L’analisi dedicata alle caratteristiche principali degli interventi erogativi delle Fondazioni si completa in questo paragrafo dove vengono presi in esame alcuni ulteriori profili indagati in sede di rilevazione.
Anche in questo caso, come per le variabili esaminate nei due precedenti paragrafi, le analisi si riferiscono solo a una parte degli interventi censiti nel 2011, essendo infatti escluse tutte le erogazio-ni inferiori a 5.000 euro (per le quali il dettaglio informativo raccol-to è più limitaraccol-to) e gli interventi per i quali i dati della rilevazione erano incompleti.
L’attività erogativa del 2011 conferma e rafforza la prevalenza dell’impostazione granting22 da parte delle Fondazioni sebbene, come evidenziato in apertura del Capitolo, in una versione “ibrida”
caratterizzata da una partecipazione spesso diretta della Fondazione alla definizione di aspetti strategici e attuativi degli interventi, tali da configurare una sorta di modello misto (tipico delle Fondazioni di origine bancaria).
L’andamento delle prime due variabili qui esaminate, riguardan-ti il ruolo della Fondazione nella realizzazione degli intervenriguardan-ti e l’o-rigine dei progetti, offre un aggiornamento sugli orientamenti del sistema, a questo proposito, nel corso del 2011.
La modalità del Sovvenzionamento di opere e servizi (Tab. 4.14) riguarda l’88,4% degli importi erogati e il 94,3% del numero di ini-ziative, con un significativo aumento, circa gli importi assegnati, rispetto al 2010 (era l’83%).
Le Iniziative direttamente gestite dalle Fondazioni sono, per con-tro, in decisa flessione e assorbono il 7,9% degli importi e il 4,7%
del numero di interventi (contro rispettivamente il 13,9% e il 5% del 2010).
Pressoché invariato è invece il ricorso alle Società strumentali,
22) Come già ricordato all’inizio di questo Capitolo, il modello granting prevede il persegui-mento delle finalità istituzionali attraverso l’erogazione di contributi finanziari a sogget-ti terzi, ai quali è demandata la realizzazione materiale dei progetsogget-ti di intervento. Nel-l’altro approccio tipico (c.d. operating) la Fondazione si impegna invece nella realizza-zione diretta di progetti e iniziative sul territorio (ad esempio gestendo una struttura resi-denziale di assistenza socio-sanitaria, o un museo, ovvero organizzando una mostra pres-so la propria sede).
altro tipico mezzo di intervento delle Fondazioni, che rimangono stazionarie ottenendo poco meno del 4% degli importi erogati (erano il 3% nel 2010).
Analogo trend si rileva passando a esaminare l’origine dei pro-getti finanziati dalle Fondazioni (Tab. 4.15), cioè la fonte ideativa primaria delle iniziative.
Gli interventi che originano da proposte di terzi accrescono in modo consistente il proprio peso rispetto al 2010, passando da 55,5% a 69,2% degli importi, e da 68,5% a 73,8% del numero di interventi.
Viceversa, i progetti di origine interna alle Fondazioni diminui-scono negli importi passando da 23,3% a 17,9 %, pur con una tenu-ta nel numero di iniziative (che anzi passano dal 7,9% all’8,4%).
Eguale andamento subiscono le erogazioni conseguenti a bando, che nel 2011 diminuiscono notevolmente il proprio peso, passando da 21,2% a 12,9% negli importi e da 23,6% a 17,8% nel numero di iniziative. L’allocazione dei fondi tramite bando rappresenta anch’essa una modalità di approccio all’attività istituzionale inter-medio tra il finanziamento di progetti di terzi (ideati e sviluppati totalmente al di fuori della Fondazione) e la realizzazione diretta di programmi di intervento propri della Fondazione. Le Fondazioni, infatti, elaborano i bandi sulla scorta della propria strategia di inter-vento sul territorio, alla base della quale vi è una visione specifica dei bisogni della comunità e di come questi possano essere soddi-sfatti al meglio. Conseguentemente, i bandi vengono impostati in modo da identificare con precisione obiettivi, destinatari e modalità di realizzazione dei progetti ammissibili alla selezione. In tal modo, in definitiva, le Fondazioni si propongono di svolgere un ruolo di
“regia” complessiva degli interventi, pur non essendo direttamente coinvolte nella fase esecutiva degli stessi; con il vantaggio, così, di contenere notevolmente gli oneri organizzativi ricadenti sulle pro-prie strutture e di stimolare e valorizzare al tempo stesso le compe-tenze progettuali “esterne” presenti sul territorio.
I dati sopra descritti mostrano un’evidente battuta d’arresto del processo che negli scorsi anni aveva visto crescere il peso delle pro-gettualità di più diretto controllo delle Fondazioni, lasciando intra-vedere una possibile correlazione di questo andamento con la dimi-nuzione delle risorse complessivamente erogate.
Sembra di poter affermare, seppure i soli dati quantitativi non consentano di dimostrarlo a pieno, che di fronte alla crescente
pres-sione esterna degli attori del territorio, stretti a loro volta dalla crisi, le Fondazioni abbiano rivolto gli inevitabili tagli, imposti dalle minori disponibilità di risorse, prevalentemente o prioritariamente alle iniziative proprie, tentando così di mantenere quanto più alto possibile il sostegno alle organizzazioni operanti nella comunità. È un dato che si presta a una duplice lettura. Se da un lato testimonia positivamente la sensibilità delle Fondazioni nei confronti delle molte realtà locali che, in un momento di grave difficoltà, hanno intensificato le proprie richieste di sostegno, dall’altro palesa il rischio di un indebolimento delle strategie di intervento elaborate dalle Fondazioni autonomamente, che negli ultimi anni hanno dimo-strato di essere una risorsa preziosa per lo sviluppo del territorio.
L’ultima caratteristica presa in esame in questo paragrafo riguar-da il coinvolgimento di altri soggetti nel sostegno alle iniziative (erogazioni in pool). L’argomento viene qui sviluppato con riferi-mento alle collaborazioni realizzate con tutti i partner censiti, men-tre nel paragrafo successivo si presenterà un approfondimento parti-colare sulle collaborazioni tra Fondazioni di origine bancaria.
Non sono considerate in questa sede le forme di esclusivo co-finanziamento delle iniziative, quali ad esempio quelle che si realiz-zano nei casi in cui la Fondazione vincola la concessione del proprio contributo alla partecipazione di altri soggetti con una quota di co-finanziamento. Questa prassi è largamente diffusa poiché con essa le Fondazioni, oltre a determinare un effetto moltiplicatore dei contri-buti concessi, hanno modo di meglio verificare la serietà dell’impe-gno del soggetto proponente, a cui è richiesto di “rischiare” sul pro-getto anche proprie risorse, o di individuare altri soggetti disposti a farlo. Tuttavia, questo tipo di compartecipazione al progetto non testimonia di per sé che vi sia un coinvolgimento ideativo, gestiona-le o esecutivo del co-finanziatore nelgestiona-le azioni progettuali da realiz-zare. Il raggruppamento delle erogazioni in pool che qui è oggetto di esame presuppone invece l’esistenza di tale coinvolgimento.
Nel 2011 questo tipo di erogazioni contrae la propria incidenza sia in termini di importi erogati rispetto all’anno precedente, pas-sando da 18,4% a 14,9%, sia di numero di iniziative, da 5,9% a 5,5,% (Tab. 4.16).
Nelle iniziative in pool realizzate nel 2011 i soggetti partner più ricorrenti sono Enti della pubblica amministrazione, con il 31% dei casi censiti, e altri soggetti del terzo settore (tra cui le altre Fonda-zioni di origine bancaria), impegnati nel 17% dei casi di
partners-hip. Rispetto al 2010 si assiste a un accorciamento delle distanze tra le due tipologie di partnership, con una diminuzione del peso di ini-ziative comuni con Enti pubblici (era il 47%) e un aumento di quel-le condivise con quel-le realtà del privato sociaquel-le (era il 10%).
La restante metà delle progettualità compartecipate dalle Fonda-zioni con altri soggetti vede impegnato in partnership un ventaglio molto ampio di altri soggetti: enti ecclesiastici, organizzazioni inter-nazionali, enti di ricerca, strutture socio-sanitarie, imprese, ecc.