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A LCUNI PASSI FONDATIVI NELLA STORIA DEL MUSEO

Nel ripercorrere la storia del museo si deve in primo luogo ribadirne il suo ruolo strategico: il controllo di una società da parte di un gruppo sociale, politico o economico passa obbligatoriamente attraverso l’autorevolezza del gruppo stesso, quest’ultima si realizza e si legittima attraverso un preciso uso della storia della comunità da parte del gruppo che detiene il potere.143 È chiaro che il museo, inteso come luogo di conservazione della memoria, è uno strumento fondamentale per questa operazione di manipolazione culturale che investe di significato

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Dimostrando di esserne il naturale erede e prolungando il più possibile all’indietro questa storia creandosi radici antiche.

simbolico alcuni oggetti e fatti e li immette nella storia. Il museo è: “la sintesi di una delega collettiva nei confronti del tempo, del passato, del presente e del futuro”.144

In secondo luogo è necessario sottolineare come ripercorrere la storia dell’istituzione museo, come noi oggi la intendiamo, implica ripercorrere anche l’evoluzione del concetto di collezionismo: l’uso di accumulare al fine di conservare alcuni oggetti, riunire, raccogliere per preservare nel tempo e nella memoria con finalità di comunicazione culturale, è infatti un elemento antropologico di grande interesse perché rappresenta un modello non verbale delle percezioni della realtà del collezionista, ed è presente, anche se con diverse sfumature, fin dalle origini della storia dell’organizzazione sociale dell’uomo145 e vigente tuttora anche nella nostra sfera privata quotidiana.

Nel ripercorrere solo alcuni passi della storia del museo e del collezionismo si cercherà soprattutto di sottolineare come quest’ultimo, come il progetto e la ricerca che ne stanno alla base, siano rivelatori del rapporto tra pubblico e privato e di come, alla base della nascita di un museo, di una raccolta o di una collezione, ci sia quasi sempre un’iniziativa privata. Inoltre analizzando la prospettiva storica si rende necessario cogliere, dietro al progetto che origina una collezione, l’uso simbolico degli oggetti e lo stretto legame tra quest’ultimi con lo spazio nel quale vengono collocati. In particolare si evidenzieranno due periodi storici particolarmente cruciali per lo sviluppo del concetto stesso di museo dove le sfere del pubblico e del privato si mescoleranno: il Quattrocento e l’Ottocento, quest’ultimo ha fortemente influenzato il concetto di museo che noi tutti conosciamo.

Come già evidenziato, l’argomento potrà essere affrontato, ai fini del presente lavoro, solamente tracciando alcune linee generali, ma risulta importante sottolineare come la storia e lo sviluppo dell’istituzione museale dalle sue origini mantiene pressoché inalterata, come chiaramente sostenuto da Binni e Pinna, la sua forma più intrinseca: l’essere una macchina simbolica a funzionamento sociale e strettamente connessa con le politiche al potere. “Se non è vero che il museo è sempre esistito, è tuttavia probabile che la sua forma, elaborata in Europa tra la fine del ‘500 e il trionfo dell’età delle merci, resisterà a lungo; per ora, non è la forma museo a morire, è la sua gestione politico-culturale a deperire”.146

Nel XV secolo una serie ben nota di processi politici, economici e culturali, accompagnati da un’organizzazione sociale molto articolata e da nuovi ruoli produttivi portarono al Rinascimento:

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LUGLI A. Museologia in PINNA G. (a cura di) Tre idee di museo, Milano, Jaca Book, 2005, pag. 47.

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Solo a titolo di esempio, basti pensare ai corredi funerari, all’accumulo di oggetti nei templi mesopotamici, egiziani e greci. Anche i Neanderthal praticavano una specie di collezionismo (si veda l’opera di Leroi-Ghourhan). Ma si deve altresì sottolineare che le attività di raccogliere, collezionare, classificare, esporre che sfociano poi nell’istituzione-museo, non sono prerogativa di tutte le culture ma sono un prodotto principalmente della cultura di tipo occidentale.

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Cfr. BINNI L., PINNA G., Museo. Storia e funzioni di una macchina culturale dal cinquecento ad oggi, pag. 73. Corsivo di chi scrive.

nasceva il bisogno di una coscienza presente e si sceglieva un passato, nel caso degli umanisti del Quattrocento, l’età dell’oro era rappresentata dal mondo greco classico che doveva tornare in vita in nuove forme, è con questo spirito che si formarono numerose collezioni di antichità.

In questa fase dello sviluppo della storia del museo si ritrova ancora un legame con le esperienze antecedenti di raccolte nelle chiese e nei santuari, ovvero vi è ancora una matrice di tipo simbolico-religiosa nelle raccolte umanistiche. È in questo periodo, quando da un collezionismo esclusivamente religioso (fu proprio la Chiesa “la prima custode di oggetti e la prima a dedicare all’allestimento delle raccolte di reliquie e di reperti naturali un’attenzione di tipo museografico”147) si passa ad un collezionismo spiccatamente laico e che il termine “museo” inizia ad essere utilizzato in un’accezione più vicina a quella moderna. Nel Quattrocento il museo diviene un luogo segreto nel quale lo studioso umanista cerca di ricreare una sorta di microcosmo, un luogo dove raccogliere i propri pensieri e dove poter studiare ma non solo: queste attività si avvalgono dell’attività contemplativa degli oggetti di cui l’erudito è circondato.

Nel XV secolo si assiste quindi al fenomeno culturale, tutto italiano, della forma-museo denominata studiolo: privato, accessibile a un ristretto pubblico selezionato, gli studioli rappresentano una tappa importante nella storia del collezionismo perché sono la prima forma di museo privato. All’interno dello studiolo laico, che diviene una sorta di tempio-oratorio privato, si caricano gli oggetti di significati simbolici e le immagini hanno il compito di ristabilire un dialogo con gli antichi. Nasce un’idea di museo inteso come luogo di collezione ove esercitare un’attività di conoscenza e di creazione artistica in ritiro e solitudine: è in questo ambiente che si ricrea l’associazione con le Muse e tutto ciò che rappresentano.

In questa prima fase dell’evoluzione del concetto di museo si evidenzia quindi un’idea di museo non tanto come luogo di conservazione, ma un ambiente dove è possibile sviluppare un processo di conoscenza, un luogo di sapere con riferimento alla cultura antica; resiste anche una certa aurea di sacralità intesa però come spazio “altro” rispetto alla realtà quotidiana. Proprio come nel museo di Alessandria, il museo nato dalla cultura umanistica del periodo non è un luogo di mera conservazione di un patrimonio culturale riferito al passato, ma anche al presente e al futuro attraverso la produzione di nuova cultura e la sua comunicazione e diffusione.

Molto diverse saranno invece le Wunderkammer nate successivamente nelle regioni a nord delle Alpi, le stanze delle meraviglie dei principi con le loro collezioni enciclopediche, con i loro tesori ispirati da quelli religiosi non possedevano alcuna caratteristica museografica, mentre gli studioli

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CATALDO L.,PARAVENTI M., Il museo oggi. Linee guida per una museologia contemporanea. Milano,

avevano sempre un’iconografia strettamente legata al loro committente, decisa a priori secondo un progetto ben preciso, anche se a volte difficile da decifrare.148

È alla fine del Cinquecento che tramonta la forma-museo degli studioli e nasce l’esigenza di esporre le raccolte ad un pubblico più vasto e di conseguenza in luoghi più accessibili: le gallerie nelle case nobiliari diventano il luogo ideale per l’autocelebrazione del potere e il prestigio della famiglia.149 Ma siamo ancora lontani dell’idea di museo pubblico che oggi conosciamo: gli oggetti di queste collezioni erano un sussidio per lo studio del mondo classico, strumenti di lavoro da usare per produrre cultura, per la ricerca a disposizione di pochi selezionati frequentatori; si deve però sottolineare come nel Rinascimento si perfezionò un’idea di museo, o meglio, di collezionismo in un’ottica antropocentrica. Il collezionismo di questo periodo aveva anche lo scopo, non certamente secondario, di rendere evidente il ruolo che la nuova aristocrazia stava assumendo nel contesto politico italiano.

Il museo moderno, nel senso di collezione come bene pubblico, di fruibilità allargata il più possibile, nasce soltanto con l’Illuminismo e la Rivoluzione francese. 150

Si può confermare come a partire dagli inizi del Settecento il museo inizi a sviluppare una precisa vocazione educativa, si inizia comincia a discutere sulle problematiche relative all’esposizione delle diverse collezioni, si analizzano le diverse denominazioni esistenti e gli ambienti nei quali le raccolte sono ospitate.151

Fu grazie ad una serie di acquisizioni, volute dal Parlamento inglese, di alcune importanti collezioni private (tra cui la famosa raccolta di Sir Hans Sloane), che nel 1759 aprì al pubblico il British Museum: il primo museo di stato, cioè sovvenzionato dallo stato, diretto da un gruppo di scienziati, un vero e proprio centro di ricerca scientifica che esponeva i suoi risultati anche a beneficio dei non addetti ai lavori. Questo è un momento importante nella storia del museo: per la prima volta una collezione (somma di collezioni private acquistate dallo stato) non era più destinata

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Lo studiolo di Francesco de’ Medici, ad esempio, rispecchiava gli interessi esoterici del granduca, conservata in armadi dipinti, la sua collezione si basava sui quattro elementi naturali e sugli effetti delle arti sulla natura. Lo studiolo di Lionello d’Este invece esaltava il buon governo e i successi del committente richiamando il modello principe-filosofo di Platone nella Repubblica.

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Le gallerie degli Uffizi nascono per esporre le collezioni medicee, come la galleria Visconti a Milano o quella dei Gonzaga a Sabbioneta.

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Dobbiamo fare un brevissimo accenno al contesto storico culturale nel quale il museo moderno prende vita: da un lato la Francia assolutista e la sua accentratrice politica culturale, dall’altro l’Inghilterra che vede rafforzata la ricerca scientifica e la borghesia finanziaria. Con l’Illuminismo poi si consolida un’ideale di conoscenza che appartenga ad un gruppo di persone molto più vasto rispetto ai precedenti, un servizio pubblico offerto alla società nascente e affidato allo stato, concetto che si affermerà ancora di più nel secolo successivo. È da queste premesse che nascono due musei di importanza storica: il Jardin du Roi a Parigi e il British Museum a Londra.

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È infatti nel 1727 che viene pubblicato il primo studio puntuale sui temi appena esposti e con un inventario piuttosto esaustivo e dettagliato delle raccolte presenti nelle maggiori città europee da parte di

ad un ristretto numero di persone selezionate personalmente da nobili e principi proprietari, una raccolta non più destinata a suscitare mirabilia e curiosità, o destinata ad attività di studio e di ricerca per eruditi, ma una vera istituzione dotata di finalità didattiche, destinata ad un ampio spettro di visitatori152 e uno strumento di identità collettiva e non più individuale.

È dunque in Francia ed in Inghilterra che nel corso del XVIII secolo, avviene il passaggio tra collezione privata e museo pubblico. Il decisivo passo in avanti nell’identità del museo avviene con la Rivoluzione francese: i patrimoni provenienti dalle collezioni reali, aristocratiche ed ecclesiastiche confiscati e considerati “beni pubblici” vengono presi in carico dal nuovo Stato che si assume la responsabilità della loro tutela.153

L’elemento più significativo è che la Francia della borghesia al potere accelera il processo di allargamento della fruizione del museo che si era precedentemente innescato: le collezioni erano aperte gratuitamente il sabato e la domenica, mentre durante la settimana l’accesso era riservato agli artisti e studiosi; il museo era fortemente orientato in senso didattico, aveva anche un compito morale, diviene una macchina funzionale alle nuove esigenze del potere e al nuovo assetto sociale, deve sancire il carattere di proprietà collettiva, deve educare il cittadino modello, esaltare i nuovi valori della nazione e sviluppare il pensiero scientifico.154

Lo stretto rapporto tra museo e potere politico si rende ancora più evidente con l’inizio delle campagne napoleoniche, l’espansione militare in Europa è sottolineata simbolicamente dai risarcimenti di guerra imposti dalla Francia sotto forma di oggetti e opere d’arte. 155

Il modello vincente del museo napoleonico si spiega nell’uso strategico di ciò che tale museo simboleggiava: la borghesia al potere si riappropriava per la seconda volta di un segno del potere delle caste dominanti “rendendo produttivo, politicamente ed economicamente, quello che finora era stato molto spesso un giocattolo di lusso per pomeriggi di pioggia. La macchina del museo si presta straordinariamente all’organizzazione del nuovo sapere borghese”156 in grado di

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Anche se ancora non accessibile ai ceti più bassi della popolazione inglese.

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Custoditi in quattro musei ognuno dedicato ad una specifica disciplina (scienze naturali, arte, storia, tecnica): Muséum d’histoire naturelle, Muséum National (il Museo del Louvre che diventò il simbolo del potere del governo rivoluzionario), Muséum des Art et des Métiers e Muséum des Monuments français.

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Un felice esempio di museo precursore rispetto ai tempi e come tale destinato a rimanere un’isola solitaria, è la nascita, nel 1790 in Romania, a Brukental, del Museum di Sibiu, il quale inglobava materiale di interesse etnografico non di popoli e culture lontane ed esotiche, ma locali, per la difesa della cultura della Transilvania e dei Carpazi.

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Il Louvre, battezzato nel 1803 Musée Napoleon, diviene il museo con la raccolta più vasta ed importante a livello europeo e a fare di Parigi la capitale dell’arte, non solo per le ricchezze “di rapina”, ma per diverse acquisizioni come, ad esempio, le antichità dei Borghese acquistate nel 1808; si eseguirono dei miglioramenti architettonici, le opere degli artisti coevi vennero esposte separatamente, si accompagnano le opere con testi esplicativi mentre il libero accesso favorisce la nascita di nuove figure specializzate come la nomina di un direttore, addetti al restauro, custodi; nascono nuovi musei nelle province con la ridistribuzione delle raccolte parigine.

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trasmettere, attraverso un linguaggio coinvolgente, la storia della nazione. Ormai il museo assume i connotati di una vera e propria istituzione culturale: sostenuta dal potere politico e con ruoli sociali stabiliti, il museo diventa luogo della memoria e di comunicazione di massa.

Nell’Ottocento il museo-monumento, dalle architetture imponenti, “soglia” da attraversare con le sue architetture che richiamavamo il Pantheon, il tempio greco o le ville palladiane si sviluppa compiutamente in tutta Europa con un particolare interesse (sotto l’influenza del romanticismo e del positivismo) per l’archeologia e le vestigia storiche anche negli stati in cui la borghesia non era al potere.157

Le rivoluzioni nazionali che attraversano l’Europa alla metà del secolo sono quasi sempre seguite dall’istituzione di musei storici per educare ai valori della nuova cultura nazionale, ovunque sorgono piccoli e grandi musei di scienze naturali, di archeologia.158

Sintetizzando, la più importante differenza tra la concezione del museo settecentesco e quella ottocentesca risiede nel fatto che, dopo la Rivoluzione, il museo è pubblico, nel senso di avere una funzione di pubblica utilità, non è più aperto ad un flusso limitato di utenti, il museo si apre ora a un pubblico indistinto, non più composto solamente da studiosi ed artisti, riservato ad una ricerca specialistica e si inizia ad osservare con attenzione gli effetti che la visita stessa produce sui fruitori; la nuova classe borghese è pienamente consapevole dell’importanza del museo e del suo uso pubblico.159

La svolta epistemologica consiste nel fatto che mentre prima era il principe a scegliere cosa collezionare secondo il suo gusto e la sua sensibilità, il museo della borghesia nascente concepisce una collezione di tipo enciclopedico, in linea con una logica positivista e totalizzante: era necessario raccogliere tutto, classificare tutto, conoscere tutto.

Nello specifico, la situazione italiana dopo il 1861 non vede particolari innovazioni: le varie collezioni aristocratiche dei diversi Stati preunitari vennero prese in consegna dal nuovo Stato, privandoli delle insegne delle casate diventano della collettività e strumento didattico per educare il popolo. Il museo italiano assume in questo periodo il compito di rappresentare le virtù civiche e di documentare la storia del territorio e delle diverse realtà cittadine. Si deve sottolineare che è proprio in questi anni che si forma la struttura portante della conservazione locale italiana, si consolida la vocazione didattica del museo, si cercano collegamenti con il progresso tecnico e industriale.

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Nel 1816 il Parlamento inglese decise di acquistare i marmi del Partenone per il British Museum, nel 1824 nasce la National Gallery, nel 1830 una Gliptoteca viene appositamente costruita a Monaco, nello stesso periodo nasce il Museo reale di Berlino, nel 1840 l’Ermitage viene aperto al pubblico e nel 1846 viene istituito il famoso Victoria and Albert Museum, nel 1847 a Dresda, nasce la Gemäldegalerie per volontà di Federico Augusto II di Sassonia e il Naturhistorishes Museum a Vienna.

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Crf. PANSINI S.Museo e territorio. Bari, Progedit, 2004, pag. 49-52.

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I numerosi musei civici nati in tale periodo venivano percepiti come strumenti per la ricerca di una comune identità italiana, quindi si rafforza la funzione formativa del museo, utili per lo sviluppo del cittadino, per garantire uguaglianza nella fruizione di beni fino a quel momento sottratti ai più e quale elemento di attrazione per i visitatori; il museo civico può facilmente accogliere i diversi livelli di documentazione della storia della città e del suo territorio. Il museo era ormai divenuto chiaramente un istituto non solo di conservazione ma di promozione culturale, con finalità pubbliche e a beneficio della collettività.

È in questo stesso momento che nascono anche i musei americani, spesso originati da collezioni private donate all’amministrazione pubblica per il bene e la fruizione di tutta la comunità160: tutti ispirati al modello europeo del museo borghese ma con un maggior orientamento didattico e una maggior apertura a nuove discipline artistiche e scientifiche161, simbolo dell’iniziativa privata di ricchi magnati che vedevano nel collezionismo una forma di investimento e di prestigio sociale (donazioni, finanziamenti municipali e sottoscrizioni pubbliche fanno crescere, in breve tempo, le risorse a disposizione di questi musei in modo esponenziale). Quello che caratterizza questi musei americani è lo stretto rapporto tra museo, collezionismo privato, mercato dell’arte e mercato finanziario: è in America che nasce il concetto, che detterà poi legge nel XX secolo ed importato anche in Europa, del museo-impresa, di una gestione manageriale dell’istituzione museo dove il gusto del pubblico, i suoi orientamenti diventano fondamentali e dettano le mode.

L’industrializzazione ottocentesca favorì anche la nascita di musei di arte applicate all’industria, nati sulla scorta delle grandi Esposizioni Universali che proponevano il campionario delle moderne scoperte in campo industriale e di artigianato di alto livello. La prima esposizione si tenne nel 1851 proprio dove la rivoluzione industriale era iniziata: Londra162; nei padiglioni costruiti ad hoc si dispiega lo spettacolo della diversità dove la comparsa di mondi esotici e del loro corredo materiale farà, negli anni seguenti, sempre maggior comparsa.

Il grande consenso di pubblico delle Esposizioni Universali furono un momento fondamentale per lo sviluppo di un nuovo concetto di museo e della sua architettura esterna ed interna: siamo ormai in una fase successiva dove la funzione espositiva e l’allestimento cominciano ad avere una maggiore importanza rispetto all’edificio “monumentale” del museo in sé, si sperimentano e si nobilitano

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Il primo, nel 1865 a Washington con un’organizzazione e una formula molto europea, nel 1869 viene fondato da alcuni industriali il Metropolitan Museum a New York, nel 1870 il museo delle Belle Arti di Boston.

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I musei americani svolgono da sempre un ruolo molto attivo sia nell’educazione culturale attraverso il sistema scolastico, sia nella ricerca scientifica.

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Il Victoria and Albert Museum nacque proprio con il contributo di un membro del Comitato esecutivo dell’Esposizione del 1851. Il museo restava aperto la sera per permettere alle classi lavoratrici di visitarlo e successivamente il quartiere fu arricchito con la biblioteca, l’anfiteatro e la scuola d’arte.

nuovi materiali da costruzione (ferro, ghisa, vetro, etc…), si organizzano gli spazi in funzione dell’esposizione degli oggetti, la funzione didattica comincia a prevalere sulle altre e il museo diventa un luogo collettivo di grande successo, non solo come macchina educativa ma come

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