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Capitolo 3. Il cerimoniale Gli ambasciatori veneti a Londra tra pubblic

3.3. Abitudini e costumi

Seguendo i dettami del costume inglese, gli inviati della Serenissima avrebbero dovuto accompagnare la corte del re ogniqualvolta essa si fosse spostata per le sue varie residenze. Infatti, il 31 dicembre 1706 il Corner diceva: “Fui in obbligo di esser sempre con sua Maestà per tutte le parti, e continuar il soggiorno in questa con tutti li altri Ministri, e conforme l’uso.”57. Ogni dimora aveva la propria funzione. C’era il palazzo di Kensington dove ci si

dirigeva poiché l’aria era più salutare rispetto a quella di Londra; quello di Windsor atto ad ospitare i sovrani nel periodo estivo per il miglior clima che offriva; la residenza di Newmarket che proponeva “il divertimento delle cacce, e corse de cavalli, diletto particolare

della Nazione”58; infine quelle londinesi di Hampton Court e di St. James. Come abbiamo

visto la sede di St. James era il luogo dove venivano ufficiate le pubbliche udienze, ma non nel caso del Cappello che aveva dovuto completarla a Kensington. Quest’ultima sede era stata riservata nel maggio del 1710 alla rivisitazione della cavalleria delle guardie di Sua Maestà. In quell’occasione erano presenti degli indiani d’America giunti in Inghilterra tramite delle navi mercantili inglesi e spesati interamente dalla regina. In una pianura vicino al palazzo “fu copioso al più alto segno il concorso della Nobiltà e popolo di Londra per la

56 ASVe, Senato, Dispacci degli ambasciatori e residenti, Inghilterra, Filza 90, Dispaccio 20, cc. 108-110. 57 ASVe, Senato, Dispacci degli ambasciatori e residenti, Inghilterra, Filza 80, Dispaccio 94, c. 489. 58 ASVe, Senato, Dispacci degli ambasciatori e residenti, Inghilterra, Filza 82, Dispaccio 128, c. 327.

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curiosità di vedere li accennati Soggetti indiani, li quali furono condotti a quella parte dal

Duca d’Ormond, che comandava in quella funzione.”59.

Un altro costume che era solito usarsi in questo regno era l’incontro con i ministri del re e con quelli forestieri. Il primo appuntamento con il segretario di stato si svolgeva o nella sua casa o nel suo studio. Nel primo caso il ministro, dopo aver mostrato all’ambasciatore veneziano la sua abitazione e dopo avergli offerto un banchetto, lo congedava alla porta d’ingresso, senza accompagnarlo sino alla carrozza. Un po’ sorpreso da questo fatto, il Cappello scriveva “tutti li ministri forestieri mi assicurano esser questo il metodo particolare di questa Corte.”60. Nel secondo caso il funzionario regio attendeva la visita dell’inviato

veneziano nel suo studio. Una condizione necessaria di questo primo vertice tra i due personaggi era che non si parlasse di affari.

Nelle riunioni con questi e altri funzionari di corte potevano anche accadere degli inconvenienti. Il segretario Bianchi, che ormai sappiamo subì più numerosi impedimenti rispetto agli altri legati veneziani a causa del suo status di ministro di terz’ordine, in un dispaccio descrittivo del primo incontro col segretario di stato Sunderland, disse: “[…] quantunque io sia comparso alla Seg:ria nel momento stesso, non che nell’hora concertata, ad ogni modo ho dovuto con molta indecenza aspettare tre hore continue in un’Anticamera, dentro la quale entrava una folla di particolari di bassa sfera.”61. Al Cappello invece, dopo

aver adempiuto alle visite dei ministri stranieri, mancavano quella del gran ciambellano duca di Grafton e del segretario di stato duca di Newcastle, ma entrambi avevano mandato il Cotterel affinché li dispensasse dalla cerimonia. Il primo, a causa di un’imminente partenza per la campagna, non gli avrebbe potuto restituire la visita; ugualmente il secondo non avrebbe potuto incrociarsi col patrizio perché era troppo impegnato in affari interni al Parlamento. “Seppi poscia, che più delle addotte ragioni operava l’avversione con cui sono accostumati a riguardare qualunque etichetta […] Non essendo essenziale la cerimonia, anzi essendo la visita una soggezione, in cui a differenza di molte altre Corti, sono in questa posti gli ambasciatori, mi parve onorifico il sottrarmene.”62.

59 ASVe, Senato, Dispacci degli ambasciatori e residenti, Inghilterra, Filza 86, Dispaccio 46, c. 317. 60 ASVe, Senato, Dispacci degli ambasciatori e residenti, Inghilterra, Filza 103, Dispaccio 5, c. 26. 61 ASVe, Senato, Dispacci degli ambasciatori e residenti, Inghilterra, Filza 86, Dispaccio 8, c. 27. 62 ASVe, Senato, Dispacci degli ambasciatori e residenti, Inghilterra, Filza 105, Dispaccio 158, c. 326.

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Il termine del mandato, quando non interrotto prematuramente63, era sempre prolungato

oltre il tempo limite che consisteva in tre anni di servizio64. A Piero Andrea Cappello, per

esempio, venne chiesto dal re tramite il duca di Newcastle di poter ritardare la partenza poiché il monarca pensò che avrebbe portato a termine la guerra65 entro l’inverno

successivo. A malincuore, e per non rovinare i buoni rapporti d’amicizia tra le due nazioni, il patrizio accettò per poi partire finalmente l’agosto dell’anno successivo con il conflitto europeo giunto quasi al termine66.

Nell’udienza di congedo il diplomatico veneziano si recava dal monarca a riconsegnare le credenziali e a farsi dare i passaporti per poter tornare in patria attraversando l’Europa. Quella di Francesco Corner fu particolare perché dovette anche compiangere la recentissima morte del marito della regina, Giorgio principe di Danimarca, dicendole che la felicità dei suoi sudditi e dell’Europa dipendesse dalla sua volontà di rimettersi in sesto. La consuetudine prevedeva che in occasione della sua dipartita l’ambasciatore ordinario venisse insignito del titolo di Cavaliere67, “ma questa honorificenza però, che cade più sopra

Pubblico carattere, che sopra della Persona è un raggio, a cui manca la luce, sino a che prendendo dalla mano dell’Ecc.mo Senato il suo vero splendore, io possa assumerlo come una marca della Pubblica beneficenza et una perpetua mercede de miei lunghi e dispendiosi servitii.”68. Questo pensiero del Grimani riassumeva quello di tutti gli altri patrizi, che

subordinavano la gratifica della carica alla “grandezza della Serenissima Repubblica.”69.

Sempre su questo argomento un cenno singolare va fatto a Nicolò Tron. Egli ricevette il titolo nel luglio del 1716, quando andò a congratularsi con il re in occasione della partenza di quest’ultimo per Hannover. Un’altra distinzione che Giorgio avrebbe voluto osservare fu quella di voler assumere il ruolo di padrino nel battesimo della figlia del patrizio, ma dato che i riti delle due Chiese non concordavano, egli aveva risolto destinando a questo ruolo

63 Si vedano le pp. 4-5 del presente capitolo.

64 L’ambasciatore poteva già richiedere l’elezione del sostituto passati 21 mesi dal suo insediamento nel paese

ospitante.

65 Mi riferisco alla guerra di successione austriaca, combattuta tra il 16 dicembre del 1740 e il 18 ottobre del

1748.

66 ASVe, Senato, Dispacci degli ambasciatori e residenti, Inghilterra, Filza 107, Dispacci 271, 346, cc. 1-2,

607.

67 Nei casi presi in esame né il residente Busenello né il segretario Bianchi ricevettero questa qualifica. 68 ASVe, Senato, Dispacci degli ambasciatori e residenti, Inghilterra, Filza 89, Dispacci 166, cc. 238-339. 69 ASVe, Senato, Dispacci degli ambasciatori e residenti, Inghilterra, Filza 84, Dispacci 179, c. 218.

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l’eccellentissimo signor cavaliere Querini, assieme con la signora duchessa di Portmouth, madre del duca di Richmond, figlio di Carlo II70.

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Capitolo 4. Intese e scontri diplomatico-commerciali nell’habitat