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L’abitudine: automaticità nella scelta del modo di trasporto

l’apprendimento e gli atteggiamenti degli utenti rispetto al rischio

Capitolo 4 – L’ABITUDINE NEI COMPORTAMENTI DI VIAGGIO

5 L’abitudine: automaticità nella scelta del modo di trasporto

5.1 Introduzione

Quando il comportamento di viaggio è abituale, la presentazione di un obiettivo di viaggio (destinazione) attiva automaticamente una modalità di trasporto nella memoria, senza coinvolgere un problema decisionale; si tratta di un comportamento automatico

goal-directed. La letteratura dimostra che le risposte automatiche sono difficili da controllare e ancor di più da sopprimere. Se si intende effettuare un’azione

goal-directed diversa da quella abituale è necessario fare ricorso all’attenzione per interrompere l’abitudine (ciò può essere più facile a dirsi che a farsi). Quando l’attenzione è assorbita da altre attività, e l’intenzione di eseguire un’azione alternativa non è sufficientemente forte, l’attivazione in memoria di un programma abituale potrebbe condurre, invece che a scegliere l’azione alternativa, ad eseguire il comportamento abituale. A dimostrazione di quanto appena affermato, si prenderà come esempio l’esperimento condotto da H. Aarts e A. Dijksterhuis nel 2000. Ai partecipanti, dopo la presentazione di obiettivi di viaggio, è stato chiesto di rispondere con il modo di trasporto che avrebbero impiegato per raggiungerli. Tale scelta è però subordinata al rispetto di istruzioni di cui si discuterà nella sezione: “La procedura sperimentale”. I risultati hanno mostrato che le risposte abituali sono più difficili da controllare (o eliminare) delle risposte non abituali, e che la soppressione delle risposte abituali è particolarmente difficile quando l’attenzione è assorbita da un compito secondario.

5.2 Lo studio di H. Aarts e A. Dijksterhuis

5.2.1 Obiettivo

L’esperimento, condotto presso l’Università degli Studi di Nijmegen (Olanda), aveva lo scopo di studiare il comportamento di viaggio di 56 studenti. Contrariamente ad altri studi sulle abitudini, nei quali le misure di abitudine sono solitamente ottenute da stime di frequenza del comportamento passato self-report, non si è misurata, ma si è sperimentalmente variata la forza dell’abitudine. Più concretamente, si è studiata la scelta degli studenti di andare in bicicletta in risposta agli obiettivi di viaggio come

esempio di comportamento abituale, e la scelta del treno come esempio di comportamento non abituale. Quindi, le scelte di andare in bicicletta in risposta agli obiettivi di viaggio sono state trattate come abituali, mentre le scelte di ricorrere al treno sono state trattate come non abituali.

5.2.2 I partecipanti

I partecipanti sono stati reclutati in modo che le quattro modalità di viaggio (cioè a piedi, autobus, bicicletta, treno) fossero realistiche sia per distanze di viaggio brevi che per quelle relativamente lunghe.

5.2.3 Gli obiettivi di viaggio

Per comprendere quali obiettivi di viaggio prendere in considerazione, è stato necessario un preliminare studio pilota da cui sono emerse cinque destinazioni abituali e cinque destinazioni non abituali. Le prime rappresentano obiettivi per i quali la bicicletta costituisce la modalità tipica di trasporto, mentre per le seconde i partecipanti tendono ad usare il treno come modalità di viaggio consueta. Si tratta di mete per cui è stato registrato un considerevole numero di abbinamenti ripetuti con una specifica modalità, il che denota una forte associazione o abitudine.

5.2.4 La procedura sperimentale

Per dimostrare che le risposte abituali sono difficili da reprimere o controllare, è stata impiegata una procedura sperimentale in cui è stato chiesto ai partecipanti di immaginare di dover viaggiare da casa verso diverse destinazioni (le dieci destinazioni citate precedentemente). Dopo aver elaborato l’obiettivo di viaggio, i partecipanti hanno scelto una modalità di viaggio in risposta alle diverse destinazioni che venivano presentate sullo schermo con le seguenti modalità:

1. manipolazione del permesso della modalità tipica e 2. manipolazione di carico cognitivo.

Nella modalità “Manipolazione del permesso della modalità tipica”, metà dei partecipanti ha ricevuto istruzioni per parlare della modalità di viaggio che usavano

normalmente per le destinazioni presentate. Questa condizione è stata definita: modalità

tipica permessa. Così, la bicicletta era il modo tipico per le prove abituali, e il treno costituiva la modalità tipica per le prove non abituali. L’altra metà è stata istruita per non parlare del modo di trasporto che normalmente avrebbe utilizzato, ma di nominare invece un’alternativa. Poiché queste ultime istruzioni non consentono ai partecipanti di rispondere con la modalità di viaggio tipica, questa condizione è stata etichettata:

modalità tipica non permessa. Come risultato, in questa condizione ai partecipanti è stato implicitamente richiesto di sopprimere la tipica modalità di viaggio. Nella modalità “Manipolazione di carico cognitivo”, a metà dei partecipanti è stato richiesto di segnalare la somma delle due cifre poste su entrambi i lati della parola di destinazione (ad esempio 5 università 8) prima di rispondere con una modalità di viaggio. Questa condizione è etichettata: condizione di carico cognitivo, in quanto durante il processo, l’attenzione è stata suddivisa tra sommare prima le cifre e poi rispondere con una modalità di viaggio. All’altra metà dei partecipanti non è stata richiesta l’esecuzione dell’operazione di somma. Questa condizione è denominata:

nessuna condizione di carico cognitivo.

La condizione sperimentale che impone di non rispondere con la tipica modalità di viaggio, è di fondamentale importanza dal momento che ai partecipanti viene chiesto di sopprimere la loro abituale modalità di scelta di trasporto in risposta ad un obiettivo di viaggio. Se vi è un’associazione automatica tra una destinazione e una modalità di viaggio dopo che il comportamento è diventato abituale (ad esempio università  bicicletta), la soppressione di questa risposta abituale e automatica sarà difficile e richiederà controllo e attenzione. Quindi, nell’esperimento, la soppressione della modalità abituale è stata testata sia in condizioni di carico cognitivo che in condizioni di assenza di carico. Si ponga attenzione al fatto che ai partecipanti è stato concesso un tempo assai breve (pari a tre secondi) per fornire le risposte.

Ai partecipanti sono state presentate, in ordine casuale, le dieci destinazioni ottenute dallo studio pilota, precedute da quattro prove pratiche. La variabile dipendente è la percentuale delle risposte di modalità tipiche attraverso le cinque prove abituali (cioè l’uso della bicicletta), e la percentuale di risposte di modalità tipiche attraverso le cinque prove non abituali (cioè l’uso del treno).

5.2.5 I risultati

I risultati mostrano che le azioni abituali (uso della bicicletta) sono più difficili da eliminare rispetto alle azioni non abituali (uso del treno). Più specificamente, i dati delle risposte “bicicletta” dimostrano che la soppressione di risposte abituali è più difficile sotto condizioni cognitive difficili (si veda la Tab. 4.3), mentre ha avuto successo quando una sufficiente attenzione veniva riservata a questo compito. In generale, quindi i risultati confermano l’idea che le risposte “bicicletta” si attivano automaticamente in seguito alla presentazione di obiettivi di viaggio; mentre questo riguarda in misura minore le risposte non abituali (treno), come illustrato nella Tab. 4.4 [H. Aarts e A. Dijksterhuis, 2000].

Ricapitolando, quando le istruzioni consentono la modalità tipica di trasporto, il carico non ha un effetto significativo sulla probabilità di rispondere con il modo abituale, poiché la risposta avverrà comunque automaticamente. Quando invece le istruzioni sopprimono il modo tipico, il successo della soppressione è più probabile sotto condizioni di assenza di carico. Tuttavia, il non successo della soppressione emerge solo per le azioni abituali; vale a dire, che il carico mette in pericolo il successo della soppressione di risposte abituali, ma non delle risposte non abituali.

Tabella 4. 3 Percentuale delle risposte “bicicletta”

Fonte: H. Aarts e A. Dijksterhuis, 2000

Tabella 4. 4 Percentuale delle risposte “treno”

Concludendo, il fatto che i partecipanti hanno avuto difficoltà nel sopprimere il modo abituale di viaggio sotto condizioni di carico cognitivo, cioè quando l’attenzione viene assorbita da un compito secondario, conferma l’idea che le abitudini sono risposte automatizzate. Cioè, i viaggi abituali sono rappresentati mentalmente da strutture in cui l’obiettivo di viaggio viene automaticamente associato a una determinata risposta di modalità di viaggio. Inoltre, gli autori dello studio hanno contribuito a chiarire un importante meccanismo alla base dell’esperienza comune: fare le cose nel modo in cui sono state fatte precedentemente, nonostante l’intenzione di volerle fare in un altro modo. È però importante sottolineare che, essendo lo studio confinato ad un specifico campione di persone (studenti universitari) e a due tipi di comportamenti (uso abituale della bicicletta e uso non abituale del treno), ovviamente i risultati osservati non possono essere semplicemente generalizzati a tutti i tipi di impostazioni, persone e comportamenti goal-directed.