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1.3 Fasi della filiera

1.3.1 L’Upstream

1.3.1.3 Analisi dell’Upstream in Italia

Dopo aver definito e approfondito le attività che vengono svolte nella fase di Upstream, ho effettuato una selezione dei punti di forza e dei punti di debolezza più significativi che caratterizzano questa fase della filiera in Italia.

Ciò mi permetterà, anche per le altre fasi della filiera, di capire in che condizione è la fase presa in esame e di ipotizzare che prospettive future avrà lo stato Italiano nei prossimi anni.

I Punti di debolezza selezionati nell’Upstream sono:

! TASSAZIONE ALTA: La situazione per il settore Oil&Gas risulta ancora più onerosa, infatti oltre al 27,5% di IRES ed il 3,9% di IRAP le aziende devono sostenere anche il 10,5% di Robin tax ed le royalties che possono variare dal 7% al 10% a seconda se il giacimento sia onshore o off-shore.

! LENTEZZA BUROCRATICA (NIMBY): Ogni comune decide per se, non c’è un ente nazionale che decide qual è la cosa migliore.

! NORMATIVA FUTURA INCERTA: Dovuta all’instabilità politica nazionale.

! INQUINAMENTO DOVUTO ALL’USO DI SOSTANZE CHIMICHE NELLA FASE DI ESTRAZIONE: Come ogni fonte fossile anche l’estrazione di gas produce emissioni di anidride carbonica, ciò risulta un fattore penalizzante a causa dei maggiori costi dovuti a sistemi d’abbattimento dell’anidride carbonica come quello dei certificati grigi.

! FRACKING TROPPO INVASIVO: Il suolo Italiano non è adatto all’estrazione dello shale gas, sia a livello normativo, che per quanto riguarda il rischio alto di terremoti che questo tipo di estrazione può causare.

! NESSUNA INNOVAZIONE NELLA TECNOLOGICA ESTRATTIVA: Le tecnologie esplorative ed estrattive hanno ormai raggiunto uno stallo; infatti non si denota una tecnologia innovativa da moltissimi anni, pure il fracking che è la novità del momento nasconde dietro di sé una tecnologia già conosciuta dagli anni ’50. Per quanto riguarda l’estrazione convenzionale gli unici miglioramenti, al di là di ricercare sempre una

maggiore resa, sono modifiche che portino a miglioramenti ambientali per estrazioni sempre più green e l’integrazione sempre maggiore di sistemi informatici, sensori e strumenti automatizzati per cercare di avere sempre un maggior controllo ed una maggiore sicurezza in fase di coltivazione. Per riguarda i giacimenti non convenzionali la tecnologia utilizzata risulta si nota, ma le scarse rese presuppongono che si ricercherà di ottenere nuove innovazioni per aumentare sia l’efficienza dell’estrazione sia di mitigare gli impatti ambientali presenti.

! POCO SOSTEGNO DA PARTE DI INDUSTRIE DI SUPPORTO ALL’ESTRAZIONE: Un mercato che in Italia risulta pienamente mancante sono le industrie hi-tech di produzione di macchinari di perforazione e di analisi del territorio. Infatti tutte le aziende che si occupano di Exploration & Production utilizzano grandi fornitori esteri.

! CONCENTRAZIONE ELEVATA NELL’UPSTREAM (OLIGOPOLIO): La

concentrazione, invece, è sicuramente elevata dal momento che la quota di mercato delle prime tre aziende, Eni, Royal Dutch Shell ed Edison, copre complessivamente il 97,2%. ! ELEVATE BARRIERE ALL’USCITA: Esistono notevoli barriere all’uscita, soprattutto in

termini di riconversione degli assets.

! POCA DIFFERENZIAZIONE DEL PRODOTTO: Il prodotto è senza dubbio poco differenziato quindi è fondamentale l’efficienza delle attività operative, in un business dove i costi fissi sono molto elevati.

! INVESTIMENTI INIZIALI ALTI, RITORNI INCERTI: Gli investimenti iniziali sono ingenti ed i ritorni, non sempre certi, arrivano dopo parecchi anni; il fabbisogno di capitale è dunque molto elevato.

! BASSO TASSO DI SVILUPPO DEL SETTORE: Per quanto riguarda invece il tasso di sviluppo del settore, è difficile prevedere se questo possa espandersi nei prossimi anni grazie alle politiche energetiche sulle quali l’Italia sta puntando oppure subirà un nuovo calo come negli anni passati.

! BASSO POTERE VERSO I FORNITORI: Nel settore estrattivo i fornitori sono solitamente player internazionali se si considera la tecnologia ma possono anche essere imprese locali se si considerano attività di noleggio delle apparecchiature o forniture materiali di consumo. I fornitori di tecnologia sono presenti in numero ridotto, il che garantisce loro un buon potere contrattuale. Possono infine essere considerati come fornitori coloro che detengono la proprietà di aree geografiche e terreni dove sono localizzati gli idrocarburi; ovviamente questi soggetti hanno un elevato potere contrattuale. ! PROGRESSIVA RIDUZIONE DELLE RISERVE IN TERRIORIO NAZIONALE.

! CONTRATTI “TAKE OR PAY” DEL’IMPORTAZIONE CON I PRINCIPALI FORNITORI EXTRAEUROPEI ( RUSSIA,LIBIA, ALGERIA,..): Indicizzati al prezzo del petrolio e ai suoi derivati, questi hanno la funzione di sottostante; questo fa sì che esso non rifletta il corretto andamento della domanda e dell’offerta del mercato reale del gas, ma sia invece influenzato dalla volatilità e dalle contingenze delle dinamiche petrolifere.

! DIPENDENZA ENEREGETICA E INSICUREZZA NELL’APPROVVIGIONAMENTO DEL GAS: Negli ultimi 5 anni si sono verificati diversi casi di problematiche internazionali (più o meno lunghe interruzioni delle provvigioni e quindi mancanze di capacità), causate non direttamente dal nostro paese. L’ultimo conflitto è stato la guerra tra Ucraina e Russia. Il penultimo è stata la perdurante crisi libica che ha interrotto il flusso di gas proveniente dal gasdotto GREENSTREAM, in grado di assicurare al paese il 12% circa del totale dell’approvvigionamento di metano (all’entry point di Gela arrivano circa 20 milioni di m^3/giorno).

Negli ultimi 5 anni il GREENSTREAM è il terzo gasdotto d’importazione i cui flussi vengono alterati; a parte le tre crisi russo – ucraine (2006, 2009 e 2014) che hanno causato il blocco del TAG proveniente dall’Austria, nel 2010 si è dovuto registrare anche l’incidente al TRANSITGAS che ha dovuto bloccare la fornitura di circa 60 milioni di m^3/giorno per una frana che ha causato una dispersione al gasdotto. I tre incidenti avvenuti fanno riflettere circa il teorico quanto potenziale eccesso di offerta detenuto dal nostro paese, tale disponibilità risulta fondamentale per modulare correttamente il sistema e sopperire agli inverni freddi dove elevato il ricorso alle riserve presenti negli stoccaggi, riempiti durante l’estate.

I Punti di forza nella fase di Upstream invece sono:

! CERTEZZA NELLE TECNOLOGIE D’ESTRAZIONE: Fa sì che le aziende possano avere una consapevolezza maggiore dei costi e della struttura dei vari progetti anche nel futuro.

! BARRIERE ALL’ENTRATA: Il settore estrattivo è caratterizzato dalla presenza di alcune grandi compagnie, con un livello d’integrazione medio-alto grazie anche all’acquisizione di alcune aziende o ad accordi di partnership. Queste grandi imprese beneficiano sicuramente del fattore scala nelle attività operative. Innanzitutto la presenza di incumbent con un grande potere di mercato agisce significativamente come barriera all’ingresso. Ai nuovi entranti, inoltre, sono richiesti ingenti investimenti iniziali, capacità di ricerca e sviluppo, elevati disponibilità finanziarie, capacità di costruire partnership con altri player

della filiera e la capacità di sfruttare economie di scala delle attività operative. Questo insieme di caratteristiche è difficile da trovare in un’impresa che si sta affacciando a questo settore. Infine, dal momento che i permessi di ricerca e le concessioni di coltivazione sono distribuite dal Ministero dello Sviluppo Economico tramite gara, è difficile competere con aziende già presenti nel settore che possono garantire certificazioni e sicurezza maggiore. ! ALTO POTERE CONTRATTUALE SUI CLIENTI: I clienti sono coloro che acquistano il

bene prodotto dall’impresa ed il loro potere contrattuale dipende dalla numerosità degli operatori e dei clienti stessi, oltre che dalla normativa e dalla presenza di prodotti sostitutivi. Essendo un settore con numerosi clienti individuali, questi non hanno elevato potere contrattuale.

Dopo aver analizzato gli aspetti positivi e le criticità della fase di Upstream in Italia, si può concludere che:

! Nella fase di produzione, anche negli anni futuri non si avranno cambiamenti: Eni continuerà il suo Monopolio (estraendo in paesi stranieri e non in Italia, visto che le riserve stanno diminuendo e che la burocrazia nazionale non permette mai coltivazioni on-shore) , non si utilizzeranno nuove tecniche estrattive, non si cercherà di sfruttare lo shale gas come in America dato che l’Italia pone molta più attenzione al suo patrimonio territoriale.

! Nella fase d’importazione invece potrebbe cambiare qualcosa: per facilitare le importazioni, diminuire la dipendenza energetica (eliminando i contratti take or pay) e l’insicurezza dell’approvvigionamento l’Italia potrebbe sviluppare tutto ciò che appartiene al mondo GNL.

Il problema attuale che blocca questo sviluppo è la presenza di pochissimi rigassificatori sul suolo Italiano.