, ha cercato di affrontare un te­

ma assai complesso quale è quello dell’arma- mento italiano durante il conflitto, ed è incorso in alcune mancanze e inesattezze che, pur non inficiando il valore dell’opera, ne limitano la sua validità come opera di base per lo studio della materia.

L’artiglieria italiana nella grande guerra è un libro di notevole interesse a cavallo di più gene­

ri. Da un lato si presenta come atlante dell’arti­

glieria italiana, utile per appassionati e studiosi perché — caso a quanto ci risulta unico nell’edi­

toria italiana — presenta in maniera completa le artiglierie italiane, con caratteristiche e fotogra­

fie dei vari pezzi e proietti nonché descrizione delle varie specialità. Sono poi presenti saggi di carattere più informativo28 29 insieme a due saggi originali sulla produzione di artiglierie durante il conflitto (di A. Curami) e sul confronto tra l’ar­

tiglieria italiana e quella austro-ungarica (di A.

Massignani)30. Quest’ultimo saggio rientra nel­

le ricerche dell’autore volte a confrontare — se­

condo una metodologia corretta quanto assai po­

co seguita negli studi storici — le fonti, i pro­

blemi e l’organizzazione dei due eserciti. Un ap­

28 P. Scopani, L’ultima guerra dell’impero austro-ungarico. Storia fotografica delle operazioni militari sul fronte russo, serbo- abanese ed italiano, Valdagno, Rossato, 1997; A. Curami e A. Massignani (a cura di), L’artiglieria italiana nella grande guerra, Valdagno, Rossato, 1998; N. Mantoan, Armi ed equipaggiamenti dell’esercito italiano nella grande guerra 1915-1918, Valda­

gno, Rossato, 1996; L. Pierallini, Anime in guerra. Uomini - mezzi bellici - trincee - assalti.... Valdagno, Rossato, 1999.

29 Filippo Cappellano, Cenni tecnici sulle artiglierie, tattica e impiego', Tiziano Bertè, Il munizionamento di artiglieria; L’e­

voluzione organica dell’artiglieria italiana (da una pubblicazione della Scuola di guerra del 1921); A. Rastelli, Artiglieria di laguna. L’intervento della Marina, in A. Curami e A. Massignani (a cura di), L’artiglieria italiana nella grande guerra, cit.

30 A. Curami, Un grande mistero: la produzione italiana di artiglierie durante la guerra europea; A. Massignani, Elementi

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La grande guerra fotografata 759

proccio innovativo che probabilmente potrà por­

tare anche in futuro alle novità più significative.

Segnaliamo infine due volumi opera anche dei due autori di questa nota, giustificando il fatto con la quasi totale assenza di testi sulla guerra ae­

rea e sui mari. Per la prima ricordiamo La gran­

de guerra aerea 1915-19183', per la secondata­

vi e marinai italiani nella grande guerra32. Ag­

giungiamo che quest’ultimo volume avrebbe po­

tuto dare maggior rilievo alla marina austroun­

garica, mentre un po’ sullo sfondo restano gli uo­

mini, ufficiali e marinai. Va detto che non è faci­

le trovare molto materiale sull’argomento e, inol­

tre, manca nella storia navale la tragicità che ha caratterizzato il fronte terrestre.

Nel complesso i volumi considerati sono pre­

gevoli per qualità e scelta delle immagini, per lo più risultato di serie ricerche: consideriamo che per fare un volume di 100 fotografie, si usa dire che bisogna effettuare la selezione fra almeno 1.000 immagini scelte a loro volta fra almeno 10.000. Sono numeri che sembrano esagerati, ma, se si vuole avere un risultato fotografico basato su un’ipotesi di lavoro organica e coerente da parte dell’autore, la ricerca deve essere ap­

profondita.

Non bisogna poi credere che, con la realizza­

zione di queste opere, il discorso sia chiuso in re­

lazione a molti temi e non sia possibile realiz­

zarne altre senza incorrere in ripetizioni. Il ma­

teriale fotografico è così vasto per quantità e qua­

lità, e molto non è ancora stato individuato, che è possibile realizzare altre opere sugli stessi ar­

gomenti con materiale totalmente diverso; la scel­

ta delle immagini pubblicate è inoltre sempre fat­

ta dall’autore in base alla sua sensibilità, alle sue

conoscenze, all ’ obiettivo della sua ricerca. È chia­

ro quindi che altri autori potranno compiere scel­

te diverse e portare così a un più completo esa­

me, sotto il punto di vista iconografico, della pri­

ma guerra mondiale. Non dimentichiamo che mancano, quasi totalmente, studi sui fronti di­

versi da quello italiano e, per quest’ultimo, po­

chissimi sono i lavori fotografici sulla vita civi­

le italiana durante la guerra.

Riteniamo utile poi anche una breve conside­

razione sulla pubblicistica estera relativa a libri fotografici sulla grande guerra, molto ricca in Gran Bretagna e soprattutto in Austria, dove il conflit­

to ha rappresentato l’ultima guerra nazionale. Esi­

stono poi buoni libri fotografici (e riviste) in Fran­

cia e negli Stati Uniti; in Russia si nota una vigo­

rosa ripresa della pubblicistica in questo settore, con i limiti dovuti spesso alla scadente qualità del­

la carta, mentre stranamente è quasi assente la Ger­

mania, dove forse gli editori non hanno ancora esaurito il ricco filone dell’ultima guerra. Buoni libri illustrati sono pubblicati in Polonia, nella Re­

pubblica ceca e in Ungheria, anche se pure in que­

sto caso la qualità della carta e delle riproduzioni fotografiche è ancora spesso scadente.

Il settore è quindi ancora in gran parte poco sfruttato, le sue potenzialità sono notevoli e, per il prossimo futuro, sono prevedibili studi di no­

tevole valore, considerando anche la sempre più elevata qualità grafica ottenibile a prezzi più con­

tenuti (bicromie e anche quadricromie), sempre naturalmente nell’ipotesi che restino vivi l’inte­

resse commerciale degli editori e quello cultura­

le degli studiosi e dei lettori.

Paolo Ferrari Achille Rastelli

di confronto con l’artiglieria austro-ungarica, in A. Curami e A. Massignani (a cura di). L’artiglieria italiana nella grande guerra, cit.

31 P. Ferrari (a cura di), La grande guerra aerea 1915-1918, Valdagno, Rossato, 1994.

32 Erminio Bagnasco, A. Rastelli, Navi e marinai italiani nella grande guerra, Parma, Albertelli, 1997.

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