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6 Comportamento meccanico

6.2.3 A NALISI DEI RISULTAT

I provini di schiume realizzati sono stati sottoposti a test dinamici caratterizzati da 30 cicli, in modo da determinare la stabilità meccanica e valutare l’isteresi del materiale [83],[84]. La Figura 51 mostra la curva sforzo-deformazione per il provino ZF_60% con una deformazione del 25% a diversi cicli.

Figura 51: Curva σ-ε per il provino ZF_60% a diversi numeri di cicli (ε=25%).

Tutte e 4 le curve presentano il fenomeno dell’isteresi in quanto la fase di carica è diversa da quella di scarica. Inoltre, dalla Figura 51 è possibile notare come sia evidente la differenza tra la curva tracciata per il ciclo 1 rispetto agli altri tre cicli. Tra il ciclo 1 e il ciclo 10 è possibile osservare una riduzione dello stato tensionale mentre al di sopra del decimo ciclo lo stato tensionale non subisce notevoli variazioni, indicando invece una buona stabilità meccanica della schiuma.

Risultati significati si possono ottenere se si aumenta la deformazione passando dal 25% al 50% (Figura 52). L’energia assorbita dalla schiuma decresce notevolmente dopo il ciclo 1 ma già al termine del decimo si entra nella zona stabilizzata, dove le curve di carica e scarica sono quasi sovrapposte.

Figura 52: Curva σ-ε per il provino ZF_60% a diversi numeri di cicli (ε=50%).

L’apprezzabile differenza tra il primo e i cicli successivi potrebbe essere correlata al comportamento gommoso del materiale, comportamento tipico dei materiali che presentano l’effetto Mullins con una fase inziale di stabilizzazione ed una successiva fase stabilizzata [85]. Tuttavia, nella Figura 52 si osserva un apprezzabile cambiamento della sollecitazione di compressione tra il primo e il decimo ciclo. Questo comportamento, oltre all’effetto Mullins, potrebbe essere causato da una leggera degradazione del materiale [86]. La dimensione irregolare delle celle può influenzare il comportamento meccanico e la stabilità della schiuma [83]. Siccome l’effetto di degradazione non è significativo per questi materiali compositi, si considera che dopo il decimo ciclo il materiale presenti una risposta meccanica stabile, garantendo comunque prestazioni accettabili anche ad elevato numero di cicli.

I test a compressione mostrano, quindi, una residua deformazione plastica all’interno delle schiume. Tuttavia, la deformazione residua è molto bassa (circa il 2% per deformazioni del 25% e circa il 6% per deformazioni al 50%). Il recupero non completo del volume potrebbe essere correlato al raddrizzamento delle pareti cellulari [87] ma analogamente potrebbe essere dovuto alla natura porosa del materiale che permette, durante la fase di scarica, il rientro dell’aria con conseguenti recuperi di spessore [86]. Tuttavia, la bassa deformazione residua al termine di ogni ciclo, anche ad alti stati tensionali, conferma che la riduzione della tensione osservata non è significativamente associata a irreversibili fenomeni di danneggiamento, che avrebbero potuto causare rotture delle pareti cellulari.

La Figura 53 mostra l’evoluzione del carico massimo all’aumentare del numero di cicli, al fine di evidenziare come il contenuto di zeolite influenzi la stabilità della schiuma durante le prove compressione ciclica.

Figura 53: Tensione massima all’aumentare del numero di cicli a diversi contenuti di zeolite (ε=50%).

Inoltre, per ogni curva è stata calcolata l’area d’isteresi intesa come energia dissipata tra il ciclo di carica e di scarica. L’area di ogni ciclo rappresenta l’area di isteresi ovvero l’energia dissipata per ogni ciclo. Di conseguenza, l’energia dissipata (Ed) è stata calcolata mediante la seguente

equazione:

( )

0 0 12 max max d E ε d d ε σ ε σ ε =

60

L’andamento dell’area di isteresi al variare del numero dei cicli è riportato nella Figura 54.

Figura 54: Area di isteresi all’aumentare del numero di cicli a diversi contenuti di zeolite (ε=50%).

In entrambi i grafici l’asse y è espresso in scala logaritmica per permettere un confronto delle proprietà meccaniche dei provini sia ad alto che a basso contenuto di zeolite.

La riduzione della tensione massima e dell’area di isteresi, che avvengono prevalentemente nei primi cicli, è più marcata ad alti contenuti di zeolite. In particolare, il campione ZF_70% è quello che subisce la diminuzione più evidente delle proprietà meccaniche, per poi entrare, come per gli altri campioni, nella zona di stabilizzazione. Questo comportamento a carichi ciclici di compressione potrebbe essere attribuito a un aumento di rigidezza e resistenza nei campioni ad alti contenuti di zeolite. I meccanismi che provocano l’inziale riduzione delle proprietà meccaniche potrebbero essere dovuti sia ad instabilità elastica delle pareti cellulari, che alla formazione di difetti interni. Questo comportamento potrebbe essere causato dal processo di schiumaggio. Studi di letteratura [87],[88], infatti, hanno dimostrano che la fase di schiumaggio potrebbe generare occasionalmente la cristallizzazione delle nervature cellulari della schiuma, portando ad un indebolimento della connettività cellulare. L’indebolimento strutturale potrebbe favorire la formazione di microlesioni durante la sollecitazione ciclica, con una conseguente riduzione significativa della resistenza dopo la fase di carico iniziale [89].

Tuttavia, il danneggiamento meccanico di queste regioni non porta a una degradazione netta delle prestazioni meccaniche delle schiume composite perché durante la fase di prova non si osservano porzioni di schiuma che si separano. Questo significa che, nonostante l’iniziale danneggiamento, la struttura cellulare non subisce complessivamente grossi danni, riuscendo a preservare l’integrità e la stabilità meccanica della schiuma.

Figura 55: Tensione massima normalizzata all’aumentare del numero di cicli a diversi contenuti di zeolite (ε=50%).

La differenza tra schiume a basso e ad alto contenuto di zeolite può essere evidenziata normalizzando il valore della tensione massima di ogni ciclo rispetto a quella del ciclo iniziale Figura 55. A bassi contenuti di zeolite, la tensione normalizzata non subisce notevoli diminuzioni rispetto al valore iniziale. Superata una soglia limite di zeolite, circa il 50%, il comportamento cambia e, in particolare, si ha una zona di stabilizzazione più ampia rispetto alle schiume a basso contenuto di zeolite. Questa soglia limite è la stessa che è stata individuata durante le prove di compressione, segnale che sopra il 50% di zeolite si ha una transizione evidente delle proprietà meccaniche delle schiume composite. Questa valutazione conferma che le schiume ad alto contenuto di zeolite subiscono un effetto Mullins più marcato ed hanno una zona di stabilizzazione più grande [90].

Un importante ruolo delle performance cicliche può essere attribuito all’incremento di rigidezza e resistenza all’aumentare del contenuto di zeolite, che aumenta l’instabilità delle celle, favorendo la formazione di difetti strutturali.

Tuttavia, nonostante questa differenza, le schiume ad alto contenuto di zeolite non presentano grossi difetti strutturali, mostrando una riduzione massima della tensione, rispetto a quella inziale, del 30%. In definitiva, questa riduzione non elevata dello stato tensionale è un risultato ottimale perché è stato dimostrato che le schiume sono resistenti e stabili anche a un numero elevato di cicli.

La spiegazione dell’effetto Mullins rimane ancora una delle maggiori sfide dell’ingegneria dei materiali; infatti, tutt’oggi ancora non esiste un modello universale valido per spiegare il fenomeno, poiché da esso dipendono numerosi modelli di interpretazione del comportamento meccanico dei materiali gommosi in funzione della loro “storia meccanica”. Di conseguenza, essendo il comportamento meccanico dipendente dalla storia del materiale, le proprietà (in questo caso la σmax)

saranno dipendenti da ciò che il materiale ha subito e subirà per i cicli successivi. Quindi, i risultati sperimentali possono essere considerati promettenti e stimolanti.