• Non ci sono risultati.

7 Il contesto di elaborazione culturale del principio del “diritto alla salute” e

7.2 L’affermazione del “diritto alla salute” come “diritto umano” in Italia

Abbiamo visto della distanza che intercorre tra il riconoscimento dei diritti umani fondamentali ed il riconoscimento di tali diritti a coloro che siano esclusi dai diritti di “cittadinanza”, per cui tale categoria si realizza di fatto come elemento di esclusione sociale e di negazione di tali diritti. L’allargamento del diritto alla salute agli stranieri presenti in Italia clandestinamente è avvenuto a seguito di un lungo percorso iniziato tra la fine degli anni ’70 e la metà degli anni ’80.

Salvatore Geraci, responsabile, dell’ Area Sanitaria Caritas Diocesana di Roma, sottolinea come l’impegno e l’attività, anche di lobby, di un <<Volontariato specifico, quello sanitario rivolto agli immigrati clandestini, colmando un vuoto istituzionale, abbia fatto emergere un diritto che – in linea con la “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” del 1948 – consideriamo primario, fondamentale, dell’individuo, e abbia permesso di “sdoganarlo”. Tale processo, cui abbiamo avuto la fortuna di partecipare in modo diretto, può essere assunto come paradigmatico della “storia naturale del Volontariato”, in quanto caratterizzato da una fase iniziale di risposta pronta e concreta ad un bisogno (anni Ottanta), da una successiva fase di analisi approfondita di quel bisogno e dei macro- e micro- meccanismi che lo generano, per poi attivare un’azione di promozione della persona (attraverso un notevole lavoro di rete) e infine tradurre il bisogno in “vertenza” politica non solo di denuncia (fine anni Ottanta, inizio anni Novanta), ma anche di proposta in misure politicamente accettabili e percorribili. Proprio nell’ambito sanitario per gli immigrati, il Volontariato laico e confessionale ci sembra aver

70

Maria Paola Volpini - “Un’analisi antropologica della cultura organizzativa dei servizi socio-sanitari e del suo mutamento in relazione alle dinamiche socio-culturali determinate dalla realtà del fenomeno migratorio in Italia” Dottorato in Antropologia - Università degli studi di Sassari

coniugato l’essenza propria dell’essere volontari e forse, con formule innovative, potrà tracciare nuove strade di partecipazione per futuri scenari>>. 74

In effetti, un’analisi delle dinamiche sociali e culturali proprie dell’ultimo trentennio, fa emergere con chiarezza un nuovo modo di relazione tra società civile e Stato. Le radici di questo rinnovamento possono essere ricercate nella grande fucina culturale che negli anni ’60 ha introdotto con forza nuovi temi come, in ambito cattolico, un rinnovato ruolo di impegno dei laici nella società e l’ecumenismo (Concilio Vaticano II); mentre nel più ampio contesto della società civile si preparava la rimessa in discussione del mondo valoriale degli anni ’50, dei rapporti tra generi e generazioni, tra le “classi sociali”, tra poteri dello Stato e cittadini. In tale clima culturale, la sinistra italiana ha prodotto anch’essa - con l’impegno per la lotta sui diritti dei lavoratori, delle donne e, in definitiva (misconoscendo la realtà storica dei totalitarismi socialisti e comunisti), dei diritti civili – un vitalissimo associazionismo che ha trovato delle convergenze ideali, come la promozione sociale e dei diritti umani, con l’associazionismo cattolico. Tali esperienze possono essere ritenute alla base del volontariato laico e confessionale, del processo di affermazione della democrazia partecipativa e del principio di sussidiarietà che hanno caratterizzato il successivo trentennio fino ad oggi.

74S. Geraci, 2006.

71

Maria Paola Volpini - “Un’analisi antropologica della cultura organizzativa dei servizi socio-sanitari e del suo mutamento in relazione alle dinamiche socio-culturali determinate dalla realtà del fenomeno migratorio in Italia” Dottorato in Antropologia - Università degli studi di Sassari

7.3

Un’analisi antropologica della cultura organizzativa dei

servizi socio-sanitari in Italia. Prospettive e metodo.

Nell’analisi antropologica della cultura organizzativa dei servizi socio-sanitari italiani, in particolare in riferimento ai mutamenti intervenuti nel corso degli ultimi tre decenni in cui l’Italia - nell’ambito delle dinamiche geopolitiche che producono il fenomeno della “globalizzazione” economica - da paese di emigranti si è via, via affermata come paese di immigrazione, si possono individuare gli effetti dovuti sia alla presenza di utenti e di associazioni di immigrati, sia quelli determinati dall’inserimento lavorativo di operatori immigrati. Tale analisi ha avuto l’obiettivo di gettare un po’ di luce, sulle dinamiche di mutamento e riorganizzazione interne alla cultura dei servizi socio- sanitari come sui più generali processi culturali, messi in atto da tutti gli attori sociali in causa nel contatto socio-culturale, di reinvenzione degli orizzonti di senso; ossia di ridefinizione di orizzonti culturali di operabilità della nuova comunità, vivibili e comunicabili e su come essi, attraverso forme di negoziazione specifiche, abbiano trovato o meno riconoscimento giuridico nella normativa in materia.

Si è tentato di mettere in luce le specificità e l’evoluzione dei saperi situati75 in vista della ridefinizione di ambiti di domesticità utilizzabile -

secondo il noto concetto demartiniano - nei quali si realizza concretamente a livello delle strutture dei servizi socio-sanitari individuati nella ricerca sul campo.

75 P. Gagliardi, 1995.

72

Maria Paola Volpini - “Un’analisi antropologica della cultura organizzativa dei servizi socio-sanitari e del suo mutamento in relazione alle dinamiche socio-culturali determinate dalla realtà del fenomeno migratorio in Italia” Dottorato in Antropologia - Università degli studi di Sassari

Nell’ambito dell’antropologia della contemporaneità, in cui si è decostruita la visione essenzialistica di cultura, il concetto di “domesticità utilizzabile” mi pare torni ad essere particolarmente utile per l’analisi delle dinamiche socio-culturali proprie del fenomeno migratorio. Ciò sia dal punto di vista del migrante, nella sua “apocalisse” individuale, sociale e culturale, sia da quello dei soggetti presenti nel contesto sociale e culturale luogo di immigrazione, i quali tutti, in misura e grado diverso, si trovano a dover ricostituire un proprio orizzonte di senso all’interno del quale ridefinire culturalmente dei “luoghi” di “domesticità utilizzabile”. In riferimento alla cultura dei servizi socio-sanitari, oggetto della presente ricerca, nell’ambito di tali dinamiche socio-culturali attraverso tale concetto mi pare possa essere analizzato il processo di definizione e ridefinizione continua di quel sapere “situato” proprio della cultura organizzativa. Ciò riguardo ai mutamenti che si sono prodotti e continuano a prodursi in riferimento alla presenza, da una parte, di utenza immigrata, dell’altra di operatori socio-sanitari immigrati.

7.4

Il contesto socio-culturale di definizione dell’ “oggetto” di

Documenti correlati