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La Libia post-coloniale tra trattati ed indipendenza, dopo il 1945

Come era già avvenuto agli albori del secondo conflitto mondiale anche nel periodo immediatamente successivo, quello della Guerra Fredda, i territori nordafricani acquisiscono significati estremamente strategici. Nello scacchiere internazionale si aggiunge la superpotenza degli Stati Uniti che, con l’intento di bloccare l’espansionismo sovietico, interviene in Libia a fianco dell’alleato britannico. È necessario ricordare che, in questo periodo, la Gran Bretagna sta attraversando una violenta crisi finanziaria e in suo soccorso intervengono gli Stati Uniti, i quali stanziano aiuti economici a breve termine per mantenere sotto controllo le colonie inglesi.

Grazie al sostegno economico fornito, gli USA si assicurano una posizione di superiorità nei confronti della Gran Bretagna, che ne risulta debitrice: infatti, durante una conferenza diplomatica la corona inglese rinuncia al monopolio delle colonie nordafricane a favore di un sodalizio anglo-americano. In questo modo, gli interessi americani in Medio Oriente crescono in maniera esponenziale influenzando gli eventi politici anche in Libia. Nello specifico, gli Stati Uniti intervengono attraverso la commissione d’inchiesta quadripartita delle potenze vincitrici70, la quale si era pronunciata sfavorevole all’indipendenza libica per mancati requisiti minimi, riaccendendo tra le potenze europee (soprattutto per l’Italia) speranze di ottenere nuovi mandati di governo in Libia.

L’influente e diplomatico ruolo degli USA si manifesta anche sulle modalità dei trattati che vengono firmati in questi anni: per esempio nella stipulazione del trattato Bevin- Sforza71 del 1949, sottoscritto tra Italia e Gran Bretagna viene etichettato come “coloniale”

70Four Power Commission of Investigation for the Former Italian colonies.

Fonte: CRESTI, CRICCO, Storia della Libia contemporanea, p. 143.

71 Il Trattato Bevin-Sforza viene firmato il 6 maggio 1949 tra il Ministro degli Esteri britannico Ernest

Bevin e il Ministro degli Esteri italiano Carlo Sforza. Prevede un compromesso riguardo la possibile amministrazione italiana in Libia, escludendo il ruolo degli Stati Uniti.

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e contrario alla politica estera americana. Per quanto le potenze europee siano riluttanti all’idea di concedere piena autonomia alla Libia, si convincono a seguire le idee degli Stati Uniti che si fanno promotori del concetto di autodeterminazione dei popoli72, sostenendo che in Libia si dovesse agire in maniera differente. Per questo motivo, anche a difesa degli interessi anglo-americani viene presentata e ratificata all’Assemblea generale dell’ONU la risoluzione n.289 a favore della creazione di uno stato libico sovrano ed indipendente. Viene nominato il Consiglio Consultivo dell’ONU per la Libia73 per permetterle di formulare una propria Costituzione ed un governo provvisorio che si sarebbe orientato verso un progetto di monarchia costituzionale. La guida della Libia sarebbe stata affidata all’emiro Muhammad Idris al-Sanusi al quale, a sua volta, viene chiesto di indicare quali personalità politiche avrebbero potuto essere elette per guidare ognuna delle tre regioni libiche. Per quanto riguarda la costituzione statale, le opinioni in seno al governo appaiono contrastanti: alcuni sostengono che formare uno stato federale creerebbe zone di influenza francese ed inglese e, per questo motivo, propongono l’unitarietà statale. Altri, al contrario, asseriscono l’importanza di uno stato federale per mantenere intatte le differenze culturali di Tripolitania, Cirenaica e Fezzan.

Il 7 ottobre 1951, a seguito di un articolato processo ONU, l’Assemblea Nazionale riunitasi a Bengasi emana la Costituzione libica riconoscendo la Libia come una monarchia mussulmana ereditaria, retta da un governo rappresentativo bicamerale, dove il senato rappresenta in modo paritetico le tre provincie libiche, ognuna delle quali viene rappresentata da un governatore diretto del Re.

L’Islam viene riconosciuto come religione ufficiale e, per quanto concerne la legge, prevale l’uguaglianza dei cittadini senza nessuna distinzione (anche religiosa), sebbene il ruolo del monarca fosse alquanto contraddittorio in questo senso: la vastità dei poteri riconosciuti a Re Idris I, proclamato il 2 dicembre 1951, non lo distinguono molto da un monarca assoluto. Unitamente alla sua proclamazione avviene anche la cerimonia ufficiale che sancisce l’Indipendenza della Libia.

72 Si fa riferimento al principio secondo il quale ogni popolo ha il diritto di scegliere liberamente la forma

di governo più adatto per il proprio Stato e di essere libero da qualsiasi dominio esterno o coloniale. Questo principio nasce in seno alla Rivoluzione Francese e viene sostenuto per secoli da statisti quali Lenin e Wilson. È dichiarato nella Carta Atlantica del 1941 e nella Carta delle Nazioni Unite del 1945. Fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/autodeterminazione-dei-popoli/

73 Presieduto dall’olandese Adrian Pelt e costituito da dieci rappresentanti di Egitto, Francia, Gran

Bretagna, Italia, Pakistan, Stati Uniti, le tre provincie libiche e tutte le minoranze etniche. Fonte: CRESTI, CRICCO, Storia della Libia contemporanea, p. 144.

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Sebbene ora la Libia sia riconosciuta come stato unitario ed autonomo, rimane anche uno dei più poveri ed indeboliti del Mediterraneo. In questo frangente, Re Idris desidera valorizzare al meglio il proprio regno e già agli albori del 1952avvia una serie di trattative con Gran Bretagna e Stati Uniti, al fine di ottenere sostegni finanziari ed economici. Gli aiuti occidentali gli vengono concessi immediatamente, a condizione di ricevere libero accesso al territorio libico per l’installazione di basi aeree74 e militari: infatti, ancora in piena Guerra Fredda, la Libia rappresenta un territorio estremamente strategico per il conflitto contro l’Unione Sovietica.

Dal punto di vista occidentale, la necessità di aiuto da parte della Libia, colloca Gran Bretagna ed USA in una posizione di vantaggio per trarre profitto grazie agli accordi commerciali e militari.

Primo fra tutti, si ricorda il trattato anglo-libico firmato a Bengasi il 29 luglio 1953, in memoria dei buoni rapporti che scorrevano tra Idris e il governo britannico dai tempi dell’esilio egiziano. Il patto prevede un reciproco aiuto militare in caso di attacco ad una delle due parti contraenti, l’addestramento dell’esercito libico a carico della Gran Bretagna e l’impegno inglese a erogare finanziamenti. I rapporti di collaborazione con la Gran Bretagna durano inalterati per alcuni anni, ma la rottura definitiva avviene negli anni della crisi di Suez: quando gli inglesi procedono alla nazionalizzazione del canale, attraverso mal celate azioni militari provenienti dalle basi libiche contro l’Egitto, Re Idris decide di troncare i rapporti poiché la Gran Bretagna aveva lesionato uno stato fraterno75.

Diverso si dimostra il trattato di valenza ventennale stipulato tra Stati Uniti e Libia: il governo di Idris concede l’affitto della base aerea di Wheelus Field in cambio di due milioni di dollari all’anno. Dopo il diniego da parte degli americani, i rapporti tra i due paesi si incrinano, ma dal 1954, con l’elezione di Mustafa Ben Halim a nuovo primo ministro, la collaborazione assume nuovi connotati.

Basando le trattative su valide argomentazioni e facendo leva sulla presenza americana nella base aerea, il primo ministro libico pone l’accento sulla necessità di aiuti economici per avviare progetti di sviluppo. L’accordo viene firmato a Bengasi nel settembre del 1954 disciplinando le seguenti misure: finanziamenti ammontanti a quaranta milioni di dollari

74 Si ricorda no la base aerea statunitense di Wheelus Field, situata a poca distanza di Tripoli nella Libia

occidentale e la base inglese di El Adem in Cirenaica.

Fonte: CRESTI, CRICCO, Storia della Libia contemporanea, p. 149.

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da distribuire nell’arco di circa sei anni (fino al 1970) ed un’immediata fornitura di grano per sostenere la popolazione libica.

Successivamente all’entrata in vigore di tale accordo, all’interno del governo libico e della Lega Araba sorgono svariate critiche nei confronti di Ben Halim, che viene accusato di aver sottoposto la Libia ad una rinnovata subordinazione nei confronti di una potenza occidentale. La situazione diventa più complessa quando il Primo Ministro libico intreccia rapporti diretti con l’Unione Sovietica, con il preciso scopo di ottenere appoggio per entrare a far parte delle Nazioni Unite e per dimostrare alla Lega Araba che la Libia era in grado di mantenere un alto grado di “amichevole” politica estera.

L’avvicinamento tra Libia e URSS preoccupa gli Stati Uniti, poiché il paese africano rappresenterebbe motivo di espansione sovietica nel Mar Mediterraneo. Al fine di rassicurare gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, Ben Halim si premura di affermare che mai avrebbe imposto il modello sovietico in Libia e che possibili trattati avrebbero avuto scopi di finanziamento allo sviluppo, con il tacito obiettivo di scatenare la rivalità tra potenze occidentali ed ottenere la somma di denaro auspicata.

In breve tempo, infatti, gli Stati Uniti scendono a patti con la Libia per evitare qualsiasi ingerenza sovietica, accettando di finanziarla, a condizione che rinunci a qualsiasi tipo di rapporto con l’Unione Sovietica.

Un ulteriore trattato che si ricorda è quello stipulato tra Italia e Libia risalente all’ottobre 1956. L’accordo prevede una risoluzione pacifica dei problemi avuti in precedenza riguardo all’indipendenza della Libia e una rinnovata collaborazione economica tra i due Stati. Il governo di Roma si propone di stanziare cinque milioni di sterline per la ricostruzione libica, ricevendo in cambio l’assicurazione che alla comunità italiana ancora residente in Libia, sarebbero stati garantiti i diritti di proprietà dei propri beni.