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Alcuni indici per il mercato dell’arte

Capitolo 3. Investimenti in arte contemporanea dei paesi del BRIC

3.2 Alcuni indici per il mercato dell’arte

Come tutte le attività finanziarie, anche l’arte ha bisogno di strumenti che aiutino gli investitori nell’analisi del mercato.

In letteratura si trovano diverse metodologie per la costruzione di indici del mercato dell’arte. Le più trattate sono il metodo dei testimoni privilegiati, il metodo della doppia vendita, il metodo della regressione edonica, il metodo del dipinto rappresentativo o dipinto medio, il metodo della media geometrica.

Il metodo dei testimoni privilegiati si basa sulla selezione, ad opera di un gruppo di esperti, di alcuni artisti ed opere che avrebbero una forte influenza nella determinazione dell’andamento dei prezzi sul mercato. Il Sotheby’s Art Index è costruito in questa maniera. Questo metodo rischia di sovrastimare il mercato, perché trascura una serie di transazioni non secondarie che avvengono, in quanto la selezione di un artista o un’ opera non sono necessariamente rappresentativi del mercato. La scelta dell’esperto non è basata su criteri oggettivi, e dovrebbe comunque essere aggiornata costantemente per

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evitare di escludere artisti emergenti, ottenendo di contro una sottostima del mercato (si veda Reitlinger, 1963)

Il metodo del dipinto medio e del dipinto rappresentativo viene proposto da Candela e Scorcu nel 1997 per costruire un indice sintetico dei prezzi di un determinato settore. Il metodo prevede una prima suddivisione delle opere o degli artisti per fasce di prezzo, di vendita e stime. Si procede a costruire un indice di prezzo per ogni singola classe di prezzo che vengono suddivise in bassa, media e alta. Per ogni classe, l’indice cosi costruito, risulta essere una media ponderata dei rapporti tra i prezzi di vendita e le stime delle opere, media che utilizza come peso la stima stessa delle opere. La metodologia affida quindi alle stime degli esperti un’importanza preponderante, valutazione con ogni probabilità viene formulate anche in base ai prezzi di vendita precedenti, con il rischio di creare un processo in cui non è chiaro chi influenzi chi. Inoltre anche l’assegnazione di un’opera o artista ad una classe è soggetta ad oscillazioni (Candela e Scorcu 1997; Della Gatta 2007).

Il metodo della doppia vendita viene originariamente sviluppato per il mercato immobiliare, si basa sui prezzi delle vendite di un’opera d’arte che registra più passaggi in asta con aggiudicazione in periodi diversi. La differenza registrata tra le due transazioni è una funzione che dipende dalla variabile temporale, con il vantaggio che la metodologia non richiede una misurazione qualitativa dell’opera, assumendo che sia un dato che rimanga costante nel tempo. Questo è l’approccio applicato al mercato dell’arte da Anderson (1974), Baumol (1986),Goetzmann (1993), Goetzmann e Spiegel (2003), Mei e Moses (2002), Pesando (1993), Pesando e Shum (1999). La selezione dei dati rimane comunque parziale, a causa della difficoltà di recuperare i dati delle transazioni duplici, che spesso avvengono in un lasso temporale ampio e in anni non presenti nei data base, oppure per transazioni che non avvengono sul mercato delle aste e quindi conseguente difficoltà a seguire i passaggi delle opere interessate. Le opere di cui è possibile ricostruire le doppie vendite fanno spesso parte del settore Old Masters, che rappresenta solo una parte del mercato, quella più stabile (Rennebooh L., Spaenjers C. 2009). Il Mei Moses Index, uno degli indici più consultati nel settore, utilizza questa metodologia.

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Il metodo della regressione edonica implica che il valore dell’opera derivi da una serie di attributi che essa incorpora. Ad ognuno degli attributi corrisponde un prezzo implicito, il cui insieme costituisce il valore finale dell’opera, che viene quindi valutata in base all’utilità che deriva da ognuno degli attributi; come il mercato valuta le singole caratteristiche, dipende dal gusto e dal tempo.

A differenza di un indice costruito con la metodologia della doppia vendita, la regressione edonica controlla i cambiamenti nella qualità dei beni scambiati. Il metodo viene impiegato da Frey e Pommerehne (1989), Buelens and Ginsburgh (1993), Chanel (1996) ed è diventato molto popolare alla metà degli anni 90.

La metodologia parte quindi dall’assunto che gli attributi esauriscano la qualità dell’opera d’arte e la sua unicità, e la criticità consiste nell’individuare le variabili corrette ed assegnare loro il giusto valore.

Il prezzo di un’opera può essere influenzato da variabili fisiche e non fisiche: l’autore, la presenza della firma, la provenienza (che comprende il possessore, le precedenti esposizioni, mostre, e le pubblicazioni), la tecnica, il soggetto, il supporto, la misura, il luogo in cui viene venduta. Alcune di queste variabili hanno una correlazione positiva con il prezzo: la certezza dell’autore e la reputazione possono influire largamente sul prezzo, come la presenza della firma. Un dipinto che cambia attribuzione, nonostante non modifichi le sue qualità, per il solo fatto di cambiare nome del suo autore, può cambiare quotazioni sensibilmente. I dipinti hanno solitamente delle quotazioni più alte rispetto a quelle opere eseguite con altri media; i soggetti religiosi sono meno vendibili rispetto a quelli profani soprattutto se si parla di Old Masters. Il prezzo di un’opera può salire anche se essa proviene da una collezione importante, se è pubblicata in qualche catalogo o in testi critici noti. Il fatto che sia venduta a New York piuttosto che a Londra, o da Sotheby’s e Christie’s piuttosto che da una casa d’aste secondaria, ne affermano l’importanza con una correlazione ancora positiva sul prezzo. La dimensione è invece una variabile con una correlazione positiva fino a un certo punto: il prezzo solitamente cresce con il crescere della dimensione ma, superata una soglia, comincia a decrescere a causa della difficoltà di piazzare opere troppo grandi.

La tabella 3.2, riassumendo i risultati dei principali studi sull’argomento, mette a confronto i rendimenti individuati tramite la costruzione di indici di regressione edonica

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e del metodo delle doppie vendite; i rendimenti oscillano tra lo 0,6% e l’8% a seconda del periodo a cui l’indice fa riferimento.

Il numero dei casi in cui si possono recuperare i dati relativi alle doppie vendite è generalmente più basso, e certamente inferiore rispetto al database impiegato dalla regressione edonica. Ashenfelter e Graddy (2002) confrontano un indice di regressione edonica usando 8792 dati con un indice delle doppie vendite con 474 dati. Mei and Moses (2002) hanno usato 4900 coppie di dati (9800 in tutto) riferite al periodo 1875- 2000 (di cui però 2300 sono Old Masters). L’Art Market Research, che utilizza la regressione edonica, è basato sui dati provenienti dalle maggiori case d’asta, ma con un taglio del 10% sui risultati più alti e su quelli più bassi, seguendo la teoria che gli estremi distorcano la media. Il suo indice mostra che la categoria ha un rendimento dell’8,7% nei 25 anni che si sono conclusi nel 2005, con un risultato leggermente più basso rispetto a quello del Mei Moses Index.

Tabella 3.2: Risultati degli studi sul rendimento finanziario dell’arte.

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