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Analisi empirica europea e mondiale

1. Review della rilevante letteratura.

1.2. Analisi empiriche nei paesi dell’Unione Europea e a livello internazionale Review.

1.2.1. Analisi empiriche europee

Wolpin K. I. (1978), nel contesto europeo, sviluppa la prima analisi empirica sulla criminalità. Nel suo lavoro si osserva l’effetto deterrente delle politiche nazionali e del sistema di difesa di Inghilterra e Galles per il periodo 1894-1947. Vengono presi in considerazione diversi tassi di deterrenza (probabilità di arresto, colpevolezza, detenzione, cauzione e multa), la severità della pena (la lunghezza della pena prevista dalla sentenza di colpevolezza) e il numero delle forze di polizia pro capite. Dai risultati ne consegue che la probabilità della punizione ha un’elevata funzione deterrente, soprattutto il tasso di detenzione, mentre la severità della pena e la variabile sulle forze di polizia forniscono risultati meno significativi. Si osserva inoltre la relazione positiva della disoccupazione sia nei crimini totali che nei crimini contro il patrimonio. Anche la popolazione più giovane ha un effetto significativamente positivo, che ne attesta la predisposizione, effetto che però può esser limitato grazie al contributo del sistema educativo. Wong (1995) sviluppa l’analisi economica delle determinanti criminali in Inghilterra e Galles su dati più vecchi, analizzando il periodo 1857-92. Il guadagno delle attività legali e il tasso di disoccupazione ottengono il segno atteso; sia la durata media della pena che la probabilità di arresto e condanna hanno un effetto negativo e significativo sui tassi di criminalità. Reilly B. and Witt R. (1996) sviluppano un’analisi nella stessa area geografica con dati della BCS (British Crime Surveys), concentrando lo studio su tre diversi tassi di criminalità, furti, furti con scasso e rapine. La severità della punizione svolge il proprio effetto deterrente nei furti con scasso e nelle rapine, mentre la probabilità di arresto, il “clear-up rate”, è statisticamente significativo nei furti e nei furti con scasso. In questi ultimi due casi, si nota la relazione positiva anche con la

disoccupazione. Inoltre la percentuale di popolazione con un alto livello di istruzione, la quale rappresenta la variabile sull’educazione, esercita un effetto negativo nella maggior parte dei modelli. Ancora nel Regno Unito, l’analisi di Machin S. e Meghir C. (2004), che implementa dati delle forze di polizia di Inghilterra e Galles per il periodo 1975-1996, mostra un’alta concentrazione di reati nelle zone in cui vi sono bassi salari, bassa probabilità di essere catturato e dove i potenziali guadagni criminali sono alti. Il crimine, oltre ad avere una forte persistenza, aumenta a causa delle misere opportunità nel mercato del lavoro, ma non per l’effetto della disoccupazione, che nell’analisi occupa un ruolo marginale, piuttosto per via della relazione con i salari, troppo bassi per attrarre gli individui alle attività lavorative.

In Spagna, Rodrìguez Andrés A. (2002) stima la domanda di reati in per il periodo 1994- 2001. Il clear up rate ha segno atteso ma, quando si considera la sua possibile endogeneità, perde di significatività. Il tasso di disoccupazione presenta una debole correlazione con i tassi di criminalità, anche perché le variabili demografiche, nella fattispecie i residenti stranieri e la percentuale di popolazione giovane, hanno un impatto maggiore rispetto alle variabili economiche. Sempre in Spagna, con l’analisi di Buonanno P. e Montolio D. (2008), si osserva l’effetto negativo e significativo del clear-up rate nei crimini totali e contro la proprietà. L’istruzione mitiga la formazione del crimine, così pure si osserva un effetto negativo della disoccupazione su tutti i crimini analizzati, segno abbastanza ambiguo.36 Buonanno P. e Montolio V. (2009) in un lavoro successivo studiano il ruolo dell’età e del sesso nell’attitudine al comportamento criminale in Spagna nel periodo 1993-2003. I risultati supportano la tesi dell’esistenza di una forte relazione fra età e criminalità. Le fasce d’età più giovani sono relazionate positivamente con la criminalità, in particolare nei crimini contro il patrimonio, risultando maggiormente predisposte alla commissione di un reato.

In Germania, Entorf H. e Spengler H. (2000) analizzano l’effetto deterrente della probabilità di punizione. Viene implementato così sia un generico clear-up rate, la percentuale di crimini totali risolti dalla polizia, sia uno specifico, per ciascun crimine in analisi. La relazione risulta significativa soprattutto nei crimini contro il patrimonio e diventa debole considerando i crimini più violenti, quelli contro la persona. Dai risultati si denota anche una relazione poco

significativa e di segno ambiguo con il tasso di disoccupazione. Successivamente, Entorf H. - Spengler H. (2008) con un’altra analisi per il periodo 1977-2001, mostrano come la probabilità di individuazione e di condanna abbiano forte relazione deterrente soprattutto nei crimini contro il patrimonio. L’effetto delle multe, del carcere e della severità della punizione è al contrario minore, con risultati quasi sempre non significativo. Risultati simili anche nel successivo lavoro di Entorf H. (2011), nel quale la probabilità di condanna ha un effetto maggiore rispetto alla probabilità di individuazione o di incarcerazione e vi è lo scarso impatto della severità della punizione. Inoltre il tasso di disoccupazione cambia segno sulla base del tasso di criminalità analizzato. Continuando con le analisi tedesche, Almer C. e Goeschl T. (2008) presentano un lavoro sulla criminalità ambientale. La particolare natura dei reati in questione dona alle sentenze di condanna un effetto deterrente decisamente maggiore delle multe. Anzi, queste ultime non ottengono una relazione significativa nei crimini contro la natura.

In Grecia, per l’analisi di Saridakis G. e Spengler H. (2009), il tasso di disoccupazione ha effetto positivo nei crimini contro il patrimonio, mentre è negativo per le violenze sessuali. Il tasso di disoccupazione viene utilizzato come esogeno anche se gli autori riconoscono la possibilità dell’endogeneità, i risultati restano generalmente stabili anche se non riportati nel paper. Il clear-up rate ha effetto atteso negativo per tutti i tassi analizzati ma è significativo solo nei furti con scasso e nelle rapine.

In Francia, nel lavoro di Fougère D. et al. (2009) si esamina l’influenza della disoccupazione (analizzato per gruppi di età, per educazione e sesso) su diversi tassi di criminalità, sia attraverso una semplice stima OLS che attraverso l’uso di variabili strumentali. I risultati offrono un’associazione positiva, soprattutto per quel che riguarda la disoccupazione giovanile e i crimini prevalentemente patrimoniali come furti, furti con scasso e crimini di droga.