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Action Plan: Financing Sustainable Growth

Sostenibilità e CSR nel settore finanziario: il caso Crédit Agricole Italia

3.1 Sostenibilità nel settore finanziario

3.1.1 Action Plan: Financing Sustainable Growth

Uno degli interventi recenti di maggior rilievo a livello europeo sul tema della finanza sostenibile è la pubblicazione dell’“Action Plan: Financing Sustainable Growth” (COM/2018/097), il piano d’azione pensato per incentivare una crescita economica sostenibile e per garantire la stabilità del sistema finanziario europeo. Infatti, sulla scia dell’adozione dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici del 2015 e dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, la Commissione ha evidenziato due ordini di problemi: la necessità di agire urgentemente per far fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento ambientale sul sistema socioeconomico europeo e

l’assenza di un modello di “finanza sostenibile” in grado di incentivare il sistema economico ad agire in questa direzione.

La Commissione, di fatto, ha riconosciuto il ruolo preminente assunto dal sistema finanziario su quello economico con particolare riferimento alla capacità della finanza di orientare i capitali verso le differenti attività economiche e quindi di sostenere la crescita e l’occupazione. La mancata o debole inclusione dei fattori ambientali e sociali tra i criteri considerati nelle decisioni di investimento avrebbe reso difficile il passaggio al paradigma della “finanza sostenibile”, una finanza che fosse davvero collegata alle esigenze specifiche dell’economia europea e a beneficio del pianeta e della società. Alla fine del 2016, sulla base di queste considerazioni, la Commissione europea ha costituito un gruppo di esperti di alto livello sulla finanza sostenibile (HLEG - High Level Expert Group on Sustainable Finance) incaricato di definire una strategia finanziaria sostenibile per l’Unione. Il 31 gennaio 2018 il gruppo di lavoro ha pubblicato una relazione finale a partire dalla quale la Commissione europea ha successivamente elaborato un piano d’azione incentrato su tre obiettivi principali:

- orientare i flussi di capitale verso un’economia più inclusiva e sostenibile; - gestire i rischi finanziari derivanti dal cambiamento climatico, dal

deterioramento dell’ambiente e dai problemi sociali;

- promuovere la trasparenza e la visione di lungo periodo nelle attività economiche e finanziarie.

I tre obiettivi generali appena elencati sono stati tradotti in 10 action più specifiche che descrivono con maggior dettaglio le soluzioni proposte. In particolare, per le prime due action, nel luglio 2018 è stato appositamente istituito dalla Commissione il “Technical Expert Group” (TEG), composto da 35 membri provenienti dalla società civile, le università, le imprese, il settore finanziario ed alcuni enti pubblici europei ed internazionali. Il ruolo del TEG è quello di assistere la Commissione nell’elaborazione di un sistema unificato di classificazione delle attività economiche sostenibili, di uno standard per i green bond europei, di una metodologia per il calcolo degli indici relativi al basso contenuto di carbonio e di linee guida per la rendicontazione dei rischi legati al cambiamento climatico.

L’Action 1 prevede l’istituzione di un sistema unificato di classificazione delle attività sostenibili, ovvero di una “tassonomia” che definisca chiaramente quali attività sono da

considerarsi sostenibili dal punto di vista ambientale e sociale. Questa “tassonomia” è destinata ad entrare nel diritto europeo e ad essere utilizzata nella normazione, nella definizione di marchi o nell’elaborazione degli indici di riferimento relativi alla sostenibilità.

Nel giugno 2019 il TEG on Sustainable Finance ha pubblicato il “Taxonomy Technical Report”, un documento con cui il gruppo di lavoro chiarisce le ragioni che hanno portato all’elaborazione della tassonomia, fornisce una valutazione degli impatti economici derivanti dalla sua adozione ed esplicita la metodologia utilizzata per la definizione dei criteri “technical screening”. All’interno del documento è presentata anche una prima classificazione di una serie di attività considerate sostenibili e in grado di mitigare i cambiamenti climatici o di favorire l’adattamento agli stessi (TEG, 2019a).

L’Action 2 prevede l’elaborazione di norme e marchi dell’Unione europea sui green

bond (obbligazioni verdi) per “favorire l’integrità e la fiducia nel mercato finanziario

sostenibile e consentire un accesso più agevole agli investitori che ricercano tali prodotti”. Nel giugno del 2019 il TEG ha pubblicato un aggiornamento in merito all’EU Green Bond Standard (EU-GBS) definendo un template per il Green Bond framework e presentando un modello-bozza di EU-GBS; in questa bozza un “Green Bond europeo” viene definito come “qualsiasi tipo di obbligazione o strumento di debito scambiato sui mercati finanziari, emesso da un emittente internazionale o europeo che è allineato all’EU-GBS” (TEG, 2019b). L’obiettivo dello Standard europeo per i Green Bond è quello di fornire un framework che definisca gli elementi principali di un “EU Green Bond” per migliorare la trasparenza l’integrità, la consistenza e la comparabilità di tali obbligazioni (TEG, 2019b).

Oltre alle Action 1 e 2, che sono le più significative per la Commissione Europea e che sono state oggetto di progressi notevoli, il piano prevede altre 8 azioni che sono articolate come segue:

- Action 3, Promuovere gli investimenti in progetti sostenibili;

- Action 4, Integrare la sostenibilità nella fornitura di consulenza con l’introduzione dell’obbligo per le imprese di investimento (banche e assicurazioni) di rilevare le preferenze ESG dei clienti e tenerne conto nel processo di selezione dei prodotti finanziari;

- Action 6, Migliorare l’integrazione della sostenibilità nel rating e nella ricerca; - Action 7, Specificare gli obblighi degli investitori istituzionali e dei gestori; - Action 8, Integrare la sostenibilità nei requisiti prudenziali;

- Action 9, Rafforzare la comunicazione in materia di sostenibilità e la regolamentazione contabile;

- Action 10, Promuovere un governo societario sostenibile ed attenuare l’orientamento al breve periodo nei mercati dei capitali.

Sempre nell’ambito dell’“Action Plan: Financing sustainable growth”, nel gennaio 2019, il TEG ha pubblicato un report sulle “Climate-related disclosures” a partire dal quale la Commissione Europea ha definito le nuove linee guida per la rendicontazione delle informazioni relative al clima. Queste linee guida hanno aggiornato le “non-binding

guidelines” (linee guida non vincolanti) già previste dalla direttiva 2014/95 sulla

rendicontazione delle informazioni non finanziarie e hanno integrato le raccomandazioni della “Task Force on Climate-related Financial Disclosures” (TCFD). L’obiettivo di queste “Guidelines on climate-related disclosures” è quello di fornire alle imprese uno strumento utile a rendicontare gli impatti delle proprie attività sul clima e gli effetti dei cambiamenti climatici sul proprio business (www.ec.europa.eu/info/publications/sustainable-finance-technical-expert-

group_en#disclosures).

Secondo la Commissione, le imprese possono trarre diversi benefici dalla miglior rendicontazione delle informazioni sul clima come la maggior consapevolezza delle opportunità e dei rischi ad esso legati, il miglioramento dei processi decisionali e di pianificazione strategica, la potenziale riduzione del costo del capitale, un dialogo più costruttivo con gli stakeholder ed una migliore reputazione aziendale (Commissione Europea, 2019).

Si può intuire che quelli proposti dalla Commissione Europea sono obiettivi ambiziosi e di portata consistente per il mercato finanziario europeo e per i mercati nazionali degli stati membri; sotto questa prospettiva l’identificazione chiara e univoca di ciò che può essere considerata una “attività sostenibile” e la definizione di criteri ESG standard

a livello Europeo, come previsto dalle Action 1 e 2 del Piano, sono condizioni del tutto necessarie (PwC, 2019).

Dal canto loro, le banche, le assicurazioni, gli asset manager e in generale gli operatori dei mercati finanziari devono necessariamente considerare la sostenibilità come una priorità per il proprio business, per cogliere i vantaggi derivanti dall’adozione di un comportamento da first mover, evitare l’esposizione ai rischi di natura reputazionale e per allinearsi a quelli che in futuro potrebbero diventare obblighi di legge.