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Allegato C: “Rischio di tasso d’interesse sul portafoglio bancario”

CAPITOLO 2 Il quadro normativo di riferimento

2.2 Allegato C: “Rischio di tasso d’interesse sul portafoglio bancario”

Nell’Allegato C, Capitolo I, Titolo III, Parte Prima della Circolare n. 285/2103 della Banca d’Italia vengono fornite delle linee guida metodologiche - coerenti con le indicazioni fornite dal Comitato di Basilea - per la realizzazione di un sistema semplificato per la misurazione del capitale interno a fronte del rischio di tasso del portafoglio bancario in condizioni ordinarie e in ipotesi di stress20. L’esposizione al rischio di tasso d’interesse è misurata con riferimento alle attività, alle passività e alle poste fuori bilancio - delle unità operanti in Italia e all’estero - comprese nel portafoglio bancario.

La metodologia si presta ad essere applicata sia a livello individuale che a livello consolidato.

Le fasi per misurare l’esposizione a tale rischio sono le seguenti:

1. Determinazione delle “valute rilevanti”

Si considerano “valute rilevanti” le valute il cui peso misurato come quota sul totale attivo oppure sul passivo del portafoglio bancario sia superiore al 5 per cento. Ai fini della metodologia di calcolo dell’esposizione al rischio di tasso d’interesse (cfr. i seguenti punti 2, 3 e 4) le posizioni denominate in “valute rilevanti” sono considerate valuta per valuta, mentre le posizioni in “valute non rilevanti” vengono aggregate.

2. Classificazione delle attività e delle passività in fasce temporali

Le attività e le passività a tasso fisso sono classificate in 14 fasce temporali (cfr. Tabella 2.1) in base alla loro vita residua. Le attività e le passività a tasso variabile sono ricondotte nelle diverse fasce temporali sulla base della data di rinegoziazione del tasso di interesse. Salvo quanto di seguito riportato per alcune poste contabili, le attività e passività vanno inserite nello scadenzario secondo i criteri previsti nella Circolare 272 “Manuale per la compilazione della matrice dei conti” e nella Circolare 115 “Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni di vigilanza su base consolidata degli enti creditizi”:

20Il Comitato di Basilea ha messo a punto criteri semplificati per il calcolo di un indicatore di rischio di tasso di interesse sul banking book al fine di individuare le banche caratterizzate da un’esposizione “eccessiva” rispetto alla media del sistema. Tale metodologia fa parte delle tecniche basate su intervalli discreti menzionati nel Paragrafo 3.3.1 del Capitolo 1.

§ i c/c attivi sono classificati nella fascia "a vista"21 mentre la somma dei c/c passivi e dei depositi liberi è da ripartire secondo le seguenti indicazioni: nella fascia "a vista", convenzionalmente, una quota fissa del 25% (c.d. “componente non core”);

§ per il rimanente importo (c.d. “componente core”) nelle successive otto fasce temporali (da "fino a 1 mese" a "4-5 anni") in misura proporzionale al numero dei mesi in esse contenuti. Ad esempio, nella fascia “fino a 1 mese” va inserito 1/60 dell’importo residuo, nella fascia “da oltre 1 mese a 3 mesi” vanno inseriti 2/60 dell’importo, e così via.

Per le quote di OICR si applica quanto previsto per il requisito patrimoniale sui rischi di mercato.

Prima dell’aggiornamento del 27 dicembre 2010 della circolare n. 263/2006, c/c passivi e i depositi liberi erano ripartiti nella fascia “a vista” per un importo pari all’ammontare dei c/c attivi. Il rimanente importo doveva essere attribuito alle successive quattro fasce temporali (da “fino a 1 mese” a “da oltre 6 mesi a 1 anno”), su un intervallo temporale di 1 anno, in misura proporzionale al numero dei mesi in esse contenuto. Ad esempio, nella fascia “fino a 1 mese” andava inserito 1/12 dell’importo rimanente, nella fascia “da oltre 1 mese a 3 mesi”

i 2/12 dell’importo rimanente, e così via. Le modifiche apportate alla distribuzione dei depositi sono in linea con le indicazioni riportate dal Comitato di Basilea (2004), il quale afferma che la componente core è assegnata in base a una scadenza presunta non superiore a cinque anni22.

3. Ponderazione delle esposizioni nette all’interno di ciascuna fascia

Per ognuna delle 14 fasce temporali, la banca calcola la propria esposizione netta (𝑃𝑁E), ottenuta come saldo tra le attività, le passività e le posizioni fuori bilancio. Successivamente, le posizioni nette di ogni fascia sono moltiplicate per degli specifici fattori di ponderazione, ottenuti come prodotto tra una variazione ipotetica dei tassi (∆𝑦E) e una approssimazione della duration modificata relativa alle singole fasce (𝐷𝑀E)23. Secondo la metodologia semplificata, la variazione ipotetica dei tassi deve essere pari a +/- 200 punti base, ovvero al 2%, per tutte

21 Fanno eccezione I rapporti formalmente regolati come i conti correnti, ma riconducibili ad altre forme di impiego aventi uno specifico profilo temporale (ad esempio, gli anticipi salvo buon fine).

22Cfr. Allegato 4: An example of a standardised framework, Principles for the Management and Supervision of Interest Rate Risk, Basel Committee on Banking Supervision (2004).

23La duration modificata approssima la sensibilità del valore economico di una posizione ricadente in una fascia rispetto alle variazioni del tasso di interesse di fascia. Il documento del Comitato di Basilea precisa che essa è stata calcolata ipotizzando che le posizioni ricadenti in ogni fascia avessero un rendimento y del 5%.

le scadenze. Il documento del Comitato di Basilea precisa che essa è stata calcolata ipotizzando che le posizioni ricadenti in ogni fascia avessero un rendimento y del 5%. Infine, il risultato rappresenta una stima semplificata della possibile variazione netta di valore delle poste appartenenti a ogni intervallo:

∆𝑃𝑁E ≅ 𝑃𝑁E ∙ 𝐷𝑀E∙ ∆𝑦E (2.1)

Una considerazione importante da fare è che la formula (2.1) è simile alla nota relazione che lega la variazione del prezzo di uno strumento finanziario a tasso fisso e scadenza determinata alla variazione del tasso di rendimento, ad eccezione dell’assenza del segno negativo al secondo membro. Di conseguenza, un valore positivo di ∆𝑃𝑁E corrisponde a una riduzione di pari importo del valore economico della posizione netta i-esima e viceversa, ed è dunque da intendere in senso negativo. Riguardo all’ipotesi di variazione dei tassi, nella determinazione del capitale interno in condizioni ordinarie si può fare riferimento alle variazioni annuali dei tassi di interesse registrati in un periodo di osservazione di 6 anni, considerando alternativamente il 1° percentile (ribasso) o il 99° (rialzo). Nella stima del capitale interno in ipotesi di stress, le variazioni ipotizzate dei tassi sono determinate sulla base di scenari prescelti dalla banca, oltre a quello della variazione parallela di +/- 200 punti base. A titolo esemplificativo, nella Tabella 2.1 è riportato il calcolo dei fattori di ponderazione in caso di applicazione dello scenario parallelo di +200 punti base per tutte le scadenze.

4. Somma delle esposizioni ponderate delle diverse fasce

Le esposizioni ponderate delle diverse fasce, ottenute mediante la formula (2.1) sono sommate tra loro. Di conseguenza è ammessa la piena compensazione tra le esposizioni positive (diminuzioni di valore) e negative (aumenti di valore) nelle diverse fasce temporali.

L’esposizione ponderata netta ottenuta in questo modo approssima la variazione del valore attuale delle poste denominate in una certa valuta rilevante nell’eventualità dello shock di tasso ipotizzato. Analiticamente, la variazione del valore economico del portafoglio di attività e passività denominate nella j-esima valuta rilevante, è calcolata come:

∆𝑉𝐸" = ( ∆𝑃𝑁E

'F

E&'

(2.2)

La somma algebrica delle variazioni può fornire un valore negativo, che corrisponde ad un incremento di pari importo del valore economico del portafoglio bancario in una data valuta a seguito dell’ipotizzato scenario dei tassi di interesse.

5. Aggregazione delle esposizioni nelle diverse valute

Le variazioni del valore economico positive relative alle singole K valute rilevanti e all’aggregato delle valute non rilevanti sono, successivamente, sommate tra loro, al fine di ottenere un valore che rappresenta la variazione di valore economico del portafoglio bancario (∆𝑉𝐸=), a seguito dello shock di tasso di interesse ipotizzato:

∆𝑉𝐸$ = ∑H"&'∆𝑉𝐸"+ ∆𝑉𝐸G con ∆𝑉𝐸" > 0, ∆𝑉𝐸G > 0 (2.3)

dove ∆𝑉𝐸" e ∆𝑉𝐸G rappresentano, rispettivamente, la variazione del valore economico relativo alla 𝑗-esima valuta rilevante e all’aggregato delle valute non rilevanti. Considerare le sole esposizioni positive corrisponde a non ammettere la compensazione tra le esposizioni nelle diverse valute.Ciò equivale a considerare le sole variazioni positive, che, per costruzione corrispondono a riduzioni di valore economico del patrimonio.Il risultato ottenuto mediante la formula (2.3) è, di conseguenza, sempre di segno positivo, ma rappresenta una riduzione del valore economico del portafoglio bancario della banca. Infine, il risultato ottenuto viene rapportato ai fondi propri della banca (𝐹𝑃) ottenendo un indice di rischiosità, la cui soglia di attenzione è fissata al 20%. Affinché una banca non sia definita “anomala”, la variazione del valore economico del portafoglio bancario, a seguito dello shock di tasso ipotizzato deve essere inferiore al 20% dei fondi propri:

∆𝑉𝐸$

𝐹𝑃 ≤ 20% (2.4)

Nel caso in cui tale relazione non sia soddisfatta, la Banca centrale europea e la Banca d’Italia approfondiscono con la banca i risultati e si riserva di adottare opportuni interventi. Tutte le banche (indipendentemente dalla classe di appartenenza, dalla metodologia utilizzata e dalle variazioni stimate/scenari prescelti per calcolare il capitale interno in condizioni ordinarie/di stress) valutano l’impatto di una variazione ipotetica dei tassi pari a +/- 200 punti base sull’esposizione al rischio di tasso di interesse relativo al portafoglio bancario.

Tabella 2.1: Fattori di ponderazione per lo scenario parallelo di +200 punti base

Fonte: Allegato C, Capitolo I, Titolo III, Parte Prima, Circolare n. 285/2013 della Banca d’Italia.

L’approccio presentato nell’Allegato C, prima delle recenti modifiche, presenta diversi problemi metodologici, esplicitati dal Comitato di Basilea:

§ Modello di tipo statico: consente di stimare l’impatto sul valore economico del portafoglio bancario a seguito di uno shock di tasso ipotizzato, che si manifesta un istante immediatamente successivo a quello in cui avviene la classificazione delle poste di bilancio nella matrice per scadenza. Non vengono, quindi, prese in considerazione le variazioni relative alle nuove operazioni di raccolta e impiego e le possibili evoluzioni dei tassi di interesse successivi all’istante di valutazione.

§ Indicatori di sensibilità utilizzati: le duration modificate rappresentano un dato del modello e non sono estrapolate dall’effettiva composizione del portafoglio bancario. Si ipotizza che

tutte le poste rientranti in una fascia temporale abbiano una scadenza pari al punto medio della fascia stessa. Inoltre, le duration modificate sono costruite a partire da una struttura per scadenza piatta pari al 5%.

§ Shock di tasso: si considera solo uno spostamento parallelo della struttura per scadenza e si ignora la volatilità dei tassi alle varie scadenze.

§ Aggregazione in fasce temporali: semplifica notevolmente la struttura del portafoglio bancario a scapito, tuttavia, di una corretta misurazione dell’esposizione al rischio di tasso di interesse da parte della banca; nell’ambito di ciascuna fascia temporale, infatti, la compensazione tra flussi attivi e passivi comporta la perdita della memoria storica della data puntuale di scadenza o di riprezzamento dei singoli flussi originari.

§ Dati di input: il calcolo è basato su valori contabili di attività e passività e non su valori di mercato.

§ Differenti tipologie di rischio considerate: considera il rischio di curva dei rendimenti ma non considera il rischio di revisione, che può assumere la forma sia di rischio di rifinanziamento, sia di reinvestimento e ha effetti immediati sul conto economico della banca.

L’accuratezza della stima risente della presenza nel portafoglio bancario di attività e passività con scadenza effettiva diversa da quella contrattuale, come i mutui con opzione di rimborso anticipato a favore del debitore oppure i depositi e gli impieghi a vista. Il rischio di tasso delle poste con piano di ammortamento, per le quali il rimborso del capitale non avviene a un’unica scadenza, è colto in maniera molto imprecisa dal riferimento alla vita residua.

2.3 Modifiche al Processo di controllo prudenziale (20° aggiornamento