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Analisi della distribuzione degli APE per destinazione d’uso

L’analisi degli APE in base alla zona climatica e alla classe energetica è stata condotta valutando separatamente le due macro-classificazioni della destinazione d’uso: residenziale e non residenziale. Questi settori corrispondono rispettivamente a circa l’85% e il 15% del campione analizzato, in linea con la ripartizione nazionale tra edifici residenziali e non residenziali, rispettivamente 89% e 11%, in base al censimento ISTAT 2011.

La distribuzione degli APE per i settori residenziale e non residenziale, secondo la zona climatica e la classe energetica nell’intero periodo 2016-2019, è mostrata rispettivamente in Figura 11 e Figura 12.

Figura 11. Distribuzione degli APE per zona climatica per i settori residenziale (a) e non residenziale (b)

(Elaborazioni ENEA su dati da SIAPE e da Regioni)

Per quanto riguarda il settore residenziale, il peso del campione analizzato ha un andamento crescente nel quadriennio in esame, in ragione dell’ampliamento della base dati. Gli immobili residenziali in possesso di APE risultano circa il 5% rispetto alle abitazioni sul territorio nazionale (Tabella 10).

Settore Residenziale 2016-2018 Rapporto tra totale APE considerati** e totale

abitazioni sul territorio nazionale* 4,7% *Fonte: censimento ISTAT 2011

**Fonte: SIAPE e Regioni

Tabella 10.Peso del campione analizzato per il settore residenziale

Partendo dal dato relativo agli attestati emessi nel periodo 2016-2019 (4.531.659 APE) (Tabella 7) e supponendo che la distribuzione tra settore residenziale e non residenziale sia la stessa evidenziata nel campione dati usato per le analisi sulla destinazione d’uso, è possibile ipotizzare che gli immobili residenziali censiti tramite APE siano circa 3.850.000, ossia circa il 12% del parco edilizio nazionale.

Figura 12. Distribuzione percentuale degli APE per classe energetica per i settori residenziale (a) e non residenziale (b) (Elaborazioni ENEA su dati da SIAPE e da Regioni)

La distribuzione tra le zone climatiche C, D ed E non evidenzia discrepanze nette tra i due settori, mentre per la zona climatica F il settore non residenziale mostra una percentuale di casi quasi dimezzata rispetto a quello residenziale.

Maggiori differenze si riscontrano nella distribuzione per classe energetica (Figura 12): rispetto al settore residenziale, con una netta prevalenza delle classi energetiche F e G, il non residenziale presenta una maggioranza di immobili nelle classi energetiche C e D. Ciò indica una più elevata propensione di questo settore a intraprendere azioni indirizzate alla riduzione dei consumi energetici più incisive, ma non toglie la necessità, dal punto di vista delle strategie energetiche del Paese, di ricercare nuovi strumenti di affiancamento ai meccanismi di incentivazione già in atto, in grado di amplificarne l’utilizzo da parte degli utenti.

In Figura 13 e Figura 14 è riportata la distribuzione annuale degli APE analizzati, suddivisi per classe energetica e settore.

Figura 13. Distribuzione degli APE per anno di emissione e classe energetica per il settore residenziale

(Elaborazioni ENEA su dati da SIAPE e da Regioni)

Nel settore residenziale si evidenzia un miglioramento dell’efficienza nel tempo, come riscontrato in Figura 4. I risultati mostrano un aumento dei casi nelle classi energetiche A4-B (dal 6,7% nel 2016 al 7,8% nel 2019), dovuto ai limiti più stringenti per nuove costruzioni, ristrutturazioni importanti e riqualificazioni energetiche previste dal D.M. 26/06/2015. Le restanti classi sono mediamente stabili nel tempo, ad eccezione della classe energetica G, in diminuzione tra il 2016 e il 2019.

Figura 14. Distribuzione degli APE per anno di emissione e classe energetica per il settore non residenziale

(Elaborazioni ENEA su dati da SIAPE e da Regioni)

Il settore non residenziale evidenzia un andamento diverso nel periodo 2016-2019, ma l’aumento della percentuale di casi nelle classi energetiche migliori (A4-B) è sempre presente (dal 9,0% nel 2016 al 11,2% nel 2019). Tale aumento è seguito da una diminuzione della percentuale di immobili nelle classi energetiche intermedie (C-E). Anche la classe energetica F diminuisce, mentre aumenta la classe energetica G, la quale, pur decrescendo nel 2017, subisce una inversione di tendenza nel 2018, confermata nel 2019.

Per entrambi i macro-settori, i dati 2018 e 2019 dimostrano il raggiungimento di un’attendibile fotografia del parco immobiliare esistente, considerato che la distribuzione delle classi energetiche rimane pressoché costante nei due anni.

Il settore non residenziale è stato analizzato anche in funzione delle diverse destinazioni d’uso, come classificate secondo il D.P.R. 412/1993 (Figura 15). Le categorie da E.4(1) a E.4(3) e da E.6(1) e a E.6(3) sono state raggruppate rispettivamente nelle macrocategorie E.4 (edifici adibiti ad attività ricreative o di culto e assimilabili) ed E.6 (edifici adibiti ad attività sportive), essendo caratterizzate da destinazioni d’uso assimilabili. Anche la categoria E.1(3) è compresa nel settore non residenziale, nonostante faccia parte della macrocategoria E.1 (edifici adibiti a residenza e assimilabili), mentre la categoria E.1(1) bis è stata considera come residenziale, assieme a E.1(1) ed E.1(2), in quanto rappresentante un numero di casi

troppo ridotto per essere considerata singolarmente. Maggiori dettagli sulle suddette categorie sono presenti all’Allegato 2. I risultati mostrano una prevalenza di APE riferiti alle attività commerciali (E.5), gli uffici (E.2) e alle attività industriali e artigianali (E.8).

In Figura 16 è riportata la distribuzione per classe energetica di ogni destinazione d’uso individuata per il settore non residenziale, dove i riquadri mettono in evidenza le categorie con la più elevata percentuale di casi.

Figura 15. Distribuzione degli APE per il settore non residenziale (da E.1(3) a E.8), secondo il D.P.R. 412/1993

(Elaborazioni ENEA su dati da SIAPE e Regioni)

Figura 16. Distribuzione degli APE per la classe energetica e il settore non residenziale (da E.1(3) a E.8), secondo il D.P.R. 412/1993

A livello complessivo, quasi tutte le destinazioni d’uso non residenziali mostrano circa il 50% dei casi nelle classi energetiche intermedie (C-E), ma sulle altre classi la distribuzione non è costante, alla luce della diversità di motivazioni per le quali l’APE è stato registrato (Figura 17).

Figura 17. Distribuzione degli APE per la motivazione e il settore non residenziale (da E.1(3) a E.8), secondo il D.P.R. 412/1993

(Elaborazioni ENEA su dati da SIAPE e da Regioni)

La destinazione d’uso E.8, in maggioranza rappresentata da capannoni industriali con all’interno attività artigianali e magazzini, mostra la più elevata percentuale di casi nelle classi energetiche F-G, seguita dalle attività commerciali E.5 e gli uffici E.2; le suddette categorie mostrano anche le percentuali più basse di casi nelle classi energetiche A4-B, dal 5% al 12%. L’analisi della motivazione per le tre categorie evidenzia tra l’80 e il 90% dei casi riconducibili a passaggi di proprietà e locazioni, lasciando ipotizzare una minore sensibilità a investimenti per il risparmio energetico, con un conseguente mancato miglioramento delle classi energetiche. Queste tre categorie rappresentano, nel loro complesso, quasi il 90% dei casi con destinazione d’uso non residenziale.

Le categorie E.6 (attività sportive, in maggioranza palestre) ed E.7 (scuole) mostrano un miglioramento rispetto alle precedenti, con una diminuzione della percentuale di casi nelle classi energetiche peggiori (sotto il 30%) e una crescita di quelle migliori fino al 20%. Anche la distribuzione della motivazione cambia, mostrando un aumento delle percentuali di nuove costruzioni, ristrutturazioni importanti e riqualificazioni energetiche. Queste destinazioni d’uso, infatti, sono difficilmente soggette a passaggi di proprietà o locazione e

solitamente l’APE viene redatto per la realizzazione di interventi, soprattutto di riqualificazione energetica.

Infine, le categorie che evidenziano le migliori prestazioni sono la E.1(3) (alberghi e pensioni), E.3 (ospedali, cliniche e case di cura) e la E.4 (attività ricreative, associative o di culto), che risultano essere le più virtuose con oltre il 20% dei casi nelle classi energetiche A4-B e percentuali basse in quelle F e G. Tuttavia, queste tre categorie sono caratterizzate da distribuzioni percentuali diverse in base alla motivazione. Alberghi e pensioni (E.1(3)) sono spesso soggetti a passaggi di proprietà e locazioni (oltre il 70% dei casi), ma mostrano anche una buona percentuale di APE interessati da interventi che comportano un miglioramento dell’efficienza dell’immobile, giustificando quindi la percentuale più elevata di casi nelle classi energetiche migliori. Gli APE redatti per ospedali, cliniche e case di cura (E.3), come nei precedenti casi, sono motivati dalla maggiore necessità di ristrutturazione importante, riqualificazione energetica o nuova costruzione. Invece, nella categoria E.4, afferente per oltre il 90% a bar, ristoranti e sale da ballo, sono più frequenti i passaggi di proprietà e le locazioni, ma in genere sono anche seguiti da interventi di ristrutturazione o riqualificazione, che favoriscono l’attribuzione a classi energetiche più alte.