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6 L’ “oggetto” della ricerca

6.1 Il quadro normativo come “fatto” culturale Interazione tra

Così per poter analizzare lo specifico culturale posto dalla richiesta sanitaria propria del variegato panorama costituito dall’utenza immigrata e dalle risposte socio-culturali che sono state poste in atto, è necessario far riferimento, attraverso un primo approfondimento, al contesto generale della cultura dei servizi socio-sanitari e dell’organizzazione “sociale” che la esprime, in particolare in riferimento alla definizione del quadro normativo. Va inoltre considerato come, di fatto, la normativa in materia sia il risultato, sempre in divenire, di dinamiche di confronto e relazione tra le parti – istituzioni politiche, soggetti pubblici, del terzo settore e rappresentanti

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Maria Paola Volpini - “Un’analisi antropologica della cultura organizzativa dei servizi socio-sanitari e del suo mutamento in relazione alle dinamiche socio-culturali determinate dalla realtà del fenomeno migratorio in Italia” Dottorato in Antropologia - Università degli studi di Sassari

delle comunità di stranieri – finalizzate alla negoziazione delle istanze derivanti dagli interessi di ciascuno; il risultato a livello normativo dipende, quindi, dalla capacità delle istituzioni di trovarne una sintesi adeguata.

Tale rapporto tra cittadinanza e governance è caratterizzato da una prassi di democrazia partecipativa frutto di una vera e propria rivoluzione culturale che ha visto - con l’elaborazione e la promozione del principio di sussidiarietà orizzontale a livello istituzionale, nazionale e comunitario da parte di organizzazioni nate in seno alla società civile, come le associazioni di volontariato, del privato sociale e le ONG – l’affermazione di un profondo cambiamento dell’organizzazione della gestione dei poteri e delle competenze per la definizione concertata e la partecipazione all’attuazione delle politiche sociali e sanitarie.

Tale trasformazione implica, ma ne è anche il risultato negoziale, la ridefinizione dei modelli di comunicazione istituzionale, sia all’interno della cultura organizzativa di ciascun soggetto coinvolto, sia a livello più ampio della cultura organizzativa all’interno della quale trova senso la comunicazione interistituzionale. Per quanto concerne l’analisi antropologica, come ha messo in evidenza Malighetti, <<Il tropo della “cultura organizzativa”, invitando a considerare le imprese come sistemi culturali, risiede nella sua capacità di dirigere i ricercatori verso alcuni interstizi delle teorie organizzative. In contrasto al formalismo dei modelli tecnico-razionali, analizza la struttura informale dell’impresa, le divergenze tra contenuti latenti e manifesti, tra norme dichiarate e norme operanti, tra comportamenti e valori>>68

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L’antropologia considera dunque le istituzioni produttive dotate di culture specifiche, nell’ambito delle quali la comunicazione può essere analizzata come il prodotto della forma organizzativa e delle quali possono essere indagati <<i sistemi di significato intersoggettivi socialmente costruiti attraverso assunti di base impliciti, storie mitiche, asserzioni metaforiche e modelli di azione>>69, ciò in una prospettiva ermeneutica in cui l’azienda

è vista come <<la struttura formalizzata della rete comunicazionale, un’entità metacomunicativa espressiva e simbolica la cui consistenza come unità tecnico produttiva e formale coincide con la fluidità del circuito comunicazionale>> 70.

Se per Malighetti <<L’ordine del mondo sociale è fondato su reti di relazioni simboliche precarie, socialmente costruite, continuamente negoziate e rinegoziate, affermate e cambiate attraverso la comunicazione>>71, dal nostro

punto di vista potremmo, seguendo la distinzione tra comunicazione formale ed informale, vedere la produzione normativa come una definizione, sempre soggetta a ridefinizione corrispondenti ai cambiamenti della realtà sociale e istituzionale, di una sorta di “canovaccio” - risultato della negoziazione tra diversi paradigmi interpretativi – dei soggetti giuridicamente riconosciuti, dei ruoli e delle azioni e possibili in ciascun campo della vita organizzativa a livello locale, statuale e comunitario. In riferimento ad essa è interessante vedere come tale “canovaccio”, nello specifico, viene poi tradotto a livello di interpretazione e comportamento significativo, anche attraverso la comunicazione informale, a livello delle singole realtà organizzative e dei soggetti che vi operano.

69 R. Malighetti, 1994, 137. 70 R. Malighetti, 1994, 137. 71 R. Malighetti, 1994, p. 138

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Per entrare nello specifico del contesto storico-culturale della presente ricerca in merito alle reali dinamiche socio-culturali che hanno condizionato e condizionano l’attività normativa in materia è interessante riportare quanto affermato da Salvatore Geraci:

<<Dal 1996, l’Area sanitaria della Caritas romana ha raccolto e monitorato gli atti regionali in questo specifico ambito (Osservatorio per le politiche sanitarie locali per immigrati e zingari). Sono state analizzate e confrontate oltre tutte le normative nazionali sull'immigrazione e per la tutela della salute per questi "nuovi cittadini", 20 leggi regionali (3 sono state abrogate più 3 proposte), 1 legge provinciale ed 1 progetto di legge provinciale sull'immigrazione, 12 modifiche, 37 altre leggi regionali collegate, 90 delibere regionali, 9 delibere di Giunta provinciale, 69 circolari e note regionali e 2 provinciali con specifica attenzione circa gli aspetti sanitari, 56 progetti specifici, 18 piani sanitari regionali e 2 bozze di piano, 1 decreto regionale dell’assessorato alla sanità72.

Risulta evidente come una tale molteplice realtà e frammentazione normativa dipenda da interpretazioni locali del problema posto dalla realtà del fenomeno migratorio; si tratta evidentemente di sintesi che sono state localmente elaborate o meno (laddove non vi è stata un riconoscimento della necessità di definire una norma specifica in materia) rispondenti alle dinamiche socio-culturali che si sono venute a esplicitare a livello delle singole realtà locali.

72 S. Geraci, B. Martinelli, 2002.

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7 Il contesto di elaborazione culturale del principio del “diritto

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