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CAPITOLO II ACQUISIZIONE TIPICA E ATIPICA DI UNA STRUTTURA SINTATTICA

2.4 Acquisizione dei pronomi clitici

2.4.1 Analisi cross-linguistica

Sono stati rilevati numerosi studi riguardanti differenti lingue, come l’italiano, il francese e lo spagnolo, dove è descritto come i pronomi clitici vengano prodotti già intorno ai 20 mesi di età, in particolare in forma enclitica con i verbi al modo imperativo (Salvensen e Helland 2013).

Grazie agli studi effettuati sull’acquisizione dei pronomi clitici in contesto bilingue, si ha la possibilità di effettuare dei confronti che permettono di comprendere quali siano le differenze tra i diversi sistemi pronominali. Un esempio è lo studio sull’ italiano/francese, effettuato su bambini di cinque anni da parte di Bernardini e Timofte (2017), dove si suppone che i clitici siano acquisiti con maggiore facilità

quello francese, e che gli errori di posizionamento avvengano a causa dell’interferenza tra le due lingue.

Da questo studio cross-linguistico, emerge che l’influenza di una lingua sull’altra provoca degli errori definiti di posizionamento che risultano essere a doppio senso: gli errori emergono non solo nella direzione che va dalla lingua più complessa a quella più semplice (in questo caso dal francese all’italiano), ma anche nella direzione opposta.

Inoltre, dall’analisi dei dati raccolti, emerge che vi sia una maggiore accuratezza nella lingua italiana e la presenza di certi errori di posizionamento nel momento in cui il contesto prevede la ristrutturazione (Bernardini e van der Weijer, 2018).

Sebbene l’approccio comparativo permetta di avere un orizzonte più vasto che permette di comprendere il funzionamento del sistema pronominale, presenta a anche un grande limite: in base al tipo di test somministrato e alla valutazione delle risposte ottenute, si ha una grande influenza sui risultati. Infatti, anche se si ha la presenza di molteplici lingue nelle quali si riscontrano affinità tra i sistemi pronominali, non sempre è possibile avere un confronto diretto e oggettivo, in quanto bisognerebbe avere la certezza che i dati a confronto siano stati ricavati da test completamente identici.

Tra le analisi cross-linguistiche più accurate riguardanti l’acquisizione dei pronomi, è importante ricordare quella di Varlokosta et al. (2016). In questo studio, gli autori hanno creato un test unico riguardante la produzione elicitata, adattato in più lingue, al fine di uniformare i metodi e gli strumenti. Il lavoro degli autori ha previsto la creazione di un unico test trattante la produzione elicitata, adattato in più lingue, al fine di avere un quadro uniforme dei metodi e degli strumenti di ricerca per ottenere dati sull’acquisizione dei pronomi che fossero direttamente comparabili tra loro. L’oggetto della ricerca prevedeva l’analisi di 16 lingue diverse e un campione di bambini di 5 anni di età, con due obiettivi principali:

1. la comparazione di pronomi clitici con pronomi forti e deboli, al fine di scoprire se i primi fossero prodotti più accuratamente rispetto agli altri, o viceversa;

2. la comparazione delle posizioni dei clitici diverse nelle varie lingue per comprendere se fossero causa delle differenze negli errori di posizionamento.

In precedenza vari studi avevano già indagato questi due ambiti e avevano portato a due conclusioni importanti:

1. vi sono delle lingue in cui l’errore più frequente riguardante i clitici è l’omissione: questo accade per il catalano (Wexler et al. 2004), il portoghese europeo (Costa, Lobo, 2006), il francese (Jakubowicz et al.1998), lo spagnolo (Fujino e Sano, 2002) e l’italiano (Schaeffer, Ferdinand 1998).

2. quando i bambini iniziano a produrre i pronomi clitici non producono errori di posizionamento, tranne all’interno di lingue che presentano una posizione prevalentemente enclitica del pronome, ad esempio il portoghese europeo (Duarte, Matos 2000).

Tramite i risultati della ricerca, emerge che vi sono delle tendenze generali in tutte le lingue che vengono testate. Infatti, i bambini, attorno all’età di 5 anni, posseggono il sistema pronominale, gli aspetti morfosintattici fondamentali per la scelta della forma target e per il posizionamento corretto nella struttura frasale. Inoltre, godono di sufficienti conoscenze pragmatiche che permettono di comprendere quanto l’uso di un determinato pronome rappresenti la scelta più appropriata in un determinato contesto, senza così usare liberamente sintagmi completi (DP) i quali risulterebbero improduttivi dal punto di vista della comunicazione.

Gli autori sono portati a suddividere le 16 lingue analizzate in tre gruppi derivati da alcune differenza interlinguistiche: lingue con pronomi clitici, lingue con pronomi forti e deboli, lingue con oggetto nullo. Nelle prime due tipologie citate, la strategia di risposta maggiormente utilizzata è quella dell’uso di un pronome, mentre nell’ultimo gruppo, dove è permesso l’oggetto nullo, questa è l’opzione favorita dei parlanti.

È dimostrato che qualunque sia il caso preso in considerazione, i bambini sono portati a rispondere utilizzando la forma più debole che è permessa dalla lingua in possesso, dunque tramite un clitico, un pronome debole o un oggetto nullo. In questo modo viene dimostrato che i bambini posseggono un’ottima competenza pragmatica e una buona conoscenza del sistema pronominale e delle varianti che vengono offerte al fine di produrre la risposta richiesta dal test.

Analizzando i diversi studi effettuati, si nota che la concentrazione è stata focalizzata principalmente sui pronomi clitici accusativi di terza persona, mentre molto poco è stato indagato riguardo all’acquisizione dei pronomi clitici dativi.

Gli studiosi sottolineano due condizioni senza le quali non vi sarebbe un corretto uso dei clitici:

1. La grammatica dei bambini non deve essere soggetta a restrizioni come la Unique Checking Constraint;

Inoltre, vi sono ulteriori studi che sottolineano come l’omissione del clitico oggetto indiretto tenda a diminuire con l’aumentare dell’età, fino a non essere più riscontrata a partire dai 5 anni (Gavarro, Mosella 2009).

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