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CAPITOLO 3 L’INTEGRAZIONE GIORDANA NEI MERCAT

3.2 Gli accordi commerciali regionali

A livello regionale, nella seconda metà degli anni ’90, vennero attuati diversi tentativi al fine di rafforzare la cooperazione economica tra i paesi arabi.

Nel 1997, infatti, si concluse l’accordo GAFTA (Greater Arab Free

Trade Area),164 la cui struttura giuridica si ispirava e si fondava sull’Accordo per l’agevolazione e la promozione del commercio

163 Ibidem.

164 Government of Lebanon. (2/02/1997) “‛ilān minṭaqa al-tiğāra al-ḥurra al-

‛arabīyyat al-kubra qarār al-mağlis al-iqtiṣādī wa al-iğtimāīyy raqm 1317.” https://www.economy.gov.lb/public/uploads/files/2212_8567_9221.pdf

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interarabo del 1981,165 firmato da 18 stati membri della Lega araba.166 La Giordania fu proprio uno dei membri della Lega che spinsero affinché quest’ultimo accordo prendesse nuovamente forma e vigore.167

Il GAFTA, entrato in vigore nel 1998 con 14 paesi aderenti,168

prevedeva una riduzione annuale delle tariffe doganali del 10% su beni agricoli e manufatti,169 fino ad arrivare alla piena liberalizzazione

entro il 2008.

I principali obiettivi del GAFTA consistevano appunto

nell’abbassamento delle barriere tariffarie tra i paesi membri, nella promozione del commercio intra-regionale e nell’istituzione di una classificazione doganale e di regole standardizzate. È importante sottolineare che questo accordo ha permesso alla Giordania di cooperare con i paesi limitrofi a livello sia economico che politico.

Tuttavia, bisogna precisare che il GAFTA è un tradizionale accordo commerciale preferenziale, che si limita cioè a regolare il commercio di beni, mentre sono esclusi i servizi e gli investimenti, riducendo così notevolmente la sua possibilità di avere un impatto positivo sul sistema produttivo del Regno e del resto della regione araba.170

Infatti, apparentemente eliminate tutte le barriere commerciali tra i suoi membri il 1° gennaio 2005, anticipatamente rispetto alla data stabilita, permangono, tuttavia, alcune barriere non tariffarie, come lunghe procedure amministrative e burocratiche ai confini e, in alcuni casi, l’aumento delle tasse di transito. Inoltre, l’accordo prevede maggiori Rules of Origin (RoO) che i prodotti manufatti devono

165 Si veda il testo dell’accordo, disponibile in inglese al link

https://www.economy.gov.lb/public/uploads/files/3635_6707_7295.pdf

166 Galal, Ahmed, Hoekman Bernard (2003). “Between Hope and reality: An

overview of Arab Economic Integration.” Brookings Institution Press, Washington DC.

167 Busse, Matthias, Steffen Groning (2012); op. cit. 168 Oggi hanno aderito al GAFTA 17 paesi arabi su 22.

169 Fawzy, Samiha (2003). “The Economics and Politics of Arab Economic

Integration.” Ahmed Galal and Bernard Hoekman (eds.). Brookings Institution Press, Washington, DC.

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rispettare.171 L’accordo, infatti, prevede che, affinché un bene possa circolare secondo le norme del GAFTA, quest’ultimo deve avere almeno il 40% di valore aggiunto locale

dello Stato in cui è stato prodotto.172

Tuttavia, circa 15 anni dopo l’eliminazione delle tariffe, l’accordo ha avuto degli effetti molto modesti sugli scambi commerciali tra i paesi firmatari e non ha soddisfatto le aspirazioni e le aspettative che

accompagnavano questo importante passo per promuovere

l'integrazione economica araba, poiché le cifre e le statistiche indicano che il volume degli scambi tra questi paesi non supera il 10% del volume totale degli scambi con il mondo esterno, nonostante l'esenzione totale dai dazi doganali per beni esportati e importati tra i paesi arabi.173

Il valore medio del commercio intra-arabo nel 2016 ha registrato un calo del 7,2% e ha raggiunto US $ 102,9 miliardi rispetto a $ 110,9 miliardi nel 2015. Il valore delle esportazioni intra-arabe è diminuito del 10,1% e ha raggiunto 96,1 miliardi di dollari, mentre il valore delle importazioni intra-arabe ha registrato un calo del 4,4% e ha raggiunto i $ 109,8 miliardi nel 2016.174

Strettamente legato al GAFTA è l’accordo di Agadir,175 entrato in

vigore nel 2007, il quale mira a costituire una zona di libero scambio tra Giordania, Egitto, Tunisia e Marocco. Secondo tale accordo, gli Stati membri devono ridurre sostanzialmente le tariffe in tutte le aree di commercio tra loro. Uno dei principali problemi di tale accordo riguarda le Rules of Origin, poiché queste differiscono per ogni paese

171 Busse, Matthias, Groning Steffen (2012); op. cit.

172 Department of Trade and Investment. Government of Lebanon. “Al-aḥkam al‛am

wa qawa‛id al-mansha al-tafṣilīyyat al-mutafaq ‛alaīyha wa al-mu‛tamadat min qibal al-mağlis al-iqtiṣādī wa al-iğtimāīyy.”

https://www.economy.gov.lb/public/uploads/files/GzaleAnnexe02.pdf

173 Akhbarelyom (18 gennaio 2019). “Taf‛īl minṭaqa al-tiğāra al-‛arabīyyat al-kubra

yutṣadir ‛amal “al-qimat al-iqtiṣādīyya.”

174 Arab Trade Financing Program (2017). “Annual report 2017.” Disponibile al link

https://www.atfp.org.ae/English/report/Eng2017.pdf

175 Si veda il testo dell’accordo, disponibile in arabo al link

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che ha aderito all’accordo.176 Uno studio condotto per la Commissione

europea dimostra che regole d’origine inadeguate o anche

contraddittorie ostacolano il successo dell’accordo e la promozione degli scambi commerciali.177 Un ulteriore punto debole di tale accordo è che i paesi del Golfo (i più ricchi della regione MENA), così come quelli del Consiglio di Cooperazione del Golfo,178 non ne fanno parte.179

Tutt’oggi l’integrazione economica intra-araba rimane un obiettivo importante nella strategia di sviluppo dei governi arabi, ma, nonostante i vari sforzi effettuati dal governo giordano per riuscire in questo progetto, i risultati non sono sempre stati quelli previsti e sperati, sia per ragioni di natura economica che per ragioni di natura politica. Innanzitutto, le economie dei paesi arabi hanno quasi tutte le stesse caratteristiche (settore industriale limitato e produzione poco diversificata), quindi tali Stati più che a collaborare, si ritrovano, di frequente, a competere tra di loro. Ma, soprattutto, la complicata situazione politica della regione influisce (e non poco) nel mancato raggiungimento dei previsti obiettivi di cooperazione economica.180