La grande guerra fotografata
Paolo Ferrari e Achille PastelliLa grande guerra appartiene a uno dei filoni più ricchi dell’editoria storica italiana. Se l’ottante
simo della fine del conflitto non ha avuto una grande eco nel nostro paese, negli ultimi anni so
no usciti diversi volumi sulla grande guerra no
nostante una situazione di mercato difficile per la saggistica storica in generale. Si tratta di una tendenza che ha caratterizzato f ultimo decennio, e che ha affiancato a poche opere di sintesi — ri
cordiamo i lavori di Antonio Gibelli e di Nicola Tranfaglia1 — molti studi su aspetti particolari, tra i quali spiccano numerosi volumi fotografici e monografie che affiancano ai testi una ricca scelta di immagini spesso inedite. È inoltre in cor
so di stampa mentre scriviamo una sintesi di Ma
rio Isnenghi e Giorgio Rochat2, che inaugurerà nella primavera 2000 la “Storia d’Italia nel se
colo ventesimo” deH’Insmli (La Nuova Italia edi
tore) insieme al volume di Enzo Collotti (con la collaborazione di Nicola Labanca e Teodoro Sa
la) sulla politica di potenza del fascismo3. Infine va segnalata la ristampa di alcuni classici sulla grande guerra, come la raccolta di studi, discus
sioni e recensioni scritti tra gli anni venti e gli an
ni quaranta da Piero Pieri e gli studi fondamen
tali di Roberto Bencivenga4. Mentre il lavoro di
Pieri era stato pubblicato nel 1947 dalla facoltà di Magistero di Torino e poi riedito nel 1986 dal- l’Ufficio storico dello Stato Maggiore dell’eser
cito a cura di Rochat che di Pieri è stato allievo, lo studio di Bencivenga comparve negli anni tren
ta presso piccoli editori perché l’autore aveva ap
poggiato Giovanni Amendola nella lotta al go
verno fascista, restando così noto solamente agli studiosi.
Ma restiamo alle pubblicazioni fotografiche, per lo più accomunate dall’ottima qualità delle riproduzioni e dalla cura nell’indicazione delle fonti e delle circostanze cui le fotografie si rife
riscono. Molti nuovi lavori si basano sulla di
sponibilità di raccolte provenienti da archivi fa
miliari, emerse sul mercato o donate a musei spe
cializzati, come il Museo storico italiano della guerra di Rovereto. Molto materiale, dimentica
to per decenni, ha così trovato una sua colloca
zione nella pubblicistica storica.
Se si considera il tempo passato dalla fine di quella grande cesura della storia contemporanea, si deve comunque ammettere che è stato pubbli
cato molto poco per quanto riguarda la sua sto
ria fotografica. Può dunque risultare utile indi
carne alcune ragioni e cercare di esaminare la si
1 A. Gibelli, La grande guerra degli italiani 1915-1918, Milano, Sansoni, 1999; N. Tranfaglia, La prima guerra mondiale e il fascismo, Torino, Utet, 1995.
2 M. Isnenghi, G. Rochat, La Grande guerra 1914-1918, Milano, RCS-La Nuova Italia, 2000.
3 E. Collotti (con la collaborazione di N. Labanca e T. Sala), Fascismo e politica di potenza. Politica estera 1922-1939, Mi
lano, RCS-La Nuova Italia, 2000.
4 P. Pieri, La prima guerra mondiale 1914-1918. Problemi di storia militare, a cura di G. Rochat, Udine, Gaspari, 1999; R.
Bencivenga, La campagna del 1916. La sorpresa di Asiago e di Gorizia, Introduzione di Paolo Gaspari, 1998; Id., La sor
presa strategica di Caporetto, Presentazione di G. Rochat, 1997, entrambi editi da Gaspari e originariamente voi. I e Appen
dice del Saggio critico sulla nostra guerra, che a quanto pare l’editore intende ripubblicare integralmente.
“Italia contemporanea”, dicembre 1999, n. 217
Paolo Ferrari e Achille Pastelli
tuazione attuale, sulla base di un campionario se
lezionato — parziale ma si spera rappresentati
vo — di quanto è stato recentemente edito.
Alcune importanti pubblicazioni fotografiche apparvero già durante il conflitto a scopi di pro
paganda. La guerra delle nazioni della casa edi
trice Treves o gli album fotografici sulla regia marina della ditta Alfieri e Lacroix (entrambe di Milano) furono realizzati con materiale ufficiale oppure con foto dei propri corrispondenti, ma au
torizzate dalla censura. Negli anni venti queste pubblicazioni furono poi riprese e raccolte in vo
lume (erano state pubblicate in singoli album o dispense). Parte delle illustrazioni vennero uti
lizzate, spesso con pessimi cliché, per illustrare altri libri sul conflitto, per lo più di memoriali
stica. Il miglior volume illustrato sulla grande guerra era stato forse la Storia della guerra mon
diale di Amedeo Tosti, pubblicata in due volumi da Mondadori nel 1938: il testo era accompagnato da centinaia di fotografie, ben selezionate e ri
prodotte con una buona qualità. Lo scoppio del
la seconda guerra mondiale e gli anni successivi portarono alla crisi del filone fotografico sulla prima guerra mondiale, in quanto tutto l’interes
se si concentrò, in maniera a volte maniacali, sul secondo conflitto. Dopo il 1945 si sviluppò una discorso sull’immagine della seconda guerra mondiale fondato inizialmente sull’enciclopedia a dispense Sette anni di guerra. Fotostoria, usci
ta in una prima serie nel 1955 e poi ristampata più volte. Poi uscirono numerose enciclopedie fotografiche sullo stesso conflitto, pubblicate dal
le principali case editrici (Rizzoli, De Agostini, Mondadori, Selezione), nella cui realizzazione acquisirono presso il grande pubblico la fama di giornalisti-storici alcune delle penne destinate ad avere grande successo, da Enzo Biagi, a Silvio Bertoldi, ad Arrigo Petacco.
In ogni caso la prima guerra mondiale, o per lo meno la sua storia fotografica, risultava di
menticata, a tutto vantaggio della seconda. Le mo
tivazioni erano essenzialmente due. Anzitutto quest’ultima, per la sua vicinanza nel tempo, ri
scuoteva un maggior interesse da parte dei letto
ri. In secondo luogo, per la seconda guerra mon
diale esisteva una mole immensa di materiale fo
tografico, molto spesso di ottona qualità dal pun
to di vista spettacolare, mentre per la grande guer
ra era diffuso il pregiudizio relativo alla scarsa di
sponibilità e qualità delle immagini. Nel mondo della ricerca storica, inoltre, sono rimasti a lungo vivi molti pregiudizi relativi all’uso della foto
grafia come fonte. Se oggi tali pregiudizi posso
no considerarsi superati e nessuno confinerebbe, in linea di principio, la fotografia al ruolo di fon
te secondaria, nella pratica storiografica il suo uti
lizzo non sempre segue criteri scientifici. La cir
costanza risulta tra l’altro evidente per quanto ri
guarda l’indicazione di tutti gli elementi utili al
la lettura delle immagini fotografiche, dall’indi
cazione delle fonti alla redazione delle didasca
lie, elemento di particolare rilievo nel “guidare”
la lettura ma sacrificato in molti volumi5.
5 Su questi temi si rimanda a Paolo Ferrari, Achille Rastelli, Immagini della seconda guerra mondiale. La fotografia da illu
strazione a documento, “Italia contemporanea”, 1995, pp. 716-729, e bibliografia ivi citata.
Verso la fine degli anni settanta è cominciata ad apparire una notevole quantità di materiale fo
tografico relativo alla grande guerra. Numerose sono le ragioni di questo nuovo interesse, dal
l’allontanamento temporale della seconda guer
ra mondiale, alla presenza, per lungo tempo, di un’offerta di mercato di immagini e di pubblica
zioni spesso di scarso valore. Un’offerta non al
l’altezza delle richieste di un pubblico appassio
nato ed esigente, anche in chiave collezionistica, su singoli aspetti della guerra. Gran parte delle iniziative e del loro mercato editoriale si colloca nel Nord-est, cioè nelle zone più direttamente in
teressate dal conflitto, dove l’interesse per la sto
ria è anche collegato a quello turistico e per il proprio territorio, a quello collezionistico, alla memoria delle popolazioni. Non pochi sono, in
fine, tra gli appassionati di storia, quelli princi
palmente interessati alle vicende militari. Rela
tivamente marginale è, in questo settore, la gran
de editoria, che pure nel primo dopoguerra si era impegnata a fondo. Il merito del rilancio di un settore a lungo trascurato è dunque dovuto a di
versi piccoli e medi editori, tra i quali ha assun
to un particolare rilievo Gino Rossato di Valda- gno. A questi editori si affianca un numero più
La grande guerra fotografata 753
ampio di altre iniziative nelle quali le immagini fotografiche sono sempre presenti, ma con un ri
lievo non centrale rispetto al testo, come nel ca
so dell’Editrice goriziana.
Volendo valutare complessivamente i volumi fotografici recentemente pubblicati, si deve an
zitutto notare la prevalenza dell’interesse per le operazioni militari rispetto agli altri aspetti della guerra. Tra le eccezioni segnaliamo i volumi di Antonio Sema e di Emilio Franzina sulla prosti
tuzione durante la guerra6, nonché il volume sul
le infermiere volontarie curato da Stefania Bar- toloni su cui torneremo. Si tratta ovviamente di un panorama diversificato, ma nel complesso i volumi pubblicati costituiscono una ricca docu
mentazione sulla grande guerra, alla quale si af
fianca quella costituita dai filmati ora in com
mercio, ai quali andrebbe riservata una puntuale analisi. Questa editoria ha anche proposto lavo
ri originali, che in molti casi — altro elemento di novità — hanno tenuto presente la prospettiva e la documentazione dell’avversario, ricorrendo spesso alle immagini conservate negli archivi di musei pubblici, come quello di Rovereto o di Go
rizia, ma soprattutto attingendo al ricchissimo e poco sfruttato mondo del collezionismo privato.
6 A. Sema, Soldati e prostitute. Il caso della Terza Armata, Valdagno, Rossato, 1999; E. Franzina, Casini di guerra, Udine, Gaspari, 1998.
7 Enrico Acerbi, Marcello Maltauro, Claudio Gattera e Andrea Povolo, Guida ai forti italiani e austriaci degli altipiani. Iti
nerari e storia, Valdagno, Rossato, 1994.
8 V. Corà e A. Massignani, Guida al Monte Ortigara. Itinerari e storia, Valdagno, Rossato, 1996.
9 L. Cortelletti, E. Acerbi, Altopiano di Asiago. Guida ai campi di battaglia. Da Cesuna al Monte Cengia. Forte di Punta Cor- bin, Belmonte, Monte Zovetto, Monte Lèmerle, Valdagno, Rossato, 1997.
Può essere utile individuare alcuni filoni nei quali si articola il discorso per immagini sulla grande guerra, prendendo in considerazione al
cuni esempi recenti, senza pretesa di completez
za relativamente a un filone ormai ricco. È pos
sibile individuare tre gruppi di pubblicazioni, le guide storiche, gli studi con ampio corredo foto
grafico, infine i libri essenzialmente fotografici.
Le guide
La Guida ai forti italiani e austriaci degli alti
piani, pubblicata da Rossato nel 19947, costitui
sce un esempio di ottimo livello per quanto ri
guarda in particolare la scelta delle fotografie uti
lizzate per illustrare le costruzioni difensive de
gli opposti schieramenti realizzati lungo i crinali che dividono il Trentino meridionale dalla zona settentrionale della provincia di Vicenza, costru
zioni imponenti che comportarono un notevole impegno materiale ed economico negli anni che precedettero il conflitto. Il volume, ricco di foto d’epoca e attuali, piantine e disegni, si presenta come una guida per il turista che in tal modo, lun
go un itinerario escursionistico, percorre anche un itinerario storico. Questo tipo di guida riprende nella sostanza la serie “Guida ai campi di batta
glia” pubblicata dal Touring club italiano negli anni venti, ma con una veste tipografica molto più curata, mentre si sono contenute le dimensioni del volume proprio in rapporto all’uso turistico. La descrizione dettagliata delle fortificazioni occu
pa in ogni caso la maggior parte del lavoro.
L’editore Rossato ha poi proseguito le pub
blicazioni in questo settore effettuando un note
vole salto di qualità, soprattutto nella descrizio
ne dei luoghi in rapporto agli eventi storici. In particolare, il lavoro di Vittorio Corà e Alessan
dro Massignani sul Monte Ortigara8, più che una guida turistica è un volume di storia, per la pun
tuale descrizione dei luoghi da visitare accom
pagnata da fotografie d’epoca e da cartine, ma soprattutto per la validità del quadro storico for
nito. Opera di descrizione più tecnica, invece, il volume di Luigi Cortelletti ed Enrico Acerbi sul- l’altopiano di Asiago9, dove la parte storica è me
no sviluppata, ma ampio spazio è riservato all’a
nalisi accurata dei forti da visitare. Si tratta in
somma di volumi illustrati con un apparato ico
nografico a volte di grande interesse. L’unico li
mite è in sostanza la ristrettezza della dimensio
ne geografica considerata, che li rende accesso
ri rispetto a lavori fotografici o a sintesi di mag
gior respiro e viceversa funzionali a un uso le
gato alle vicende di singole località.
Paolo Ferrari e Achille Rastelli
A distanza di pochi anni lo stesso editore ha pubblicato un libro di dimensioni contenute che, pur presentandosi come una guida turistica, ha un maggior valore storico per il taglio con cui af
fronta l’argomento originale dello spionaggio ese
guito dagli italiani prima della guerra utilizzando telefotografie dei forti austriaci in costruzione su
gli altopiani10. Pur comprendendo la descrizione dettagliata delle opere, si tratta di un volume di storia fotografica in senso stretto, basato su foto di spionaggio di ottima qualità, considerando l’e
poca e i mezzi artigianali impiegati.
10 Basilio Di Martino, Spie italiane contro forti austriaci. Lo studio della linea fortificata austriaca sugli altopiani trentini, Valdagno, Rossato, 1998.
11 A. Sema, La grande guerra sul fronte dell’Isonzo, 2 voi., Gorizia, Editrice goriziana, voi. 1,1995; voi. II, tomo I e tomo II, 1997 (con note bibliografiche di A. Massignani sulla letteratura austroungarica nel voi. I e nel voi. II, tomo II).
12 N. Labanca, Caporetto. Storia di una disfatta, Firenze, Giunti Gruppo Editoriale, 1997.
13 M. Rech, Da Caporetto al Grappa. Erwin Rommel e il battaglione da montagna del Wurttemberg sul fronte italiano nella grande guerra, Valdagno, Rossato, 1998.
14 E. Acerbi, La cattura di forte Ratti. Valdastico 1916. La vera storia della cattura di forte Ratti nel diario inedito di un uf
ficiale austro-ungarico testimone della battaglia. L’inchiesta della la armata, Valdagno, Rossato, 1998.
15 G. Fait (a cura di), Sui campi di Galizia 1914-1917. Gli italiani e il fronte orientale: uomini popoli culture nella guerra eu
ropea, Rovereto, Materiali di lavoro-Museo storico della guerra, 1997.
Restiamo, con questo testo, nell’ambito degli studi riservati ad argomenti secondari, destinati soprattutto a specialisti. Come per le guide e per le monografie su zone particolari del fronte, si tratta insomma di lavori interessanti perché spes
so ricchi di immagini inedite, ma soprattutto de
stinati a chi debba affrontare uno studio dettagliato di una parte del fronte o voglia fare il turista.
Libri con corredo fotografico
Molto più numerosi sono i volumi incentrati sul testo scritto, ma arricchiti da una scelta di im
magini fotografiche. Queste ultime, anzi, fanno sempre più spesso parte di lavori sui più diversi argomenti. Si tratta forse del filone più ricco e più tradizionale, ma molti volumi recenti si di
stinguono per la qualità delle immagini alle qua
li viene riservata una maggiore attenzione da par
te del ricercatore, anche per quanto riguarda la precisione delle didascalie. Si possono distin
guere due sottogruppi di lavori: quelli che tratta
no temi di largo rilievo e quelli più specialistici.
Al primo appartiene la ricerca di Antonio Sema*1,
dedicata al fronte dell’Isonzo, alla zona cioè nel
la quale avvennero le principali azioni del con
flitto. Si tratta di una delle poche opere recenti riservate a questa zona del fronte, frutto di una ricerca approfondita sulle fonti. Interessante, nel
la “Collana XX secolo”, anche la sintesi di Ni
cola Labanca sul “disastro” italiano12. Sullo stes
so tema si deve ricordare l’originale ricostru
zione di Marco Rech incentrata sul ruolo di Rom- mel e del battaglione da montagna del Wurttem- berg13. Si tratta di uno studio basato principal
mente sulle notizie “tratte dal Kriegstagebuch (diario di guerra) del battaglione, dalla storia del
l’unità, dalle relazioni di battaglia di battaglione o di reparto” (p. 39). Tra le relazioni sono da se
gnalare quelle dello stesso Rommel, confrontate anche con le sue successive ricostruzioni, nel do
poguerra, dello sfondamento di Caporetto. Una ricerca basata essenzialmente sulle carte dell’ar
chivio di Stato di Stoccarda, che ricostruisce dal punto di vista dell’avversario una delle pagine più studiate della storia militare italiana, ripor
tando ampi stralci documentari e con una docu
mentazione fotografica originale e strettamente legata alla narrazione.
Tra gli studi su argomenti più delimitati si pos
sono ricordare diversi lavori. Il libro di Enrico Acerbi, La cattura di forte Ratti14, tratta l’offen
siva austroungarica della primavera del 1916 sul
l’altopiano d’Asiago e valli contigue. Molto det
tagliato e ben illustrato, esamina nei particolari lo sviluppo delle operazioni. Il recente lavoro cu
rato da Gianluigi Fait affronta invece il tema del
le operazioni sul fronte galiziano alle quali han
no preso parte i trentini (il che spiega in parte la cura della pubblicazione da parte del Museo sto
rico italiano della guerra di Rovereto)15. Si trat
La grande guerra fotografata 755
ta di un’opera ampia, molto documentata anche con contributi di studiosi polacchi relativi all’a
nalisi del territorio e dell’ambiente operativo sot
to il profilo storico. Utile complemento a questo lavoro è quello, pubblicato alcuni anni fa, di Ren
zo Francescotti, Italianski. L’epopea degli ita
liani dell’esercito austroungarico prigionieri in Russia nella grande guerra 1914-1918X(>.
Un esempio di impostazione abbastanza clas
sica è il libro di Giuseppe Magrin, La battaglia più alta della storia. Punta San Matteo nel grup
po Ortles-Cevedale 1918'1, dettagliata descri
zione delle operazioni militari. Atipico è invece il lavoro di tre studiosi cechi sui legionari ceco
slovacchi in Italia, aspetto poco noto delle ope
razioni militari sul nostro fronte, come del resto lo sono tutte le operazioni eseguite da reparti di altre nazioni dell’Intesa16 17 18 Abbastanza curioso è anche il libro di Giorgio Tosato relativo alla sto
ria di un reparto attraverso tutti i fronti sui quali venne inviato, fino alla sua distruzione quando il piroscafo su cui era stato imbarcato venne affon
dato da un sommergibile austroungarico19.
16 R. Francescotti, Italianski. L’epopea degli italiani dell’esercito austroungarico prigionieri in Russia nella grande guerra 1914-1918, Valdagno, Rossato, 1994.
17 G. Magrin, La battaglia più alta della storia. Punta San Matteo nel gruppo Ortles-Cevedale 1918, Valdagno, Rossato, 1994.
18 Karel Pichlik, Bohumil Klipa, Jitka Zabloudilovà, I legionari cecoslovacchi 1914-1920, Trento, Museo storico in Trento, 1997.
19 G. Tosato, Zona di guerra. Auronzo - Cortina d’Ampezzo - Monte Piana - Tre cime di Lavaredo - Comelico - Isonzo - Al
bania nella prima guerra mondiale, Valdagno, Rossato, 1997.
20 P. Gaspari, La battaglia del Tagliamento , Udine, Gaspari editore (già Istituto editoriale veneto friulano di Udine), 1998.
21 L. Fabi, La prima guerra mondiale 1915-1918, Roma, Editori Riuniti, 1998.
Tra i libri che, pur privilegiando il testo, non trascurano di inserire una sezione fotografica ab
bastanza originale e inusuale, è da segnalare La battaglia del Tagliamento di Paolo Gaspari20. Si tratta di un volume pubblicato nel 1998 da Ga
spari, una casa editrice titolare di un catalogo spe
cializzato in particolare sulla prima guerra mon
diale, che per le tematiche affrontate esce dal
l’ambito regionale per assumere un interesse più generale. Questo volume si segnala per l’origina
lità dell’argomento: la “battaglia del Tagliamen
to”, che si sviluppò dal 30 ottobre al 5 novembre 1917, è generalmente poco affrontata dagli stori
ci. Da segnalare inoltre le rare immagini di fonte austriaca degli effetti della ritirata italiana e il ca
so, abbastanza insolito, di un autore-editore.
Limite e insieme pregio di diversi lavori cita
ti è la dimensione eccessivamente locale o ri
stretta nel tempo, per cui il lettore deve aver ben presente il contesto generale della guerra, pena la difficoltà di comprensione delle singole vi
cende. Questo, d’altra parte, permette un ap
profondimento del fenomeno guerra con imma
gini e ricerche di notevole valore che fanno anzi auspicare la realizzazione di altre opere del ge
nere su temi e momenti sui quali si vorrebbe sa
pere di più.
Libri fotografici
Alcune osservazioni, infine, sui volumi essen
zialmente fotografici, in quanto si tratta del set
tore più recente e ricco forse di maggiori poten
zialità. Molte opere si distinguono per la ricerca di completezza e l’uso della fotografia quale do
cumento e non mero complemento del testo. Ma è anche un settore difficile, perché si giustifica anche nella misura in cui l’immagine fotografi
ca arricchisce realmente le nostre conoscenze.
Tra i libri totalmente fotografici che prendono in considerazione la guerra nel suo complesso va segnalato quello di Lucio Fabi21, comparso nel
la collana “Storia fotografica della società italia
na”, diretta da Giovanni De Luna e Diego Mor
morio. Si tratta di paperback di circa 190 pagine, molto illustrati, frutto di una ricerca fotografica ampia e che presentano una scelta di immagini molto indovinata (e una corretta citazione delle fonti fotografiche) e una buona bibliografia per chi voglia ampliare le proprie conoscenze. Il la
voro va segnalato anche per il riuscito tentativo di non limitare la ricerca iconografica ai fondi del Museo storico italiano della guerra di Rovereto e per la scelta di differenziare al massimo le fonti
Paolo Ferrari e Achille Pastelli
fotografiche, avvalendosi anche del patrimonio collezionistico privato. Si è così realizzata una compiuta resa visiva, anche ricorrendo a imma
gini “dure”, quali si possono e si debbono trova
re in una storia fotografica della guerra e che non è giusto evitare assecondando una resa “mitica”
del conflitto nella fotografia di guerra: dopotutto tra i prodotti principali della guerra restano i ca
daveri e le rovine. L’unico appunto da fare ri
guarda il piccolo formato delle fotografie, neces
sario per concentrare il massimo numero di im
magini, ma penalizzante per la qualità delle ri
produzione. D’altra parte si tratta di una scelta le
gata alla necessità, sentita da molti editori, di con
fezionare prodotti editoriali a prezzo contenuto.
Il gruppo editoriale Giunti ha proposto una sto
ria generale della grande guerra22. Le curatrici sono anche autrici del testo, mentre il progetto editoriale è stato realizzato da Gianluca Formi- chi e comprende cartografie e tabelle realizzate dalla Sergio Biagi Comunicazione Grafica, con immagini indicate come provenienti per la qua
si totalità dall’archivio Giunti, ma in parecchi ca
si probabilmente conservate in origine a Londra presso l’Imperial War Museum (circostanza che sarebbe stato meglio indicare). Molte immagini sono state smarginate o stampate con un fondo colorato, e se questo può aumentare la resa gra
fica, ne sminuisce il valore documentario. Se una foto è stata realizzata in bianco e nero, se ne può accettare una riproduzione bicromatica con fon
do beige, come quello di tante foto d’epoca, men
tre diverso è il discorso per un fondo verdastro.
Altre immagini in bianco e nero “sparato”, con poche tonalità di grigio, sono ottenute probabil
mente riproducendo materiali da riviste d’epoca.
Le immagini sono inoltre mescolate a riprodu
zioni di manifesti, giornali, schede su personag
gi storici e avvenimenti. Uno stile che richiama quello di “Storia illustrata”, rivista che ha avvi
cinato generazioni alla storia ma ormai superata nell’impostazione soprattutto ai fini di una cor
retta informazione storica per immagini. Di que
sto la pubblicazione non tiene conto, ponendosi
22 Antonella Astori, Patrizia Salvadori (a cura di), Storia illustrata della prima guerra mondiale, Firenze, Giunti gruppo edi
toriale, 1999.
23 Lucio Fabi, Franco Macchieraldo (a cura di), 1915-1918 cento foto, una guerra, Vigliano biellese, Eventi e progetti, 1998.
a un livello inferiore rispetto alla maggior parte dei testi presi in considerazione in questa nota, che forniscono una documentazione precisa e cor
retta. Si tratta probabilmente di un prodotto che, anche per il prezzo contenuto, mira a una gran
de diffusione, ma con il limite di utilizzare le im
magini soltanto come corredo oleografico.
Il volume curato da Lucio Fabi e Franco Mac- chieraldo, 1915-1918 cento foto, una guerra23, costituisce il catalogo della mostra realizzata dal- l’Assessorato alla cultura della provincia di Biel
la. Come in molte mostre, il tema viene presen
tato secondo una duplice prospettiva, quella ge
nerale della grande guerra e quella più locale che abbraccia Biella, la sua provincia e in parte il Pie
monte. Il volume si chiude con una serie di foto
grafie — originariamente in bianco e nero, poi colorate a mano — scattate al fronte da Giusep
pe e Cesare Sella, conservate insieme ad altre cen
tinaia presso la Fondazione Sella di Biella.
Per la parte generale è stato fondamentale rap
porto dell’archivio fotografico del museo di Ro
vereto, scelta senz’ altro felice per la ricchezza del
le sue collezioni, ma anche esclusiva, poiché es
so risulta quasi l’unica fonte per le immagini di quel periodo. È in ogni caso in parte necessaria, poiché la mostra si rivolge a un vasto pubblico, per la maggior parte ormai ignaro degli avveni
menti di quella lontana guerra, per la quale, come si è detto, è rimasto un interesse diffuso soltanto nelle regioni nord-orientali dell’Italia.
Più interessante per lo studioso di immagini di quel periodo è la serie di fotografie relative al Biellese, corredate da un utile commento sul
l’ambiente sociale, le produzioni belliche, in ge
nerale i problemi connessi al conflitto in una re
gione che appartiene al fronte interno, non diret
tamente cioè coinvolta nelle vicende militari. Di notevole interesse anche le informazioni sulle grandi forniture di panno per l’esercito da parte delle industrie tessili della zona, un allargamen
to della prospettiva più generale proposta nella prima parte del catalogo. Complessivamente, co
munque, anche in questo volume il testo e l’ac
La grande guerra fotografata 757
curata bibliografia costituiscono un elemento di contorno rispetto alle immagini.
Si lega direttamente a questa mostra, per una parte delle fonti fotografiche utilizzate, il volume curato dal Laboratorio di storia di Rovereto sul
la città trentina durante la guerra24, terzo volume della trilogia che comprende due volumi già pub
blicati sulla storia degli anni più recenti della città, relativi al periodo del secondo conflitto mondia
le e a quello fra le due guerre. Al centro del vo
lume sulla grande guerra vi sono gli abitanti di Rovereto. Essendo infatti la città praticamente sul fronte di battaglia, essi furono sfollati — meglio dire deportati — fino in Boemia. I giovani, ri
chiamati dall’esercito della duplice monarchia, prestarono servizio su tutti i fronti, in particolare su quello galiziano. Quando caddero prigionieri finirono all’intemo della Russia, fino in Siberia e perfino in Cina prima di poter tornare a casa.
24 Laboratorio di storia di Rovereto (a cura di), La città mondo. Rovereto 1914-1918, Rovereto, Edizioni Osiride, 1998.
25 E. Folisi, Udine. Una città nella grande guerra, Udine, Gaspari, 1998.
26 II diario di Maria Juretigh, in L. Fabi (a cura di), La gente e la guerra, Udine, Il campo, 1991.
27 S. Bartoloni, Donne al fronte. Le infermiere volontarie nella grande guerra, Roma, Jouvence società editoriale, 1998.
Analogamente agli altri due volumi, le foto
grafie sono corredate da un testo e da pagine di diario di roveretani sparsi per il mondo. Le im
magini, poi, quasi tutte tratte da album di fami
glia, sono accuratamente contestualizzate. La ri
cerca è stata molto accurata e le fotografie, in
sieme a molte immagini d’archivio—provenienti da quella fonte inesauribile che è il Museo stori
co italiano della guerra di Rovereto —, riescono nell’intento di ricostruire, insieme al testo e non come sua mera illustrazione, il contesto cittadi
no, la sua atmosfera e le sue caratteristiche nel momento in cui le testimonianze scritte vennero registrate. Si tratta insomma di una storia foto
grafica delimitata sotto il profilo spaziale, ma ma
tura nella sua realizzazione.
Una scoperta interessante è poi, nell’ultimo capitolo, quella delle testimonianze artistiche. Gli artisti di guerra a volte non avevano nulla a che fare con la guerra vera e propria, ma facevano parte della vivace comunità roveretana. A parte le opere di un artista del calibro di Fortunato De
pero, sono interessanti e ben inseriti nel libro i lavori di Marco Tiella, Vittorio Casetti, Ernesto
Armani e soprattutto Roberto Iras Baldessari, fu
turista, ma con carboncini e acquarelli dallo sti
le decisamente impressionista. Il volume si chiu
de così in maniera insolita recuperando le realiz
zazioni degli artisti durante il conflitto, una pro
spettiva di ricerca in pratica inedita in Italia ma già percorsa in Francia e Gran Bretagna.
Tra i libri fotografici che ricostruiscono vi
cende locali (ma Udine era una città di fonda
mentale importanza), ricordiamo inoltre il re
cente volume di Enrico Folisi25, che comprende una cronaca minuziosa degli avvenimenti citta
dini nel corso della grande guerra, soprattutto du
rante l’occupazione austrotedesca. Filo condut
tore è il diario di Maria Juretigh, una commer
ciante di Udine, pubblicato nel 1991 dallo stes
so Folisi26. È una cronaca giorno per giorno che affronta nei dettagli la tragedia quotidiana vis
suta da chi era rimasto nelle terre invase dal ne
mico. Il testo, costruito utilizzando numerosi al
tri documenti pubblici e privati, è affiancato da un interessante corredo iconografico, in buona parte composto da fotogrammi tratti da filmati austroungarici recentemente recuperati. La ri
produzione a volte penalizza fortemente le im
magini, ma non ne diminuisce certo l’interesse derivante dal fatto che si tratta di fotografie ine
dite e, in massima parte, relative a situazioni “d’a- zione”, e quindi abbastanza rare. Il volume ha gli stessi pregi e difetti di molti libri di storia loca
le: il limite è costituito dal ristretto campo di os
servazione storica, il pregio sta nell’approfondi
mento di un settore d’indagine sempre più og
getto di ricerche di storia locale. Più rari, inve
ce, i lavori di più ampio respiro che cerchino di esaminare anche questo aspetto della guerra in maniera originale.
Il volume curato da Stefania Bartoloni sulle infermiere volontarie27 affronta un tema ricor
rente nelle immagini e negli scritti sul conflitto, al quale però pochi studi e raccolte di immagini sono stati dedicati in maniera specifica. Sembra che la realizzazione del volume — presentato da
758
Maria Pia Garavaglia, presidente generale della Croce rossa—sia stata sostenuta dalla stessa Cro
ce rossa, dal cui archivio proviene in effetti il ma
teriale fotografico. Un archivio composto da cir
ca 8.000 immagini, che documentano l’attività dell’ ente dal 1870 agli anni sessanta. Le foto pre
sentate nel volume furono già impiegate per una mostra allestita a Palazzo Chigi nel maggio del 1918, dunque durante il conflitto. Si tratta di fo
tografie di ottima qualità, corredate da didasca
lie complete dell’indicazione della provenienza archivistica. L’aspetto più rilevante, sottolineato dalla stessa curatrice, è che le immagini sono ste
reotipate, sottoposte a preventiva censura, con soggetti chiaramente in posa che cercano di co
struire un’atmosfera di calma, serenità ed effi
cienza, volta a tranquillizzare le migliaia di cit
tadini che avevano persone care ricoverate negli ospedali per ferite di guerra. È, insomma, una sor
ta di immagine ufficiale dell’attività delle infer
miere, un efficace esempio di propaganda belli
ca. Sono soprattutto ritratti di persone, per lo più infermiere volontarie, con poche fotografie scat
tate negli ospedali da campo. E la stessa curatri
ce sottolinea che le infermiere “in prima linea”
erano molto poche rispetto al numero totale del
le infermiere esistenti, probabilmente per un cer
to “fastidio” da parte dell’ambiente militare del
l’epoca.
Il testo inserisce molto bene la realizzazione di queste immagini nell’ambiente fotografico di guerra, e in particolare nell’attività del corpo dei fotografi dello Stato Maggiore. Si tratta nel com
plesso di un ottimo volume fotografico, con un testo che, pur concepito chiaramente come com
mento alle immagini, ha un proprio valore auto
nomo come fonte di informazioni.
Tra i libri fotografici si collocano, in una nuo
va serie di volumi di grande formato pubblicata dall’editore Rossato, anche i lavori di Paolo Sco
parli (L’ultima guerra dell’impero austro-unga
rico), Andrea Curami e Alessandro Massignani (L’artiglieria italiana nella grande guerra ), Ne
vio Mantoan (Armi ed equipaggiamenti dell’e
sercito italiano nella grande guerra 1915-1918), infine di Livio Pierallini (Anime in guerra)2*.
Soffermiamoci sui primi tre. Il volume di Sco
parli, al pari di quello sopra citato di Fabi e Mac- chieraldo, 1915-1918 centofoto, una guerra, pre
senta il difetto di basarsi eccessivamente su un singolo archivio fotografico, anche se molto ric
co di rare immagini. Ciò finisce per connotare eccessivamente l’opera, quasi fosse la pubblica
zione di una raccolta privata, arricchita da alcu
ne immagini di contorno. Mantoan invece, con grande coraggio, ha cercato di affrontare un te
ma assai complesso quale è quello dell’arma- mento italiano durante il conflitto, ed è incorso in alcune mancanze e inesattezze che, pur non inficiando il valore dell’opera, ne limitano la sua validità come opera di base per lo studio della materia.
L’artiglieria italiana nella grande guerra è un libro di notevole interesse a cavallo di più gene
ri. Da un lato si presenta come atlante dell’arti
glieria italiana, utile per appassionati e studiosi perché — caso a quanto ci risulta unico nell’edi
toria italiana — presenta in maniera completa le artiglierie italiane, con caratteristiche e fotogra
fie dei vari pezzi e proietti nonché descrizione delle varie specialità. Sono poi presenti saggi di carattere più informativo28 29 insieme a due saggi originali sulla produzione di artiglierie durante il conflitto (di A. Curami) e sul confronto tra l’ar
tiglieria italiana e quella austro-ungarica (di A.
Massignani)30. Quest’ultimo saggio rientra nel
le ricerche dell’autore volte a confrontare — se
condo una metodologia corretta quanto assai po
co seguita negli studi storici — le fonti, i pro
blemi e l’organizzazione dei due eserciti. Un ap
28 P. Scopani, L’ultima guerra dell’impero austro-ungarico. Storia fotografica delle operazioni militari sul fronte russo, serbo- abanese ed italiano, Valdagno, Rossato, 1997; A. Curami e A. Massignani (a cura di), L’artiglieria italiana nella grande guerra, Valdagno, Rossato, 1998; N. Mantoan, Armi ed equipaggiamenti dell’esercito italiano nella grande guerra 1915-1918, Valda
gno, Rossato, 1996; L. Pierallini, Anime in guerra. Uomini - mezzi bellici - trincee - assalti.... Valdagno, Rossato, 1999.
29 Filippo Cappellano, Cenni tecnici sulle artiglierie, tattica e impiego', Tiziano Bertè, Il munizionamento di artiglieria; L’e
voluzione organica dell’artiglieria italiana (da una pubblicazione della Scuola di guerra del 1921); A. Rastelli, Artiglieria di laguna. L’intervento della Marina, in A. Curami e A. Massignani (a cura di), L’artiglieria italiana nella grande guerra, cit.
30 A. Curami, Un grande mistero: la produzione italiana di artiglierie durante la guerra europea; A. Massignani, Elementi
La grande guerra fotografata 759
proccio innovativo che probabilmente potrà por
tare anche in futuro alle novità più significative.
Segnaliamo infine due volumi opera anche dei due autori di questa nota, giustificando il fatto con la quasi totale assenza di testi sulla guerra ae
rea e sui mari. Per la prima ricordiamo La gran
de guerra aerea 1915-19183', per la secondata
vi e marinai italiani nella grande guerra32. Ag
giungiamo che quest’ultimo volume avrebbe po
tuto dare maggior rilievo alla marina austroun
garica, mentre un po’ sullo sfondo restano gli uo
mini, ufficiali e marinai. Va detto che non è faci
le trovare molto materiale sull’argomento e, inol
tre, manca nella storia navale la tragicità che ha caratterizzato il fronte terrestre.
Nel complesso i volumi considerati sono pre
gevoli per qualità e scelta delle immagini, per lo più risultato di serie ricerche: consideriamo che per fare un volume di 100 fotografie, si usa dire che bisogna effettuare la selezione fra almeno 1.000 immagini scelte a loro volta fra almeno 10.000. Sono numeri che sembrano esagerati, ma, se si vuole avere un risultato fotografico basato su un’ipotesi di lavoro organica e coerente da parte dell’autore, la ricerca deve essere ap
profondita.
Non bisogna poi credere che, con la realizza
zione di queste opere, il discorso sia chiuso in re
lazione a molti temi e non sia possibile realiz
zarne altre senza incorrere in ripetizioni. Il ma
teriale fotografico è così vasto per quantità e qua
lità, e molto non è ancora stato individuato, che è possibile realizzare altre opere sugli stessi ar
gomenti con materiale totalmente diverso; la scel
ta delle immagini pubblicate è inoltre sempre fat
ta dall’autore in base alla sua sensibilità, alle sue
conoscenze, all ’ obiettivo della sua ricerca. È chia
ro quindi che altri autori potranno compiere scel
te diverse e portare così a un più completo esa
me, sotto il punto di vista iconografico, della pri
ma guerra mondiale. Non dimentichiamo che mancano, quasi totalmente, studi sui fronti di
versi da quello italiano e, per quest’ultimo, po
chissimi sono i lavori fotografici sulla vita civi
le italiana durante la guerra.
Riteniamo utile poi anche una breve conside
razione sulla pubblicistica estera relativa a libri fotografici sulla grande guerra, molto ricca in Gran Bretagna e soprattutto in Austria, dove il conflit
to ha rappresentato l’ultima guerra nazionale. Esi
stono poi buoni libri fotografici (e riviste) in Fran
cia e negli Stati Uniti; in Russia si nota una vigo
rosa ripresa della pubblicistica in questo settore, con i limiti dovuti spesso alla scadente qualità del
la carta, mentre stranamente è quasi assente la Ger
mania, dove forse gli editori non hanno ancora esaurito il ricco filone dell’ultima guerra. Buoni libri illustrati sono pubblicati in Polonia, nella Re
pubblica ceca e in Ungheria, anche se pure in que
sto caso la qualità della carta e delle riproduzioni fotografiche è ancora spesso scadente.
Il settore è quindi ancora in gran parte poco sfruttato, le sue potenzialità sono notevoli e, per il prossimo futuro, sono prevedibili studi di no
tevole valore, considerando anche la sempre più elevata qualità grafica ottenibile a prezzi più con
tenuti (bicromie e anche quadricromie), sempre naturalmente nell’ipotesi che restino vivi l’inte
resse commerciale degli editori e quello cultura
le degli studiosi e dei lettori.
Paolo Ferrari Achille Rastelli
di confronto con l’artiglieria austro-ungarica, in A. Curami e A. Massignani (a cura di). L’artiglieria italiana nella grande guerra, cit.
31 P. Ferrari (a cura di), La grande guerra aerea 1915-1918, Valdagno, Rossato, 1994.
32 Erminio Bagnasco, A. Rastelli, Navi e marinai italiani nella grande guerra, Parma, Albertelli, 1997.