COMMENTO TRADUTTOLOGICO
4.1 Analisi del prototesto
È opinione pienamente condivisa che il processo traduttivo comincia con l’analisi del testo di partenza. Tale analisi è fondamentale ai fini della traduzione stessa poiché permette di individuare e dare il giusto peso a tutti gli elementi che caratterizzano il prototesto, per poi cercare, durante il processo traduttivo, di trasferire tali elementi nella cultura e nella lingua del metatesto, ossia la traduzione. La piena comprensione del testo di partenza è un passo obbligatorio prima di procedere con la stesura del metatesto. Così si legge in A Textbook of Translation di Peter Newmark: “In principle, a translational analysis of the SL text based on its comprehension is the first stage of translation and the basis of the useful discipline of translation criticism.”1In generale, questa prima fase di analisi traduttologica deve prendere in considerazione i seguenti aspetti: la tipologia testuale e il contenuto cognitivo, il linguaggio del prototesto, l’individuazione del lettore modello di prototesto e metatesto, l’individuazione della dominante. Nel tentativo di tracciare la fisionomia del testo di partenza, si è tenuto conto anche di quelli che sono i parametri di analisi proposti da Christiane Nord. Secondo la sua teoria, il testo di partenza va esaminato tenendo presente alcuni fattori, distinti in extratestuali e intratestuali. I fattori extratestuali analizzano una serie di aspetti che sono esterni al testo, ossia: chi trasmette il messaggio, a chi, per quale motivo, come, dove, quando, perché, con quale funzione. I fattori intratestuali riguardano il prototesto in senso stretto ed è possibile rintracciarli ponendosi le seguenti domande: di cosa parla il testo, di cosa non parla, in quale ordine, se ci sono elementi non linguistici o paralinguistici, quali parole vengono utilizzate, di
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che tipo di frasi si compone il testo, qual è il tono del testo.2 Fatte queste premesse si procederà con la presentazione e l’analisi dei due articoli in questione.
Il primo articolo si intitola Jin sanshi nian zhongguo liuxingyu de wenhua chanshi
(Analisi culturale delle parole nuove della Cina degli ultimi trent’anni), scritto da Zhang Lei . L’articolo è stato pubblicato sul dodicesimo numero del periodico Wenyi yanjiu nel 2011. Questo periodico, pubblicato con cadenza mensile, si occupa soprattutto di arte e di letteratura, a livello nazionale e internazionale, e pubblica articoli accademici che toccano ogni ambito culturale. Il secondo articolo invece si intitola Cong shehuiyuyanxue jiaodu kan
wangluoyuyan de shengmingli (Le capacità di sviluppo
della lingua del web da una prospettiva sociolinguistica) di Wang Lu . L’articolo è stato pubblicato nel quinto numero del 2011 della rivista Qingnian zuojia. Si tratta di una nota rivista cinese la cui pubblicazione è stata avviata nel 1981 e conta persino la collaborazione del famoso scrittore Ba Jin che vi scrisse l’editoriale inaugurale. In entrambi i casi, sia il Wenyi yanjiu che il Qingnian zuojia, pubblicano articoli accademici di grande qualità e si rivolgono a un pubblico adulto e istruito.
4.1.1 Tipologia testuale e contenuto cognitivo
In primo luogo bisognerà identificare la tipologia testuale e il contenuto cognitivo dei due articoli. Per definire di che tipo di testi si tratta mi sono rifatta a Newmark, il quale individua diverse tipologie testuali in considerazione delle varie funzioni del linguaggio. Egli adotta la classificazione già proposta da Buhler e poi ampliata da Jakobson, che distingue le funzioni del linguaggio in espressiva, informativa, vocativa, estetica, fàtica e metalinguistica.3 Io ritengo che i due testi da me scelti si inseriscano all’interno del vasto panorama dei testi informativi argomentativi. Secondo Federica Scarpa “nella traduzione dei testi informativi, l’unità di traduzione è la frase e l’approccio traduttivo è di tipo comunicativo.”4 Nel mio caso, si tratta infatti di due articoli che si concentrano su un argomento specifico con l’intento di informare il lettore su un tema particolare e di spiegare e sostenere, attraverso degli esempi, una tesi. Nel primo caso l’autore vuole dimostrare come i cambiamenti della lingua siano fortemente collegati allo sviluppo sociale. L’analisi dell’evoluzione dei neologismi della lingua cinese all’interno di una cornice storica, che parte dalla politica della porta aperta fino ai tempi moderni, gli permette di evidenziare come le
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Christine Nord, Text Analysis in Translation. Theory, Methodology, and Didactic Application of a Model for Translation-oriented Text Analysis, Amsterdam, Rodopi, 2005, p. 41-42.
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Peter Newmark, A Textbook of Translation, op. cit., p. 39.
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parole di nuova formazione rispecchino e siano il simbolo delle trasformazioni sociali. Nel secondo caso invece l’autore si serve di un neologismo della lingua del web per mostrare come, in generale, le parole che si formano in Internet abbiano tutte le caratteristiche necessarie per essere utilizzate anche in luoghi diversi dal web, come per esempio la stampa o la televisione. In conclusione si può dire che l’obiettivo e la funzione dei due testi è quello di arricchire il lettore di nuove conoscenze attraverso il supporto di esempi accuratamente scelti.
Il linguista Francesco Sabatini opera una distinzione dei testi basandosi sul rapporto comunicativo esistente tra emittente e destinatario. “Nel rapporto comunicativo, con qualsiasi mezzo attuato, il parametro fondamentale che guida il comportamento dell’emittente nella formulazione linguistica è fornito dalla sua intenzione di regolare in maniera più o meno rigida l’attività interpretativa del destinatario.”5 Sulla base di questo principio distingue i testi in molto vincolanti, mediamente vincolanti e poco vincolanti. Rifacendomi alla sua classificazione ritengo che i due testi da me scelti si possano considerare “con discorso mediamente vincolante”, ossia tesi in cui “il bisogno, nell’emittente, di ottenere dal destinatario una interpretazione aderente alla propria è temperato dalla necessità di far procedere il destinatario gradualmente da un suo precedente stadio di conoscenze o posizioni verso le conoscenze e posizioni postegli.”6
4.1.2 Il linguaggio del prototesto
Per ciò che riguarda il tipo di linguaggio utilizzato è possibile evidenziare alcuni punti in comune tra i due testi. In generale si può dire che è utilizzato un linguaggio di tipo settoriale, così definito da Michele Cortellazzo:
il linguaggio settoriale rappresenta la varietà di una lingua naturale, dipendente da un settore di conoscenze o da un àmbito di attività professionali; un linguaggio settoriale è utilizzato, nella sua interezza, da un gruppo di parlanti più ristretto rispetto a quelli che parlano la lingua base e risponde allo scopo di soddisfare le necessità comunicative di un certo settore specialistico. 7
I due articoli tradotti, pur essendo testi di tipo divulgativo, si muovono nel campo della sociolinguistica, pertanto si tratta di un settore specifico, che utilizza un proprio linguaggio, ma che non può essere definito una lingua speciale poiché manca di un alto grado di specificità. Secondo Serianni, “caratteristica del linguaggio settoriale è la sua referenzialità, il suo riferimento a
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Francesco Sabatini, “Rigidità-esplicitezza vs elasticità-implicitezza: possibile parametri massimi per una tipologia di testi”, in Gunver Skytte, Francesco Sabatini (a cura di), Società di Linguistica Italiana, Linguistica Testuale Comparativa: In Memoriam Maria-Elisabeth Conte: Atti del Convegno Interannuale Della Società di Linguistica Italiana, Copenhagen, Museum Tusculanum Press, 1999, p. 148
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Ibidem
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significati oggettivi.”8 Da questo punto di vista, si può quindi affermare che c’è un certo livello di omogeneità tra i due testi, segno che entrambi appartengono a uno stesso settore. Il tono è, in entrambi i casi, piuttosto formale, nel rispetto dei canoni degli articoli accademici. Tuttavia, le scelte lessicali piuttosto ricercate e la complessa organizzazione del periodo rendono il tono del primo articolo leggermente più elevato rispetto al secondo.
In questo paragrafo vorrei anche fare delle osservazioni sulla presenza di alcuni elementi grammaticali che denunciano la natura “scritta” dei due testi. Entrambi i testi presentano infatti alcune congiunzioni e preposizioni che non vengono utilizzate, o sono impiegate solo raramente, nella lingua parlata, mentre sono molto più comuni nei testi scritti, per loro natura più formali e eleganti. In particolare si noti l’uso della particella yu , spesso utilizzata come congiunzione semplice (e), come in (i cambiamenti della lingua e le trasformazioni della società). Un’altra congiunzione tipica dei testi scritti e presente in entrambi gli articoli è ji (e), che è utilizzata molto più frequentemente della congiunzione semplice he , tipica della lingua parlata. Un esempio è (lo sviluppo sociale e il contesto culturale). L’uso della preposizione yu , caratteristica del cinese classico, è anche molto comune. In entrambi i testi la si può trovare in funzione preposizionale, soprattutto per introdurre un elemento temporale: 2011 (nel 2011); ma anche come risultativo, alla destra del verbo:
(questo uso della lingua non è limitato alla comunità del web). Si noti inoltre, soprattutto nel primo testo, l’uso della preposizione jiang al posto di ba . Entrambe le preposizione sono utilizzate con la funzione di reggere il complemento oggetto davanti al verbo; ma mentre jiang viene utilizzata soprattutto nei testi scritti, ba può essere utilizzata sia nel parlato che nello scritto; stilisticamente però è meno elegante.
Interessante anche l’uso del sostituto di nominalizzazione suo in posizione preverbale. Questo uso di suo viene dal cinese classico ed è raro nella lingua parlata. Un esempio è
(ciò che le parole in voga hanno). O ancora (ciò che il popolo del web vede). Si noti inoltre come in entrambi gli articoli sia piuttosto comune l’uso della particella zhi tra il soggetto e il predicato per sostantivizzare la frase, un uso di zhi che è tipico dei testi scritti. Ad esempio, nel primo articolo si legge (si può vedere l’enorme influenza), oppure nel secondo articolo si ha (la velocità di diffusione). Inoltre, in entrambi i testi, la particella zhi è spesso utilizzata come particella di collegamento tra determinante e determinato, sostituendo il ruolo del più comune de , ad esempio (espressione di scherno) o
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(espressione di sfogo). Infine, solo nel primo articolo, zhi è utilizzato in combinazione con yi , nell’espressione zhiyi (uno di, uno tra), che è un’espressione piuttosto elegante della lingua
scritta: (il pechinese è diventato una delle fonti più
importanti di parole nuove).
Da evidenziare è anche l’uso di alcuni aggettivi dimostrativi rarissimi nella lingua parlata. Ben è utilizzato nei testi con funzione di aggettivo dimostrativo, “questo”, o nel senso di “proprio di chi parla”, un uso che proviene dal cinese classico. In entrambi gli abstract si legge l’espressione con il significato di “il seguente articolo”. Un altro aggettivo dimostrativo tipico della lingua scritta e molto presente nei testi è ci , utilizzato sia in forma semplice, in espressioni come (questo fatto), o in forme bisillabiche come (letteralmente “da questo”), ad esempio
(da ciò si evince che). Infine, in entrambi i testi è molto comune l’uso di qi (suo/a) al posto del più colloquiale o .
I due testi mostrano una preferenza per parole bisillabiche, sia nei sostantivi che nei verbi. Ad esempio, in generale il verbo you (avere) è utilizzato in forma monosillabica, mentre nei due testi, in particolare nel primo, lo troviamo spesso in forma bisillabica juyou , con lo stesso identico significato. Lo stesso discorso può esser fatto per il verbo yong (utilizzare), che molto più spesso si trova nella forma di shiyong . Probabilmente l’uso del verbo bisillabico è dettato da motivazioni stilistiche, infatti sia juyou che shiyong sono verbi utilizzati prevalentemente nei testi scritti, mentre sono molto comuni nella lingua parlata in forma monosillabica. Anche l’uso del verbo shi (far si che), preferito al più colloquiale rang , è probabilmente dettato da motivi stilistici.
4.1.3 Individuazione del lettore modello di prototesto e metatesto
Il concetto di “lettore modello” fa riferimento all’individuazione di un ideale lettore che, con le sue caratteristiche, può essere identificato come il più probabile fruitore, rispettivamente del prototesto e del metatesto. Questo tipo di considerazioni sono fondamentali per la comprensione del testo di partenza, ma lo sono ancora di più ai fini della traduzione stessa poiché le scelte lessicali, il tono e il registro del metatesto varieranno a seconda del nostro lettore modello. Un'altra considerazione importante da fare è in quale contesto è stato scritto il prototesto e in quale contesto potrebbe essere sfruttato il nostro metatesto. Come si è già detto, entrambi gli articoli sono stati pubblicati su riviste di carattere culturale che toccano argomenti di diversa natura. Dovendo individuare in quale contesto potrebbero essere collocati i testi da me tradotti bisognerà tenere conto
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che si tratta di articoli che riguardano gli sviluppi lessicali della lingua cinese e pertanto una rivista culturale italiana credo non sia il luogo più adatto per la pubblicazione di articoli così specifici e incentrati su una lingua così particolare come il cinese. Per questi motivi ritengo che potrebbero essere inseriti all’interno di riviste o pubblicazioni, cartacee o online, che si occupano della Cina e della lingua cinese in modo specifico o potrebbero essere degli approfondimenti pensati per chiunque si occupi di linguistica, sociolinguistica o delle nuove tendenze delle lingue in generale. Trattandosi di articoli che discutono di fenomeni particolari da una prospettiva accademica, potrebbero essere utilizzati come materiale didattico per studenti universitari di lingua cinese o, soprattutto il primo articolo, potrebbe essere una lettura interessante, seppur non semplice, per un appassionato o curioso di Cina. Si noti come il contenuto cognitivo dei testi sia fondamentale per determinare sia il luogo dove questi articoli potrebbero essere pubblicati, sia i lettori modello, e come nel passaggio dal prototesto al metatesto potrebbero esserci dei cambiamenti importanti di cui il traduttore deve necessariamente essere consapevole. Il lettore modello del prototesto potrebbe essere uno studente o un adulto cinese con un livello di istruzione medio-alto, non necessariamente un linguista, ma anche solo un attento osservatore dei fenomeni della realtà circostante. O ancora potrebbe essere uno studente, un professore o un ricercatore di nazionalità diversa da quella cinese, ma con uno spiccato interesse per la materia e naturalmente in possesso delle competenze linguistiche necessarie per affrontare la lettura di testi in lingua di una certa difficoltà. Il lettore modello del metatesto invece sarà sempre uno studente, un professore, un ricercatore o comunque una persona che possa essere collocata in un ambiente accademico universitario, con un livello di istruzione piuttosto alto e che non sia totalmente all’oscuro dei cambiamenti economici, politici, sociali e culturali che hanno interessato la Cina negli ultimi trent’anni. Ad di là di queste indicazioni generiche, ritengo che il lettore modello del mio metatesto avrà almeno una delle seguenti caratteristiche: un interesse per la lingua cinese o un interesse generico per materie quali la linguistica e la sociolinguistica. Difficilmente un lettore che non abbia almeno una di queste due caratteristiche potrebbe leggere i testi da me tradotti, poiché probabilmente non ne sarebbe interessato.
4.1.4 L’individuazione della dominante
Il concetto di dominante è stato elaborato per la prima volta da Jakobson nel 1935 e successivamente è stato applicato al campo della traduzione grazie agli studi di Popovič e Torop. Secondo la definizione di Bruno Osimo la dominante è “una componente fondamentale dell’analisi traduttologica, poiché sulla sua individuazione si basano la strategia traduttiva e la decisione di cosa tradurre nel testo e cosa nel metatesto. La dominante del metatesto è scelta anche in funzione del
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lettore modello.”9In altre parole, un testo, e in generale il processo comunicativo, si costruisce intorno a una serie di elementi organizzati gerarchicamente, tra cui uno avrà più importanza rispetto agli altri, questo potrà essere identificato con il concetto di dominante.10Ai fini della traduzione, è fondamentale identificare la dominante poiché sarà proprio sulla base di questa decisione che si faranno determinate scelte traduttive nella stesura del metatesto. Inoltre, la scelta della dominante porterà anche alla identificazione del residuo traduttivo, ossia quella serie di elementi che, per diverse ragioni, non potranno essere trasmessi nella traduzione. Come evidenziato da diversi studiosi, la traduzione è un processo comunicativo, pertanto contempla la presenza di un residuo traduttivo ed è compito del traduttore pensare a delle strategie per ridurlo al minimo. Nel caso specifico dei testi da me scelti, io credo che la dominante sia da individuare nel ricco corpus di esempi di parole e di espressioni di nuova formazione, utilizzati dai due autori con l’obiettivo di illustrare le proprie posizioni sugli sviluppi lessicali della lingua cinese in contesti diversi. In particolare, nel primo testo l’autore vuole illustrare come i cambiamenti della lingua dal punto di vista lessicale siano legati ai cambiamenti sociali e siano influenzati da una serie di fattori di natura politica e economica. Per sostenere la sua tesi ricorre a una serie di esempi accuratamente scelti e, secondo me, è proprio in questo aspetto che si esplicita la dominante del primo testo. Per questo motivo, nella fase di stesura del metatesto, una corretta traduzione dei neologismi proposti è stata per me la priorità assoluta. La traduzione di espressioni legate a contesti socio-culturali diversi dalla lingua di arrivo ha naturalmente generato un residuo traduttivo che ho cercato di colmare attraverso strategie diverse a seconda dei casi. Ad esempio, per alcuni neologismi ho ritenuto necessario inserire una spiegazione del vocabolo direttamente nel testo, il che ha portato a un aumento della lunghezza del testo di arrivo rispetto a quello di partenza; in altri casi, soprattutto per espressioni legate a eventi di cronaca particolari, ho inserito delle note del traduttore per illustrare la situazione o l’evento che ha portato alla formazione del neologismo. La situazione non è molto diversa per il secondo articolo, il quale, in una prima parte analizza il fenomeno della lingua del web evidenziandone gli aspetti più importanti, nella seconda si interroga sul rapporto tra i neologismi della rete e l’influenza che questi hanno sulla società. Anche in questo caso l’autore si serve di esempi di parole di nuova formazione, senza i quali l’articolo perderebbe tutto il suo interesse. Le strategie adottate per la gestione del residuo traduttivo sono le medesime del primo articolo, tuttavia ritengo che ogni caso debba essere analizzato in maniera indipendente, pertanto nei paragrafi successivi illustrerò le microstrategie utilizzate in riferimento alle singole espressioni. Il paragrafo successivo invece sarà dedicato alla illustrazione della macrostrategia adottata, all’individuazione
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Bruno Osimo, Manuale del traduttore. Guida pratica con glossario, Milano, Hoepli, 2008, p. 200.
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Bruno Osimo, “Peeter Torop per la scienza della traduzione”, introduzione a Peeter Torop, La traduzione totale. Tipi di processo traduttivo nella cultura, Milano, Hoepli, 2010, p. XXII
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dei più importanti problemi traduttivi attraverso la selezione di esempi specifici e naturalmente alla spiegazione delle scelte fatte in sede di traduzione.