Acuità visiva (logMAR)
68 Per la stereopsi, proprietà più difficile da recuperare, abbiamo ottenuto un certo miglioramento dopo la prima settimana di trattamento (Day3) che è risultato statisticamente significativo al termine del trattamento (Week3) con p-value=0,026. Tale miglioramento si è mantenuto in maniera significativa nel follow-up a 1 mese con p-value=0,026. Nel follow-up a 3 mesi, non ancora effettuato in tutti i pazienti, il miglioramento è stato mantenuto ma con risultati attualmente non statisticamente significativi.
0 100 200 300 400 500 600 700
Baseline Day3 *Week3 *Follow-up 1 mese Follow-up 3 mesi
Stereopsi
Stereopsi *p=0,02669
DISCUSSIONE
Il trattamento standard dell’ambliopia nel bambino prevede l’occlusione dell’occhio dominante (introdotto più di 250 anni fa) limitando il suo ingresso corticale e stimolando l’occhio pigro, più la correzione del difetto visivo. Il patching, tuttavia, può avere effetti negativi sullo sviluppo sociale ed educativo, soprattutto del bambino più grande, con conseguente ridotta compliance. L’adesivo usato nel patch può causare allergie e lunghi periodi di occlusione possono portare a problemi visivi binoculari come la ridotta stereopsi.35
Sebbene l’occlusione dell’occhio sano sia il più accettato e probabilmente il più efficace metodo di trattamento dell’ambliopia in quanto il 75% dei bambini mostra un miglioramento dell’acuità visiva31; dopo la cessazione del trattamento occlusivo nel 55% dei bambini si denota un deterioramento dell’acuità visiva precedentemente corretta.36
Inoltre la sua efficacia diminuisce nei bambini più grandi (l’occlusione è raramente intrapresa oltre i 10 anni di età in quanto i benefici visivi sono considerati marginali) e negli adulti. Pertanto, nei soggetti nei quali l'occlusione non è efficace o in quelli mancati dai programmi di screening di massa non ci sono terapie alternative disponibili in età più avanzate.
Questa diminuita efficacia del trattamento è stata tradizionalmente attribuita alla diminuita plasticità nel cervello maturo alla fine del periodo critico dello sviluppo32. Recentemente si è cominciato ad osservare la persistenza di livelli di plasticità neuronale residui nel cervello adulto e gli scienziati hanno sviluppato nuovi interventi genetici, farmacologici e comportamentali per attivare questi latenti meccanismi al fine di ottenere un recupero dell’acuità visiva.
70 In letteratura sono presenti molti studi tesi al miglioramento della visione negli adulti ambliopi.
Tra i più significativi ce ne sono alcuni che riguardano l’apprendimento percettivo secondo il quale praticando ripetutamente un compito visivo impegnativo, utilizzando l’occhio ambliope con l’occhio dominante occluso, si ottengono sostanziali e duraturi miglioramenti delle prestazioni visive nel tempo50. Gli effetti dell’apprendimento percettivo sono stati ampiamente documentati in età adulta. Sono stati trovati miglioramenti dell’acuità visiva, del conteggio visivo e della stereo acuità in pazienti ambliopi dando compiti non addestrati e nuovi stimoli. L’apprendimento percettivo ripristina le interazioni laterali facilitatorie e riduce quelle inibitorie nella corteccia visiva primaria, un fenomeno che prende il nome di plasticità neuronale.
I fattori che influenzano l’efficacia dell’apprendimento percettivo sono: l’età, il compito, la durata del training, la performance iniziale del paziente, il tipo di ambliopia.
Sembra che la combinazione di occlusione e apprendimento percettivo possa essere utile per ottenere il risultato ottimale nel più breve tempo possibile. Eliminare o ridurre il bisogno di indossare un patch in pubblico potrebbe inoltre eliminare, o almeno ridurre, il tempo impiegato, l’onere finanziario e lo stress emotivo che spesso accompagna la terapia di occlusione35.
Un impulso importante che dimostra la persistenza di una certa plasticità neuronale nell’adulto deriva dalle recenti scoperte dell’Istituto di Neuroscienze del CNR di Pisa, mediante il paradigma dell’arricchimento ambientale (AA): condizione caratterizzata da un
71 aumento della stimolazione sensoriale-motoria come strategia per aumentare la plasticità nell'adulto.
E’ stato trovato un completo recupero dell’acuità visiva e della dominanza oculare nei ratti alloggiati in condizioni di arricchimento ambientale diversamente da quelli alloggiati in condizioni standard. Il recupero dell'acuità visiva negli occhi precedentemente deprivati, misurato due settimane dopo la fine del periodo di arricchimento ambientale, persisteva inalterato.57 La possibilità di favorire il recupero dall'ambliopia tramite un protocollo non invasivo come l’AA offre interessanti possibilità applicative per l’uomo. L'elaborazione di nuovi protocolli di stimolazione ambientale in soggetti umani ambliopi richiede, in primo luogo, lo studio del contributo relativo dato da ciascuna delle variabili (sensoriali e motorie) presenti nell’AA nell’aumentare la plasticità nell’adulto. Una tale informazione sarebbe decisiva per l'elaborazione di protocolli di stimolazione applicabili all'uomo.
Esistono prove dirette che la stimolazione dicotica (presentazione simultanea di immagini uguali ma con contrasti diversi ai due occhi) induce un maggiore livello di plasticità rispetto all'uso forzato dell'occhio ambliope da solo.
In uno studio è stato utilizzato un comune videogioco, il Tetris, sulla piattaforma iPod Touch, per trattare a casa propria per circa un mese 14 pazienti adulti ambliopi. Il trattamento domestico dell’ambliopia negli adulti mediante l’utilizzo di dispositivi mobili come l’iPod si è dimostrato efficace al pari del trattamento in clinica, migliore rispetto all’occlusione monoculare e con maggiore compliance.
È stato riferito che 40 ore di videogioco monoculare possono migliorare l'acuità visiva negli adulti con ambliopia mentre eseguire altre attività
72 monoculari non ha alcun effetto.58 Questo può essere dovuto all'attenzione o agli effetti motivazionali associati al videogioco. I risultati riscontrati hanno portato miglioramenti in 40 ore di videogioco mococulare equivalenti a 120 ore di benda oculare nei bambini.
Li RW., Ngo C., Nguyen J., Levi DM. dimostrano che gli stessi effetti o maggiori possono essere raggiunti dopo solo 10 ore di videogioco dicotico per cui il training dicotico è molto più efficace del training monoculare. Nel 2013 Lunghi C., Burr DC., Morrone C. hanno dimostrato l'importanza dei meccanismi GABAergici nella plasticità omeostatica in adulti umani riportando due importanti risultati: il primo che dopo 150 minuti di privazione monoculare la concentrazione di GABA diminuisce nella corteccia visiva primaria adulta V1; il secondo, ancora più importante, che in tutti i soggetti, la diminuzione del livello di GABA è altamente correlata con la spinta percettiva dell’occhio occluso durante la rivalità binoculare. Ciò suggerisce che la riduzione dell’inibizione GABAergica dopo un breve periodo di privazione monoculare inneschi la plasticità omeostatica in V1 nell’adulto umano, modificando l’equilibrio oculare inaspettatamente a favore dell’occhio privato61,62
Questa è una reazione neuronale reversibile che ripristina dinamicamente l’eccitabilità neuronale per mantenere costante la media di attività neuronale, nota come plasticità omeostatica.63 I risultati attuali indicano che la privazione monoculare a breve termine altera l’attività neuronale nella corteccia visiva umana adulta nelle fasi più precoci della elaborazione visiva, dal momento che modula la componente più precoce del potenziale visivo evocato. Inoltre, la privazione influenza non solo l'attività neurale dell'occhio privato (Rafforzamento), ma anche quella dell'occhio non privato (Indebolimento), alterando drammaticamente l'equilibrio tra i segnali interoculari, con forte vantaggio per l’occhio privato.
73 L'occlusione dell'occhio ambliope (chiamata occlusione inversa) non è un nuovo concetto nella gestione clinica di ambliopia. E’ stato introdotto da Bangerter (1953) come parte del trattamento dell’ambliopia e, anche se il suo utilizzo è stato sostenuto in diversi studi, la forma più convenzionale di occlusione prevede l'occlusione dell’occhio non ambliope.
Lunghi C. e Sale A. nel 2015 hanno inoltre evidenziato come la plasticità omeostatica indotta dalla deprivazione monoculare di breve durata sia fortemente potenziata da una moderata attività fisica volontaria. Hanno testato la rivalità binoculare in vent'enni adulti prima e dopo 120 minuti di deprivazione monoculare ottenuta facendo indossare ai pazienti un patch traslucido sopra l'occhio dominante75. Lunghi e Sale propongono un modello in cui il miglioramento della plasticità corticale visiva a breve termine indotta dall’attività fisica è probabilmente mediato da un cambiamento dell’equilibrio tra eccitazione e inibizione in V1. Fornendo le prime prove che l’attività fisica migliori la plasticità corticale visiva nell’adulto si suggerisce la combinazione dell’attività fisica con la terapia occlusiva per il recupero delle funzioni visive in soggetti ambliopi adulti. Sulla base delle conclusioni a cui sono giunti Lunghi C., Morrone C., Sale A. et al riguardo la privazione monoculare a breve termine, la spinta percettiva dell’occhio occluso durante la rivalità binoculare e l’esercizio fisico volontario; il nostro studio si propone di valutare il miglioramento della visione nei pazienti adulti ambliopi, combinando la privazione a breve termine dell’occhio ambliope con l’attività sportiva.
Nella statistica riportata è stato possibile constatare come siano sufficienti poche ore di trattamento per ottenere un miglioramento dell’acuità visiva fortemente significativo con p-value=0,001 già al termine della prima settimana di training (Day3). Tale miglioramento si è verificato in tutti i pazienti, e persiste in maniera fortemente significativa con p-value=0,012
74 nel follow up a 1 mese e a 3 mesi. Ad alcuni pazienti è stato fatto il follow up a 1 anno che dimostra un mantenimento del miglioramento ottenuto e che verrà completato negli pazienti rimanenti a Settembre.
Riguardo la stereopsi, che è la proprietà più difficile da recuperare (sia durante che dopo il periodo critico) perché la plasticità deve avvenire a livello delle cellule binoculari, migliora in 6 pazienti su 10 con risultato sorprendente e molto forte. Abbiamo ottenuto un certo miglioramento dopo la prima settimana di trattamento (Day3) che è risultato statisticamente significativo al termine del trattamento (Week3) con p- value=0,026. Tale miglioramento si è mantenuto in maniera significativa nel follow-up a 1 mese con p-value=0,026. Nel follow-up a 3 mesi, non ancora effettuato in tutti i pazienti e che verrà completato prossimanente, il miglioramento è stato mantenuto ma con risultati attualmente non statisticamente significativi.
I dati emersi dal nostro studio offrono una nuova prospettiva terapeutica nell’adulto ambliope, con elevata compliance dal momento che il trattamento è di breve durata, non invasivo e non necessita di una preparazione del paziente. I limiti principali del nostro studio sono stati essenzialmente il numero esiguo di pazienti studiati e la breve durata del follow-up che continueremo nei prossimi mesi per valutare la persistenza dei miglioramenti ottenuti ad 1 anno. E’ dunque auspicabile che ulteriori studi prospettici possano riconfermare i benefici dell’occlusione a breve termine dell’occhio ambliope combinata con l’attività sportiva nel paziente adulto che il nostro studio pilota ha evidenziato.
75
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