Il Piano stabilisce alcune norme di carattere generale che si applicano alla totalità degli edifici di valore storico: nel nucleo antico, nelle frazioni e isolati, che mirano a salvaguardare la struttura urbana e/o edilizia in generale. Per tali edifici il piano assegna una modalità d’intervento snella, comune a tutti, nei casi di interventi manutentivi e comunque di lieve entità.
Per interventi più in profondità il piano distingue il caso degli edifici compresi nel nucleo storico principale (Intra-moenia) e nelle frazioni di Castel Cerreto e Battaglie, da tutti gli altri.
Per i primi, il piano declina le modalità d’intervento in relazione alla tipologia edilizia di appartenenza. E’ ammessa la possibilità di dimostrare, attraverso l’intervento edilizio proposto, di insussistenza di elementi tali da far ricomprendere il manufatto tra gli edifici con valore storico e anche di ricomprenderlo in una diversa categoria tipologica.
Le categorie tipologiche relative al nucleo antico e alle frazioni sono le seguenti:
- SP, Edifici Speciali - CHI, Chiese - PAL, Palazzi - PZT, Palazzetti
- COR, Edifici con preminenza di caratteri a corte - RIF, Edifici di rifusione
- VIL, Ville
- RUR, Edifici di origine rurale
- MCO, Edifici moderni con caratteri conformi - MDI, Edifici moderni con caratteri difformi
Si aggiungono a queste tipologie le “Zone di sostituzione edilizia”, ovvero quelle porzioni del nucleo antico principale in cui un’intera porzione del tessuto è stata sostituita o radicalmente alterata.
Ogni categoria tipologica ha una propria modalità d’intervento con norma assai specifiche che riguardano:
o gli elementi strutturali;
o gli elementi distributivi;
o gli elementi architettonici e le finiture.
Per gli edifici del secondo tipo, isolati, raggruppati o in territorio agricolo (cascine), il Piano prescrive una modalità d’intervento di risanamento conservativo definita in generale, pur inserendo speciali precisazioni con riferimento alla tipologia di appartenenza per le cascine in territorio agricolo e per le case operaie in Via Portaluppi.
Chiude l’apparato disciplinare un Manuale del Restauro, in allegato alla normativa tecnica che indica il corretto modo di avvicinare quelle scelte progettuali non aventi propriamente rilevanza urbanistica, ma comunque importanti in un contesto storico: colorature, apparati ornamentali, scelta dei materiali, installazioni tecnologiche moderne, ecc.
Figura 6: Il nucleo antico, in fondo bianco, e gli edifici isolati esterni, in fondo grigio, nelle carte di uso del suolo
CAPO III - AMBITI DI PROGETTAZIONE UNITARIA
Il Piano stabilisce alcune limitate aree di completamento con lo scopo di meglio concludere l’episodio urbano, di stabilire una connessione meno problematica e definitiva tra città e campagna.
Tali aree prendono il nome di ambiti di progettazione unitaria e sono sottoposte ad una speciale scheda di progetto che ne chiarisce l’utilizzazione sotto il profilo plani volumetrico. Questi interventi marginali riguardano 9 luoghi diversi:
1. hanno prevalentemente destinazione residenziale (tranne A8, Viale Aldo Moro a destinazione produttiva e A9, Bianchi a destinazione mista);
2. mettono in pratica il concetto di décalage, già richiamato dal DDP;
3. si appoggiano quasi sempre alla rete infrastrutturale esistente, senza prevedere dotazioni di standard significative. In alcuni casi comportano la cessione di aree per la futura individuazione di un servizio. A5, Via Brignano sud provvede alla realizzazione di un asilo.
Figura 7: Ambito speciale Bianchi
CAPO IV – AMBITI URBANI CONSOLIDATI
Il Piano, come detto, distingue il territorio in:
- AMBITI CENTRALI, a sua volta suddivisi in BL1, Tessuto con prevalenza di edifici a blocco, IS1, Tessuto con prevalenza di edifici isolati, UN1, Tessuto con caratteri architettonici uniformi, NR1, Tessuto non residenziale; Tessuto con caratteri architettonici uniformi, NR3, Tessuto non residenziale;
- AMBITO PRODUTTIVO A SUD, a sua volta suddivisi in PI4, Tessuto produttivo isolato, PO4, Tessuto produttivo omogeneo, PT4, Aree produttivo terziarie, RS4, Aree residenziali;
- INSEDIAMENTI NON RURALI IN AMBITO AGRICOLO, a sua volta suddivisi in PI5, Tessuto produttivo isolato, RS5, Aree residenziali;
La norma mira a salvaguardare l’appartenenza delle singole unità urbanistiche al proprio tessuto urbano si riferimento. Gli indici sono differenziati in ragione delle diverse situazioni, più bassi per interventi diretti, più alti qualora si decisa di procedere mediante piano attuativo.
Le aree non residenziali hanno la doppia possibilità di procedere con le destinazioni non residenziali in essere o di riconvertire in funzioni residenziali e terziarie mediante un piano attuativo.
Sono specificatamente salvaguardati gli edifici di origine post-industriale (non inseriti tra gli edifici di origine storica) e le resedi contenenti giardini di pregio.
Figura 8: Carta di uso del suolo per gli ambiti occidentali. Si noti in azzurro le aree agricole perimetrali, in tratteggio arancio il perimetro del PLIS e in altre tonalità di verde gli Ambiti urbani in relazione al territorio agricolo (BL3, IS3, UN3, NR3)
RIEPILOGO ANALITICO DELLE QUANTITA’
L’offerta di aree residenziali all’interno del tessuto consolidato per azione della norma del Piano delle Regole e del Piano dei Servizi è già stata quantificata come dimensionamento di massima all’interno del DdP (F7_Relazione Illustrativa); nel presente elaborato sono analizzate le singole voci in dettaglio, valutando, sulla base della norma applicata per la zona, i possibili interventi e il conseguente incremento di superficie (di seguito Sup) e le quote spettanti alle diverse destinazioni, residenziale, terziaria e produttiva.
Di seguito verrà data quantificazione dettagliata delle aree conteggiate ai fini del calcolo del consumo di suolo.
1. AMBITI URBANI CONSOLIDATI
La norma prevede quattro ambiti distinti ambiti: ambiti centrali, della corona periferica, urbani in relazione con il territorio rurale, produttivo a sud all’interno dei quali vengono riconosciuti quattro diversi tessuti. Il PdR prevede la possibilità sia di interventi diretti (interventi manutentivi, di recupero, di ampliamento e/o di ristrutturazione edilizia), che interventi estesi all’intera unità urbanistica; è altresì consentito un intervento di sostituzione edilizia, (quando riguardino l’interno isolato o comunque una superficie territoriale minima definita). Per ogni zona, a seconda della norma, sono state considerate, ove presenti, le due possibilità: nel primo caso si è stimata un indice medio fondiario esistente, un indice residuo, una percentuale di utilizzo effettivo dell’intervento ed una percentuale di reale applicabilità dell’intervento stesso, tenuto conto dei parametri fissati (indice, altezza, distanze, ecc..) ( tabella 1); nel secondo, definita una dimensione media del lotto ,si è ipotizzato un numero di casi in cui si presuppone che la norma verrà effettivamente applicata (sempre piuttosto basso, trattandosi appunto di interventi di sostituzione edilizia)(tabella 2). Ai fini del calcolo si è considerata poi una percentuale di presenza di funzioni non residenziali comunque connesse alla residenza, a seconda della norma considerata.
Diverso il caso dei tessuti non residenziali NR1, NR2, NR3 dove la norma di zona oltre a consentire interventi manutentivi, di recupero e/o di ristrutturazione edilizia, nel rispetto dei parametri edilizi ed urbanistici esistenti, prevede la possibilità di un cambio all’interno della destinazione artigianale produttiva, subordinandola alla formazione di uno specifico piano attuativo; le SUP nuove realizzabili vanno quindi sottratte alla destinazione produttiva esistente. Anche in questo caso, si è ipotizzato un numero di casi di effettivo utilizzo della norma e quindi conteggiate le Sup risultanti ripartite tra destinazioni residenziali ed altre (tabella 3). (Nel computo delle superfici fondiarie non è stata computata l’area dello stabilimento SAME, che si presume continui con la propria attività produttiva).
Rimane da considerare il caso dei lotti interstiziali ad oggi ancora inedificati; in questo caso si è considerato in utilizzo totale della possibilità edificatoria, in quanto ipotesi più verosimile nel caso di lotti liberi residui (tabella 4.)
Tabella 1 residenzaaltro Articolo normativoSf interessata dall'intervento (mq) applicabilità % Utilizzo %Sf (mq) If di zona (mq/mq) If residuo (mq/mq)
Sup residua realizzabile (mq) %(mq) %(mq) BL1, TESSUTO CON PREVALENZA DI EDIFICI A BLOCCO288.58620%25%14.4290,650,182.59765%1.68835%908 IS1, TESSUTO CON PREVALENZA DI EDIFICI ISOLATI SUL LOTTO225.68725%25%14.1050,500,172.39780%1.91720%479 UN1, TESSUTO CON CARATTERI ARCHITETTONICI UNIFORMI 186.43025%25%11.651O,550,182.09765%1.36335%733 BL2, TESSUTO CON PREVALENZA DI EDIFICI A BLOCCO229.99530%25%17.2490,550,183.10465%2.01735%1.086 IS2, TESSUTO CON PREVALENZA DI EDIFICI ISOLATI SUL LOTTO166.75730%25%12.5070,500,202.50280%2.00220%500 UN2, TESSUTO CON CARATTERI ARCHITETTONICI UNIFORMI 239.01520%25%11.9510,650,161.91265%1.24335%669 BL3, TESSUTO CON PREVALENZA DI EDIFICI A BLOCCO97.15225%25%6.0720,400,181.09265%70935%382 IS3, TESSUTO CON PREVALENZA DI EDIFICI ISOLATI SUL LOTTO262.15320%25%13.1070,400,202.62180%2.09620%524 UN3, TESSUTO CON CARATTERI ARCHITETTONICI UNIFORMI 81.11340%25%8.1110,550,161.29765%84335%453 RS4, AREE RESIDENZIALI 67.93835%25%5.9450,400,201.18880%95220%238 RS5, AREE RESIDENZIALI 290.14040%25%29.0140,250,164.64280%3.71320%928 25.44918.5436.900
Tabella 2 piano attuativo residenzaaltroarticolo normativosuperficie territoriale (mq) dimensioni lotto medio (mq) n. lotti Ipotesi n. lotti St interessata dall’intervento If di zona (mq/mq) If residuo (mq/mq)
Sup totale residua realizzabile (mq) %(mq) %(mq) 2701010.0000,800,252.50065%1.62535%875BL1, TESSUTO CON PREVALENZA DI EDIFICI A BLOCCO288.5861.000 10033.0000,900,351.05080%84020%210 IS1, TESSUTO CON PREVALENZA DI EDIFICI ISOLATI SUL LOTTO225.6871.00026933.0000,600,2781065%52635%283 UN1, TESSUTO CON CARATTERI ARCHITETTONICI UNIFORMI 186.4302.50077410.0000,700,252.50065%1.62535%875 UN2, TESSUTO CON CARATTERI ARCHITETTONICI UNIFORMI 239.0154.00050312.0000,780,253.00065%1.95035%1.050 UN3, TESSUTO CON CARATTERI ARCHITETTONICI UNIFORMI 81.1133.0002513.0000,660,2575065%48735%262 BL2, TESSUTO CON PREVALENZA DI EDIFICI A BLOCCO229.9951.60013946.4000,660,27172865%1.12335%604 IS2, TESSUTO CON PREVALENZA DI EDIFICI ISOLATI SUL LOTTO166.7571.00015911.0000,600,2727065%17535%94 IS3, TESSUTO CON PREVALENZA DI EDIFICI ISOLATI SUL LOTTO262.1531.00027655.0000,480,1575065%48735%262 53.40013.3588.8384.515
Tabella 3 residenzaaltrosuperficie territoriale (mq) dimensioni lotto medio (mq)
n. lotti
Ipotesi n. lotti St interessata dall’intervento If di zona (mq/mq)
Sup totale residua realizzabile (mq) %(mq) %(mq) 34.5000,602.70065%1.75535%945 NR1, TESSUTO NON RESIDENZIALE39.2701.5002516.0000,72432065%2.80835%1.512 824.0000,7016.80065%10.92035%5.880 NR2, TESSUTO NON RESIDENZIALE151.9613.00040412.0000,8410.08065%6.55235%5.005 414.0000,557.70035%2.69535%2.502 NR3, TESSUTO NON RESIDENZIALE113.5913.5003027.0000,664.62035%1.61765%3.003 304.82267.50046.22026.34718.847
22 ulteriori 5.330 mq a destinazione residenziale e altri 1.470 mq commerciali.
2. AMBITI DI RIQUALIFICAZIONE
Il PdS individua per ambiti di riqualificazione le aree già destinate a servizi dedicate alla formazione di uno specifico piano attuativo (PUA) finalizzato all’individuazione di nuove utilizzazioni a servizio e alla ricucitura del tessuto consolidato. Alcuni di questi portano alla realizzazione di superfici a destinazione residenziale e/o terziaria oltre che a servizi. La tabella seguente rende conto di tali superfici, là dove la norma lo prevede.
Tabella 5
23 3. AMBITI DI PROGETTAZIONE UNITARIA
Il piano individua 9 ambiti d’intervento unitario, riferiti ai margini dell’area urbanizzata al fine di consolidarne la forma migliorando il rapporto con il territorio agricolo. Tali ambiti d’intervento sono subordinati alla predisposizione di un piano urbanistico attuativo (PUA) di iniziativa pubblica o privata. Applicando le superfici previste dalle norme otteniamo:
Tabella 6
24 La ripartizione per settori funzionale delle quantità sopra descritte è la seguente:
RESIDENZA
Il totale delle sup a destinazione residenziale per i casi considerati è:
ad indice residuo 18.467
per sostituzione edilizia 8.838
lotti liberi 6.680
tessuto non residenziale 26.347
ambiti urbani consolidati litolatta 5.330
ambiti di riqualificazione 9.060
ambiti di margine 23.497
98.219
A questo dato aggiungiamo una quota derivante dai procedimenti in corso, principalmente piani di recupero, residui di attuazione del Prg vigente, che interessano il tessuto in questione: si tratta di 20.000 mq di Sup corrispondenti ai 240 alloggi stimati riportati nella relazione illustrativa del DdP.
Sommando i dati otteniamo una Sup totale di 118.219, contro i 117.850 stimati nella Relazione Illustrativa del DdP, di cui riportiamo di seguito la tabella riepilogativa dell’offerta di aree residenziali, con evidenziate le voci corrispondenti al presente conteggio.
SUP totali residenziali (mq)
134.000 in PA approvati
19.320 aree di stabilizzazione del margine urbano (puntuali: AT1) 23.500 aree di stabilizzazione del margine urbano (lineari) . 94.350 interventi nel tessuto residenziale consolidato . 271.170 totali
25 TERZIARIO
Per quanto riguarda il terziario, il DdP stimava 79.000 mq di Sup all’interno del tessuto consolidato:
in PA approvati 30.000
ambiti urbani consolidati litolatta 1.465
ambiti di riqualificazione 7.640
ambiti di margine 39.141
80.649
Occorre precisare che, per la quota relativa agli ambiti di margine:
• non sono stati conteggiati gli 38.500 mq di sup dell’ambito 8, considerati tutti a
26 PRODUTTIVO
Nella tabella 3 si ipotizza che 67. 500 mq di superficie territoriale siano interessati da interventi di dismissione; a questa voce aggiungiamo i 6.000 della litolatta e gli 81.000 circa dell’ambito di margine Bianchi (non conteggiati in totale, in quanto una parte del comparto rimane a destinazione produttiva) per un totale di 154.500 in dismissione. A questa quota sommiamo algebricamente la superficie territoriale dell’ambito di margine 8, la superficie del Produttivo Isolato (PI) aggiunto in accoglimento delle osservazioni e la superficie confermata dell’ex ambito AT3c - 154.500 + 66.210 + 15.000 + 15.000 = - 58.290 mq
Per le stesse voci il DdP stimava:
-140.000 mq, da riconversioni in ambito urbano
+95.000 mq, quota derivante da possibili interventi all’ interno delle aree di stabilizzazione del margine urbano (lineari) a destinazione specificatamente produttiva
Per un totale di – 45.000 mq.
CONSUMO DI SUOLO
Le aree di espansione considerate al fine della quantificazione del consumo di suolo sono:
denominazione superfici territoriali (mq)
• interventi da PdS, riguardanti il tessuto consolidato;
• tutti gli interventi in città Sud (comparto Aldo Moro), visto che tali aree insistono su di una porzione di territorio già “consumato”, in quanto interessato dalle nuove previsioni sovraordinate per la mobilità (BreBeMi, AV/AC), come pure il comparto di margine 7 di via del Bosco, intercluso tra i tracciati ferroviari esistenti.
Relativamente al consumo di suolo il DdP si poneva come obiettivo:
27 “..di mantenere ai livelli esistenti la percentuale di consumo di suolo necessario a corrispondere in termini di espansione urbana alla domanda endogena: tra il 2008 ed il 2018 si prevede un incremento delle Aree Urbanizzate pari all’1%, portando quindi la percentuale del consumo di suolo al 24,7%, con un incremento annuo dello 0,10%.”
Il consumo di suolo quantificato era quindi nell’ordine dei 33 ha, contro i 24 ha circa risultanti, in linea con l’obiettivo prefissato.
Le aree, così come conteggiate, sono visualizzate nella figura seguente:
Superficie comunale
Superficie urbanizzata al 2010
Superficie aggiuntiva urbanizzata al 2020
28
CAPO III - AMBITI DI PROGETTAZIONE UNITARIA ... 13
CAPO IV – AMBITI URBANI CONSOLIDATI ... 15
RIEPILOGO ANALITICO DELLE QUANTITA’ ... 17
1. AMBITI URBANI CONSOLIDATI ... 17
2. AMBITI DI RIQUALIFICAZIONE... 22
3. AMBITI DI PROGETTAZIONE UNITARIA ... 23
RESIDENZA ... 24
TERZIARIO ... 25
PRODUTTIVO... 26
CONSUMO DI SUOLO ... 26
SOMMARIO:... 28