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Alcune osservazioni conclusive

Nel documento Introduzione (pagine 73-77)

Donne imprenditrici nel distretto

2.6. Alcune osservazioni conclusive

Il fenomeno dell’imprenditoria femminile è in crescita, sia a livello naziona- le sia nel contesto locale pratese e, come si è visto, è un fenomeno complesso e variegato. Le donne che iniziano un’attività imprenditoriale, sia che lo facciano alla ricerca della propria realizzazione personale e per una scelta di autonomia e di indipendenza, sia che portino avanti l’azienda di famiglia per doveri di con- tinuità, lo fanno con grande senso di responsabilità e generalmente con entu- siasmo; questo nonostante le difficoltà e gli ostacoli ancora oggi incontrati, di

 Certamente, data la complessità del fenomeno, si riscontrano anche situazioni in cui,

per scelta o per necessità, le imprenditrici hanno adottato (o si sono appiattite su) modelli lavorativi maschili di tipo tradizionale. Su questo punto, molto dura è l’opinione dell’impren- ditrice agricola che sostiene: “la donna che ha scelto di fare solo la carriera e che ha rinunciato alla famiglia... è meno comprensiva. Il suo mondo è solo il lavoro, almeno quelle che conosco io, quelle che hanno fatto questa scelta mi sembrano dei mostri, perché hanno solo il lavoro e basta. Sono bravissime, sono eccezionali, però è difficile lavorare con persone che pretendono quanto loro danno, quindi che pretendono che anche gli altri lavoratori non abbiano una vita propria” (int. 2).

carattere culturale e strutturale, a partire dagli stereotipi legati alla tipizzazione di genere delle capacità e dei lavori che influenza la cultura produttiva locale, alla diseguale divisione dei compiti familiari e di cura, alla diversa disponibilità di tempo, al diverso inserimento nelle reti sociali e di potere locali, alle mag- giori difficoltà nell’accesso ai finanziamenti, ai rapporti ancora difficili con le istituzioni e gli stakeholders, ecc.

Il quadro offertoci dall’analisi del distretto pratese però, oltre alle difficoltà e ai vincoli suddetti, evidenzia anche segnali di cambiamento e interessanti po- tenzialità, a partire dal modo stesso di fare impresa da parte delle donne, che, se poste nelle condizioni, mostrano di essere portatrici di un’etica del lavoro e di un approccio gestionale innovativi rispetto a quelli maschili tradizionali.

Se in epoca post-fordista l’impresa di successo è quella flessibile, capace di adattarsi ai cambiamenti, positivamente reattiva, orientata verso la qualità e l’attenzione al cliente, allora l’impresa di piccole e medie dimensioni sembra rispondere bene a queste caratteristiche, con le sue modalità di organizzazio- ne tendenzialmente di tipo orizzontale, più informale, meno rigidamente ge- rarchica, più collaborativa e attenta alle innovazioni. Fin qui, però, l’impresa distrettuale risponde a questi criteri indipendentemente dall’apporto delle imprenditrici. La vera novità è nel contributo, da parte delle donne, a porta- re e a diffondere un’etica della qualità del lavoro, basata sull’apprendimento e l’aggiornamento, flessibile nell’impiegare in modo costruttivo competenze e risorse di tipo diverso, attenta alla ricomposizione dei tempi e degli ambi- ti di vita e alla ri-articolazione di quelle che sono state per lungo tempo le “due metà separate dell’esperienza umana” (Touraine 1997, p. 200), visto che sono le donne ad esserne più toccate, in senso vincolante e ad avere più attivamente lavorato per il superamento della strutturazione dicotomica del- la società.

Per queste ragioni riteniamo che l’imprenditoria femminile di qualità possa rivitalizzare non solo il tessuto economico locale, contribuendo a far fronte ad alcuni di quegli elementi di discontinuità e di cambiamento presenti nel distretto pratese degli ultimi anni, ma possa anche contribuire ad un rinnova- mento del contesto sociale e culturale del territorio.

Il percorso in questa direzione però non è lineare né tanto meno automa- tico e, come si è visto, rimane ancora contraddistinto da molteplici ostacoli di tipo culturale e strutturale. A nostro parere, dunque, per facilitare questo processo sono necessari: (a) da una parte, interventi pubblici mirati a sostenere l’imprenditoria delle donne attraverso efficaci politiche di pari opportunità e (b) dall’altra, una maggiore presa di coscienza, da parte delle stesse imprendi- trici, della propria appartenenza di genere in un contesto di disuguaglianze e

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una maggiore consapevolezza di poter essere portatrici di una specificità nel- l’esercizio della propria professione.

Per quanto riguarda il primo punto (a), come nota David (2006), forse il più importante cambiamento introdotto nei processi d’implementazione del- le politiche pubbliche, a livello nazionale e locale, è stato proprio l’adozione dell’approccio di genere, volto al riequilibrio delle disuguaglianze e al sostegno delle pari opportunità tra donne e uomini, anche in ambito imprenditoriale. Politiche mirate sono necessarie, infatti, vista l’ancora esigua minoranza fem- minile presente in questa professione e visto che le maggiori difficoltà incon- trate dalle donne che vogliono iniziare un’attività imprenditoriale riguardano proprio l’accesso ai finanziamenti, la reperibilità di informazioni adeguate e in tempo reale, e una formazione iniziale più specifica e qualificata.

Per quanto riguarda il secondo punto (b), è importante la presa di coscienza, da parte delle imprenditrici, del valore aggiunto che può essere dato al proprio lavoro come portatrici di sensibilità e competenze spesso non convenzionali: tale consapevolezza critica, infatti, può facilitare l’adozione di un approccio di- verso e innovativo rispetto al modello imprenditoriale dominante e consentire la valorizzazione di competenze che, proprio in quanto diverse da quelle tradi- zionali, possono risultare utili per fronteggiare le nuove esigenze del territorio e dell’economia globale. D’altra parte, si ritiene che non sia sufficiente essere donne per fare impresa al femminile (Bruni-Gherardi-Poggio 2000, p. 164), così come non lo è essere donne in posizioni di potere politico e istituzionale per prendere decisioni e fare politiche attente alle questioni di genere e alle questioni legate alla parità e ai diritti delle donne. Come si è visto, infatti, an- che nell’indagine sul caso pratese, sono proprio le imprenditrici più socializzate alle questioni di genere – anche grazie alla più attiva partecipazione alle sezioni femminili delle associazioni di categoria – ad essere più avvertite e maggior- mente consce del proprio ruolo, potenzialmente o fattivamente, innovativo all’interno della professione così come del sistema economico imprenditoriale locale, e a esserne dunque maggiormente protagoniste.

Capitolo 3

“Voglio volare con le mie ali”.

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