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DIRITTO ED ECONOMIA

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Academic year: 2021

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DIRITTO ED ECONOMIA

MATERIALI SEMPLIFICATI

AD USO DEGLI ALUNNI STRANIERI CON DIFFFICOLTA’

LINGUISTICHE

PRESENTAZIONE

Il presente dossier è il prodotto di un accurato lavoro di semplificazione eseguito dalla prof.ssa Annalisa Massari (ISS “Cellini-Tornabuoni e dal prof. Giuseppe Pallanti a partire dai manuali in uso nelle prime classi del biennio: L’ABC del Diritto e dell’Economia di Maria Rita Cattani, ed. Paravia e Patti chiari di Mantellini-Valente, ed. B. Mondadori.

Tale attività è stata svolta nel corso dell’a. 2007/08 all’interno del progetto MAPPA MONDI, che ha visto due Istituti professionali di Firenze condividere strategie volte a favore il successo scolastico ed evitare la dispersione degli alunni stranieri con problemi nella lingua della disciplina.

La presentazione degli argomenti rispecchia la normale suddivisione dottrinale della materia. I concetti sono talvolta integrati da esemplificazioni che vengono usate normalmente durante le lezioni.

Il lavoro, per risultare effettivamente semplificato, risente talvolta dell’uso di termini del linguaggio comune non esattamente adeguati al rigore dottrinale che sarebbe necessario. Tuttavia, in considerazione del target a cui è indirizzato, è sembrato opportuno usare termini il più possibile di uso comune, anche se imprecisi. La spiegazione a voce potrà riparare alle imprecisioni.

La scelta degli argomenti è da considerarsi riferita agli obbiettivi minimi di contenuto di una classe prima superiore.

Referenti Intercultura IPPSAR”B. Buontalenti e IIS “B.Cellini”

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SOMMARIO

CAPITOLO 1 Individuo e società (livello A1/A2)...2

CAPITOLO 1.1 Individuo e società (livello B1)...3

CAPITOLO 2 Le funzioni del diritto...4

CAPITOLO 3 I soggetti del diritto...4

CAPITOLO 4 Il rapporto giuridico...5

CAPITOLO 5 Caratteri delle norme giuridiche...7

CAPITOLO 6 Le classificazioni del diritto...7

CAPITOLO 7 L’efficacia delle norme nel tempo e nello spazio...8

CAPITOLO 8 Le fonti del diritto...9

CAPITOLO 9 La Costituzione Italiana...9

CAPITOLO 10 Regolamenti comunitari, leggi regionali, regolamenti, gli usi o consuetudini. .10 CAPITOLO 11 Leggi ordinarie e leggi sostanziali...11

CAPITOLO 12 Lo stato, il popolo, il territorio, sovranità, funzioni dello stato...11

CAPITOLO 13 ECONOMIA POLITICA...12

CAPITOLO 14 I BENI E I SERVIZI...13

CAPITOLO 15 I SOGGETTI DELL’ECONOMIA...14

CAPITOLO 16 IL MERCATO...15

CAPITOLO 17 LA PRODUZIONE E LE IMPRESE...16

CAPITOLO 18 LA DISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA...16

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CAPITOLO 1 Individuo e società

(livello A1/A2) LE REGOLE O NORME

Nella vita di tutti i giorni dobbiamo obbedire a moltissime regole di comportamento. In famiglia ogni persona ha i suoi compiti: lavorare, apparecchiare la tavola, rifarsi il letto, etc. A scuola dobbiamo entrare in orario, giustificare le assenze e così via. Con gli altri dobbiamo essere educati. In ogni momento della giornata dobbiamo osservare alcuni comportamenti per vivere bene insieme con le altre persone. In questo ci aiutano le regole.

Le regole, o norme, sono i comportamenti che tutti devono seguire per vivere in pace con gli altri. Anche a noi serve che gli altri rispettino le regole verso di noi.

DIVERSI TIPI DI NORME Ci sono diversi tipi di norme:

le norme sociali di buona educazione;

le norme religiose della nostra fede;

le norme giuridiche che siamo obbligati a seguire.

L’insieme delle norme giuridiche costituisce il diritto di uno Stato.

CAPITOLO 1.1 Individuo e società

(livello B1) Si vive meglio in una società con o senza regole?

L’uomo non può vivere da solo e per vivere bene e sviluppare le sue capacità deve vivere con gli altri.

Nessun individuo può vivere al di fuori della società, cioè di un gruppo di uomini che hanno in comune una storia, una lingua, certi modi di pensare e di agire.

Vivere con gli altri non è facile, perché talvolta gli uomini hanno interessi diversi ed entrano in conflitto tra loro perchè ognuno cerca di prevalere sull’altro.

Per vivere bene con gli altri occorre che vi siano delle regole e che tutti le rispettino.

Ogni società ha un proprio sistema di regole.

In ogni istante della vita, ci comportiamo in una certa maniera perché rispettiamo una qualche regola, o norma presente nella società in cui viviamo.

In italiano, la parola regola e la parola norma hanno lo stesso significato e indicano un modo di fare o di agire che rispettiamo e ripetiamo nel tempo.

Ad esempio, se tutti i giorni pranzo alle una, posso dire: di regola pranzo alle una; oppure: di norma pranzo alle una.

Una società senza regole, o una società in cui nessuno rispetta le regole, è una società in cui prima o poi nasce un dittatore, gli uomini perdono la libertà e i più forti dominano i più deboli.

Le norme sociali sono tutte le regole esistenti in una società, accettate e condivise dai suoi membri.

Le norme sociali ci dicono come dobbiamo agire quando siamo con gli altri e, talvolta, limitano la libertà di un individuo per garantire la libertà degli altri.

Le norme sociali sono tante e di vario genere.

Vi sono norme igieniche (lavarsi i denti dopo mangiato), norme di buona educazione (cedere il posto in autobus), norme sportive, norme religiose e, infine, le norme poste dallo Stato.

Le norme giuridiche sono le norme prodotte dagli organi dello Stato.

Il diritto è l’insieme delle norme giuridiche di uno Stato.

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In italiano, giuridico è aggettivo di diritto, come scolastico è aggettivo di scuola, e significa tutto ciò che riguarda il diritto: ad esempio, una questione giuridica è una questione che riguarda il diritto.

Di solito, le norme giuridiche sono obbligatorie. Ad esempio, le norme per la circolazione stradale sono norme giuridiche ed è obbligatorio rispettarle: se sono in moto per la strada e vedo il segnale STOP, devo fermarmi.

Se non rispetto una norma giuridica posso essere punito con una sanzione, cioè con una multa (pagamento di una somma di denaro) e, nei casi più gravi, anche con l’arresto.

Ogni Stato ha un proprio sistema di norme e l’insieme delle norme giuridiche di uno Stato si chiama anche ordinamento giuridico.

CAPITOLO 2 Le funzioni del diritto.

A cosa servono le norme giuridiche?

Gli uomini che vivono in società hanno interessi comuni (tutti hanno interesse ad avere un buon sistema scolastico), ma hanno anche interessi contrastanti (come il datore di lavoro e l’operaio), che possono produrre conflitti.

Il diritto ha come scopo generale quello di garantire una buona convivenza sociale, di tutelare gli interessi di ciascuno, evitando o risolvendo i conflitti che possono nascere.

Le norme giuridiche si possono dividere in tre grandi gruppi ed ogni gruppo svolge una precisa funzione, cioè ha un preciso compito.

1. Un primo gruppo di norme deve stabilire quali sono gli organi dello Stato, come si formano, che poteri hanno, quali sono i rapporti fra loro e con i cittadini.

Le norme giuridiche più importanti a questo scopo sono le norme della Costituzione, che è la legge fondamentale dello Stato.

La Costituzione italiana affida i tre poteri dello Stato a tre organi distinti: il potere legislativo al Parlamento; il potere esecutivo al Governo; il potere giudiziario alla Magistratura, cioè ai Giudici.

La Costituzione stabilisce inoltre come si formano questi organi, da chi sono composti, quali sono i loro compiti, quanto restano in carica.

2. Un secondo gruppo di norme definisce quali sono i comportamenti dei cittadini leciti (consentiti dalla legge), illeciti (proibiti dalla legge), e quali sono i reati, cioè i comportamenti pericolosi per la società, come il furto e l’omicidio, puniti severamente dalla legge.

3. Un terzo gruppo di norme deve regolare in particolare i rapporti economici, ovvero i rapporti reciproci dei cittadini nel campo economico, dove è più facile avere interessi contrastanti ed è più facile entrare in conflitto con gli altri.

Sono rapporti economici i rapporti fra il datore di lavoro e il lavoratore dipendente, i rapporti fra un venditore e un compratore, il rapporto fra chi ha provocato un danno e chi l’ha subito.

CAPITOLO 3 I soggetti del diritto.

A chi si rivolgono le norme dello Stato?

Le norme dello Stato si rivolgono a due tipi di soggetti: le persone fisiche, che sono gli uomini in carne ed ossa, e le persone giuridiche, che sono tutte quelle organizzazioni, società e associazioni, come la Fiat, la Barilla, la Banca Toscana, che svolgono una loro attività.

Le persone fisiche sono gli uomini, a cui lo Stato attribuisce diritti e doveri.

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La capacità giuridica è la capacità di un uomo ad avere diritti: si acquista alla nascita e si perde con la morte. Ad esempio, un bambino appena nato può diventare proprietario di una casa regalata dai genitori.

Finche è minorenne, cioè fino a diciotto anni, l’uomo può avere diritti ma non li può esercitare, cioè non li può mettere in pratica e, quindi, non può compiere atti giuridici (ad esempio, può essere proprietario della casa ma non può affittarla o venderla).

Finche è minorenne, i genitori curano gli interessi del figlio.

I genitori sono i suoi rappresentanti legali, cioè per legge potranno firmare atti giuridici in nome e per conto del figlio (ad esempio, potranno, a nome suo, dare in affitto la casa ad altri).

A 18 anni, l’uomo diventa maggiorenne e dal quel momento in poi, per lo Stato, può curare da solo i propri interessi e concludere atti giuridici (ad esempio, potrà vendere la casa ricevuta alla nascita).

La capacità d’agire è la capacità che si acquista a 18 anni e consente di esercitare i propri diritti, cioè di compiere personalmente atti giuridici (ad esempio, lo studente maggiorenne può firmare da sé le giustificazioni delle assenze a scuola).

Alla nascita, il bambino viene identificato con un nome, che si compone del proprio nome (Andrea) e del cognome (Bianchi), che è quello della famiglia del padre.

La residenza è il luogo dove il cittadino vive abitualmente.

Il Comune di residenza è il Comune dove è stato registrato all’anagrafe.

L’anagrafe è l’ufficio che registra le principali vicende della vita di un uomo: nome e cognome, luogo e data di nascita, cittadinanza, residenza (città e strada), stato civile (sposato o non sposato), luogo e data di morte.

Oltre alle persone fisiche, le norme dello Stato si rivolgono anche alle persone giuridiche.

Le persone giuridiche sono quei soggetti, diversi dagli esseri umani (la Fiat non è né un uomo né una donna), a cui lo Stato attribuisce diritti e doveri: la Fiat ha diritto a produrre e vendere le auto, ma ha l’obbligo di pagare le imposte allo Stato.

Le persone giuridiche sono associazioni (culturali, religiose, sportive), società commerciali (una società in nome collettivo, una società per azioni) ed altre organizzazioni (come quelle no-profit) che svolgono una propria attività e a cui lo Stato riconosce diritti ma anche doveri (ad esempio, ad una Banca riconosce il diritto a ricevere e prestare denaro, ma anche l’obbligo di pagare le tasse).

Le persone giuridiche possono essere pubbliche e private: sono persone giuridiche pubbliche lo Stato, le Regioni e tutti gli “enti pubblici” che svolgono un’attività che riguarda tutti; sono persone giuridiche private quelle società ed associazioni (come la Ferrari, la Mondatori, la Fiorentina SpA) che svolgono un’attività che riguarda solo alcuni privati cittadini.

CAPITOLO 4 Il rapporto giuridico.

Quando un rapporto fra due persone è un rapporto giuridico?

Ogni giorno gli uomini hanno rapporti con gli altri: con amici, compagni di classe, insegnanti, compagni di lavoro, vicini di casa, commercianti, dottori, ecc.

Molti di questi rapporti non interessano lo Stato.

Un rapporto di amicizia non riguarda lo Stato e non è regolato da norme giuridiche: ad esempio, se fisso di andare al cinema con un amico e poi non ci vado, si può rompere l’amicizia, ma la cosa finisce lì.

Altre volte, invece, gli uomini stabiliscono rapporti che sono regolati dal diritto.

Un rapporto previsto e disciplinato da norme giuridiche è un rapporto giuridico.

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Un rapporto giuridico è anche un rapporto in cui lo Stato può intervenire attraverso i suoi organi (polizia, carabinieri, giudici…), se le cose non vanno bene.

Ad esempio, il rapporto fra un venditore e un compratore è un rapporto giuridico perché c’è una norma del diritto che stabilisce come devono agire il compratore e il venditore: se compro un motorino e pago il prezzo, il venditore me lo deve dare, altrimenti mi rivolgo al giudice per ottenerlo.

Un altro esempio di rapporto giuridico: se presto del denaro ad un amico, io divento creditore e l’amico diventa debitore.

Una norma del diritto italiano dice che il debitore deve restituire il denaro al suo creditore: se il debitore non restituisce il denaro, il creditore può rivolgersi al giudice, e il giudice obbligherà il debitore a pagare.

In un rapporto giuridico, chi è obbligato a dare o fare qualcosa è soggetto passivo; chi invece ha diritto ad avere qualcosa è soggetto attivo.

Ad esempio, il debitore è soggetto passivo; il creditore è invece soggetto attivo.

Un soggetto si dice attivo quando lo Stato gli riconosce un diritto, cioè un potere di fare qualcosa:

compio 18 anni, lo Stato mi riconosce il diritto di voto.

Un soggetto si dice passivo quando lo Stato gli impone un dovere di fare qualcosa: ad esempio, sono debitore, devo restituire il denaro al mio creditore.

Fatti e atti giuridici. Il contratto.

Come può nascere un rapporto giuridico?

Quando un fatto, naturale o voluto dall’uomo, ha conseguenze giuridiche?

I principali soggetti del diritto sono gli uomini.

Gli uomini vivono in società e stabiliscono una infinità di rapporti.

Molti di questi rapporti sono regolati dallo Stato e sono definiti rapporti giuridici.

Adesso ci chiediamo come può nascere, o come si può modificare, un rapporto giuridico fra due o più persone.

Un rapporto giuridico può nascere in due modi: o per un evento naturale (fatto), o per un evento provocato dall’uomo (atto).

Un evento naturale è un fatto che accade senza la volontà dell’uomo (c’è un albero, c’è una mela, la mela cade: è un fatto).

Per lo Stato, gli eventi naturali più importanti sono legati al passare del tempo.

La nascita, la maggiore età, la morte, sono considerati fatti che accadono senza l’intervento

dell’uomo: una mamma non può dire che partorirà domani; se oggi ho 16 anni, non posso dire che domani ne avrò 18; anche il giorno della morte è sempre incerto.

Un fatto giuridico è quindi un evento che non dipende dalla volontà dell’uomo, ma che produce effetti per il diritto:

- la nascita attribuisce la capacità giuridica e, quindi, la possibilità di iniziare ad avere diritti e doveri (il bambino può essere proprietario di una casa);

- la maggiore età attribuisce la capacità di agire, ovvero la capacità a compiere personalmente atti giuridici (il maggiorenne potrà vendere la casa);

- con la morte, si perdono i propri diritti e si trasferiscono agli eredi (la proprietà della casa passa agli eredi, cioè al marito, alla moglie, ai figli, ai genitori, ai fratelli…).

Abbiamo detto che un rapporto giuridico può nascere, o si può modificare, anche in seguito ad un evento voluto dall’uomo.

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Un evento che accade per volontà dell’uomo è un atto (c’è un albero, c’è una mela, un bambino coglie la mela: è un atto).

Un atto giuridico è quindi un evento provocato dalla volontà dell’uomo che ha conseguenze giuridiche, cioè ha conseguenze per chi lo compie e per lo Stato.

Sono atti giuridici comprare un giornale, salire sull’autobus, pagare le tasse, provocare un danno ad altri, rubare un motorino, non rispettare lo STOP.

Gli atti giuridici possono essere leciti, quando sono consentiti dalla legge (comprare un giornale, salire sull’autobus, fare un prestito), oppure illeciti, quando sono vietati dalla legge (provocare un danno, rubare, non pagare le tasse).

Un atto giuridico molto diffuso è il contratto.

Il contratto è l’accordo fra due o più persone per costituire, regolare o estinguere fra loro un rapporto giuridico patrimoniale (art. 1321 Codice civile).

Due persone raggiungono un accordo quando una accetta la proposta fatta dall’altra.

Il contratto è concluso quando le persone hanno raggiunto l’accordo.

Una volta concluso, il contratto deve esser rispettato come se fosse legge dello Stato.

Un esempio. Quando compro il giornale faccio un contratto: chiedo al giornalaio il giornale e lui mi dice il prezzo; se accetto e pago, il contratto è concluso e il giornalaio mi deve dare il giornale.

CAPITOLO 5 Caratteri delle norme giuridiche

Le norme del diritto sono obbligatorie: se non le osserviamo lo Stato ci punisce. Le punizioni sono più gravi quando le regole che non rispettiamo sono importanti: se io parcheggio male l’automobile avrò una multa, ma chi ruba, o chi uccide un’altra persona va in prigione.

Quindi la norma del diritto è obbligatoria perchè spinge i cittadini a un comportamento corretto dietro la minaccia di una punizione che si chiama “sanzione”.

Le norme del diritto poi sono generali perchè tutti le devono rispettare.

Le norme sono anche astratte perchè prevedono tutte le situazioni possibili.

CAPITOLO 6 Le classificazioni del diritto

1. Diritto oggettivo e diritto soggettivo:

Il diritto oggettivo è formato da tutte le norme giuridiche esistenti in uno Stato. Quando dico che “il diritto italiano non prevede la pena di morte” voglio dichiarare che in nessuna delle tante leggi italiane è prevista la pena di morte.

Il diritto soggettivo, invece, è il potere che ha una persona di far valere una sua richiesta, o pretesa, riconosciuta come giusta da una norma del diritto oggettivo. Il diritto che hai di essere educato e istruito è un diritto soggettivo, perché ti riguarda come soggetto.

I diritti soggettivi si dividono in alcune categorie:

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2. Diritto positivo e diritto naturale:

Il concetto di “diritto positivo” corrisponde a quello di “diritto oggettivo”, cioè l’insieme di norme in vigore in uno Stato in un certo momento storico.

Il “diritto naturale”, invece, comprende i principi di giustizia propri della natura umana, e non sempre coincide col diritto positivo: pensiamo ad esempio alle dittature dove il diritto positivo limita fortemente i più elementari diritti umani e le libertà che a noi sembrano scontate (libertà di movimento, di pensiero, libertà personale).

3. Diritto privato e diritto pubblico:

Il “diritto privato” regola i rapporti tra le persone: il contratto, cioè l’accordo di due o più persone per fissare accordi economici, fa parte del diritto privato.

Il “diritto pubblico” comprende invece le norme che regolano l’organizzazione dello Stato e i rapporti tra lo Stato, gli altri enti pubblici o gli enti pubblici e i cittadini.

CAPITOLO 7 L’efficacia delle norme nel tempo e nello spazio

1. Le leggi nuove dello Stato, vengono pubblicate su un giornale che esce tutti i giorni e che puoi trovare nelle librerie specializzate: la Gazzetta Ufficiale. Le norme nuove “entrano in vigore”dopo quindici giorni dalla loro pubblicazione, diventano cioè efficaci e obbligatorie per i cittadini.

Il periodo di tempo che passa tra la pubblicazione e l’inizio dell’ efficacia della norma si chiama vacatio legis. Esso serve a dare il tempo ai cittadini di mettersi in regola con ciò che la legge stabilisce. Questo è importante, perché se non abbiamo rispettato una legge, non possiamo scusarci dicendo che non la conoscevamo: anche se non compriamo la Gazzetta Ufficiale, i giornali, la televisione e internet ci danno notizia delle norme nuove, e non abbiamo scuse.

DIRITTI SOGGETIVI

PATRIMONIALI NON PATRIMONIALI ASSOLUTI RELATIVI

Contenuto

economico Contenuto

morale Validi verso tutti Validi solo verso alcune person

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2. La fine dell’efficacia di una legge si chiama estinzione, e può avvenire invece per due motivi principali:

- L’annullamento, quando una legge è contraria alle norme più importanti dell’ordinamento, - L’abrogazione, quando una legge viene cancellata o sostituita da un’altra legge più recente.

Anche i cittadini, attraverso una votazione, possono abrogare una legge. Questa votazione si chiama:

- “referendum abrogativo”. I cittadini devono dire se considerano ancora valida una determinata legge e se la vogliono mantenere in vita oppure no. Il risultato del referendum è valido se la maggioranza dei cittadini elettori è andata a votare.

3. L’efficacia della legge nello spazio: le leggi dello Stato valgono per tutti coloro che vi si trovano, si applicano quindi anche agli stranieri che vivono e lavorano in Italia, ma anche a quelli che sono qui in vacanza. Questo è sempre vero per i reati, mentre per altre norme di tipo diverso (per esempio le successioni, i rapporti familiari e i rapporti di diritto privato in genere) si applicano le leggi del paese dove lo straniero ha la cittadinanza. Per esempio se muore un cittadino straniero che possiede beni in Italia, l’eredità verrà divisa secondo le leggi del Paese da cui proviene. A tutti quelli che si trovano in Italia vengono comunque riconosciuti i diritti umani come la libertà personale, il diritto alla vita, alla dignità etc.

CAPITOLO 8 Le fonti del diritto

Concetto di gerarchia

Le norme giuridiche vengono prodotte dagli organi dello Stato che hanno il compito di svolgere questa funzione.

Si dicono “fonti del diritto” tutti quegli atti o fatti che producono norme giuridiche.

Esse sono in ordine di importanza, come in una piramide: questo ordine si chiama “gerarchia”, perchè le leggi più importanti “comandano” su quelle inferiori, e le obbligano a non creare contrasti.

La Costituzione

La legge più importante in Italia è la Costituzione. Essa fissa i principi del nostro ordinamento, i diritti, i doveri e le libertà dei cittadini e regola gli organi dello Stato. Possiamo modificarla solo attraverso complicate procedure di “revisione costituzionale”. Essa è entrata in vigore il 1° gennaio 1948, dopo un brutto periodo di dittatura fascista durante la quale erano state abolite le libertà più elementari e l’Italia era entrata in guerra.

La Costituzione fu elaborata da un organo chiamato “Assemblea Costituente”, eletto dal popolo italiano.

CAPITOLO 9 La Costituzione Italiana

LA COSTITUZIONE è la legge più importante nello Stato italiano.

Caratteristiche:

 È rigida: le regole che essa detta non possono essere contraddette da leggi meno importanti.

 E’ lunga: regola con molta precisione tutti i diritti e le libertà dei cittadini, ma anche l’organizzazione dello Stato;

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 E’ democratica: perchè rispetta ed applica il principio della volontà del popolo.

ART. 1 : “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.” :

il lavoro viene visto come l’attività fondamentale alla base del progresso e dei rapporti tra i cittadini. La democrazia, cioè la volontà popolare, può essere esercitata dai cittadini nelle forme che la legge prevede.

ART. 2: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo... ...e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà...”:

i diritti inviolabili dell’uomo sono quelli tipici della natura umana: il diritto alla vita, alla libertà, all’uguaglianza, alla giustizia, alla dignità, al rispetto. Inoltre i cittadini hanno dei doveri:

questi sono doveri di solidarietà sociale; ogni cittadino deve perciò cercare un lavoro dignitoso e pagare le tasse e i tributi per collaborare al benessere di tutti, anche dei più poveri attraverso i servizi pubblici (scuola, ospedali), le pensioni e l’assistenza sociale.

ART.3: “Tutti i cittadini...sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali ... ”:

In Italia le persone sono tutte uguali di fronte alla legge, le differenze non contano. Anzi, la Repubblica si impegna ad eliminare le barriere che ostacolano la realizzazione della piena parità fra le persone.

CAPITOLO 10 Regolamenti comunitari, leggi regionali, regolamenti, gli usi o consuetudini

Regolamenti comunitari

L’Italia fa parte dell’Unione Europea, un’organizzazione internazionale che può fare delle leggi, chiamate regolamenti comunitari. Esse diventano leggi obbligatorie per tutti gli stati dell’Unione.

Le leggi interne dello Stato italiano devono rispettare le norme dei regolamenti comunitari.

Le leggi regionali

Le regioni italiane possono emanare leggi chiamate leggi regionali. Esse riguardano solo il territorio della regione che le ha emesse. La regioni possono fare leggi su quasi tutte le materie, ma non su quelle riservate al Parlamento dalla Costituzione (art. 117 cost.).

I regolamenti

I regolamenti sono leggi del Governo che servono a chiarire come vanno applicate le leggi del Parlamento; sono fonti secondarie del diritto.

Gli usi o consuetudini

Sono fonti del diritto non scritte; esse sono formate dai modi di fare (comportamenti) delle persone di una società. Queste persone in certe situazioni si comportano sempre nello stesso modo e questo modo di fare viene seguito nella società per un lungo periodo di tempo: alla fine quel comportamento, che è riconosciuto e osservato da tutti, diventa obbligatorio anche se non è stato scritto.

In Italia gli usi e le consuetudini sono validi solo se non ci sono leggi più importanti che regolano una certa materia. Inoltre essi non devono essere contrari alle leggi scritte.

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CAPITOLO 11 Leggi ordinarie e leggi sostanziali

Le leggi ordinarie

Le leggi ordinarie devono rispettare la Costituzione: nella “piramide” della gerarchia, sono subito sotto ad essa.

L’organo che le produce è il Parlamento italiano che le approva dopo che gli sono state presentate. Poi esse vengono firmate dal Presidente della Repubblica e pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale che è un giornale nel quale vengono scritte tutte le leggi.

Le norme contenute nelle leggi ordinarie diventano obbligatorie dopo quindici giorni da quando vengono pubblicate.

Le leggi sostanziali

Hanno la stessa forza delle leggi ordinarie, ma vengono prodotte dal Governo. Esse sono di due tipi:

 Decreti legge se sono necessari e urgenti: in questo caso devono essere confermati dal Parlamento entro sessanta giorni;

 Decreti legislativi se il Parlamento ha affidato al Governo il compito di produrle.

CAPITOLO 12 Lo stato, il popolo, il territorio, sovranità, funzioni dello stato

Lo Stato

Lo Stato si forma quando un popolo si organizza su un territorio e decide di obbedire a un potere centrale. Quindi il popolo, il territorio e il potere centrale che ne amministra l’organizzazione sono gli elementi dello Stato.

Ogni Stato ha un suo nome (Italia, Francia, Cina, Arabia Saudita etc.), una bandiera e un inno nazionale. L’Italia ha anche un suo emblema. Esso è formato da una stella (simbolo di fortuna) inserita in una ruota dentata (simbolo del lavoro). Intorno ci sono un ramo di quercia (simbolo della forza) e un ramo d’ulivo (simbolo della pace).

Il popolo

Il popolo è formato da tutti i cittadini di uno Stato; la popolazione è formata invece da tutte le persone che vivono in quello Stato, anche se non hanno la cittadinanza del paese. Ma come si diventa cittadini italiani?

 Con la nascita: è cittadino italiano chi nasce da madre o padre italiano, anche se nasce all’estero. I bambini abbandonati, se nascono in Italia, diventano cittadini italiani. Sono italiani anche i figli nati in Italia da genitori che non hanno nessuna cittadinanza (apolidi);

 Per legge: i bambini adottati, i figli di genitori stranieri che prendono la nostra cittadinanza, le persone che sposano un italiano. In questo caso se queste persone sono in Italia da sei mesi, prendono subito la cittadinanza. Invece se vengono in Italia per sposarsi prendono la cittadinanza dopo tre anni di matrimonio.

 Per concessione del Presidente della Repubblica: che viene data ad un cittadino europeo che vive in Italia da quattro anni o ad un extracomunitario che vive in Italia da dieci anni.

Il territorio

Il territorio di uno Stato è quella parte di terra su cui esso governa. Il territorio è delimitato dai confini che vengono stabiliti da accordi con gli altri Stati. Esso comprende anche lo spazio aereo di uno Stato e il suo sottosuolo, cioè le risorse che si possono trovare sotto terra.

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Il territorio dello Stato comprende anche la porzione di mare che si estende per dodici miglia dalla costa. Sono territorio dello Stato anche le navi e gli aerei che battono bandiera dello Stato e le ambasciate all’estero.

La sovranità

La sovranità è il potere che ha lo Stato di emanare le leggi e di farle rispettare. Tutte le persone che vivono in uno Stato devono rispettare le leggi di quello Stato. Anche chi va in vacanza in uno Stato diverso dal suo deve conoscere ed osservare le sue leggi.

Lo Stato impone il “potere della forza” a chi non osserva le sue leggi. Può fare questo attraverso le forze dell’ordine (polizia, carabinieri, guardia di finanza etc.).

Solo lo Stato può obbligare le persone a seguire le leggi con l’uso della forza, si dice perciò che lo Stato ha il “monopolio della forza”.

CAPITOLO 13 ECONOMIA POLITICA

Che cos’è l’economia politica? E’ la scienza che studia le azioni dell’uomo dirette ad ottenere il benessere materiale attraverso la soddisfazione dei propri bisogni. Gli elementi di studio fondamentali dell’economia politica sono quindi tre: i bisogni, i beni e l’attività economica.

1. I BISOGNI

I bisogni sono sensazioni di insoddisfazione che ci spingono a fare ciò che è necessario per farli scomparire: cerchiamo perciò di procurarci l’oggetto di cui sentiamo la mancanza. Ad esempio se sentiamo di avere fame ci diamo da fare per acquistare qualcosa da mangiare: cerchiamo un bar dove comperare la merenda. Compiamo così un’attività economica (pagare) per procurarci il bene che ci serve (il panino).

L’attività economica è necessaria perché i beni di cui abbiamo bisogno non si trovano ovunque, e spesso, per essere utilizzati, devono essere trasformati: anche la frutta che cresce spontanea sulle piante, deve essere prima trattata per non essere sciupata dai parassiti, poi staccata dagli alberi e infine portata nei negozi dove noi possiamo comperarla.

Quanti bisogni possiamo sentire? Se proviamo a pensarci ci accorgiamo che essi non finiscono mai: appena abbiamo soddisfatto un bisogno, ne avvertiamo un altro. Mentre mangiamo abbiamo bisogno di bere, poi magari di riposare o di seguire il nostro programma preferito alla TV, poi di fare i compiti, poi di uscire per incontrare gli amici o per fare uno sport che ci piace o che è necessario alla nostra salute. I bisogni quindi sono illimitati, cioè non finiscono mai. Le continue scoperte della scienza e della tecnica ci forniscono continuamente nuovi beni che diventano indispensabili alla vita quotidiana rendendo le nostre attività più pratiche e veloci e la nostra vita più comoda. Basta pensare all’invenzione della lavatrice, del computer, del telefono cellulare. Ecco che oggetti di cui non credevamo di aver bisogno diventano necessari anche al nostro lavoro per il semplice fatto che qualcuno li ha inventati e messi in commercio.

Se riusciamo a trovare il bene che soddisfa il nostro bisogno e ad usarlo correttamente, abbiamo soddisfatto la nostra necessità: i bisogni sono dunque saziabili, ma sono anche risorgenti, cioè si ripresentano dopo un po’ di tempo. Se mangiamo la mattina a colazione, dopo qualche ora avremo di nuovo fame e faremo uno spuntino durante l’intervallo; lo stesso succederà qualche ora più tardi per il pranzo e poi per la cena.

Ci sono dei bisogni che devono essere soddisfatti subito perché sono collegati alla nostra sopravvivenza: bere, mangiare, dormire, avere un tetto sotto il quale poter riposare, coprirsi. Questi sono i bisogni che si dicono primari.

Gli altri si dicono secondari perché li avvertiamo solo quando siamo riusciti a soddisfare i bisogni primari. Quando abbiamo sete è necessario bere acqua, ma si può bere anche senza avere gran sete se siamo invitati ad una festa e ci offrono una bibita gradevole. Indice Gulpease 51

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2. I BISOGNI ECONOMICI

I bisogni sono sensazioni di insoddisfazione che ci spingono a procurarci i beni che servono al loro appagamento.

Quando noi avvertiamo un bisogno, sappiamo già qual è il bene che lo può soddisfare, e ci diamo da fare per averlo. Per esempio: se abbiamo fame ci prepariamo un panino, o se siamo fuori casa cerchiamo un bar o un negozio dove comperare da mangiare.

Non sempre è necessario spendere denaro per soddisfare i nostri bisogni: il bisogno di respirare che è essenziale per la nostra vita, è appagato facilmente e senza spese perché c’è nell’ambiente una grande quantità di aria. Respirare non è quindi un bisogno economico.

I caratteri dei bisogni economici:

 I bisogni non finiscono mai, si dice infatti che essi sono illimitati. Essi crescono con lo sviluppo della tecnologia che crea sempre maggiori comodità e occasioni di svago.

 I bisogni possono essere soddisfatti con l’uso dei beni: si dice quindi che essi sono saziabili.

 Ma dopo un po’ che abbiamo placato le nostre necessità esse si ripresentano: ad esempio dopo un po’ di tempo che abbiamo mangiato avvertiamo di nuovo il senso di fame. Si dice quindi che i bisogni sono risorgenti.

 Ogni persona ha i suoi bisogni particolari: chi ama ascoltare la musica comprerà i dischi, chi ama leggere comprerà invece libri, chi ama la fotografia comprerà materiale fotografico. I bisogni sono quindi soggettivi perché cambiano da una persona (soggetto) all’altra.

 I bisogni sono anche variabili, cambiano cioè nel corso della giornata: al mattino hai bisogno di lavarti, vestirti e fare colazione prima di andare a scuola, al ritorno avrai bisogno di mangiare e riposare un po’, successivamente avrai bisogno di fare i compiti etc. etc.

CAPITOLO 14 I BENI E I SERVIZI

I beni

I beni sono i mezzi con i quali le persone soddisfano i loro bisogni. Essi sono materiali (per es. un libro, un panino).

I beni, per essere economici devono avere tre caratteristiche:

1. devono esistere in misura limitata;

2. devono essere reperibili cioè deve essere possibile trovarli e acquistarli;

3. devono essere utili cioè adatti a soddisfare un determinato bisogno.

Ogni persona misura l’utilità di un bene secondo il proprio giudizio, quindi uno stesso bene può essere utile per certe persone e meno utile per altre. Si parla quindi di soggettività dell’utilità.

L’utilità poi diminuisce con l’uso di quantità crescenti del bene: per esempio se hai molta sete il primo bicchiere d’acqua che bevi sarà molto utile alla soddisfazione del bisogno-sete; il secondo sarà ancora utile, ma un po’ meno perché hai già cominciato ad appagare la tua necessità di bere.

Così il terzo e il quarto saranno sempre meno utili benché importanti. Così si può dire che l’utilità è decrescente. L’utilità dell’ultima dose del bene (cioè per esempio il sesto bicchiere d’acqua) si dice utilità marginale, e rappresenta la frazione del bene di cui potremmo fare anche a meno.

Classificazione dei beni economici:

Possiamo dividere i beni economici in categorie allo scopo di studiarli meglio:

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1. beni durevoli e non durevoli: i beni durevoli sono quelli che possono essere utilizzati più volte (ad es. una bicicletta, un cappotto), quelli non durevoli si usano una volta sola (ad es.

una caramella);

2. beni diretti e strumentali: quelli diretti servono subito alla soddisfazione di un bisogno (es. una bibita, un panino); quelli strumentali servono invece a produrre altri beni (ad es. la lana per confezionare un maglione);

3. beni complementari: sono quelli che si completano l’uno con l’altro per poter soddisfare il bisogno a cui sono diretti. Per esempio la benzina è complementare all’automobile: senza la benzina la macchina è inutile.

4. beni surrogati: sono beni di qualità più bassa di quelli normali che servono a soddisfare lo stesso bisogno (ad es. l’olio di semi al posto dell’olio d’oliva).

I servizi

Per soddisfare certi bisogni qualche volta abbiamo necessità di servirci del lavoro di altre persone. Questo lavoro si chiama servizio e consiste in un’attività o prestazione che un’altra persona ci rende.

CAPITOLO 15 I SOGGETTI DELL’ECONOMIA

I soggetti dell’economia, tra i quali si svolgono le relazioni che servono a soddisfare i bisogni, sono quattro:

 LE FAMIGLIE

 LE IMPRESE

 LO STATO

 IL RESTO DEL MONDO

1. LE FAMIGLIE ricevono ogni mese un reddito come compenso del loro lavoro, e impiegano questo reddito in parte nei consumi, in parte nei risparmi. Il consumo consiste nell’uso di un bene o di un servizio per soddisfare un bisogno. Quando andiamo a fare la spesa noi consumiamo, e più alto è il nostro reddito, maggiore sarà la nostra tendenza a spendere nei consumi. Il risparmio invece è la parte di reddito che non viene spesa, ma messa via per spese future, o per essere sicuri di avere dei soldi nel caso di eventi imprevisti che possono succedere.

2. L’IMPRESA, secondo l’art. 2082 del Codice Civile, è “…un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni e servizi”. Un negozio, una fabbrica è un’impresa, e il titolare è l’imprenditore. Proprietaria dell’impresa può essere una sola persona, a allora abbiamo l’imprenditore individuale, oppure una società composta di più persone ognuna delle quali ha una parte di proprietà, e allora abbiamo l’imprenditore collettivo. L’imprenditore trasforma le materie prime in beni che si possono consumare, come fa un’azienda che produce borse o scarpe (produzione), oppure vende i beni di consumo come fa un negozio (scambio).

3. LO STATO opera nell’economia per fornire alle famiglie e alle imprese i servizi pubblici come l’istruzione, la sanità pubblica, la protezione dell’ambiente, la previdenza sociale (le pensioni, la cassa integrazione, i sussidi di disoccupazione etc.), la tutela delle persone inabili. Lo Stato si procura i soldi necessari a queste attività tramite le tasse e i contributi.

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Ogni anno viene approvato dalle Camere un documento che prevede le entrate e le spese necessarie. Questo documento, che diventa legge, si chiama Bilancio dello Stato.

4. IL RESTO DEL MONDO è formato da tutti gli stati con cui il nostro stato ha rapporti commerciali di scambio.

CAPITOLO 16 IL MERCATO

Come avviene lo scambio di beni e servizi?

Chi offre e chi domanda?

Come si forma il prezzo di un bene?

Nessuno dispone di tutti i beni per soddisfare i propri bisogni e, per averli, si ricorre al mercato, che è il luogo e il mezzo per venderli e comprarli.

Il mercato è il luogo delle contrattazioni fra venditori e compratori, che si concludono fissando un prezzo e realizzando così lo scambio di beni contro denaro.

Si può anche dire che il mercato è il luogo e il mezzo che consente la circolazione dei beni.

In alcuni casi, le trattative fra venditori e compratori si svolgono personalmente e in un luogo fisico ben preciso (come succede in un mercato della frutta); altre volte, avvengono in maniera più

indiretta, per telefono o per internet.

Molto spesso, non ci sono trattative, e il compratore deve accettare il prezzo imposto dal venditore (come avviene per il prezzo del gas, dell’energia elettrica, delle assicurazioni, ecc.).

Il compratore è colui che domanda, e il venditore è colui che offre una quantità di bene ad un certo prezzo.

Quando il prezzo del venditore e quello del compratore coincidono, si ha lo scambio: il venditore cede il bene e il compratore paga una somma di denaro.

In economia, il termine “mercato” è usato di solito in senso astratto (cioè non si riferisce ad un luogo concreto, come potrebbe essere il mercato di San Lorenzo), e viene definito come il luogo d’incontro della domanda e dell’offerta.

Ogni volta che c’è una domanda e un’offerta, lì c’è un mercato: ad esempio, se c’è una domanda e una offerta di arance, lì avremo il mercato delle arance; se c’è una domanda e un’offerta di dollari, lì ci sarà il mercato del dollaro; se c’è una domanda e un’offerta

di lavoro, avremo il mercato del lavoro.

Nel nostro sistema economico, le imprese producono ed offrono i loro prodotti per avere un’entrata monetaria; mentre le famiglie domandano e acquistano beni per soddisfare i loro bisogni.

Le variazioni della domanda e dell’offerta modificano il prezzo del bene.

Le variazioni della domanda sono direttamente proporzionali: se la domanda aumenta anche il prezzo del bene aumenta; se la domanda diminuisce, anche il prezzo diminuisce.

Al contrario, le variazioni dell’offerta sono inversamente proporzionali: se l’offerta aumenta, il prezzo del bene diminuisce; se l’offerta diminuisce, il prezzo aumenta.

In conclusione, il mercato è un meccanismo che, attraverso la domanda e l’offerta, stabilisce i prezzi e consente lo scambio di beni e servizi in cambio di denaro.

CAPITOLO 17 LA PRODUZIONE E LE IMPRESE

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Chi è che produce?

Che cosa rappresenta la produzione per un paese?

Quali sono i fattori della produzione?

La produzione è l’attività economica fondamentale di ogni paese, e può consistere nella produzione di materie prime (prodotti agricoli, minerali) o nella trasformazione di materie prime (grano) in semilavorati (farina) e in prodotti per il consumo (pane).

Semplificando un po’ le cose, l’insieme di tutti i beni prodotti in un paese costituisce la ricchezza di quel paese. In genere, un paese ricco è un paese che produce molto; un paese povero è un paese che produce poco.

Ogni prodotto è il risultato di un processo produttivo complesso, in cui è sempre presente il lavoro dell’uomo che, attraverso conoscenze scientifiche e tecnologiche, e mediante strumenti e macchine, trasforma le materie prime in prodotti finiti.

Ogni lavorazione trasforma un bene (la farina) in un altro più complesso e di maggior valore (il pane) e chi svolge questo tipo di attività sono le imprese.

Nel nostro sistema economico, le imprese sono unità di produzione perché sono le imprese che decidono che cosa produrre, quanto produrre e come produrre.

Gli imprenditori, che sono i proprietari delle imprese, hanno il compito di organizzare e di utilizzare al meglio i fattori della produzione, cioè quei fattori, quegli elementi che sono presenti in ogni attività produttiva, che devono essere pagati e che pertanto rappresentano dei costi per

l’imprenditore.

I fattori della produzione si possono comprendere in tre grandi categorie: il lavoro dell’uomo (intellettuale o manuale che sia), le risorse naturali (la terra, i beni legati al suolo), e il capitale (grosse somme di denaro, macchinari costosi).

L’attività dell’imprenditore è una attività di rischio: impiega grandi somme di denaro per il pagamento dei fattori produttivi, ma non sa con certezza se alla fine riuscirà ad avere degli utili.

L’imprenditore deve pagare i lavoratori, le materie prime, i capannoni, i macchinari, l’energia, ecc.;

deve produrre e vendere i beni al mercato, ed ottenere ricavi maggiori dei costi, per avere degli utili:

ma non sempre è così.

Le imprese possono essere di piccole, medie e grandi dimensioni, a seconda del numero dei loro dipendenti e del valore della produzione realizzata.

Inoltre, per il tipo di attività svolta, le imprese si possono suddividere in tre grandi settori:

1. settore primario, che è formato dalle imprese che operano in campo agricolo, nella pesca, nelle miniere;

2. settore secondario, che comprende tutte le imprese di trasformazione dei beni del settore primario in beni finiti (industrie metalmeccaniche, industrie tessili, industrie alimentari);

3. settore terziario, che comprende tutte le imprese che forniscono servizi (banche, società di trasporti, assicurazioni, agenzie di viaggi).

CAPITOLO 18 LA DISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA

I fattori produttivi: lavoro, terra, capitale.

Produrre beni significa produrre ricchezza: come viene distribuita la ricchezza?

In altre parole, come si divide la “torta” fra chi l’ha prodotta?

I fattori produttivi

Per la produzione di un bene occorrono sempre alcuni elementi: in primo luogo, il lavoro dell’uomo (manuale o intellettuale); alcuni beni legati al suolo (come case, terreni, capannoni, magazzini,

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negozi, cave, miniere); e infine un capitale, cioè una somma di denaro impiegata nell’azienda (per comprare macchine, attrezzature, tecnologia, ecc.).

Il lavoro dell’uomo, i beni legati alla terra e il capitale vengono definiti fattori produttivi perché

“fanno” ogni produzione, perché sono presenti e indispensabili in ogni processo produttivo. Senza il lavoro dell’uomo, senza un locale e senza denaro non si produce nulla.

Chi è che può offrire lavoro, beni immobili e denaro? le famiglie Chi è che li domanda? le aziende

Il mercato dei fattori produttivi è il luogo (in senso astratto) dove si incontrano la domanda e l’offerta di lavoro, dei beni legati alla terra e del capitale.

Le famiglie dispongono di forza-lavoro, di beni immobili e di capitali e li offrono alle aziende in cambio di denaro; le aziende li domandano per produrre, pagando salari, rendite, interessi.

Il salario è la ricompensa in denaro del lavoro dell’uomo.

Chi offre il proprio lavoro vuole essere pagato.

Il salario dipende molto dalla forza contrattuale dei sindacati dei lavoratori e delle organizzazioni degli imprenditori.

Il mercato del lavoro è il luogo dove si incontrano la domanda e l’offerta di lavoro: se ci sono molti lavoratori che offrono lavoro e pochi imprenditori che lo domandano, il salario tende a diminuire; se invece ci sono pochi lavoratori e molti imprenditori che domandano lavoro, il salario tende ad aumentare.

La rendita è la ricompensa in denaro di un bene immobile dato in affitto ad altri.

Chi offre un bene immobile chiede in cambio una somma di denaro: ad esempio, se il proprietario di un terreno lo dà in affitto ad altri a 1000 euro al mese, avrà una rendita di mille euro al mese.

L’interesse è la ricompensa in denaro di un capitale dato in prestito ad altri.

Chi offre un capitale chiede, oltre alla restituzione del capitale, anche un premio: ad esempio, se una banca presta 1000 euro al 5% l’anno, vuol dire che alla fine dell’anno chiederà 1000 + 50 euro di interessi.

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