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Analisi dell’inquinamento da polveri sottili in Italia

2 Uno sguardo intorno

2.2 Analisi dell’inquinamento da polveri sottili in Italia

Nonostante la presenza di direttive comunitarie e di una legislazione nazionale vigente, il monitoraggio delle polveri sottili non è effettuato in tutti i comuni presenti sul territorio italiano. Gli inventari delle emissioni in atmosfera rappresentano uno degli strumenti indispensabili per pianificare e gestire il risanamento della qualità dell’aria, la normativa vigente sui piani e programmi inerenti alla qualità dell’aria prevede che tutte le regioni/provincie autonome predispongano un inventario delle emissioni secondo criteri comuni stabiliti a livello europeo: un obiettivo, questo, che deve essere ancora pienamente perseguito da circa un terzo delle regioni/provincie autonome.

Ai fini della classificazione del territorio regionale (art 7, d.lgs. 351/99) è prevista l’individuazione di zone a rischio, nelle quali la concentrazione di uno o più inquinanti comporta il rischio di superamento dei valori limite.

Per quanto riguarda l’inquinamento da PM10 le indicazioni nazionali si

esprimono attraverso il DM 60/02 che recepisce le direttive 99/30/CE e 00/69/CE e

individua i valori limite di qualità dell’aria per i biossidi di zolfo e azoto (SO2 e NO2),

gli ossidi di azoto, il PM10, il piombo (Pb), il benzene e il monossido di carbonio (CO).

In particolare oltre a ricondurre all’applicazione del d.lgs. 351/99 la pianificazione degli interventi atti a ridurre l’inquinamento atmosferico nelle aree urbane, fissa per gli inquinanti trattati i valori limite per la tutela del cittadino e i termini entro cui questi limiti devono essere raggiunti. Si osservano due intervalli temporali 2001-2005 e 2005- 2010 in cui gli anni 2005 e 2010 costituiscono delle soglie temporali di sbarramento. La prima soglia temporale (2005) prevede una concentrazione media annuale pari a 40

µg/m3, mentre una concentrazione giornaliera pari a 50 µg/m3 da non superare più di 35

volte in un anno. La seconda soglia temporale (2010) prevede una riduzione della

concentrazione media annuale pari al 50% individuando in 20 µg/m3 il valore limite per

la tutela della salute pubblica, mentre l’azione sulla concentrazione giornaliera prevede

Capitolo 2 - Uno sguardo intorno

35 Tabella 2.1- Valori limite previsti dalla Dir 99/30/CE per la salute del cittadino.

PM10 Periodo di valutazione Valore limite (µµµg/mµ 3) Data rispetto limite Protezione salute

24 ore 50, da non superare più di 35 volte in un

anno civile

1° Gennaio 2005

Protezione salute Anno civile 40 1° Gennaio 2005

Protezione salute 24 ore

50, da non superare più di 7 volte in un

anno civile

1° Gennaio 2010

Protezione salute Anno civile 20 1° Gennaio 2010

Per il raggiungimento dei due valori obiettivo è stato previsto un margine di tolleranza, la cui progressiva riduzione consente l’avvicinamento dell’obiettivo fissato. Nella prima fase 2001-2005 è stato prevista l’applicazione del margine di tolleranza per entrambi i valori annuale e giornaliero. Nella seconda fase 2005-2010 tale riduzione è prevista solo per il valore annuale, mentre il limite giornaliero dovrebbe essere stato raggiunto già nel primo anno di validità (2005). Per il raggiungimento del valore

obiettivo giornaliero è stato previsto un gap di riduzione di 5 µg/m3 annuali (Figura

2.1), mentre per il raggiungimento del valore obiettivo annuale il gap di riduzione è

Capitolo 2 - Uno sguardo intorno

36 Figura 2.1 – Tolleranza prevista negli anni 2001-2005 per il raggiungimento del valore obiettivo

giornaliero

Figura 2.2- Tolleranza prevista negli anni 2001-2005 per il raggiungimento del valore obiettivo annuale

Capitolo 2 - Uno sguardo intorno

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Figura 2.3- Tolleranza prevista negli anni 2005-2010 per il raggiungimento del valore obiettivo annuale

I dati delle aree monitorate sono ufficialmente divulgati dal Ministero dell’Ambiente o dalle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente (Rapporto APAT, 2006). L’ultimo rapporto tecnico sulla qualità dell’aria pubblicato nel 2006 mostra un’indagine

condotta sui 24 capoluoghi di provincia con popolazione superiore ai 150.000 abitanti.

L’analisi delle sorgenti estesa in 24 punti di osservazione mostra la presenza di un elemento comune: il traffico. Per comparare le diverse concentrazioni sono stati considerati i due valori estremi per ogni città: un’area rurale indicata come stazione- fondo e un’area urbana indicata come stazione-traffico. L’indagine è stata rivolta a sette fra gli inquinanti sotto osservazione per la tutela della salute e la riduzione del

riscaldamento globale: polveri sottili con un diametro inferiore a 10 µm (PM10), Ossidi

di azoto (NOx), Composti organici volatili (COV), Ossidi di zolfo (SOx), Ammoniaca

(NH3), Benzene (C6H6) e Ossidi di carbonio (CO). La tabella 2.2 mostra le emissioni

comunali espresse in tonnellate nelle 24 aree di studio.

I valori osservati confermano una situazione critica: nelle aree urbane considerate si verificano, per la quasi totalità degli anni presi in esame, superamenti dei limiti di legge sia in termini di concentrazione media annua sia in termini di numero di giorni di superamento del valore limite giornaliero. Maggiori superamenti si registrano generalmente nelle stazioni di tipo traffico rispetto alle stazioni di fondo a testimoniare il notevole contributo del traffico sull’inquinamento dell’aria nelle aree urbane.

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38 Tabella 2.2-Emissioni comunali espresse in tonnellate nelle 24 aree urbane monitorate e pesi

percentuali rispetto alle provincie di appartenenza (Apat, 2006)

L’analisi della concentrazione media annua registrata nelle stazioni di traffico mostra una conformità con i limiti normativi solo nelle aree di Trieste, Bari e Cagliari. L’analisi dei dati della concentrazione giornaliera mostra una situazione uniforme sul territorio nazionale dove molte stazioni presentano un numero di superamenti maggiore di 35 volte/anno. Le indicazioni legislative vigenti prevedono la predisposizione di Piani di Risanamento della Qualità dell’Aria nelle aree in cui si sono verificati i superamenti dei valori limite, con entrata in vigore dell’obbligo di attuazione entro 18 mesi dalla fine dell’anno in cui è stato registrato il superamento stesso. Se i superamenti

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si verificano per più inquinanti, le Regioni devono predisporre un “Piano Integrato” per tutti gli inquinanti coinvolti (art. 8 comma 3 del DLgs.351/99).

L’analisi del PM10 mostra una situazione non uniforme sul territorio nazionale, con

aree in cui si verifica il superamento della soglia di 50 µg/m3 per più di 35 volte l’anno e

aree che rispettano il limite normativo. Questo risultato mette in luce che non è possibile individuare un valore di concentrazione unico rappresentativo della qualità dell’aria in Italia, a causa della variabilità della concentrazione in funzione delle sorgenti territoriali e delle caratteristiche orografiche e meteo climatiche locali.

Si osservano due situazioni differenti. Nel Nord d’Italia si determinano

concentrazioni medie a 24 ore elevate con superamenti di 50 µg/m3 per più di 35 volte

l’anno, inoltre si osservano picchi di concentrazione che possono superare i 100 µg/m3

in condizioni disperdenti sfavorevoli. Nel Sud d’Italia si osservano concentrazioni giornaliere generalmente rientranti nel valore obiettivo proposto dalla normativa vigente, con superamenti legati a eventi naturali come la fenomenologia legata al transito delle polveri del Sahara.

Anche le caratteristiche chimico-fisiche delle particelle rilevate variano in funzione delle caratteristiche del territorio e delle sorgenti. Nelle aree industrializzate si osserva, oltre al contributo legato alle emissioni veicolari, anche prodotti legati ai processi di

lavorazione. In quelle a basso tasso di industrializzazione la concentrazione di PM10

rilevata è legata al transito veicolare e all’utilizzo di combustibili per il riscaldamento delle abitazioni.