• Non ci sono risultati.

Agricoltura regionale

NELLA GESTIONE DELLA RISORSA IDRICA PIANIFICAZIONE E STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE

2.6 Agricoltura regionale

L’agricoltura, quindi, riveste un ruolo marginale nel contesto regionale sotto il profilo eco- nomico e occupazionale, collocazione che nel tempo sta ulteriormente ridimensionandosi. Net- tamente diversa è la presenza sul territorio in termini di superfici gestite, in quanto la SAUcopre

oltre la metà della superficie territoriale, quota che arriva quasi all’80% se si considerano le super- fici aziendali nel complesso.

Tabella 2.4 - Valore aggiunto ai prezzi base dell’agricoltura, selvicoltura e pesca

Province Valore aggiunto VAagr./VAtotale VA/SAUa VA/UL

agricolo (%) (milioni di euro) Pesaro e Urbino 141,6 2,1 1.030 26.222 Ancona 230,1 2,3 1.925 35.953 Macerata 180,9 3,1 1.242 24.120 Ascoli Piceno 226,9 3,1 2.205 25.211 Marche 779,5 2,6 1.542 27.544

a Per la SAUil dato si riferisce al Censimento dell’agricoltura 2000.

Fonte: Elaborazioni su dati ISTAT, Occupazione e Valore aggiunto nelle province, 2002

Il Valore aggiunto agricolo è distribuito in maniera abbastanza uniforme tra le quattro pro- vince (tab. 2.4). Le quote sul Valore aggiunto totale mettono in evidenza come le province meri- dionali (Macerata ed Ascoli) siano le più agricole e in particolare ad Ascoli si rileva la maggiore produttività unitaria con oltre 2.000 euro per ettaro. In effetti, proprio nell’ascolano, e precisa- mente sulla la fascia costiera e lungo le vallate principali, sono localizzate le produzioni agrico- le a più elevato Valore aggiunto unitario della regione (ortofrutta).

Tabella 2.5 - Unità di lavoro agricole

Province Unità lavoro agricole ULagr./ ULtot. Var. media annua in %

(%) (2002/95) Pesaro e Urbino 5.400 3,4 -4,0 Ancona 6.400 3,1 -7,7 Macerata 7.500 5,4 -4,6 Ascoli Piceno 9.000 5,5 -4,5 Marche 28.300 4,2 -5,2

Fonte: Elaborazioni su dati ISTAT, Occupazione e Valore aggiunto nelle province, 2002

In termini di produttività del lavoro (tab. 2.5) è la provincia di Ancona a distaccarsi netta- mente dalle altre province e dalla media regionale, grazie all’elevato tasso di meccanizzazione

delle attività agricole, che corrisponde ad un minore ricorso al lavoro manuale. Infatti, proprio in questa provincia si rileva la maggiore contrazione delle unità di lavoro agricole (ULA) che nel

2002 costituiscono poco più del 3% delle unità totali a fronte del 5,5% di Ascoli Piceno. In generale, la diminuzione di manodopera agricola ha interessato tutta la regione, con la perdita di oltre un terzo delle ULAdal 1995 al 2002. Il fenomeno è da mettere in relazione, da un

lato, alla costante contrazione della base produttiva (-18% di aziende agricole tra i due ultimi cen- simenti) e, dall’altro, alla crescente specializzazione verso attività a minor impiego di manodo- pera (seminativi in particolare).

Tabella 2.6 - Produzione, consumi intermedi e Valore aggiunto dell’agricoltura

Milioni di euro % Var. media annua in %

(2004/94)a Coltivazioni agricole 729 65,4 -1,9 - erbacee 537 51,0 -1,4 - foraggere 66 5,8 -1,6 - legnose 126 8,6 1,1 Allevamenti 327 28,3 0,8 Servizi annessi 83 6,3 1,3

Produzione lorda totale 1.138 100,0 -1,0

Consumi intermedi 517 39,5 -0,8

Valore aggiunto ai prezzi di base 621 60,5 -1,2 a Variazioni calcolate a prezzi costanti.

Fonte: Elaborazioni su dati ISTAT, Conti economici regionali, 2004

Il valore della produzione agricola regionale (tab. 2.6) proviene per oltre il 50% da colti- vazioni erbacee e, tra queste, la cerealicoltura è divenuta nell’arco di alcuni decenni la tipologia produttiva che caratterizza l’agricoltura delle Marche. Si tratta di una evoluzione relativamente recente che, storicamente, parte da un orientamento cerealicolo-zootecnico (anni ’70 e ’80) e che successivamente si è fortemente specializzato verso la cerealicoltura (in prevalenza frumento duro), favorito dalle politiche comunitarie di aiuto al mercato ma anche da una generale diffu- sione della pluriattività familiare che tende a comprimere l’impegno lavorativo in agricoltura per poter svolgere altre occupazioni. L’agricoltura in questo contesto è una integrazione al reddito familiare.

Nonostante il forte calo delle attività zootecniche degli ultimi decenni, gli allevamenti con- tribuiscono tuttora per oltre un quarto alla produzione lorda totale, e in particolare le produzioni bovine da carne stanno recuperando posizioni rispetto alla profonda crisi degli anni ‘90, mentre gli allevamenti industriali avicunicoli e suinicoli stanno viceversa vivendo un periodo di diffi- coltà dopo la grande espansione avvenuta negli anni ’80.

Nel complesso, sebbene l’agricoltura regionale diminuisca il proprio peso economico, sostanzialmente mantiene quello territoriale, come segnala la modesta flessione della SAUnel

decennio intercensuario rispetto al calo delle aziende (tab. 2.7). È opportuno ricordare che i valo- ri in tabella si riferiscono al campo di osservazione comunitario che non comprende le unità di piccolissima dimensione, che è la tipologia aziendale che ha subito la maggiore flessione dal 1990 al 2000.

La contrazione delle strutture produttive di oltre 15.000 aziende agricole è più marcata nel- la provincia di Macerata che resta, però, la più “rurale” delle Marche con i suoi 145.000 ettari di SAU, quasi il 30% di tutta la SAUregionale.

Tabella 2.7 - Aziende e relativa superficie agricola utilizzata per provincia

Province Aziende SAU Aziende SAU Az. SAU

(n.) (ha) (%) (%) (var. media (var. media

annua in % annua in % 2000/90) 2000/90) Pesaro e Urbino 13.909 137.531 23,0 27,2 -2,2 -0,9 Ancona 14.336 119.523 23,7 23,6 -2,1 -0,5 Macerata 14.326 145.651 23,7 28,8 -2,7 -0,7 Ascoli Piceno 17.838 102.906 29,5 20,4 -1,9 -1,1 Marche 60.409 505.611 100,0 100,0 -2,2 -0,8 Marche 2003a 55.582 512.378 - - - -

- di cui Enti pubblici 45 21.083 - - - -

a ISTAT, Struttura e produzione delle aziende agricole, 2003, Universo CE.

Fonte: ISTAT, Censimento dell’agricoltura 2000 e 1990, Universo CE

Una nota a margine meritano le aziende pubbliche alla quale fanno capo oltre 21.000 etta- ri di SAUche costituiscono una quota significativa della superficie complessiva (4%), spesso con-

cessi in affitto e localizzati prevalentemente in aree marginali.

Il processo di ridimensionamento che ha vissuto la zootecnia regionale negli ultimi decen- ni non sembra essersi arrestato in quanto i tassi medi annui risultano negativi per tutte le tipolo- gie di allevamento (tab. 2.8), ma in prevalenza la contrazione è attribuibile alla cessazione di strut- ture di piccole dimensioni non specializzate, orientate all’autoconsumo, che continuano l’attivi- tà agricola solo con le coltivazioni erbacee.

Tabella 2.8 - Aziende con allevamento e relativi capi (esclusi Enti pubblici)

Aziende con Capi Az. (var. media Capi (var. media

allevamento annua in % annua in %

2003/90) 2003/90) Bovinia 3.432 72.504 -7,2 -3,7 Ovini 3.458 221.254 -6,6 -0,1 Caprini 622 7.733 -8,3 -3,8 Suini 12.111 114.448 -6,5 -5,8 Avicoli 16.501 5.606.172 -8,2 -3,8

a Nel censimento 1990 il dato è comprensivo dei bufalini.

Fonte: Elaborazione dati ISTAT, Struttura e produzione delle aziende agricole, 2003; ISTAT, Censimento dell’agricoltura 1990,

Universo CE

La consistenza zootecnica diminuisce, infatti, a una velocità inferiore alla variazione del numero degli allevamenti. Per i suini tale differenziale risulta meno marcato. Gli allevamenti suinicoli e in particolare quelli avicoli costituiscono una realtà importante, anche sotto il profilo industriale, con la presenza sul territorio regionale di alcuni tra i più importanti gruppi imprendi- toriali a livello nazionale.

In generale, le aziende agricole regionali sono di piccola dimensione come testimonia la quo- ta di oltre il 90% delle unità con meno di 20 ettari (tab. 2.9). Le stesse, però, detengono meno del 40% delle superfici, segno del ruolo rilevante rivestito dalle grandi aziende nel settore primario.

Tabella 2.9 - Distribuzione delle aziende e relativa superficie agricola utilizzata per classi di SAU(esclusi Enti pubblici)

Aziende SAU(ha) Aziende in % SAUin %

<2 ha 20.543 20.042 37,0 4,1 2-5 16.015 50.410 28,8 10,3 5-20 13.812 121.752 24,9 24,8 20-50 3.439 101.487 6,2 20,7 50-100 1.141 84.359 2,1 17,2 >100 587 113.244 1,1 23,1

Totale (esclusi Enti pubblici) 55.537 491.295 100,0 100,0

Enti pubblici 45 21.083 - -

Totale 55.582 512.378 - -

Fonte: Elaborazione dati ISTAT, Struttura e produzione delle aziende agricole, 2003

Sotto il profilo della gestione delle superfici (tab. 2.10) spicca la quota dell’80% destinata ai seminativi e di questa oltre il 40% investita in cereali, seguono a notevole distanza le foragge- re avvicendate. Da evidenziare, inoltre, la quota delle piante industriali e colture proteiche tra le quali rivestono un ruolo rilevante il girasole e soprattutto la barbabietola alla quale sono connes- se numerose attività imprenditoriali comprese nella filiera bieticolo-saccarifera, attualmente in fase di contrazione a causa dei cambiamenti che hanno riguardato la specifica Organizzazione comune di mercato.

Tabella 2.10 - Superficie agricola utilizzata per le principali coltivazioni praticate (inclusi Enti pubblici)

Superficie % Var. media annua in %

(ha) (2003/90)

Seminativi 414.181 80,8 -0,2

- cereali 219.851 42,9 -0,2

- piante industriali e colture proteiche 72.414 14,1 ….

- ortive e patata 7.685 1,5 -2,4

- foraggere avvicendate 99.881 19,5 -0,3

- altri seminativi 3.120 0,6 ….

- terreni a riposo 11.230 2,2 ….

di cui Enti pubblici 5.324 1,0 ….

Coltivazioni legnose 34.274 6,7 -0,9

- vite 23.455 4,6 -0,9

- olivo 6.626 1,3 0,6

- fruttiferi 2.444 0,5 -5,9

- altre coltivazioni legnose 1.750 0,3 ….

di cui Enti pubblici 161 0,0 ….

Prati permanenti e pascoli 63.923 12,5 -1,6

di cui Enti pubblici 15.598 3,0 ….

Totale (esclusi Enti pubblici) 491.295 95,9 ….

Enti pubblici 21.083 4,1 ….

Totale generale 512.378 100,0 -0,5

Fonte: Elaborazione dati ISTAT, Struttura e produzione delle aziende agricole, 2003; ISTAT, Censimento dell’agricoltura 1990,

Da segnalare anche la viticoltura il cui lieve calo non esprime la profonda ristrutturazione avvenuta verso la riqualificazione delle produzioni. Il vino rappresenta ora il prodotto agricolo marchigiano maggiormente esportato.

Anche l’olio sta seguendo la strada del vino, ma le superfici investite sono ancora mode- ste così come i quantitativi prodotti. Il dato sui terreni a riposo fa riflettere e rappresenta, pur- troppo, nel contesto del disaccoppiamento totale, una opportunità reddituale che gli agricoltori delle aree interne prenderanno sempre di più in considerazione.

Si è già accennato alle cause che hanno portato all’attuale ordinamento produttivo, orien- tato verso la cerealicoltura; per quanto riguarda le altre dinamiche evolutive si pone in evidenza il consistente calo dei fruttiferi e la flessione nelle ortive e dei prati-pascolo. Per quanto riguarda le prime due tipologie di coltivazione, la contrazione è l’effetto della destrutturazione aziendale che ha semplificato gli ordinamenti produttivi favorendo le coltivazioni più facilmente meccaniz- zabili e a minor impiego di manodopera e capitali.

Questo fenomeno rappresenta un punto di debolezza dell’agricoltura regionale specie se si considera il potenziale sviluppo delle colture irrigue oggetto di studio di questa monografia.

La scarsa propensione al rischio degli imprenditori agricoli, e quindi la difficoltà di avvia- re processi di investimento se non fortemente incentivati con risorse pubbliche, limita di fatto l’espansione dell’agricoltura irrigua. Esistono, invero, anche grossi limiti strutturali legati all’ob- solescenza e alla diffusione degli impianti di irrigazione ai quali si aggiunge la forte competiti- vità per l’uso del suolo esercitata dai settori extra-agricoli che toglie i migliori terreni all’agri- coltura spingendo le coltivazioni sempre più distanti dalla costa e dai principali corsi d’acqua.

Sulle prospettive di sviluppo dell’agricoltura irrigua nelle Marche si rimanda al paragrafo specifico nel prosieguo di questo lavoro.

Con riferimento, invece, alle colture permanenti il fenomeno di diminuzione delle super- fici è legato al calo delle aziende agricole localizzate nelle aree appenniniche. Questa dinamica in particolare potrebbe intensificarsi nei prossimi anni, mentre è probabile che con l’introduzione del meccanismo del disaccoppiamento totale, alcune tipologie di coltivazione a maggiore Valore aggiunto, potrebbero invertire la tendenza.

La classificazione tipologica per orientamento tecnico-economico e per dimensione econo- mica (tab. 2.11) consente di approfondire l’analisi valutando il grado di specializzazione produt- tiva non più rispetto alla quantità di risorse aziendali investite ma alla loro capacita di produrre reddito.

I poli OTEevidenziano una spiccata specializzazione produttiva in quanto meno di un quar-

to delle aziende risultano a indirizzo misto mentre oltre l’80% delle superfici sono comprese negli orientamenti specializzati. In evidenza i seminativi tra gli indirizzi specializzati e la policoltura fra quelli misti ma significative sono anche la quota delle “coltivazioni e allevamenti”, segno di un collegamento tra zootecnia e agricoltura non del tutto scomparso.

Oltre il 60% delle aziende agricole non supera i 4.800 euro annui di reddito lordo stan- dard (RLS) e questo valore rende particolarmente evidente il modesto tasso di imprenditorialità

in agricoltura, intesa come attività con prevalente finalità economica. I tre quarti della SAUsono,

però, attribuibili alle unità produttive di maggiore dimensione e, in particolare, un terzo di que- sta alle aziende con più di 48.000 euro di RLS. È il segnale della presenza della componente più professionalizzata dell’agricoltura regionale che rappresenta ora solo il 3,4% delle aziende nel complesso, ma è destinata ad espandersi nei prossimi anni. L’incremento è da addebitare soprat- tutto alla fuoriuscita sempre più consistente delle unità di piccole dimensioni condotte da anzia- ni e solo in piccola parte all’aumento delle dimensioni aziendali.

Tabella 2.11 - Aziende e SAUper orientamento tecnico-economico e per classi di UDEA(esclusi Enti pubblici)

Aziende (n.) SAU(ha) Aziende (%) SAU(%)

Orientamento tecnico economico:

Seminativi 33.573 328.691 55,8 65,1 Ortofloricoltura 603 2.510 1,0 0,5 Coltivazioni permanenti 9.268 27.652 15,4 5,5 Erbivori 2.877 58.726 4,8 11,6 Granivori 411 1.934 0,7 0,4 Policoltura 10.468 52.708 17,4 10,4 Poliallevamento 583 3.336 1,0 0,7 Coltivazioni e allevamenti 2.404 29.456 4,0 5,8 Classi di UDE: <4 UDE 36.543 79.503 60,7 15,7 4-16 17.176 148.169 28,5 29,3 16-40 4.437 108.084 7,4 21,4 >40 2.031 169.257 3,4 33,5 Totale 60.187 505.013 100,0 100,0 a 1 UDE= 1.200 euro.

CAPITOLO 3

PROBLEMATICHE AGROAMBIENTALI