Premessa.
1. Il fenomeno dei minori che giungono in Italia da Paesi stranieri è ormai consolidato sul territorio italiano e per questo è possibile reperire molti studi e statistiche su tale argomento. Tali dati sono aggiornati al 31 dicembre 2011 e sono stati raccolti e analizzati dall’ACNUR (Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati), dal Comitato per i Minori Stranieri, dall’ASGI (Associazione sugli Studi Giuridici) e dall’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani). In base a questi studi si cercherà di effettuare un’analisi su cui stendere le basi per una più corretta spiegazione sulla gestione del fenomeno nel territorio veneziano.
I Minori Stranieri richiedenti asilo.
2. Secondo i dati raccolti dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati e dalla Commissione Nazionale per i Richiedenti Asilo233, nel 2011 sono state presentate 37.350 richieste di asilo sul territorio italiano, senza distinzione in base all’età o al sesso. Tra queste richieste la Commissione Nazionale234 ne ha esaminate 25.626, confermando lo status di rifugiato a 2.057 persone (8% delle richieste), la protezione sussidiaria a 2.569 (10 %) e quella umanitaria a 5.562 (22 %) individui. Nessuna protezione internazionale è stata concessa 11.131 (44 %) richiedenti mentre
233 Si vedano i siti www.unhcr.it e www.unhcr.org.
234 Si consulti l’analisi fatta dalla Commissione Nazionale in http://www.interno.it/mininterno/expo rt/sites/default/it/temi/asilo/sottotema0021/ o scaricabile da http://www.cir-onlus.org/Statistiche italia.htm
i rimanenti sono riconducibili alle categorie degli ‚irreperibili‛ o di chi ha avuto un altro esito (rispettivamente 2.339 e 1.868). Nel 2010 sono state 14.042 richieste, di cui 2.094 confermate con lo status di rifugiato (15 %), 1.789 con quello di protezione sussidiaria (13 %) e 3.675 con la protezione umanitaria (26 %). 4.698 sono state invece le domande non riconosciute (33 %), 520 i casi di irreperibilità e 1.226 quelli con altro esito. Se si confrontano i dati raccolti nel 2010 e nel 2011 si vede innanzitutto un netto aumento dei richiedenti asilo sul territorio italiano. A tale aumento corrisponde però una riduzione della concessione dello status di rifugiato o di altra protezione internazionale, a fronte di un crescente numero di domande non riconosciute. Tali dati racchiudono anche gli esiti delle domande presentate dai minori stranieri e perciò devono essere messe in relazione con quelli forniti dall’ANCI, dall’ASGI, dallo Sprar e dal Comitato per i Minori Stranieri. A tal proposito il rapporto del 2010 condotto dallo Sprar235 ha individuato 903 minori stranieri (nella fascia di età 0 – 17 anni) beneficiari del progetto, a cui quindi è stato avviato il procedimento per l’ottenimento di una delle tre forme di protezione internazionale. La maggior parte di tali minori è giunta dall’Afganistan (109) e dall’Africa (ed in particolare dall’Eritrea, dalla Nigeria e dalla Somalia). Se si mette in relazione il dato riguardante alla concessione della protezione internazionale con quello riguardante ai minori stranieri beneficiari del progetto Sprar, si può vedere come i minorenni rappresentino circa il 12% dei rifugiati presenti nel territorio, riferimento all’anno 2010 (di cui ovviamente non fanno parte i minori che avviano il ricongiungimento parentale e quelli non accompagnati, presenti sul territorio italiano nel 2010). Ciò mette in luce come il timore di una persecuzione per motivi per la propria razza, religione, cittadinanza, appartenenza ad un gruppo sociale o per la propria opinione pubblica236 sia a tutti gli effetti presente anche nella vita dei minori. A tal proposito sarebbe necessaria una protezione speciale, vista la molteplice
235 Reperibile al sito: http://www.serviziocentrale.it/file/server/file/Compendio%20Stetistiche %20SPRAR%202010.pdf
vulnerabilità a cui tali soggetti vanno incontro, prima di tutto in quanto minori, poi in quanto stranieri ed inoltre in quanto rifugiati. Tuttavia ciò non sussiste in quanto l’iter per la richiesta e l’ottenimento dell’asilo in realtà risulta lo stesso che spetta agli adulti.
In Italia237, la procedura per la richiesta di protezione internazionale, a fronte delle disposizioni internazionali e comunitarie ratificate ed inserite nell’ordinamento nazionale, prevede che la domanda presentata all’arrivo alla Polizia di frontiera o ad una qualsiasi Questura. A seguito della domanda si presenta un’istanza in cui si formalizza la richiesta di asilo motivandola e documentandola. Nel caso in cui il richiedente sia un minore, si dovrà procedere secondo la Direttiva sui Minori Stranieri del 2006238 che prevede l’accompagnamento del minore in un centro Sprar, (e quindi non in un CARA o CIE) e la possibilità di avere tutte le informazioni necessarie sul suo diritto di chiedere asilo, sulle procedure previste, oltre alla garanzia di un mediatore culturale. La Questura trasmette poi l’analisi della richiesta di asilo alla Commissione Territoriale competente che svolgerà un’audizione per verificare i dati forniti dal richiedente. Se si tratta di un minore, è previsto che venga nominato, oltre all’Assistente sociale, un Tutore legale al fine di seguire l’iter e di garantire l’interesse del minorenne.
Il ricongiungimento parentale e l’affidamento dei minori stranieri.
3. Per quanto riguarda i dati riguardanti i minori che entrano nel territorio italiano mediante una procedura per ricongiungimento parentale o che seguono un procedimento di affido successivo all’ingresso in Italia, non ci sono statistiche appropriate e le uniche fonti sono quelle rilevabili dal Comitato per i Minori Stranieri e dal Rapporto ANCI. In entrambi i casi però si tratta di dati relativi alla più ampia categoria di minori stranieri non accompagnati (ad esclusione dei richiedenti asilo) e non specificatamente inerenti ai ricongiungimenti. Tuttavia secondo il
237 Per tutte le normative inerenti alla richiesta di asilo si rimanda al capitolo 1. 238 Si veda il paragrafo 25, Sezione III, Capitolo 1.
Comitato239 su un totale di 7.750 minori giunti sul territorio italiano, di cui 5.959 reperibili, 629 sono stati collocati da privati, ossia in famiglie che hanno avviato i procedimenti di ricongiungimento o di affido. A tale cifra si deve aggiungere i minori entrati in Italia a seguito della cosiddetta ‚Emergenza Nord-Africa‛ e che hanno cambiato status, passando da minori non accompagnati a minori accompagnati o richiedenti asilo. Tali dati però non sono ben chiari in quanto le due categorie sono inserite nella stessa cifra (pari a 306 per il 2011). Tuttavia, al di là dei dati statistici, è dato per assodato che gli immigrati che giungono in Italia spesso possono usufruire di una fitta rete di rapporti con i connazionali già adeguatamente stabiliti sul territorio. Ciò è riscontrabile anche per i minori che (come si vedrà nella sezione dedicata alla Comunità veneziana) spesso riescono ad avviare la procedura di ricongiungimento parentale. Tale procedura, per Legge240, è avviabile dal minore nel caso in cui siano presenti sul territorio familiari regolarmente soggiornanti entro il quarto grado di parentela. A tali parenti, a seguito del ricongiungimento, verrà affidata la tutela del minore, che però sarà sempre seguito da un Assistente sociale.
Il ricongiungimento avviene a seguito di una verifica sullo stato di parentela tra il minore e lo straniero soggiornante e sul conseguente avviamento della pratica. Come si è visto tale procedura è l’unica tra quelle attuabili dal minore straniero che dà al soggetto interessato delle garanzie anche al compimento della maggiore età ed è per questo che, come si vedrà, viene perseguita dalle popolazioni e nazionalità a cui difficilmente spetterebbe lo status di rifugiato.
I minori stranieri non accompagnati ed il ruolo delle comunità.
4. A livello statistico, il Comitato per i Minori Stranieri ha segnalato l’ingresso di 7.750 minori stranieri sul territorio italiano nel 2011, di cui 1791 si sono resi irreperibili a seguito della loro registrazione. Dei minori
239 Reperibile al sito http://www.ismu.org/index.php?page=476 o scaricabile da http://www. lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/E9268A95-5406-439A-B513-29AD15B4ABA0/0/Dati_minori_stranieri_ non_accompagnati_30giugno2011.pdf
rimasti presenti sul territorio fino al 31 dicembre 2011, 5119 sono stati collocati presso delle strutture di accoglienza. I minori stranieri giunti in Italia, dopo essere stati identificati presso le frontiere dai funzionari di Pubblica sicurezza, vengono immediatamente indirizzati in comunità di pronta accoglienza. Nello specifico, il minore irregolare, una volta individuato, viene segnalato al Comitato per i minori stranieri, che inizia il lavoro di raccolta di informazioni. Nel frattempo il ragazzo riceve un permesso di soggiorno per minore età e può essere accolto in una struttura pubblica o privata (o, nel caso siano presenti, rimanere con i parenti di fatto), può essere affidato o essere oggetto di tutela. Il Comitato verifica la sua identità e dispone, senza contraddittorio alcuno, il rimpatrio assistito. Se le informazioni tardano o se il rimpatrio non si può fare, il minore rimane in Italia fino al compimento della maggiore età241. I ragazzi ospitati nelle comunità di prima accoglienza ricevono beni di prima necessità quali un pasto caldo, un alloggio adeguato e dei beni di prima necessità (quali vestiti o prodotti igienici). Dopo qualche giorno dall’arrivo del minore, vengono fatti i primi colloqui tramite i mediatori culturali e linguistici che, anche tramite l’aiuto di psicologi, verificano lo stato in cui versa il minore, spiegano il funzionamento ed il regolamento della comunità in cui si trova e cercano di definire quale percorso riguarderà il minore stesso. A seguito di tali colloqui e con la collaborazione ed il coinvolgimento di un Assistente sociale, si determina quali sono i minorenni ospitati che non risultano richiedenti asilo o che non hanno parenti all’interno del territorio italiano o ancora per i quali non si attua una procedura di affido in qualche famiglia. A tali individui, ospitati in tali comunità o eventualmente spostati in comunità di seconda accoglienza, verrà avviato un programma di integrazione territoriale, una volta accertata la loro condizione di ‚separated children242‛. Tale fase prevede un ‚progetto
241 Si approfondisca in Aurora Campus, Uno sguardo alle comunità di accoglienza dell’area milanese, in Aurora Campus (a cura di), Minori Stranieri soli. Tra politiche di accoglienza e politiche di controllo. Officina Edizioni – Roma 2004. Pag. 127.
242 Rita Bichi, Introduzione: Separated children, un fenomeno europeo, in Rita Bichi (a cura di), Separated
individualizzato di inserimento educativo/formativo243‛ al fine di inserire il minore in un contesto scolastico e lavorativo su cui creare le basi future per la permanenza in Italia.
Per questi minori soli il ruolo della comunità in cui risiedono è di fondamentale importanza in quanto è l’unico appoggio su cui possono contare una volta giunti in Italia. Il compito degli operatori e degli educatori presenti in queste strutture è quindi quello di creare un clima ed un ambiente sereno, ospitale e favorevole all’integrazione e all’inserimento dei giovani in esse presenti244. La comunità, nonostante le sue regole e alcune sue rigidità, fornisce a questi minori il ‚contesto ideale per compiere i primi tentativi di affidarsi all’altro (sia coetaneo, sia educatore) dopo una lunga stagione di fuga e diffidenza245‛. Nella comunità, infatti, si focalizza l’attenzione sulla regolazione della vita quotidiana per costruire occasioni di supporto a carenze di cui può essere soggetto il minore ospitato, attraverso relazioni e interazioni con le altre persone ospitate o con chi lavora al fine di far sentire a proprio agio il minore e di innescare in lui sensazioni positive. La comunità può esercitare quella funzione protettiva che permettere a tali minori di realizzare un reale cambiamento nella rappresentazione di sé e della loro storia di vita eliminando o riducendo la bassa autostima, il sentimento di vergogna e di colpa che spesso caratterizzano lo stato d’animo degli ospitati. La comunità quindi deve essere in grado di offrire sostegno psicologico alle paure manifestate dai minori e di facilitare il processo di costruzione della stima di sé, tramite l’uso di relazioni interpersonali solide e positive che li rassicuri e che permetta di instaurare le basi per un futuro positivo.
243 Annalisa Butticci, Paolo de Stefani, Maria Isabella Robbiani, Presentazione e analisi delle pratiche di
gestione del fenomeno adottate nel Veneto, in Paolo De Stefani e Annalisa Butticci (a cura di), Migranti Minori. Percorsi di riconoscimento e garanzia dei diritti dei minori stranieri non accompagnati nel Veneto.
Cleup – Padova 2005. Pag. 80.
244 Si approfondisca il ruolo dell’educatore in Giovanni Giulio Valtolina, Minori stranieri non
accompagnati: tra bisogni, lusinghe e realtà. In Rita Bichi (a cura di), Separated Children. I minori stranieri non accompagnati. FrancoAngeli – Milano 2008. Pag. 75 e successive.