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La determinazione dello stato di alterazione delle rocce gneissiche affioranti nell’area di San Pietro in Guarano è stata condotta in diversi livelli di indagine.

Da una prima analisi in riferimento alla Carta preliminare del grado di alterazione (Fig. 3.3), ottenuta in ambiente Gis come restituzione dell’analisi foto interpretativa, si denota una prevalenza della macroclasse A (terreno residuale, saprolitico, colluviale) nella porzione a Nord ed ad Est dell’abitato di San Pietro in Guarano, maggiormente nelle aree sommitali dei versanti caratterizzate da pendenze inferiori ai 25°, mentre nella restante parte ove si ha un incremento di acclività con valori compresi tra i 25° e 70° si imposta la macroclasse B, ovvero gli affioramenti di rocce tenere e lapidee.

Le successive fasi di rilievo di campagna, prima areale poi di dettaglio, hanno permesso di esaminare il grado di alterazione dell’area di studio mettendo in evidenza l’elevato stato alterativo delle rocce cristalline, dettato dalla diffusione prevalente delle classi di alterazione a grado maggiore. Per quanto riguarda le classi di weathering l’identificazione ha visto il riconoscimento di quattro delle sei classi proposte nella procedura metodologica adottata come riferimento: classe VI (terreni residuali e/o colluviali), classe V (roccia completamente alterata), classe IV (roccia altamente alterata), classe III (roccia moderatamente alterata); le classi II (roccia debolmente alterata) e I (roccia fresca) risultano assenti in affioramento.

Le rocce gneissiche moderatamente alterate (Fig. 3.4 A, B) si presentano con colori grigio- verdastro, a tratti tendenti al violaceo, con passaggio lungo le discontinuità al marrone- rossastro per l’instaurarsi del processo di ossidazione; la decolorazione è pressoché completa ad eccezione dei nei nuclei di roccia individuati dai vari sistemi di discontinuità presenti nell’ammasso roccioso, dove si rinvengono tracce della colorazione originaria. La struttura e la tessitura della roccia di origine sono preservate e qualitativamente sono associabili a rocce lapidee. Le rocce gneissiche altamente alterate (Fig. 3.4 C, D), qualitativamente identificate come rocce tenere, sono completamente decolorate, presentanti colori variabili sui toni del marrone grigiastro e marrone rossastro. La degradazione meccanica risulta molto spinta, data da un elevato stato di fratturazione e

lungo tali superfici di discontinuità si impostano i processi di ossidazione, ben visibili. Le originarie caratteristiche tessiturali e strutturali delle rocce sono preservate. Le rocce gneissiche completamente alterate o “saprolite” (Fig. 3.4 E) mostrano una decolorazione completa e ed assumono colori sui toni del marrone da giallastro a rossastro. La disgregazione è così intensa da assumere consistenza tipica di un terreno, con frazioni granulometriche prevalenti date da ghiaia e sabbia, al cui interno però si rinvengono tracce della struttura originaria della roccia ed eventuali discontinuità relitte. I terreni residuali ed i depositi detritico-colluviali (Fig. 3.4 F, G, H), sono identificati come rocce sciolte a granulometria variabile con prevalenza di sabbia e ghiaia, con componente limosa. Tali terreni, la cui prevalenza è del tipo colluviale, si presentano con colori del marrone giallastro-rossastro. Il prodotto ultimo del weathering in posto, definito terreno residuale, non mostra segni della tessitura originaria della roccia, presenta una granulometria prevalentemente sabbiosa-limosa e si rinviene generalmente sulla sommità dei rilievi. Il materiale colluviale, localizzato in prevalenza nelle concavità morfologiche e lungo i versanti, si può caratterizzare della presenza di ciottoli a spigoli vivi appartenenti a frammenti di roccia da moderatamente ad altamente alterata e talvolta strutture laminari, successivi al dilavamento superficiale che li ha investiti;questi conferiscono una struttura generalmente disorganizzata al cui interno si può rinvenire la presenza subordinata di frammenti organici. In questa classe sono stati annessi i materiali detritico-colluviale e detriti di frana, anch’essi presentanti una struttura disorganizzata, costituiti da una matrice grossomodo ghiaiosa-sabbiosa inglobante ciottoli di roccia appartenenti a classi di alterazione meno intensa e in secondo piano frammenti organici. Questi si localizzano generalmente nelle porzioni medio-basse dei versanti. Infine, sono stati riconosciuti nelle masse rocciose gneissiche, molteplici filoni di natura aplitica-pegmatitica, disseminati nell’intera area e non cartografati poiché mostranti limitata estensione. Tali intrusioni mostrano orientazione variabile, colorazione biancastra e stato di alterazione modesta associabile ad una classe moderatamente alterata, ma con stato di fratturazione intenso tale da ridurli localmente da roccia originariamente lapidea a roccia sciolta o terreno. In una prima fase di rilievo areale sono stati scelti i fronti rocciosi più adatti alle successive osservazioni e verifiche puntuali del grado di alterazione, tramite test qualitativi e semiquantitativi, i quali hanno permesso di trarre le prime indicazioni generali sui profili di alterazione tipici dell’area in esame. I fronti, con lunghezze e altezze variabili, sono stati ubicati su base cartografica in scala 1:5.000 (Fig. 3.3) e scelti secondo la migliore rappresentatività, per tale motivo non distribuiti regolarmente sull’intera area. La procedura del rilievo da fronte si basa su una serie di analisi ed informazioni desumibili da una prima descrizione dei caratteri generali (ubicazione, morfologia,

elementi strutturali) con successiva delimitazione preliminare delle zone in base al materiale prevalente, secondo i criteri visivi e qualitativi riportati in Tabella 3.2. Ogni zona individuata, è stata poi verificata con ulteriori tests volti a confermare e/o ridefinire il grado di alterazione assegnato, arrivando così a definirne quello definitivo.

I caratteri distintivi delle varie classi di alterazioni costituenti i fronti, la cui identificazione è stata ottenuta tramite i test effettuati con il martello da geologo (effetto punta e testa del martello da geologo, suono emesso) e il martello di Schmidt, congiuntamente alle osservazioni visive ed alla rottura con le mani ed immersione in acqua, sono dettagliatamente riportati nella Tabella 3.4.

È da precisare che l’intervallo dei valori di rimbalzo ottenuti con le misure del martello di Schimdt è riportato nella tabella pocanzi menzionata per tutte la classi affioranti nell’area, ad eccezione della classe VI poiché essa non fornisce tali valori di rimbalzo.

L’analisi dei dati di sottosuolo, tratti dalle stratigrafie dei sondaggi opportunamente convertite in termini alterativi, ha messo in evidenza la presenza di una classe di alterazione aggiuntiva rispetto a quelle affioranti in superficie, la Classe II, roccia debolmente alterata. I sondaggi, ubicati come mostra la Figura 3.3, interessano l’area di Via San Francesco, Vigni e con una sola indagine Altavilla. Le informazioni sintetiche derivabili ai fini della classifica del grado di alterazione sono le seguenti:

- classe II (roccia debolmente alterata): presente esclusivamente nelle stratigrafie di via San Francesco, mostra spessori variabili dal metro a circa 40m, colorazione d’origine della roccia madre sui toni del grigio e si mostra interessata da fratture.

- classe III (roccia moderatamente alterata): mostra spessori da inferiori al metro fino a circa 18m, essa risulta con colorazione grigiastra del litotipo d’origine ed in prossimità delle diffuse fratture è pervasa da ossidazione. Spesso i tratti intercalati nelle zone a diverso grado di alterazione derivano dai numerosi filoni leucosomatici che interessano l’area di studio, questi mostrano caratteri appena descritti ma con colorazione biancastra.

- classe IV( roccia altamente alterata): presente in tratti da inferiore al metro fino a circa 16m, risulta caratterizzata da una decolorazione della roccia madre, con colorazione variabile dal marrone al nocciola rossastri, data da ossidazione pervasiva. La roccia mostra una fratturazione intensa.

- classe V (roccia completamente alterata): si mostra con una decolorazione totale, con colorazione sui toni del marrone rossastro, degradata tale da assumere aspetto di un sabbione ma preservante parte dell’originaria struttura della roccia. Gli spessori variabili arrivano fino

ad un massimo di 15 metri. A livello granulometrico è caratterizzato da ghiaia sabbiosa a limo argilloso sabbioso.

- classe VI (terreno residuale e colluviale): si mostra da assente fino a spessori di 40 metri, con maggiore rilevanza nei sondaggi di via San Francesco. Tale tratto si presenta sia come copertura nel tratto apicale della stratigrafia sia come spessori che si mettono in posto nelle rocce meno alterate per la loro natura cataclastica, per cui spesso argillificate. Granulometricamente è rappresentata da limo con sabbia argillosa a ghiaia con sabbia limosa, spesso inglobante frammenti gneissici polimetrici. La colorazione è variabile sui toni del marrone chiaro, a tratti tendente al rossastro.

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