Coniugare Economia e Diritto
Una sperimentazione in aula attraverso l’utilizzo dei processi di Active Learning
1di Luca Agnello
Abstract
Nella didattica dell’economia, esiste un problema di trasferimento delle conoscenze che è strettamente connesso al maggiore o minore “realismo” della teoria nel senso di una più o meno immediata aderenza delle ipotesi empiriche sottostanti la modellistica prevalente alla realtà sociale complessa che il discente vive quotidianamente. Il presente contributo intende, a tal proposito, sottolineare come la multidisplina
rietà e l’utilizzo di metodologie di apprendimento attivo (active learning) consentano non solo un ap
prendimento più immediato dei nuclei fondanti dell’economia ma anche un trasferimento de sapere eco
nomico nell’ambito del più ampio ambito delle scienze sociali. In particolare, dopo aver sottolineato la stretta vicinanza disciplinare tra Economia e Diritto nella trattazione di molti temi curriculari, si discute una sperimentazione in aula che coniuga Diritto ed Economia nello studio del funzionamento dei mer
cati dei valori mobiliari.
1. La trasversalità dei saperi nell’insegna
mento dell’economia.
Il riconoscimento condiviso dell’appartenenza dell’economia alla classe delle scienze sociali e dunque della sua valenza formativa nell’attuale so
cietà complessa, ha stimolato l’approfondimento, nell’ambito dei programmi di studio, di temi quali i problemi di scelta, l’interdipendenza fra i sogget
ti nella produzione e scambio di risorse, l’impatto dello Stato e della regolamentazione nelle scelte di produzione e consumo.
Da un punto di vista didattico, la trattazione di tali argomenti richiede non solo una contestualiz
zazione dal punto di vista storico ma anche il ri
mando ad un insieme di norme e di leggi che con
stituiscono la cornice istituzionale dell’azione eco
nomica e che in quanto tali condizionano la psico
logia del comportamento degli agenti economici.
Di conseguenza, l’economia si presta bene ad essere insegnata attraverso l’utilizzo di un approc
cio interdisciplinare e multidisciplinare. Infatti, gli argomenti di cui sopra si prestano a ricevere un apporto in termini di “conoscenze” e di “linguag
gi” da più discipline.
Sotto questo punto di vista, l’Economia ed il Diritto, in particolare, sono considerate materie
molto vicine: la prima consente di studiare le conseg
uenze socioeconomiche dell’azione individuale o collettiva mentre la seconda si pone nell’ottica di spiegare il significato logico delle norme che regola
mentano l’azione economica stessa. Ciò è indispen
sabile per conoscere le strutture economiche nell’am
bito di una storicità mutevole che determina nuove compatibilità tra le leggi economiche e le norme giu
ridiche.
Lo stesso principio di interdisciplinarità vale ov
viamente qualora si consideri l’interazione tra Eco
nomia, la matematica, l’economia d’azienda e la sto
ria1.
In particolare, il binomio economiamatematica è da considerarsi essenziale quando l’esigenza priorita
ria del docente è quella di enfatizzare il processo di astrazione compiuto nei modelli economici e la coe
renza dei concetti. La logica matematica e statistica rendono possibile inoltre cogliere la differenza di metodo della scienza economica in rapporto alle co
siddette scienze quantitative.
1A onor del vero, dovremmo anche considerare esista una cor- relazione tra economia, discipline linguistiche e geografia eco- nomica. Con le prime, per l’uso dei sottocodici del linguaggio utilizzati in economia; con la geografia per le implicazioni poli- tico-territoriali dell’economia.
1
D’altra parte il binomio economiaeconomia azien
dale può contribuire a dare concretezza alla “scatola vuota” che è l’impresa nel modello microeconomico di base. Infine, la vicinanza dell’economia alla storia è in
negabile ed indispensabile se l’obiettivo didattico è quello di fornire ai discenti una conoscenza approfondi
ta del contesto socioculturale che gli stessi si trovano a vivere e nel quale si concretizza la loro azione econo
mica. Scrive J.M. Keynes, “ Un buon economista deve essere matematico, storico, filosofo, politico…” con ciò sottoindentendo la necessità di collegare organicamente l’economia ad altre forme “saperi”.
Sulla base di tale presupposto, la didattica dell’eco
nomia dovrebbe fondarsi su una progettualità curricula
re capace non solo di valorizzare lo specifico discipli
nare ma anche di individuare i punti di snodo con le al
tre discipline.
In tale contesto di trasversalità dei saperi, da intende
re appunto come interdisciplinarità, l’abilità del docen
te deve essere quella di saper usare un metodo sistemico atto a scomporre (analizzare, selezionare) e a ricompor
re (sintetizzare, integrare) le conoscenze al fine di po
terle ricontestualizzare come saperi trasversali.
2. Le strategie interdisciplinari
Se l’interdisciplinarità si pone come una fase com
plementare e non antagonista delle disciplinarità, non si può prescindere dalla individuazione/classificazione delle metodologie (o strategie) conoscitive trasversali che il docente è chiamato a seguire in modo sistemico.
Una prima strategia, detta “lineare” consiste nell’in
dividuazione di un argomento che possa trovare un inte
grazione di contenuto e di linguaggio da parte di disci
pline affini. Per esempio, un tema di economia, quale ad esempio il funzionamento dei mercati, indossa la ve
ste della trasversalità lineare quando riceve contributi integrativi di conoscenze (es. le norme e leggi) e di lin
guaggio da altre discipline curriculari (es. il Diritto).
Una seconda strategia, definibile come “composita”, è finalizzata a integrare un argomento opportunamente scelto utilizzando apparati metodologici di investigazio
ne propri di altri discipline. Avendo sempre a riferimen
to un tema portante in economia come quello del fun
zionamento dei mercati, questo assume le vesti della trasversalità composita quando viene indagato secondo logiche matematicostatistiche e dunque secondo un impostazione tipicamente positivistica. Scrive P. Sa
muelson: “un genuino ragionamento deve assumere la
forma di un insieme di equazioni. Dove questo non ac
cade, c’è ancora qualcosa di non sufficientemente ela
borato ed oscuro” .
3. La didattica laboratoriale in un ottica interdi
sciplinare
In letteratura moltissimi contributi enfatizzano l’im
portanza degli esperimenti di laboratorio per l’insegna
mento dell’economia nelle scuole secondarie superiori.
Molti articoli hanno trovato pubblicazione in Journal of Economic Education (JEE). Un buon riferimento in let
teratura per una rassegna sui più recenti contributi in tema di economia sperimentale è quello di Holt (2007).
Più limitato è il numero di studi che offrono un eviden
za empirica circa la maggiore efficacia dell’approccio sperimentale all’economia rispetto a quello tradizionale (il cosiddetto chalk and talk) . Tra questi, meritano di essere citati i contributi di Dickie (2006) e Ball et al.
(2006).
La finalità dell’ attività laboratoriale è quella di co
struire percorsi di apprendimento motivanti, costruttivi, in grado di stimolare le capacità relazionali, creative e riflessive nell’analisi degli argomenti curriculari pre
scelti.
Il processo di apprendimento attivo (o active lear
ning), che si genera nell’ambito proprio di un attività laboratoriale, dovrebbe stimolare il discente a porsi do
mande e riflettere criticamente sulla realtàfenomenica analizzata. Infatti, chi partecipa alla sessione sperimen
tare ha la possibilità di apprendere appassionandosi alla situazione, esprimendosi con una certa libertà, svilup
pando meccanismi competitivi in situazioni prive di stress, ma anche imparando a cooperare all’interno di un gruppo. In questo modo, il contesto di apprendimen
to si alleggerisce di rigidi atteggiamenti giudicanti e ri
sulta quindi più rassicurante specialmente per gli alunni in difficoltà.
Con particolare riferimento ai temi di economia, l’at
tività laboratoriale si dimostra efficace nel trasferimen
to delle conoscenza laddove riesce ad integrare l’uso del “linguaggio” matematico, tipicamente utilizzato nella modellistica economica, con quello di altre disci
pline (strategia lineare) nonché a contestualizzare/inve
stigare il problema economico oggetto di trattazione nell’ambito storico, giuridico e sociale (strategia com
posita).
A tale fine, il docente è chiamato ad articolare l’atti
vità laboratoriale con duplice obbiettivo di: a) rendere
comprensibile per lo studente il fatto che la realtà eco
nomica non è leggibile in maniera univoca ma da più prospettive; b) testare la comprensione concetti appresi e relativi ai diversi snodi disciplinari privilegiati nel
l’attività sperimentale.
Più in particolare, progettare un laboratorio significa gestire le fasi di pianificazione, conduzione e valutazio
ne. Come detto, le attività di laboratorio devono essere pensate in modo tale da assumere caratteristiche tali da rendere la pratica laboratoriale metafora dell’apprendi
mento. Scrive Lowry (1999), ‘Successful games depend on creating realistic setting [which] changes the mood of the class and allows students to feel more comforta
ble adopting a role’.
Inoltre, l’insegnante deve padroneggiare le procedure di conduzione della sperimentazione che tradurrà in consegne per gli allievi. Infine, la fase di valutazione del discente deve essere articolata dall’insegnante in modo tale da mettere il discente nella condizione di: a) riflettere sulle azioni intraprese (cause ed effetti); b) di ricostruire i legami logicoformali tra le varie discipline coinvolte nell’esercizio sperimentale; c) di verificare la consapevolezza di quanto fatto anche attraverso in con
fronto con i risultati raggiunti dai compagni.
• Sperimentazione in aula: Il funzionamento dei mercati dei valori mobiliari
Di seguito si discute una sperimentazione in aula (di seguito classroom games o gioco) che coinvolge a livel
lo interdisciplinare Economia e Diritto e i cui destinata
ri siano verosimilmente individuabili negli alunni delle classi terze degli Istituti commerciali o degli Istituti professionali ad indirizzo commerciale.
4.1. Finalità principali: sapere economico
La finalità principale è quella di far acquisire al di
scente una conoscenza/consapevolezza dei meccanismi basati sulla legge della domanda e dell’offerta che de
terminano il prezzo di scambio dei titoli azionari e gli impatti sullo stesso di possibili fenomeni speculativi.
Relativamente a questo ultimo aspetto, la dinamica del gioco può (non necessariamente accade) essere di ausi
lio per dimostrare la validità dell’asserto del “beauty contest” come enunciato, nella General Theory da Keynes (1936, pp. 1545): “investors are ..concerned, not with what an investment is really worth to a man who buys it ‘for keeps’, but with what the market will value it at, under the influence of mass psychology, three months or a year hence.”
Più precisamente, al termine della sperimentazione di seguito illustrata, i risultati del classroom games con
sentiranno allo studente di comparare, il prezzo cosid
detto “fair” e cioè ancorato ai cosiddetti fondamentali economici con quello effettivamente contrattato (tra
ding price) e quindi di verificare immediatamente l’esi
stenza di eventuali bolle speculative originatesi durante la dinamica del gioco.
L’articolazione del gioco nel suo complesso, consen
te al docente di facilitare la trattazione di argomenti chiave per la teoria economica come: a) la centralità delle aspettative razionali nel processo di formazione dei prezzi; b) la formazione dei prezzi “equi” in base al principio del valore attuale; c) l’importanza del grado di avversione al rischio nel processo di contrattazione;
d) l’ esuberanza irrazionale e la presenza di bolle spe
culative.
4.2 Finalità trasversali: sapere giuridico
Alle suddette finalità connesse all’insegnamento dell’economia, se ne accompagnano delle altre che tro
vano una loro contestualizzazione del campo dell’inse
gnamento del Diritto. In particolare, il gioco può servi
re per stimolare la ricerca su: a) le caratteristiche giuri
dicoeconomiche dei Valori mobiliari; b) le norme in tema regolamentazione dei mercato dei Valori mobilia
ri e c) la normativa sulla disciplina dell’azione indivi
duale. Proporio quest’ultima sara’ oggetto di analisi nella seconda parte del lavoro.
• Articolazione e funzionamento del gioco di laboratorio
o Prerequisiti cognitivi:
Prima della sperimentazione in aula, è richiesto agli studenti solamente una conoscenza generale sui concet
ti relativi a: 1) mercato, domanda ed offerta; 2) mercato d’asta e ruolo del banditore. Nessuna conoscenza in merito alla formazione del “fair value” (prezzo equo) è richiesta. Tale concetto sarà appreso al termine del gio
co e sarà di ausilio per stimolare il tema delle bolle spe
culative.
5.2. Regole del gioco:
Gli alunni vengono divisi in 5 squadre (contrassegna
te da una lettera AE), ciascuna delle quali rappresenta un gruppo di investitori (traders). Le squadre sono chiamate a contrattare l’acquisto e/o vendita di un ipo
tetico titolo di borsa durante ciascuna delle 10 sessioni
di mercato ciascuna delle quali dura solo pochi minuti (due o tre minuti). Il funzionamento del mercato sarà spiegato a breve.
A ciascuna squadra vengono distribuiti: a) 3 cartelli
ni colorati ciascuno dei quali rappresenta un azione che può essere venduta/acquistata durante ciascuna sessione di mercato e b) un ammontare di 20$ per finanziare gli acquisti.
L’ obbiettivo del gioco è ottenere il massimo guada
gno al termine dell’ultima sessione di mercato. Ciascu
na squadra può perseguire tale obbiettivo in tre modi diversi:
• Ciascun azione detenuta frutta alla fine di cia
scuna sessione un dividendo di 1$;
• Trarre profitto dalla vendita e/o acquisto delle azioni;
• Attendere la fine dell’ultima sessione di merca
to al termine della quale ciascuna azione detenuta darà diritto ad un payoff di 6$;
Al fine di aggiungere un elemento di incertezza al gioco che possa servire anche ad “endogenizzare” il grado di avversione/ propensione al rischio degli stu
dentitraders, il gioco prevede che al termine di ciascu
na sessione di mercato, ci sia una probabilità pari a 1/6 che ciascun azione vada distrutta. Per ciascuna di essa, il lancio di un dado determinerà se l’azione detenuta da ciascun team sopravvivrà o meno. In verità, sarà chiaro agli studenti, ma solo al termine del gioco, che l’intro
duzione di tale elemento di aleatoreità serve a simulare il concetto finanziario di “sconto” per la determinazio
ne del prezzo equo. Infatti, in base a tale principio, il ri
schio di non ricevere domani (con probabilità 1/6) il rendimento dell’azione (1$) implica che, oggi, questo ultimo venga valutato meno (appunto 1$ x 1/6).
Gli scambi che si realizzano in ciascuna sessione di mercato avvengono secondo il principio d’asta. Il do
cente svolgerà la funzione di banditore walrasiano e de
terminera’, in base alla disponibilità a comprare (bid) e le disponibilità a vendere (ask) espressa da ciascun team, il prezzo che sgombra il mercato (prezzo di equi
librio). Nel corso della fase di negoziazione (che ricor
diamo si esaurisce, per ciascuna sessione, in pochi mi
nuti), al fine di rendere partecipi gli studenti del proces
so di convergenza del prezzo verso l’equilibrio, si stabi
lisce la regola secondo la quale ciascun “bid” successi
vo al primo (che innesca la contrattazione) deve neces
sariamente essere maggiore del prezzo più alto che,
fino a quel momento, un team è disposto a pagare. Ana
logamente, ciascun “ask” successivo al primo dovrà es
sere minore del più basso prezzo che, fino a quel mo
mento, un team offerente è disposto a ricevere.
Al termine di ciascuna delle 10 sessioni di mercato si saranno così determinati 10 prezzi di equilibrio in corri
spondenza dei quali si saranno realizzati altrettanti scambi di azioni. Tali prezzi di scambio, così come quelli “intermedi” nonché le quantità trasferite da un team all’altro dovranno essere annotate alla lavagna.
5.3 Fase di discussione e valutazione:
Al termine del gioco e sulla base dei risultati prodotti dallo stesso (annotati sulla lavagna) si apre la fase di valutazione e discussione. In questa fase si realizza il trasferimento del sapere “economico” dal docente allo studente. Nella fattispecie il l’obbiettivo auspicato è quello di “far sapere” agli studenti come valutare un azione e quali sono gli effetti sul prezzo della specula
zione.
Il docente introduce il tema del “come” valutare un azione ponendo alcune domande chiave agli studenti. In particolare, chiede quale dovrebbe essere il valore equo all’inizio dell’ ultima sessione di mercato (t+9).
Lo studente dovrebbe sapere che al termine della prima sessione l’azione da diritto a 6$ se sopravvive (ricorda l’elemento di aleatoreità introdotto nel gioco) più un payoff di 1$. Quindi il prezzo (P) dovrà essere pari a: Pt+9=1 $+(5 /6 )×6 $=6 $ .
Analogamente, si chieda il prezzo all’inizio della pe
nultima sessione (t+8).
Dato che il prezzo dell’azione in t+9 è pari a 6$, si
spieghi agli studenti che:
P
t+8=1 $+P
t+9( 5 /6 )=1 $+(5/6 )×6 $=6 $
. In definitiva, deve essere chiaro allo studente che sulla base di un semplice criterio di razionalità, il prezzo equo di un azione deve essere pari al prezzo che oggi è atteso per la stessa il periodo successivo.Procedendo a ritroso fino all’inizio delle fasi di con
trattazioni (t), sarà facile a questo punto per gli studenti, intuire che il “fair value” dell’azione all’inizio del gio
co è di 6$.
È interessante rimarcare il fatto che l’artificio di as
sumere un fattore di sconto pari a 5/6, un payoff di 1$
ed un valore di liquidazione di 6$, consente di ottenere un prezzo di equilibrio per l’azione che rimane inaltera
to nel tempo e sempre uguale a 6$. Questo è proprio il
prezzo che dovrebbe sempre prevalere sotto l’ipotesi di aspettative razionali.
D’ altra parte, guardando ai prezzi ai quali si sono realizzati gli scambi al termine di ciascuna delle 10 ses
sioni di mercato, il docente ha la possibilità di mostrare come gli scambi a prezzi superiori o inferiori a 6$ siano state il risultato (più meno consapevole) di azioni spe
culative e dettate da aspettative non razionali. In parti
colare, se prevale la paura nei team che l’azione possa andare distrutta, il desiderio di liberarsene quanto pri
ma potrebbe spiegare una dinamica al ribasso del prezzi e dunque le cosiddette fasi di stock price bust. Al con
trario, una spiccata propensione al rischio da parte degli studentitraders potrebbe essere la causa di dinamiche al rialzo nei prezzi (sopra la soglia dei 6$) e spiegare fasi di vera e propria speculazione (stock price booms)
A titolo esemplificativo, in figura 1 si riporta una delle possibili dinamiche del gioco simulato. In corri
spondenza di ciascuna sessione di mercato (asse delle ascisse) si riportano il prezzo di equilibrio e quello di scambio (asse delle ordinate). Nella fattispecie, ad una fase di “bust” che ha caratterizzato le prime due sessio
ni di gioco, ne segue una di “boom” nelle successive sette prima che la bolla speculativa scoppi (“bubble burst”) ed il prezzo torni ad allinearsi a quello equo.
Figura 1. Possibile dinamica dei prezzi.
5.4 Il diritto e la disciplina di mercato: un connu
bio inscindibile
Si ritiene che il gioco sopra presentato offra interes
santi spunti di riflessione circa il ruolo e l’efficacia di una regolamentazione che miri a “vincolare” l’azione individuale e con ciò contrastare gli abusi di mercato che ledano l’integrità dei mercati finanziari e compro
mettono la fiducia del pubblico degli investitori nei mercati azionari.
In tale contesto, la recente normativa in tema di Abu
si di Mercato si dimostra complemento essenziale allo studio fin qui proposto sul funzionamento dei mercati dei Valori Mobiliari. Essa mira a disciplinare alcune fattispecie comportamentali dei markets partecipants che sono suscettibili di alterare il principio di equità e trasparenza sottostante il regolare processo di formazio
ne dei prezzi azionari.
Data l’ampiezza del quadro regolamentare in mate
ria, di seguito si offre una estrema sintesi dello stesso al fine di orientare il docente nella trattazione dell’argo
mento.
5.5. Abusi di Mercato e regolamentazione
Le nuove disposizioni normative che recepiscono la disciplina comunitaria del «market
abuse» sono entrare in vigore a partire dal 1° aprile 2006.
Gli abusi di mercato o fattispecie comportamentali illecite comprendono l’abuso di informazioni privile
giate e la manipolazione del mercato; entrambi di osta
colo alla reale e piena trasparenza del mercato.
La normativa di riferimento (Direttiva 2003/6/CE – GUCE L 096 del 12.4.2003) prevede l’obbligo per gli intermediari finanziari di segnalare alla Consob tali azioni. L’evoluzione della normativa in materia di
“Market abuse” si caratterizza per la continuità nella qualificazione delle fattispecie illecite. L’art. 5 della legge n. 157/1991, l’art. 181 del d. lgs. n. 58/1998, l’art.
2637 cod. civ. (introdotto con la L. n. 61/2002) e, infi
ne, gli artt. 185 e 187ter D.Lgs. n. 58/1998 (introdotti con la L. n. 62/2005) individuano le condotte che inte
grano l’illecito in modo unitario.
Tutte le disposizioni succedutesi nel tempo ruotano sempre intorno alle seguenti condotte: a) la diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose; b) l’esecuzione di operazioni simulate; c) il compimento di altri artifici.
In una prospettiva di analisi economica, le fattispecie rilevanti individuate dal Legislatore sono sempre ricon
ducibili alle tre tipologie che la letteratura economica individua come:
1. Insider Trading che si configura a carico di colui che acquista, vende o compie altre operazioni, diretta
mente o indirettamente, per conto proprio o di terzi, su
gli strumenti finanziari utilizzando le informazioni pri
vilegiate.
2. Information based manipulation cioè la diffusione di notizie false, ma apparentemente affidabili e che pos
sono riflettersi nel prezzo degli strumenti finanziari cui si riferiscono. Può rientrare in questa categoria anche la diffusione di studi contenenti analisi e segnalazioni di acquisto o vendita di strumenti finanziari intenzional
mente errati.
3. Market based manipulation
3.1 Action based manipulation che consiste in una serie di operazioni, realizzate da un unico soggetto o da più soggetti in comune accordo che compiono operazio
ni fittizie su titoli, generando sul mercato l'illusione di un incremento dei volumi trattati.
3.2 Trade based manipulation che consiste nell’ese
cuzione di una serie coordinata di operazioni di per sé lecite, caratterizzate però dall’idoneità, per le modalità e i tempi di esecuzione, ad alterare il libero e spontaneo processo di formazione dei prezzi di mercato.
Occorre far presente che tutte le fattispecie appena descritte sono accomunate dal fatto che il soggetto agente si avvale, nel porre in essere la condotta vietata, di informazioni privilegiate il cui possesso è determina
to dalla qualità di membro di organi di amministrazio
ne, direzione o controllo dell'emittente, della partecipa
zione al capitale dell'emittente, ovvero dell'esercizio di un'attività lavorativa, di una professione o di una fun
zione, anche pubblica, o di un ufficio.
Le norme sul Market Abuse hanno origine da una se
rie di Direttive comunitarie di seguito riportate:
o Direttiva 2003/6/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2003, relativa all'abuso di in
formazioni privilegiate e alla manipolazione del merca
to (abusi di mercato);
o Direttiva 2003/124/CE della Commissione, del 22 dicembre 2003, recante modalità di esecuzione della di
rettiva 2003/6/CE del Parlamento europeo e del Consi
glio per quanto riguarda la definizione e la comunica
zione al pubblico delle informazioni privilegiate e la definizione di manipolazione del mercato;
o Direttiva 2003/125/CE della Commissione, del 22 dicembre 2003, recante modalità di esecuzione della di
rettiva 2003/6/CE del Parlamento europeo e del Consi
glio per quanto riguarda la corretta presentazione delle raccomandazioni di investimento e la comunicazione al pubblico di conflitti di interesse;
o Regolamento 2273/2003 della Commissione, del 22 dicembre 2003, recante modalità di esecuzione della direttiva 2003/6/CE del Parlamento europeo e del Con
siglio per quanto riguarda la deroga per i programmi di
riacquisto di azioni proprie e per le operazioni di stabi
lizzazione di strumenti finanziari;
o Direttiva 2004/72/CE della Commissione, del 29 aprile 2004, recante modalità di esecuzione della diret
tiva 2003/6/CE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le prassi di mercato ammesse, la definizione di informazione privilegiata in relazione agli strumenti derivati su merci, l'istituzione di un regi
stro delle persone aventi accesso ad informazioni privi
legiate, la notifica delle operazioni effettuate da persone che esercitano responsabilità di direzione e la segnala
zione di operazioni sospette.
6. Conclusioni
Il presente lavoro intende sottolineare come, da un punto di vista didattico, la interdisplinarietà e l’utilizzo di metodologie di apprendimento attivo (active lear
ning) consentano non solo un apprendimento più im
mediato dei nuclei fondanti dell’economia ma anche un trasferimento del sapere economico nel più ampio am
bito delle scienze sociali. Nella fattispecie, si dimostra come la trattazione di un argomento centrale dell’eco
nomia quale è quello del funzionamento dei mercati azionari si presti bene ad una contestualizzazione dal punto di vista giuridico. Dopo aver proposto uno studio dei principi portanti di equità e trasparenza sottostanti il regolare funzionamento dei mercato azionario e basato sull’utilizzo di tecniche di apprendimento attivo, si deli
neano le norme di legge che costituiscono la cornice istituzionale dell’azione economica individuale e fina
lizzate a contrastare i cosiddetti abusi di mercato che per loro natura possono ledere il normale processo di formazione dei prezzi.
Riferimenti bibliografici
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Lowry, P. E. (1999). “Model GATT: a roleplaying si
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