S ussidi di T eologia
Collana di manuali a cura della Facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce
C
Copyright 2020 – ESC s.r.l.
Via Sabotino 2/A – 00195 Roma Tel. (39) 06 45493637
Email: [email protected] www.edizionisantacroce.it
ISBN 978-88-8333-908-0 AGrafica:LilianaAgostinelli–Impaginazione:GianlucaPignalberi(inLT EX2 ǫ)
CONVERSIONE
E RICONCILIAZIONE
Trattato storico-teologico
sulla penitenza postbattesimale
Sigle e abbreviazioni bibliografiche . . . 21
Presentazione . . . 31
Introduzione . . . 35
PARTE PRIMA IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA NELLA STORIA SEZIONE I L’ORIGINE DEL SACRAMENTO DELLA PENITENZA NELLA TESTIMONIANZA DELLA SACRA SCRITTURA CAPITOLO1: PENITENZA E PERDONO DEI PECCATI NEI VANGELI . . . 49
1.1. Penitenza e perdono dei peccati nella predicazione di Gesù . . . 49
1.1.1. L’appello di Gesù alla conversione e alla penitenza . . . 50
1.1.2. Peccato, conversione e perdono nelle parabole della mise- ricordia divina (Lc 15,1-32). . . 51
a) La parabola della pecorella smarrita . . . 51
b) La parabola della moneta perduta . . . 52
c) La parabola del figlio prodigo. . . 53
1.1.3. Peccato, conversione e perdono in altri testi evangelici . . 57
1.2. Gesù esercita il potere di perdonare i peccati . . . 60
1.3. Gesù promette agli Apostoli il potere di legare e di sciogliere . . . 62
1.3.1. Mt 16,18-19 . . . 62
1.3.2. Mt 18,15-18 . . . 67
1.4. Gesù conferisce agli Apostoli il potere di perdonare i peccati. . . . 69
1.4.1. Gv 20,21-23 . . . 69
1.4.2. Caratteristiche della potestà di rimettere e di ritenere i peccati . . . 76
a) Universalità . . . 76
b) Esercizio a mo’ di giudizio di grazia e di salvezza. . . 79
c) Efficacia . . . 80
1.5. Riflessioni conclusive . . . 80
CAPITOLO2: PENITENZA E PERDONO DEI PECCATI IN ALTRI SCRITTI DEL NUOVO TESTAMENTO 83 2.1. Le Lettere di san Paolo . . . 83
2.2. Gli Atti degli Apostoli . . . 89
2.3. La Lettera di Giacomo . . . 91
2.4. La Prima Lettera di Giovanni . . . 93
2.5. L’Apocalisse . . . 96
2.6. Riflessioni conclusive . . . 97
SEZIONE II LO SVILUPPO DELLA DOTTRINA E DELLA PRASSI PENITENZIALE NELLA STORIA CAPITOLO3: LA PENITENZA POSTBATTESIMALE NELL’EPOCA DEI PADRI . . . 103
3.1. La penitenza ecclesiale nei primi tre secoli . . . 104
3.1.1. I primi sviluppi della dottrina e della prassi penitenziale . 104 a) Gli insegnamenti dei Padri occidentali . . . 104
a. Erma (Il Pastore) . . . 104
b. Tertulliano. . . 109
c. San Cipriano . . . 114
b) Gli insegnamenti dei Padri orientali . . . 117
a. Clemente Alessandrino. . . 117
b. Origene . . . 119
c. LaDidascalia Apostolorum . . . 120
3.1.2. Tratti salienti del processo penitenziale tra il II e il III se- colo. . . 121
a) I peccati da sottoporre alla penitenza ecclesiale. . . 121
b) Il processo penitenziale . . . 123
c) Note caratteristiche della prassi penitenziale. . . 125
a. Rigore e durata della penitenza . . . 125
b. Partecipazione della comunità ecclesiale . . . 127
c. Sacramentalità. . . 128
d) La questione dell’irripetibilità della penitenza . . . 131
3.2. La penitenza ecclesiale dal IV all’VIII secolo . . . 132
3.2.1. Dottrina e prassi della penitenza canonica pubblica . . . 133
a) Le origini della penitenza canonica . . . 133
b) Oggetto. . . 134
c) Struttura. . . 137
a. L’ingresso nella penitenza canonica . . . 137
b. L’adempimento della penitenza: lo stato penitenziale 143 c. La riconciliazione. . . 146
d) Note caratteristiche della penitenza canonica . . . 150
a. Rigore e durata . . . 150
b. Partecipazione della comunità ecclesiale . . . 151
c. Sacramentalità. . . 152
d. Unicità . . . 154
e) Prassi penitenziali collegate o equiparate alla peniten- za canonica. . . 157
a. La penitenza dei malati e dei morenti. . . 157
b. La penitenza dei chierici . . . 159
c. La penitenza dei monaci e dei “conversi”. . . 161
f) Il declino della prassi penitenziale canonica. . . 165
3.2.2. Dottrina e prassi della penitenza ecclesiale celebrata in forma privata . . . 168
a) Cause della diffusione della nuova prassi penitenziale . 168 b) Oggetto. . . 171
c) Struttura. . . 171
a. Confessione dei peccati e imposizione della peniten- za: l’uso deiLibri paenitentiales . . . 172
b. Compimento della penitenza. . . 177
c. Riconciliazione. . . 177
d) Note distintive . . . 179
a. Rigore e durata . . . 179
b. Ecclesialità . . . 179
c. Sacramentalità. . . 179
d. Reiterabilità. . . 180
3.3. Riflessioni conclusive . . . 180
CAPITOLO4: IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA
NEL MEDIOEVO . . . 185
4.1. La penitenza postbattesimale nell’alto Medioevo (secoli IX-XI). . 185
4.1.1. Dottrina e prassi della penitenza fra il IX e il X secolo . . . 186
a) Le disposizioni dei Concili Carolingi . . . 186
b) Le due forme ufficiali della celebrazione della peniten- za nelPontificale Romano-Germanico . . . 189
a. La penitenza celebrata in forma pubblica . . . 189
a) Confessione dei peccati, imposizione della penitenza ed espulsione dalla chiesa 190 b) Riconciliazione dei penitenti 194 b. La penitenza celebrata in forma privata . . . 196
a) Riti iniziali 196 b) Confessione dei peccati 197 c) Imposizione della penitenza 198 d) Assoluzione 198 c) Principali questioni dottrinali e pastorali. . . 199
a.Confessio Deo soli? . . . 199
b. La pratica della confessione ai laici: significato e va- lore . . . 202
c. Sulla frequenza della ricezione della penitenza . . . 205
4.1.2. Dottrina e prassi della penitenza nell’XI secolo . . . 207
a) La penitenza postbattesimale nella teologia della pri- ma scolastica . . . 207
a. I grandi temi delDe vera et falsa poenitentia . . . 207
b. Sul sigillo della confessione: ilDe celanda confessione. 214 b) Principali sviluppi della prassi penitenziale . . . 218
a. L’unificazione dell’atto celebrativo della penitenza . 218 b. Il declino della penitenza “tariffata” . . . 218
c. La concessione delle prime “assoluzioni generali” e l’origine delle “indulgenze” . . . 219
4.2. La penitenza sacramentale dal XII al XIII secolo . . . 222
4.2.1. Dottrina e prassi della penitenza nel XII secolo . . . 222
a) Principali questioni teologiche. . . 222
a. La penitenza è un vero e proprio sacramento della Nuova Alleanza?. . . 222
b. La questione del segno sacramentale della penitenza:
le prime formulazioni della scolastica . . . 226 c. La concezione della contrizione come elemento fon-
damentale della penitenza sacramentale. . . 228 d. Gli interrogativi sul ruolo della Chiesa nella celebra-
zione del sacramento della penitenza . . . 231 a) Perché è necessaria la confessione dei peccati al sacer-
dote? 232
b) Qual è l’efficacia dell’assoluzione impartita dal sa-
cerdote? 237
b) Tratti salienti della prassi penitenziale . . . 244 a. Le forme di celebrazione della penitenza nelPontifi-
cale Romano del XII secolo e nei Libri penitenziali dell’epoca. . . 244
a) La penitenza pubblica solenne 244
b) La penitenza pubblica non solenne 245
c) La penitenza privata 246
b. La frequenza della partecipazione al sacramento della penitenza . . . 249 4.2.2. Dottrina e prassi della penitenza nel XIII secolo . . . 250 a) La penitenza nel Concilio Lateranense IV . . . 250 b) La teologia della penitenza della grande scolastica: la
sintesi di san Tommaso d’Aquino . . . 256 a. La penitenza, virtù e sacramento: la reciproca rela-
zione tra le due realtà. . . 257 b. Ilsacramentum tantum della penitenza . . . 259
a) Ruolo degli atti del penitente e dell’assoluzione im- partita dal sacerdote nella struttura del segno sacra-
mentale 259
b) L’efficacia dell’assoluzione impartita dal sacerdote e la questione della formula liturgica della riconci-
liazione 263
c. La res et sacramentum della penitenza: la paeni- tentia interior, ultima disposizione alla giustifica- zione . . . 266
d. Lares tantum o effetto ultimo del sacramento della penitenza . . . 269 c) Tratti salienti della prassi penitenziale nel XIII secolo 272
a. Le forme di celebrazione della penitenza: struttura e frequenza. . . 272 b. Lo sviluppo della teologia e della pratica delle indul-
genze. . . 275 4.3. La penitenza sacramentale nel tardo Medioevo (secoli XIV-XV) . 279
4.3.1. Elementi distintivi della dottrina penitenziale del beato Giovanni Duns Scoto . . . 279 a) La concezione dell’assoluzione come “intero” segno sa-
cramentale della penitenza . . . 279 b) La teoria delle due vie di giustificazione del peccatore. 283 4.3.2. La teologia della penitenza nel nominalismo tardo-medie-
vale: da Guglielmo di Ockham a Gabriel Biel. . . 287 4.3.3. Principali interventi del Magistero della Chiesa. . . 291
a) Proposizioni di John Wyclif e di Jan Hus condannate dal Concilio di Costanza. . . 291 b) L’insegnamento del Concilio di Firenze sul sacramen-
to della penitenza . . . 292 c) Proposizioni di Pietro di Osma condannate da Sisto IV 294 4.3.4. Tratti salienti della prassi penitenziale nel tardo Medioevo 295 a) Le diverse forme di celebrazione della penitenza . . . 295 b) Dottrina e prassi delle indulgenze nel periodo prece-
dente alla Riforma . . . 297 4.4. Excursus: la penitenza in Oriente nell’età medievale. . . 300 4.5. Riflessioni conclusive . . . 304 CAPITOLO5: IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA
NEL PERIODO DELLA RIFORMA . . . 309 5.1. La dottrina e la prassi penitenziale dei riformatori protestanti
(secolo XVI) . . . 309 5.1.1. Martin Lutero. . . 311 a) La dottrina luterana sulla penitenza . . . 311
a. Critica della teologia medievale sulla struttura del se- gno sacramentale della penitenza . . . 313
b. Rifiuto delle indulgenze . . . 317
c. Negazione della penitenza come vero e proprio sa- cramento . . . 318
d. Gli elementi costitutivi della penitenza secondo Lu- tero . . . 320
e. Il ministro della confessione e dell’assoluzione. . . 323
b) La prassi penitenziale proposta da Lutero . . . 325
5.1.2. Ulrico Zwingli . . . 331
5.1.3. Giovanni Calvino. . . 333
5.2. L’insegnamento del Concilio di Trento. . . 341
5.2.1. Canoni e dottrina sul sacramento della penitenza . . . 342
a) Istituzione e necessità del sacramento della penitenza (distinto dal sacramento del battesimo). . . 342
b) La struttura e l’effetto del sacramento della penitenza 346 c) La contrizione. . . 348
a. La nozione generale di contrizione. . . 348
b. Necessità dell’atto di contrizione per ottenere la re- missione dei peccati . . . 350
c. La contrizione perfetta: natura ed efficacia . . . 351
d. L’attrizione: nozione, valore morale e rapporto col sacramento della penitenza. . . 351
d) La confessione . . . 354
a. Istituzione, necessità e diverse modalità di confes- sione dei peccati . . . 354
b. Necessità iure divino della confessione integra dei peccati mortali . . . 359
c. “Estensione” e possibilità della confessione integra dei peccati . . . 363
d. L’obbligo della confessione annuale in tempo di Qua- resima e prima della Comunione per chi è in pec- cato mortale . . . 365
e) L’assoluzione del ministro. . . 366
a. Il sacerdote (vescovo o presbitero), unico ministro dell’assoluzione. . . 367
b. L’indole giudiziale e l’efficacia salvifica dell’asso- luzione . . . 368
c. La riserva al vescovo dell’assoluzione di peccati
particolarmente gravi . . . 373
f) La soddisfazione: necessità e frutti . . . 375
5.2.2. Decreto sulle indulgenze. . . 379
5.2.3. Principali orientamenti pastorali . . . 381
5.3. Riflessioni conclusive . . . 382
CAPITOLO6: IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA NELL’ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA 387 6.1. Tratti salienti del sacramento della penitenza nel periodo post- tridentino (secoli XVI-XIX) . . . 387
6.1.1. La ricezione della dottrina e delle norme pastorali del Concilio di Trento . . . 387
6.1.2. La celebrazione del sacramento della penitenza nei Rituali dell’epoca: dai “Libri sacerdotali” al “Rituale Romano” del 1614 . . . 391
6.1.3. La frequenza della partecipazione al sacramento . . . 394
6.1.4. Sviluppi dottrinali dopo il Concilio di Trento: la contro- versia sull’attrizione sufficiente per la ricezione dell’asso- luzione . . . 396
6.2. Dottrina e prassi della penitenza dal XX al XXI secolo. . . 400
6.2.1. Attrizionismo e contrizionismo nel XX secolo . . . 401
a) Nuove definizioni dell’attrizione nel contesto della dot- trina scotista delle due vie della giustificazione . . . 401
b) Il “ritorno” alla dottrina della giustificazione di Tom- maso d’Aquino . . . 403
6.2.2. La riscoperta della dimensione ecclesiale del peccato e della penitenza . . . 408
a) La tesi di Bartomeu Maria Xiberta . . . 409
b) La concezione ecclesiologica della penitenza nella se- conda metà del XX secolo. . . 417
c) Conclusione. . . 425
6.2.3. Crisi del sacramento della penitenza e primi tentativi di rinnovamento. . . 427
6.2.4. La riforma della penitenza avviata dal Concilio Vatica- no II . . . 431 a) Le indicazioni del Concilio. . . 431 b) L’iter redazionale del nuovo Rituale della penitenza. . . . 434
a. Prima tappa (1966-1969): le proposte del Coetus XXIII bis. . . 434 b. Fase intermedia (1970-1972): le direttive della Con-
gregazione per la Dottrina della Fede . . . 436 c. Seconda tappa (1972-1973): il lavoro della seconda
Commissione . . . 439 d. L’Ordo Paenitentiae del 1973: aspetti più rilevanti . . 441 c) La ricezione ecclesiale del nuovo Ordo Paenitentiae:
problemi e prospettive. . . 446 6.3. Riflessioni conclusive . . . 451
PARTE SECONDA
TRATTAZIONE SISTEMATICA DELLA PENITENZA SACRAMENTALE
SEZIONE I
GLI ELEMENTI FONDAMENTALI DEL SACRAMENTO DELLA PENITENZA
CAPITOLO7: LA STRUTTURA DELLA CELEBRAZIONE
DEL SACRAMENTO DELLA PENITENZA. . . 457 7.1. Il processo penitenziale in sintesi: le costanti dell’evoluzione
storica . . . 457 7.2. La questione del segno sacramentale della penitenza e della sua
efficacia salvifica . . . 460 7.2.1. Le prime teorie della teologia scolastica. . . 460 7.2.2. La dottrina della grande scolastica: le tesi di Tommaso
d’Aquino e di Giovanni Duns Scoto. . . 461 7.2.3. La dottrina sul segno sacramentale della penitenza in età
moderna e contemporanea . . . 463 7.2.4. Conclusione . . . 464
7.3. La celebrazione liturgica del sacramento della penitenza. . . 467
7.3.1. Indicazioni generali su luogo, tempo e vesti liturgiche della celebrazione. . . 468
7.3.2. Rito per la riconciliazione dei singoli penitenti . . . 470
a) Preparazione del sacerdote e del penitente. . . 470
b) Accoglienza del penitente . . . 470
c) Lettura della Parola di Dio . . . 471
d) Confessione dei peccati e accettazione della soddi- sfazione. . . 471
e) Preghiera del penitente e assoluzione del sacerdote . . . 472
f) Rendimento di grazie e congedo del penitente . . . 474
7.3.3. Rito per la riconciliazione di più penitenti con la con- fessione e l’assoluzione individuale . . . 475
7.3.4. Rito per la riconciliazione di più penitenti con la con- fessione e l’assoluzione generale . . . 478
a) Premesse generali . . . 478
b) Svolgimento della celebrazione . . . 480
7.4. Excursus: le celebrazioni penitenziali: itinerario ecclesiale di con- versione e di preparazione al sacramento della penitenza . . . 487
7.5. Riflessioni conclusive . . . 488
CAPITOLO8: IL PENITENTE . . . 491
8.1. Chi può accedere al sacramento della penitenza . . . 491
8.2. Gli atti del penitente nel processo sacramentale della riconci- liazione . . . 494
8.2.1. L’esame di coscienza . . . 495
8.2.2. Il pentimento interiore o “contrizione del cuore” . . . 496
a) Nozione generale di contrizione . . . 496
b) Le qualità della contrizione . . . 500
c) Le specie di contrizione. . . 502
a. Caratteristiche della contrizione perfetta . . . 502
b. Caratteristiche della contrizione imperfetta o attri- zione . . . 503
d) Necessità della contrizione per la remissione dei pec- cati. . . 506
e) Rapporto tra penitenza interiore e penitenza sacra-
mentale . . . 507
8.2.3. La confessione dei peccati. . . 508
a) Oggetto e finalità della confessione . . . 508
b) Le qualità della confessione sacramentale. . . 510
c) L’integrità della confessione . . . 513
a. Perché è necessaria la confessione completa dei pec- cati gravi. . . 513
b. Precisazioni sulla completezza della confessione . . . 518
c. Motivi che giustificano la mancata completezza og- gettiva della confessione: l’impossibilità fisica e l’im- possibilità morale . . . 521
d) Altre questioni relative alla confessione sacramentale dei peccati. . . 524
a. La confessione dei peccati veniali . . . 524
b. La confessione dei peccati dubbi . . . 526
c. L’accusa dei peccati già confessati e assolti . . . 527
d. Cosa si intende per “materia sufficiente” e “materia insufficiente” della confessione . . . 529
e. Quando deve ripetersi la confessione dei peccati gravi 530 f. La confessione generale: necessità e opportunità . . . 530
8.2.4. La soddisfazione sacramentale . . . 531
a) Concetto . . . 532
b) Necessità. . . 532
c) Valore salvifico della soddisfazione sacramentale . . . 534
d) Il dovere di accettare e di compiere la soddisfazione . . 535
e) Possibilità di commutare, per un giusto motivo, le ope- re penitenziali imposte dal confessore. . . 536
8.3. La frequenza del sacramento. . . 537
CAPITOLO9: IL MINISTRO DEL SACRAMENTO DELLA PENITENZA. . . 541
9.1. Condizioni generali che il ministro deve adempiere. . . 541
9.1.1. Necessità della potestà di ordine . . . 542
9.1.2. Necessità della facoltà di esercitare la potestà di ordine
sui fedeli ai quali si impartisce l’assoluzione . . . 544
a) Chiarimenti storici e dottrinali sulla natura di que- sta facoltà . . . 545
b) Acquisizione della facoltà . . . 548
a. Per assegnazione del diritto stesso. . . 548
b. Per concessione fatta da un’autorità competente . . . 549
c. Per “supplenza” della Chiesa . . . 550
c) Perdita della facoltà . . . 552
d) Altre questioni relative alla facoltà di rimettere i pec- cati. . . 552
a. Limitazioni e riserve alla facoltà di assolvere. . . 552
b. L’assoluzione di censure nel foro sacramentale. . . 554
c. Potestà di ogni sacerdote sui penitenti che si tro- vano in pericolo di morte . . . 555
9.1.3. Immunità da censure o da irregolarità che vietano la ce- lebrazione dei sacramenti . . . 556
9.2. Aspetti morali della condotta del ministro. . . 557
9.2.1. Doveri precedenti l’esercizio del ministero . . . 557
a) Scienza, prudenza e santità di vita . . . 557
b) Il dovere di essere disponibile a confessare . . . 560
9.2.2. Doveri del ministro nella celebrazione del sacramento. . . 561
a) L’azione del ministro come padre, buon pastore, medico dell’anima, maestro di verità e giudice benigno ed effi- cace del perdono . . . 561
a. Padre e buon pastore . . . 562
b. Medico dell’anima . . . 562
c. Maestro di verità. . . 564
d. Giudice benigno ed efficace del perdono . . . 565
b) Il dovere del confessore di aiutare il penitente ad acqui- sire le disposizioni necessarie per ricevere la grazia del sacramento. . . 566
c) Modo di procedere del confessore con alcune parti- colari categorie di penitenti . . . 568
a. Penitenti che non si confessano da molto tempo . . . 568
b. Penitenti “occasionari” . . . 569
c. Penitenti “recidivi”. . . 571
d) L’obbligo di imporre al penitente una soddisfazione adeguata . . . 573
e) Il dovere di assolvere . . . 576
a. Condizioni per negare o differire l’assoluzione . . . . 576
b. Norme per l’amministrazione del sacramento con as- soluzione condizionata . . . 577
9.2.3. Doveri susseguenti alla celebrazione del sacramento. . . 578
a) Il dovere del sigillo sacramentale . . . 578
b) Il dovere del confessore di riparare gli errori com- messi nell’esercizio del suo ministero . . . 582
9.3. Excursus: tutela della santità del sacramento della penitenza. . . 583
SEZIONE II L’EFFICACIA SALVIFICA DELLA PENITENZA SACRAMENTALE CAPITOLO10: GLI EFFETTI DEL SACRAMENTO DELLA PENITENZA. . . 591
10.1. La riconciliazione con Dio e il perdono dei peccati . . . 591
10.1.1. Il perdono delle colpe di tutti i peccati mortali e la can- cellazione delle pene eterne . . . 593
10.1.2. La remissione, almeno parziale, delle pene temporali . . . . 595
10.1.3. Il perdono dei peccati veniali . . . 596
10.1.4. La guarigione dalle ferite causate dai peccati . . . 597
10.1.5. La reviviscenza dei meriti mortificati dal peccato grave . . 598
10.2. La riconciliazione con la Chiesa. . . 599
10.3. La conformazione a Cristo nel suo Mistero Pasquale. . . 601
10.4. L’anticipazione del giudizio escatologico di Dio . . . 605
10.5. Riflessioni conclusive . . . 606
PARTE TERZA
DOTTRINA E PRATICA DELLE INDULGENZE
CAPITOLO11: IL DONO DELL’INDULGENZA . . . 611
11.1. Origine e primi sviluppi della prassi indulgenziale . . . 611
11.2. La dottrina classica delle indulgenze . . . 613
11.3. Nuove concezioni teologiche dell’indulgenza elaborate nel XX se- colo . . . 616
11.4. La discussione sulle indulgenze durante il Concilio Vaticano II. . 618
11.5. La Costituzione apostolicaIndulgentiarum doctrina di Paolo VI. 621 11.5.1. Principi dottrinali . . . 621
a) La nozione di indulgenza . . . 625
b) Valore e utilità delle indulgenze per la vita cristiana . . 627
11.5.2. Principi normativi . . . 628
a) Tipi di indulgenza e condizioni per il loro ottenimento 628 b) Indulgenze per i defunti . . . 629
11.6. Ultimi sviluppi della dottrina delle indulgenze . . . 630
11.7.Excursus: indulgenze e dialogo ecumenico . . . 631
11.8. Riflessioni sistematiche conclusive. . . 634
Bibliografia fondamentale . . . 643
Indice dei testi della Sacra Scrittura . . . 647
Indice dei nomi . . . 653
AAS Acta Apostolicae Sedis
ACal Analecta Calasanctiana
ACO E. SCHWARTZ(ed.),Acta Conciliorum Oecumenicorum:
t. I:Concilium universale Ephesinum (5 voll.); t. II: Conci- lium universale Chalcedonense (6 voll.), Berlin – Leipzig 1927-1932.
AL Archiv für Liturgiewissenschaft
AmiCl L’ami du clergé
AnBi Analecta Biblica
Ang. Angelicum
AS Acta Sanctorum. Société des Bollandistes, Bruxelles 18633 (rist. anast. Bruxelles 1968), 68 voll.
Asp. Asprenas. Rivista di scienze religiose
ASS Acta Sanctae Sedis
ATh Annales Theologici
ATG Archivo Teológico Granadino
Bib. Biblica
BibOr Bibbia e Oriente
BiLe Bibel und Leben
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ZKTh Zeitschrift für katholische Theologie
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ZThK Zeitschrift für Theologie und Kirche
Il sacramento della penitenza e della riconciliazione è uno dei più grandi doni che Gesù ha fatto alla sua Chiesa. Grazie ad esso il cristiano peccatore che, mosso dall’amore di Dio, sperimenta il bisogno di tornare a Lui, di ottenere il suo perdono e di rinnovare la propria vita, può essere sempre affrancato dal giogo di morte del peccato (cfr. Rm 6,16-18).
Con questo sacramento, infatti, Gesù (il Figlio di Dio fatto uomo [cfr.
Gv 1,1-18], Colui che è il Redentore dell’uomo e del mondo [cfr. Rm 3,23-24;
1Tm 2,5-6; 1Gv 2,2]), tramite il ministero sacerdotale, libera il peccatore dal carico funesto delle sue colpe. E nell’attuare questa liberazione, gli dona nuovamente la grazia dell’amore divino (che è lo Spirito Santo), colmandolo della gioia che soltanto Dio può dare. Lo reintegra, infine, nella piena comu- nione con il Padre celeste e con i fratelli nel mistero del suo Corpo Mistico che è la Chiesa, così che possa condurre su questa terra la vita propria dei figli di Dio.
La celebrazione del sacramento della penitenza e della riconciliazione è uno dei compiti fondamentali della Chiesa: è insita nel cuore stesso della sua missione, che consiste nel continuare nei secoli l’opera salvifica del Signore (cfr. Mt 28,18-20; Gv 17,18; Gv 20,21-23). Nella sua celebrazione, la Chiesa condivide con Cristo la lotta contro il male e contro la potenza corruttrice del peccato che conduce alla morte eterna (cfr. Mt 25,41; Rm 6,23; Gc 1,14-15).
Chiamando i peccatori alla conversione e offrendo loro la riconciliazione, essa mostra ai suoi figli che nella vita del cristiano il peccato non è mai qualcosa di definitivo, e che è sempre possibile ottenere il perdono di Dio e conseguire la vittoria, con Cristo e in Cristo, sul potere del male.
Nel presente volume, che intende essere essenzialmente un sussidio di- dattico ad uso degli studenti di teologia, prenderemo in esame il sacramento della penitenza nel contesto della storia della salvezza e, in particolare, del mistero di Cristo e della Chiesa. Ci soffermeremo sia sugli aspetti biblici e teologici del sacramento sia su quelli liturgico-celebrativi, antropologici e
pastorali, tenendo conto anche delle indicazioni offerte dal Concilio Vati- cano II nel n. 16 delDecreto sulla formazione sacerdotale «Optatam totius»:
«Nell’insegnamento della teologia dogmatica, prima vengano proposti gli stessi temi biblici. Si illustri poi agli alunni il contributo dei Padri della Chie- sa d’Oriente e d’Occidente nella fedele trasmissione ed enucleazione delle singole verità rivelate, nonché l’ulteriore storia del dogma, considerando anche i rapporti di questa con la storia generale della Chiesa. Inoltre, per illustrare quanto più possibile i misteri della salvezza, gli alunni imparino ad approfondirli e a vederne il nesso con un lavoro speculativo, avendo san Tommaso per maestro. Si insegni loro a riconoscerli sempre presenti ed operanti nelle azioni liturgiche e in tutta la vita della Chiesa. Infine, impari- no a cercare la soluzione dei problemi umani alla luce della rivelazione, ad applicare queste verità eterne alle mutevoli condizioni di questo mondo e comunicarle in modo appropriato agli uomini contemporanei».
Per quanto riguarda la struttura, il volume si articolerà in due parti: a) la prima, di carattere fondamentalmente storico-teologico, sarà incentrata sullo sviluppo della penitenza postbattesimale (sull’emergere della sua struttura e sulle sue implicazioni) e sul suo progressivo affermarsi nella vita della Chiesa; b) la seconda offrirà invece una trattazione sistematica sulla penitenza sacramentale.
Nei primi due capitoli affronteremo essenzialmente la questione del- l’origine in Cristo di questo sacramento, e analizzeremo i principali brani dei Vangeli (cap. 1) e di altri scritti neotestamentari che toccano questo tema (cap. 2). Particolare attenzione riserveremo alla questione della penitenza propria e specifica del battezzato peccatore. Il principio metodologico da noi assunto muove dalla consapevolezza che la penitenza cristiana è una novità connessa con la stessa novità di Cristo, con la rivelazione che Egli fa della misericordia di Dio, con la sua chiamata alla conversione e con la sua offerta di perdono e di riconciliazione. I cristiani dovranno sempre fare penitenza come cristiani, seguendo l’insegnamento di Gesù, e cercando il perdono dei peccati e la riconciliazione con Dio nella Chiesa, attraverso la mediazione dei ministri di Cristo e della Chiesa stessa.
In altre parole, più che cercare di assumere i dati biblici sul peccato, sulla penitenza e sulla riconciliazione secondo l’ordine dellahistoria salutis, ossia partendo dall’Antico Testamento fino ad arrivare al Nuovo, per mostrare progressivamente la specificità della penitenza cristiana (quella propria del
credente battezzato, membro della Chiesa), abbiamo preferito muovere dalla prospettiva che vede in Cristo il compimento della Rivelazione, sofferman- doci sulle sue parole, sui suoi gesti e sull’interpretazione che di essi ha dato la Chiesa Apostolica.
La scelta di questo approccio non comporta alcuna rottura (o dimenti- canza) con la Rivelazione veterotestamentaria sulla natura del peccato, della conversione, della penitenza e del perdono. Al contrario, essa ci consentirà di cogliere meglio il senso e il contenuto di verità delle realtà penitenziali dell’Antico Testamento, prefigurazione di quanto, nella pienezza dei tempi, è stato portato a compimento da Gesù Cristo.
Nei capitoli successivi offriremo una breve sintesi della dottrina e della prassi penitenziale della Chiesa nel corso della storia, prendendo in esame la penitenza postbattesimale nell’epoca dei Padri (cap. 3), nel Medioevo (cap. 4), nel periodo della Riforma (cap. 5) e nell’età moderna e contemporanea (cap. 6). Scopo di questa parte del nostro studio è analizzare i diversi modi in cui nel tempo è stato concepito e amministrato il sacramento della penitenza e della riconciliazione, così da discernere, al di là degli aspetti materiali e accidentali, i suoi elementi essenziali e perenni, utili ai fini dell’elaborazione teologica e della prassi pastorale.
La seconda parte del volume sarà divisa in tre sezioni. Nella prima studieremo gli elementi fondamentali della penitenza postbattesimale, muo- vendo dall’analisi della struttura della celebrazione del sacramento (cap. 7), e soffermandoci poi sui suoi “attori”, ossia a) sul penitente e sugli atti che deve compiere (cap. 8), e b) sul ministro di Cristo e della Chiesa, sulle condizio- ni che deve soddisfare e sul comportamento che deve tenere nell’esercizio del suo ministero (cap. 9). Nella seconda analizzeremo gli effetti del sacra- mento sul singolo e sulla vita della Chiesa (cap. 10). Nella terza, infine, ci occuperemo della dottrina e della pratica delle indulgenze (cap. 11).
Nel corso della trattazione, inoltre, analizzeremo i principali contributi offerti dalla ricerca teologica del XX secolo, in particolare quelli riguardanti la dimensione ecclesiale della penitenza (una dimensione iscritta nella natura stessa di questo sacramento, che riconcilia simultaneamente con Dio e con la Chiesa,per mezzo della Chiesa e nella Chiesa, e di cui occorre tener conto quando si studiano la sua celebrazione, il suo soggetto, il suo ministro e i suoi effetti) e il ruolo essenziale, nella struttura del segno sacramentale, degli atti del penitente, il cui atteggiamento deve essere attivo (i suoi atti di
pentimento, di confessione e di riparazione, infatti, contribuiscono a porre il segno sacramentale).
Cercheremo, infine, di mettere in rilievo la dimensione cristocentrico- trinitaria della penitenza sacramentale (la cui celebrazione comporta un incontro con Cristo che perdona, e offre una riconciliazione che non “ter- mina” nella comunità ecclesiale, ma in Cristo, e per mezzo di Cristo nel Dio Vivente, Uno e Trino, Padre, Figlio e Spirito Santo), così da evitare il rischio di cadere in un’interpretazione riduttiva del sacramento, sia in chiave prevalentemente ecclesiologica sia in chiave antropologica.
Al termine di ogni capitolo il lettore troverà alcuni orientamenti biblio- grafici fondamentali; le note in calce offriranno invece riferimenti specifici sui singoli argomenti trattati. Nella sezione dedicata alla bibliografia generale, infine, indicheremo le opere che riteniamo di maggiore utilità per chi si avvii allo studio di questo tema.
Prima di concludere, vorrei ringraziare il personale della Biblioteca della Pontificia Università della Santa Croce, in particolare il Direttore Dott.
Juan Diego Ramírez e la Dott.ssa Laura Rocchi, per il prezioso aiuto offerto- mi durante l’elaborazione di questo libro. Sono inoltre grato alla Dott.ssa Loretta Sanna per l’attenta lettura e l’accurata revisione del testo.
Roma, 2 ottobre 2019
LA PENITENZA NELL’ORDINE SACRAMENTALE DELLACHIESA
Mediante i sacramenti dell’iniziazione cristiana l’uomo riceve la vita nuova in Cristo. Già con il battesimo egli è introdotto nel dinamismo del Mistero Pasquale del Signore, nel mistero della sua morte e risurrezione: il battesimo fa morire l’uomo al peccato, lo affranca dal suo dominio, e lo fa rinascere a una nuova vita in Cristo Gesù (cfr. Rm 6,3-11), introducendolo nel popolo santo di Dio che è la Chiesa (cfr. Ef 5,26-27). Con il sacramento della confermazione il fedele è poi vincolato più perfettamente alla Chiesa, ed è arricchito di una speciale forza dallo Spirito Santo (cfr. At 8,14-17). Con la partecipazione all’Eucaristia (con la comunione al Corpo e al Sangue del Signore), infine, egli si unisce più strettamente a Cristo e, allo stesso tempo, a tutti i fedeli che costituiscono con Lui un solo Corpo (cfr. 1Cor 10,16-17).
La grazia e la nuova vita in Cristo, ricevute attraverso i sacramenti dell’iniziazione cristiana, rendono i fedeli santi e immacolati al cospetto di Dio (cfr. Ef 1,4). La ricezione di tali sacramenti, tuttavia, non restituisce l’armonia e l’equilibrio interiore di cui Dio aveva dotato i nostri progenitori.
Restano infatti le conseguenze del peccato originale: la fragilità e la debolezza della natura umana e l’inclinazione al peccato, che la tradizione chiama
“concupiscenza”, e che rimane nei battezzati «perché sostengano le loro prove nel combattimento della vita cristiana, aiutati dalla grazia di Cristo»1. Rigenerato dal battesimo, illuminato dalla parola di Dio e rinvigorito dalla potenza salvifica della confermazione e dell’Eucaristia, l’uomo possiede indubbiamente i mezzi per crescere nella vita cristiana, cercando la santità nel- la vita quotidiana, e affrontando il combattimento spirituale in modo da vin- cere tutte le tentazioni del Maligno (cfr. 2Pt 1,3-11). Egli, tuttavia, continua ad
1CCC 1426. In questo stesso numero delCatechismo della Chiesa Cattolica si precisa che «si tratta del combattimento della conversione in vista della santità e della vita eterna alla quale il Signore non cessa di chiamarci».
essere un viandante, un pellegrino sulla terra, in cammino verso la patria del cielo. La sua intelligenza e la sua volontà non sono ancora fisse nella Bellezza, nella Verità, nell’Amore che è Dio. Finché èviator, dunque, il cristiano deve camminare liberamente verso Colui che è l’origine e il fine ultimo della vita.
Egli è chiamato incessantemente a scegliere tra l’accettazione e il rifiuto della paterna volontà di Dio, che lo vuole salvo, nel rispetto, però, della libertà di cui l’ha dotato. Attraverso le sue scelte, dunque, l’uomo può esercitare resi- stenza e opporsi alla grazia, che lo muove a corrispondere all’Amore di Dio e lo fa camminare verso la vita eterna. Può avvenire, così, che, per l’umana debolezza, il cristiano perda, con il peccato, l’amicizia che lo unisce a Dio.
Proprio per rimettere i peccati commessi dopo il battesimo, il Signo- re, medico delle nostre anime e dei nostri corpi, ha istituito un sacramen- to specifico di guarigione e di salvezza: il sacramento della penitenza e della riconciliazione.
* * *
Il sacramento della penitenza è in stretto rapporto con il battesimo e con l’Eucaristia. Esso rimanda sempre alla prima e fondamentale conversione e riconciliazione battesimale, di cui rappresenta una sorta di “recupero”:
mediante la penitenza sacramentale (paenitentia secunda2), infatti, l’uomo, se l’ha perduta, riacquista la vita divina ricevuta con la grazia del battesimo.
Si rendono così nuovamente visibili la sua appartenenza piena alla Chiesa e la comunione di carità con Dio.
Ciò, tuttavia, non significa che la penitenza sia unreditus ad baptismum nell’interpretazione data da Lutero, ossia un ritorno all’innocenza battesima- le mediante la sola fede in Cristo redentore3. Il sacramento della penitenza conduce a un nuovo inizio, come il battesimo, ma comporta una modalità dell’agire divino e una modalità di collaborazione da parte dell’uomo (del cristiano) diverse da quelle proprie del battesimo. In questo senso i Padri affermano che la penitenza è unlaboriosus quidam baptismus, una sorta di battesimo laborioso, perché dona nuovamente lo stato di grazia ricevuto
2Cfr. TERTULLIANO,De paenitentia, 7,10: CCL 1,326. L’autore definisce la penitenza
«secundam post naufragium deperditae gratiae tabulam (la seconda tavola [di salvezza] dopo il naufragio della grazia [battesimale] perduta)»: TERTULLIANO,De paenitentia, 4,2; CCL 1,306. Si veda anche GIROLAMO,Epist. 130, 9: CSEL 56,189; PL 22,1115.
3Cfr. MARTINLUTHER,De captivitate babylonica Ecclesiae: WA 6,572.
nel battesimo, ma esige “il lavacro con le proprie lacrime”4, ossia con atti di riparazione personali5.
Con il battesimo l’uomo è inserito in Cristo, nel mistero del suo Corpo, e può partecipare con il Cristo Totale al sacrificio e al banchetto eucaristico.
Per chi, tuttavia, viene meno all’alleanza battesimale a causa del peccato, il recupero della vita di grazia e della veste candida, per partecipare alla mensa delle nozze dell’Agnello, si realizza soltanto attraverso il sacramento della penitenza: solamente dopo essersi riconciliato pienamente e visibilmente con Dio e con la Chiesa, il cristiano peccatore può accedere all’Eucaristia, che, insieme al battesimo e alla penitenza, costituisce una delle vie sacramentali della riconciliazione: ogni volta che si celebra il mistero eucaristico, infatti, si attualizza il sacrificio redentore di Cristo, il cui valore riconciliatore è infinito. L’Eucaristia, tuttavia, non rimette direttamente i peccati gravi, e dunque non rappresenta un’alternativa al sacramento della penitenza6.
Qualcosa di analogo può dirsi del rapporto tra la penitenza e gli altri sacramenti: la confermazione, l’ordine, il matrimonio e l’unzione degli infermi. Per poter accogliere la grazia divina che essi trasmettono, il cristiano peccatore deve tornare in comunione con Dio e con la Chiesa, il che implica la previa ricezione del sacramento della penitenza.
Nel caso in cui un malato in pericolo di morte non sia in grado di compiere gli atti penitenziali impostigli, ma voglia essere riconciliato con Dio e, dunque, implicitamente o esplicitamente, desideri ricevere il sacramento, sarà la stessa unzione degli infermi ad ottenergli la remissione dei peccati.
In breve, la penitenza e l’unzione degli infermi rappresentano i due sacramenti di guarigione dall’infermità mortale del peccato postbattesimale.
4Cfr. AMBROGIO,Epist. 41,12: PL 16,1116; GREGORIONAZIANZENO,Oratio 39,17:
PG 36,356A; GIOVANNIDAMASCENO,De fide orthodoxa, 4,9: PTS 12,185; PG 94,1124C.
5Su questo punto il Magistero della Chiesa precisa: «La penitenza del cristiano dopo la caduta è di natura molto diversa da quella battesimale e consiste non solo nel rifuggire dai peccati e nel detestarli, cioè in un “cuore contrito e umiliato” (Sal 51,19), ma anche nella confessione sacramentale dei medesimi, almeno nel desiderio e da farsi a suo tempo, e nell’assoluzione del sacerdote; e così pure nella soddisfazione col digiuno, le elemosine, le orazioni ed altre pie pratiche spirituali» (CONC. TRID., sess. VI,Decr. de iustificatione, cap. 14: DH 1543).
6Sul tema cfr. COMMISSIONETEOLOGICAINTERNAZIONALE, La riconciliazione e la penitenza (1982), in ID.,Documenta – Documenti (1969-1985), Città del Vaticano 1988, 417; A. GARCÍAIBÁÑEZ,L’Eucaristia, dono e mistero. Trattato storico-dogmatico sul mistero eucaristico, Roma 20173, 631-640.
INOMI DI QUESTO SACRAMENTO
Nella Tradizione della Chiesa il sacramento della penitenza postbatte- simale è indicato con diversi nomi, che, fondamentalmente, rispecchiano i suoi effetti salvifici e le singole parti in cui è strutturato7. Vediamo quali sono i principali.
– È chiamatosacramento della conversione perché realizza sacramen- talmente l’appello di Gesù alla conversione (cfr. Mc 1,15), il ritorno alla comunione con Dio.
Il termine “conversione”, dal latinoconverto, indica una svolta, un mu- tamento di orientamento e di vita8. Nella Sacra Scrittura la conversione è intesa come un volgere di nuovo il volto al Dio vivente, camminando nuova- mente verso di Lui dopo avergli voltato precedentemente le spalle, come un allontanamento dal peccato e un ritorno alla comunione con Cristo e con la Chiesa. Nella Bibbia dei LXX e nel testo greco del Nuovo Testamento (cfr.
Mt 4,17; Mc 1,15; Lc 24,47; At 3,19) il processo di conversione e la conver- sione stessa sono indicati perlopiù con i termini༁πιστρ༁φω(convertirsi) e
༁πιστροφ༁(conversione),̀ετανο༁ω(ravvedersi) èετ༁νοια(cambiamento radicale del giudizio o del pensiero e della condotta)9. La conversione di cui parla la Rivelazione, dunque, non soltanto richiede una rettifica del giudizio su cosa siano il buono, il vero e il giusto, ma esige anche che ci si allonta- ni dal peccato, che si riparino le ingiustizie commesse, e che si cambi vita, conformandosi ai comandamenti di Dio.
7Cfr. CCC 1423-1424. Per un approfondimento sul tema cfr. P.-M. GY,Les noms ont une importance, in AA.VV.,Pénitence et Réconciliation aujourd’hui, Paris 1974, 57-61; P. DE
CLERK,Petit lexique de la pénitence-confession-réconciliation, «Communautés et liturgies»
65 (1983) 521-528; R. BARILE,Il linguaggio penitenziale, RPL 240 (2003) 11-19; M. BUSCA, Da dove viene il titolo riconciliazione per il sacramento del cristiano penitente?, in AA.VV., Perdono e riconciliazione, Brescia 2006, 231-266.
8Cfr. A. BLAISE,Le vocabulaire latin des principaux thèmes liturgiques, Turnhout 1966, 594-597.
9Gli esegeti fanno notare che con il verbo༁πιστρ༁φωi LXX traducono il termine ebraicošûb, che vuol dire, in senso materiale e letterale, tornare al luogo da cui ci si è allontanati, e, in senso morale e religioso, convertirsi (il vocabolo è usato per sottolineare un cambiamento interiore, della volontà). Il verbòετανο༁ωè invece la traduzione del verbo ebraiconih.am, che significa ravvedersi, pentirsi (e che si usa per porre in rilievo un cambiamento di condotta). Sul significato di questi verbi, spesso usati come sinonimi, cfr.
G. BERTRAM,༁πιστρ༁φω–༁πιστροφ༁: ThWNT 7,722-729; J. BEHM– E. WÜRTHWEIN,
̀ετανο༁ω–̀ετ༁νοια: ThWNT 4,972-1004; J.A. TOSATO,Per una revisione degli studi sulla metanoia neotestamentaria, RB 23 (1975) 3-45, spec. 12-13, 36-39.