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Dopo aver affrontato la soluzione di sistema, con adesione volontaria, offerta dal legislatore italiano si ritiene opportuno soffermarsi su un caso

Nel documento RIVISTA TRIMESTRALE (pagine 33-38)

prati-co che ha visto prati-coinvolte da un lato una delle più grandi e solide banche del Paese (Intesa Sanpaolo) e dall'altro gli svedesi di Intrum.

La bozza contenente le linee programmatiche dell'accordo tra le due parti veniva annunciata al mercato il 17 aprile 2018, cui seguivano intensi mesi di trattative.

Il closing dell'accordo c'è stato agli inizi di dicembre 2018. L’intesa preve-de la costituzione di una piattaforma di servicing preve-detenuta al 51% da Intrum e al 49% da Intesa Sanpaolo e la cessione e cartolarizzazione di un portafoglio di crediti in sofferenza detenuti dalla banca italiana. La newco di servicing integre-rà le piattaforme italiane di Intesa ed Intrum ed il contratto sottostante avintegre-rà una durata decennale.

Dall'altro lato trova conferma anche quanto riportato nel comunicato stampa di aprile scorso. La cessione e cartolarizzazione di crediti deteriorati per un valore di 10,8 miliardi di euro di Intesa Sanpaolo ha visto, infatti, l'emissione di una tranche senior sottoscritta da Banca Imi, Hsbc e Credit Suisse mentre le restanti tranches mezzanine e junior sono state sottoscritte dal nuovo veicolo compartecipato da Intesa e da Intrum.

Il perfezionamento dell’operazione, come precisato nella nota, si traduce in una plusvalenza di circa 400 milioni di euro dopo le imposte nel conto eco-nomico consolidato del Gruppo Intesa Sanpaolo nel quarto trimestre 201833.

L'intera operazione si colloca all'interno del quadro dell'operazione di

NPLs tra domanda e offerta”, EGEA S.p.A., Milano, 2017, pagg. 156,157.

risking che l'istituto bancario sta portando avanti dal 2015 e che gli permetterà

di centrare, con molta probabilità, gli obiettivi posti nel Piano d'Impresa 2018 -202134.

La partnership con gli svedesi di Intrum implementa a pieno ritmo la stra-tegia che già ha portato Intesa Sanpaolo a ridurre “nel 2018 i crediti deteriorati

del 26,4% a 16,59 miliardi di euro, rispetto ai 22,52 miliardi dell'anno preceden-te, pari a 36,5 miliardi in termini lordi. La riduzione dello stock di Npe, al lordo delle rettifiche di valore, è di circa 16 miliardi di euro nel 2018 e di circa 29 mi-liardi dal settembre 2015, rispettivamente di circa 5 mimi-liardi e circa 18 mimi-liardi escludendo la cessione dei crediti in sofferenza a Intrum”35.

L'operazione appena conclusa ha generato un importante riverbero an-che sui profitti portando l'utile del quarto trimestre 2018 oltre la soglia del mi-liardo (1,038 miliardi euro).

A fine 2018 Intesa Sanpaolo presenta un Cet 1 pro-forma 2018 a regime al 13,6% evidenziando un eccesso di 430 punti base rispetto a quanto richiesto dal Regolatore, nonostante l’impatto negativo di circa 30 punti base derivante dalla riduzione del valore dei titoli di stato in portafoglio36.

10. Sempre in tema di smaltimento di crediti deteriorati, giova volgere lo sguardo oltre i confini nazionali approfondendo l’interessante caso dell'Irlanda.

Dopo il crollo della banca d'affari Lehman Brothers e l'arrivo della crisi in Europa, l'Irlanda fu uno dei primi Stati ad essere coinvolto nella spirale della cr

34Dichiarazione del Consigliere Delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, 3 dicembre 2018.

35Dati del “Il Sole 24 ORE” del 5 febbraio 2019.

36Dall'articolo “Intesa Sanpaolo macina utili e dividendi, nel 2019 sarà battaglia agli UTP” sul sito www.finanzaonline.com del 5 febbraio 2019.

si anche per via dei legami tra il suo sistema bancario e quello statunitense e nord-europeo.

Nel giro di pochi anni, dovette fare consistenti iniezioni di liquidità alle banche ma ciò innescò un mix micidiale.

Nel 2008 il deficit irlandese era già al ragguardevole livello del 7% ma nel giro di due anni esplose fino al picco del 32,5% e, parallelamente, il debito pub-blico che era nel periodo pre-crisi all'invidiabile livello del 42,6% nel 2012 schiz-zò al 123,2%. Se si guarda poi ai dati del debito privato le cose andavano anche peggio dato che il debito di famiglie ed imprese raggiunse all'apice la cifra

mon-stre del 350%.

L'acmè della crisi del settore finanziario irlandese si raggiunse quando il sistema europeo delle BCN decise di bloccare l'erogazione di liquidità tramite il sistema ELA (emergency liquidity assistance) nei confronti delle banche della Tigre Celtica che nel frattempo avevano perso il requisito della solvibilità, indi-spensabile per beneficiare degli aiuti. L'ELA prende in considerazioni temporanee carenze di liquidità ma nel complesso l'istituto di credito deve essere solvi -bile. Questo complesso di vicende, spinse il Governo della Repubblica d'Irlanda nel novembre 2010 a chiedere l'intervento della Troika (BCE – FMI – Commis-sione UE) per un valore complessivo di 67,5 miliardi di euro previa sottoscrizio-ne di un Memorandum of Understanding in cui si impegnava a realizzare tagli al-la spesa pubblica e importarti riforme strutturali. Questa pesante tempesta fi-nanziaria aveva lasciato macerie nell'economia irlandese che, di conseguenza, aveva visto accumularsi secondo dinamiche simili ad altri Paesi europei un enorme stock di crediti deteriorati nei bilanci bancari.

salva-taggio, quando nel 2009 fu creata la NAMA (National Asset Management Agen-cy). La strategia della NAMA si articola secondo precisi interventi.

Il primo ha riguardato l'acquisizione di 11.500 terreni, lo sviluppo e l'in-centivo a concedere prestiti associati da parte delle cinque maggiori istituzioni finanziarie.

Questo primo intervento è stato seguito da un intenso impegno nei con-fronti dei debitori, i cui prestiti erano stati acquisiti, al fine di ottenere una com-prensione dettagliata delle loro attività e di iniziare a formulare una strategia per il rimborso del debito. La fase finale e più lunga prevede di raggiungere, at -traverso una serie di tappe di riduzione del debito, il rimborso totale dei prestiti debitori entro il 2020. Questa fase finale include anche obiettivi riguardanti la fornitura di nuove unità abitative e lo sviluppo di nuovi spazi commerciali e re-sidenziali nel Dublin Docklands37. Si può quindi affermare che la NAMA funzioni come una bad-bank.

Il book value dei crediti deteriorati ammontava originariamente a 77 liardi di euro (comprendente 68 miliardi di euro per i prestiti originari e 9 miliardi di interessi rialzati) ed il valore patrimoniale originario a cui i prestiti si ri -ferivano era di 88 miliardi di euro, con un prestito medio del 77%, il cui attuale valore di mercato è stimato in 47 miliardi di euro38.

La struttura della NAMA prevede la creazione di uno SPV, il quale ha una maggioranza di private equity e, per mezzo dell'emissione di titoli, la maggior parte dei quali è supportata da una garanzia del governo irlandese, si occupa di finanziare gli istituti di credito in difficoltà.

37Fonte: Sito ufficiale della NAMA.

Il “Master” SPV è classificabile come un'entità legale separata, la cui pro-prietà congiunta è così ripartita: 51% del capitale netto è detenuto dagli investi-tori privati, i quali, di conseguenza, esprimono il voto maggioritario, e il restante 49% è detenuto dalla NAMA.

Giova anche sottolineare che, sebbene lo SPV possa contare su un pro-prio Consiglio, la NAMA mantiene un veto su tutte le decisioni del Consiglio che potrebbero avere un'influenza sugli interessi di se stessa o del governo irlande -se. Il Master SPV è, chiaramente, gestito con lo scopo di realizzare un lucro sull'acquisto e sulla gestione delle attività che si trova a detenere.

Per quanto concerne gli investitori privati presenti nel Master SPV, questi hanno diritto a ricevere un dividendo annuale legato alla performance del Ma-ster SPV.

Nel Bollettino della Bank of Ireland dell'aprile 2018 si traccia un resocon-to sull'origine della crisi irlandese e sugli sviluppi avuti specie in relazione ai cre-diti deteriorati.

Dal documento emerge l'intenzione della Banca Centrale irlandese di operare per un recupero della stabilità finanziaria del Paese ma prestando at-tenzione a non colpire i consumatori o i soggetti in maggior difficoltà economi-ca39.

Nonostante il pronto intervento delle istituzioni irlandesi con la creazione della NAMA, negli anni duri della crisi e del salvataggio chiesto dal Governo con il conseguente arrivo della Troika lo stock degli NPLs continuò a salire.

Va, però, considerato che, già nel 2009, la NAMA ne aveva assorbito una gran parte con l'acquisto (74 miliardi di euro di crediti deteriorati dalle banche

domestiche irlandesi ad un valore di 31,8 miliardi, con un haircut aggregato, quindi, del 57%).

L'aggregato degli NPLs nel sistema finanziario irlandese ha subito, al con-trario, una rapida discesa nel quadriennio 2013-2017, passando da oltre 80 a circa 30 miliardi.

Una caduta così repentina è da addebitarsi oltre al successo indubbio del-la bad bank anche ad una rinascita dell'economia irdel-landese con tassi di crescita fra i più alti dell'Eurozona (8,8% nel 2014; 25,1% nel 2015; 5,0% nel 2016; 7,2% nel 2017)40.

Riguardo al caso irlandese si può, dunque, concludere che l'idea di inter-venire già nel 2009 con la creazione di una bad bank come la NAMA cui devolve-re i cdevolve-rediti deteriorati delle banche domestiche unito al piano di salvataggio ri-chiesto da 67,5 miliardi sul finire del 2010 e a fattori peculiari dell'economia ir-landese, come quello di attrarre le multinazionali con trattamenti fiscali partico-larmente favorevoli hanno contribuito a generare una sorta di “miracolo eco-nomico” che viene portato ad esempio dalle istituzioni dell'Unione Europea.

11. Nel 2012 la Spagna si trovava in una situazione particolarmente

Nel documento RIVISTA TRIMESTRALE (pagine 33-38)