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L’Accordo di Programma è previsto tra i seguenti soggetti:

– Regione Friuli Venezia Giulia per modifiche a Piano Urbanistico Regionale Generale/Piano di Governo del Territorio, eventuali modifiche al Piano Paesaggistico Regionale e ad altri altri Piani sotto ordinati;

– Comune di Trieste per le modifiche al PRGC;

– Autorità Di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale per le eventuali modifiche al Piano Regolatore Portuale e per la condivisione delle scelte;

– MIBACT per la condivisione delle scelte.

La Bozza di Indirizzo per l'Accordo di Programma prevede in sintesi: – l’eliminazione della zona L1c (zona di portualità integrata);

– la definizione degli spazi pubblici e delle aree di interesse pubblico;

– relativamente alla residenza: la possibilità di mantenere "viva" la nuova area con una pre-senza stabile;

– la valutazione circa le possibilità di prevedere un polo crocieristico;

– l’esclusione dell'insediamento di funzioni non compatibili con lo sviluppo e il recupero del patrimonio esistente (quali ad esempio l’industria pesante o insalubre);

– la non assegnazione di destinazioni specifiche agli immobili ma la definizione dell'attitudine degli stessi (per posizione, dimensione, caratteristiche, connessioni, ecc.) ad ospitare fami-glie di funzioni tra loro diverse ma che presentino analoghi carichi insediativi;

– il raccordo tra le funzioni previste in ambito comunale con quelle in ambito portuale anche per quanto concernente le infrastrutture a rete, la viabilità, l’utilizzo del fronte mare, favo-rendo continuità e permeabilità tra le stesse;

– la valutazione della possibilità, per gli edifici privi di valore architettonico testimoniale, di de-molizione e ricostruzione anche in altro sedime (secondo la categoria della ristrutturazione urbanistica);

– la valutazione circa la possibilità di realizzare nuova edificazione nelle aree libere definen-done i limiti.

Relativamente all’Accordo di Programma, l’Amministrazione comunale ha definito quattro aree tematiche riconducibili a:

– un sistema ludico-sportivo (area in testa, terrapieno di Barcola);

– un sistema Museale Scientifico Congressuale (la Centrale Idrodinamica, la Sottostazione Elettrica, il futuro Centro Congressi e il Magazzino 26);

– un Sistema dei Moli (il Bacino 0 e l’affaccio a mare, fino al Molo IV); – un Sistema Misto (per la restante area attigua alla ferrovia).

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ad uno snellimento delle procedure e ad una velocizzazione dei tempi per la rea-lizzazione delle opere.

Ad accordo di programma approvato è in previsione la redazione di una Variante Generale al PRGC dell’area del Porto Vecchio che, in ragione dello stesso, vedrà dimezzati i suoi tempi di approvazione.

Tra un anno o poco più potranno partire i primi grandi cantieri, mentre quelli mi-nori sono già aperti. Queste le opere previste: in area Bacino 0, l’ipotesi è quella di realizzare un’area mista. Innanzitutto, di trasferirvi il mercato ittico da attrezza-re (similmente a quanto avvenuto all’aattrezza-rea Seaport di New York tattrezza-rent’anni fa) con attività anche ludico-ricettive per fare vivere l’area dello stesso Bacino 24 ore su 24 grazie a ristoranti sul mare, locali vari di intrattenimento e alla collocazione nell’area di un Marina urbana di alta qualità in un’area già parzialmente recupe-rata, grazie ai recenti interventi di riqualificazione della ex Centrale idrodinamica, della Sottostazione Elettrica e il restauro dell’enorme magazzino 26 su progetto di Paolo Portoghesi.

In quest’ottica non mancano gli interventi di recupero di simboli, di immagini ico-nografiche del luogo. Un importo significativo di qualche milione di euro è infatti stato destinato al restauro dell’Ursus, una gru galleggiante in ferro, simbolo del-la portualità storica di Trieste, il quale diverrà il simbolo deldel-la rinascita del Porto Vecchio e sarà posto al centro dell’intervento (come non ricordare il grande Bigo dell’intervento di Renzo Piano per il Porto Antico di Genova).

Sull’area retrostante, il futuro prevede la trasformazione dei magazzini 24 e 25, fronte mare, con attività a supporto della Marina e, nel retrostante magazzino 26, la collocazione del Museo del Mare, dell’ICGEB (International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology), e di altre istituzioni culturali e museali, quali l’Im-maginario Scientifico, il Museo dell’Antartide, ecc.La recente aggiudicazione alla città di Trieste del ruolo di Capitale Europea della Scienza per il 2020 e l’area del Porto Vecchio scelta come base operativa dell’intero evento, rappresentano cer-tamente un’ulteriore occasione attraverso la quale mettere a sistema le diverse Istituzioni Scientifiche presenti sul territorio e fornire un chiaro e identitario orien-tamento allo sviluppo dell’area.

La prossima realizzazione di un Centro Congressi, a supporto della manifestazio-ne ESOF 2020 (Euro Science Open Forum), in area immediatamente attigua alla Stazione Idrodinamica, voluta e supportata da imprenditori locali, dimostra come l’attenzione e la volontà dello stesso tessuto imprenditoriale della città intera (Comune, Regione, Camera di Commercio, ecc.) sia alta e come tutte le istituzioni operanti sul territorio siano consapevoli del significativo valore aggiunto che la

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trasformazione di quest’area potrà avere nello sviluppo grazie alla trasformazione di questa parte di città.

I riferimenti progettuali e realizzati, per l’intera area, sono molteplici, ognuno per risolverne una parte o un aspetto: il porto antico di Genova, sempre citato dal se-gretario generale dell’Autorità portuale di Trieste, Mario Sommariva, per la capa-cità che la stessa opera ha avuto nella riqualificazione dell’intera area della città li-gure, grazie alla realizzazione di sedi museali (il Galata, l’Acquario, ecc.), di Marina, di ristoranti, edifici residenziali, hotel e spazi per la convegnistica (i Magazzini del Sale). Un modello da seguire con destinazioni d’uso da replicare, imitare nella loro molteplicità e diversità.

In area limitrofa al centro cittadino le ipotesi di sviluppo prevedono un allunga-mento dell’attuale molo terzo volto alla realizzazione di un terminal crociere in cui accogliere 4 o 5 navi da crociera dirottate da Venezia.

L’obiettivo è quello, anche grazie al recente potenziamento dell’Aeroporto e alla realizzazione dell’infrastruttura ferroviaria che lo collega rapidamente al centro cittadino, di sviluppare e potenziare il crescente turismo della città e dell’inte-ra macroarea che collega sinergicamente Trieste a Venezia e all’intero arco Alto Adriatico. Ci sono altre ipotesi di sviluppo sul piatto: esiste ad esempio un getto di creazione di un porto turistico per grandi yacht (30 – 80 metri), da pro-muovere in ragione dell’alto valore aggiunto in termini economici e delle possibili ricadute sull’economia cittadina derivanti da ciò.

Esiste, inoltre, un’ipotesi collegata alla piccola cantieristica, con possibili indotti economici di un certo interesse.

È già partita, in area Broleto (testata nord in prossimità della frazione di Barcola), la realizzazione di un parcheggio a servizio delle società veliche, a supporto del Centro Congressi, ma anche possibile parcheggio di interscambio. Si prevede anche la realizzazione di un boulevard centrale (destinato alla mobilità lenta, alla ciclopedonalità) all’area del Porto Vecchio e sono stati stanziati, dal CIPE2, 50 mi-lioni di euro finalizzati alla realizzazione delle necessarie opere di urbanizzazio-ne primaria, al citato recupero dell’Ursus, e alla costruziourbanizzazio-ne del Museo del Mare triestino.

Un’ipotesi concreta dunque che, anche senza una “visione”, un piano di sviluppo unitario, pare pronta a partire. E, paradossalmente, pare pronta a partire proprio grazie alla mancanza di un’unica visione, ma grazie alla compresenza di più visioni ridotte, finalizzate a intervenire con la logica dello “spezzatino”, una logica criticata,

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certamente non corretta da un punto di vista scientifico-disciplinare, che pare tut-tavia in grado di risolvere, o meglio di fare partire in tempi brevi i lavori.

Secondo questo sistema non pianificato compiutamente pare impostata la deci-sione dell’attuale Amministrazione di mettere a reddito l’area immediatamente at-tigua ai magazzini della Greensisam (altra operazione in previsione da decenni che ora pare pronta a partire), prevedendo tre lotti composti da tre edifici, da cedere ad investitori privati utilizzando lo strumento giuridico della finanza di progetto come garante delle interesse pubblico e dell’effettiva sostenibilità dell’operazione finanziaria.

Una logica, ancora, che seppure non corretta disciplinarmente, è ricorrente nelle dinamiche urbane.

In fondo, le città, tutte le città, si sono costruite nel tempo per parti, per interven-ti puntuali, quando hanno funzionato, nel bene e nel male. Nel caso specifico il disegno unitario di Paulin Talabot ha portato alla realizzazione, 118 anni fa, di una “cattedrale nel deserto”, di un brano di città inutilizzabile e per oltre cent’anni sottoutilizzato.

La mancanza di una visione, come direbbero i detrattori, sottende invece una vi-sione diversa, la vivi-sione dei piccoli passi, concreti, senza grandi voli pindarici. Non è ciò che vogliamo, e non è ciò che avremmo voluto. Ma è sempre meglio del niente a cui siamo abituati.

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