Tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta, incombe il sospetto che la Libia di Gheddafi finanzi atti di terrorismo internazionale: sospettosa, infatti, è l’ostinazione del Colonnello nel rifornirsi di armi per creare un arsenale di dimensioni epiche. È noto come, durante gli anni Settanta, Gheddafi intrecci rapporti con Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti - nonostante le fredde relazioni dopo la liquidazione delle basi- ed Unione Sovietica, per il rifornimento di armi e altri mezzi militari. Fonti storiche ci informano che, tra tutti, l’Unione Sovietica è stato il paese che più in assoluto ha fornito
98 CARCANGIU, Gheddafi: un dittatore e la sua opposizione, p. 84. 99 ROMANO, La Quarta Sponda, p. 305.
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armamenti alla Libia; si parla quasi di venti miliardi di dollari in finanziamenti. Si ricorda, in merito a questo, che nel 1974 Tripoli e Mosca avevano siglato un accordo di cooperazione militare101.
Accanto a tale politica si aggiungono i sospetti e le denunce di terrorismo internazionale. Gheddafi viene accusato, in particolar modo dai servizi segreti della CIA, di sostenere e finanziare movimenti estremisti di liberazione nazionale. Possono essere un esempio l’appoggio al movimento estremista palestinese, considerato dallo stesso Gheddafi un valido “combattente per la libertà”, oppure le strette collaborazioni con altri movimenti indipendentisti dell’Algeria o della Spagna (ETA)102. Durante gli anni Ottanta, quindi, la Libia si ritrova ad appoggiare interventi terroristici in tutto il mondo, principalmente contro obiettivi occidentali, ma anche israeliani. Tali atti portano ad attribuire alla Libia la denominazione di “Stato canaglia”: probabilmente il sostegno a movimenti estremisti, deriva dalla volontà di Gheddafi di combattere contro l’imperialismo delle potenze occidentali per marcare una distinzione tra loro e il mondo arabo che agiva a favore della libertà mediorientale.
In questi anni, le accuse pubbliche che vengono mosse contro Gheddafi provengono soprattutto dagli Stati Uniti: partendo da Gerald Ford, ogni presidente che gli succede ha motivi per denunciare le azioni terroristiche della Libia. L’avvenimento scatenante che avvia la serie di accuse internazionali, giunge nel 1979 quando, sotto l’amministrazione Carter, l’ambasciata statunitense a Tripoli viene messa alle fiamme. Tale episodio rappresenta l’origine del deterioramento definitivo dei rapporti con gli Stati Uniti; da questo momento in poi non mancheranno le occasioni per accusare Gheddafi.
Le misure di isolamento internazionale della Libia, effettivamente, iniziano con l’insediamento del Presidente Reagan nel 1981. L’espulsione dell’intero corpo diplomatico libico dagli Stati Uniti lancia un preciso messaggio al Colonnello: i rapporti con la Libia oramai non sussistono. Accanto a tale misura, l’anno successivo, viene messo in atto il boicottaggio del petrolio libico su scala internazionale.
La reazione di Gheddafi non si fa attendere, seppur mascherata ed indiretta: nel 1985 i due attacchi simultanei agli aeroporti internazionali di Vienna e Roma Fiumicino mettono in allerta molti altri governi oltre a quello americano. La provocazione internazionale che ne
101DI ERNESTO, Petrolio, cammelli e finanza, p. 32.
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scaturisce, induce gli Stati Uniti ad agire tempestivamente concentrando una grande flotta nel Golfo della Sirte, nel 1986: gli aerei da ricognizione americani vengono attaccati da due missili, provocando il contrattacco statunitense contro obiettivi militari libici. Poco più di un mese dopo gli avvenimenti del Golfo, gli Stati Uniti attaccano due presunti nuclei terroristici a Tripoli e a Bengasi, provocando con attacchi così frequenti le reazioni di alcuni stati europei. Per evitare effetti disastrosi, fonti assicurano che lo stesso Gheddafi era stato avvertito in precedenza in merito agli attacchi delle due città dall’Italia, da Malta e dall’Unione Sovietica103.
In particolar modo, l’allora Presidente del Consiglio italiano Bettino Craxi104, ponendosi in totale disaccordo con l’iniziativa americana, informa Gheddafi dell’imminente attacco poiché assicura di non voler nessuna guerra alla porta di casa105. Secondo il Primo Ministro italiano, cercare di debellare le cellule del terrorismo internazionale colpendo sporadici obiettivi, avrebbe caldeggiato ulteriormente il fanatismo e l’estremismo islamico. Nonostante ci si aspettasse una reazione spropositata da parte del Colonnello, questi non contrattacca in modo repentino, poiché durante le incursioni americane perde alcuni membri della propria famiglia e ciò lo scuote molto. Ma tali avvenimenti non contribuiscono a renderlo meno aggressivo, semmai diventerà molto più prudente nel supporto ai gruppi terroristici.
La rappresaglia di Gheddafi non si fa attendere. Il primo contrattacco avviene il 21 dicembre 1988 nel cielo sopra Lockerbie, in Scozia: un aereo statunitense con a bordo 259 persone esplode in volo. Gheddafi viene accusato di essere il mandante dell’attentato, ma non si riconoscerà mai come colpevole106. L’attentato in Scozia non è l’unico che viene attribuito al regime libico, ma si ricordano altri episodi avvenuti in Niger l’anno successivo, a seguito di alcuni scontri con la Francia o l’attacco in una discoteca di Berlino.
Dal punto di vista delle potenze occidentali, la “politica” estera mantenuta dal regime di Gheddafi risulta altamente pericolosa. Il percorso criminale che intraprende a livello
103 CRESTI, CRICCO, Storia della Libia contemporanea, p. 251.
104 Bettino Craxi (Milano, 1934; Tunisia, 2000). È stato uomo politico italiano, socialista. È nominato
Segretario del Partito Socialista Italiano nel 1976 e mantiene tale carica fino al 1993. Ricopre la carica di Presidente del Consiglio dal 1983 durante la Repubblica di Sandro Pertini, accanto al fidato alleato Giulio Andreotti, eletto Ministro degli Affari Esteri. Rimane in carica fino al 1987, intervenendo in temi di politica internazionale per il processo di pace nel Medio Oriente, portando avanti la politica italiana estera basata su lealtà atlantica, europeismo e politica mediterranea.
Fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/benedetto-detto-bettino-craxi_%28Dizionario-Biografico%29/
105Angelo DEL BOCA, Gheddafi: una sfida dal deserto, Bari, Editori Laterza, 1998, p. 158. 106 ROMANO, La Quarta Sponda, p. 309.
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internazionale, deve assolutamente essere stroncato sul nascere. Non serve molto tempo prima che i rapporti tra Tripoli e gli stati occidentali siano gradualmente interrotti per arginare il nemico, isolarlo e precludergli ogni azione nello scacchiere internazionale. I primi ad agire in questo senso, come già anticipato, sono gli Stati Uniti che vengono affiancati dalla Gran Bretagna.
Le indagini condotte sulle dinamiche degli attentati, convincono Gran Bretagna, Stati Uniti e Francia sulla responsabilità di Gheddafi. Nel 1992 il Consiglio di Sicurezza dell’ONU richiede ufficialmente alla Libia che gli attentatori vengano consegnati al più presto. A seguito di un apparente rifiuto, l’ONU adotta severe sanzioni attraverso l’emanazione della Risoluzione n.748. Le misure prevedono: l’interruzione del traffico aereo con la Libia, il divieto di compravendita di armamenti, l’inibizione del lavoro delle ambasciate libiche all’estero e il controllo a vista dei cittadini libici da parte dei membri ONU. Tale situazione di embargo politico vigerà in Libia per più di dieci anni, periodo nel quale Gheddafi alternerà a comportamenti aggressivi e provocatori nei confronti delle potenze occidentali, momenti di apertura al dialogo politico e ai compromessi.
La fine dell’isolamento libico avverrà, come vedremo, solo nel 1999 quando Gheddafi scenderà a patti con l’ONU consegnando i due sospettati attentatori107, acconsentendo inoltre al pagamento degli indennizzi alle famiglie delle vittime, stanziando un milione di dollari per ognuno. A seguito di tali azioni, la Libia potrà godere della sospensione delle misure di isolamento e la revoca definitiva della Risoluzione nel 2003.