• Non ci sono risultati.

Deterrenza pubblica e deterrenza privata

2. Teorie economiche sulla criminalità The Economic Model of Crime (EMC)

2.6. Deterrenza pubblica e deterrenza privata

Nella metà degli anni ’70, con Becker e Stigler prima e Landes e Posner poi, si sostiene che l’introduzione delle precauzioni private in un sistema già dotato di deterrenza pubblica può duplicare l’outcome. Se l’attività del settore pubblico si attesta già ad un livello ottimale, la competizione fra privato e pubblico porta ad un eccesso di deterrenza rispetto al livello ottimale. Nel sistema di deterrenza pubblica se la probabilità di cattura è pari ad 1, la multa può essere

quantificata in un importo pari al danno subito, e all’aumentare della multa si può diminuire la probabilità di arresto, dato il suo alto costo, lasciando in questo modo inalterata la pena attesa. Nell’ambito privato, invece, l’aumento delle multe porta all’aumento della probabilità di cattura, volta alla massimizzazione del profitto. Stesso discorso vale nel caso di deterrenza privata monopolista, anche se in quel caso l’eccesso di enforcement sarà minore che nel caso della concorrenza. Il costo di enforcement è lo stesso nel caso competitivo, monopolistico e di pubblico intervento.

A. M. Polinsky (1979) formalizza un modello che prende in considerazione i diversi costi sostenuti da ciascuno dei tre sistemi di mercato sulla deterrenza. Viene utilizzato un parametro endogeno, 1, per rappresentare la differenza di costo fra le diverse forme di enforcement, P

(pubblico),C (concorrenziale privato),M (monopolista privato).

L’equazione del modello è la seguente:

 ) , , (p f

W

   g pf p c e pf H g gh( ) [1 ( )] ( ,)

in cui g è il guadagno privato dell’attività illegale, h(.) la densità di probabilità di guadagno, H(.) la distribuzione cumulate di (.)h , g il massimo guadagno possibile con g  , 0 e l’esternalità del danno, p la probabilità di cattura, f la multa e infine c ( p , ) il costo per

catturare i criminali, il quale dipende dalla probabilità di cattura e il parametro endogeno 1, usato per rappresentare la differenza di costo fra le diverse forme di enforcement, P,C,M,

con c/p0,c/ 0 e

 

lim c(p,)= p>0.

La popolazione è normalizzata, il totale della popolazione è l’unità, quindi data una pena attesa pf, [ 1 H(pf)]e individui saranno attratti dall’attività illegale.

Il benessere sociale sarà quindi funzione del parametro  . Questi i tre casi:

Public enforcement: f p, max W(p, f,P) Competitive enforcement: f max W(p, f,C) soggetto a pf[1H(pf)]c(p,C)0

Monopolistic enforcement:

f

maxW(p, f,M) soggetto a

p

max pf[1H(pf)]c(p,M) Le conclusioni principali che si ottengono sono le seguenti.

Quando le esternalità negative provocate dalla criminalità sono alte, a prescindere dai costi della deterrenza, il sistema privato in molte circostanze raggiunge un livello di deterrenza minore del livello raggiunto dal sistema pubblico. Questo perché il privato investirà solo se il valore delle multe sarà maggiore dei costi sostenuti per l’attività di deterrenza e continuerà finché i due valori saranno identici. Per il settore pubblico le entrate pubbliche derivanti dalle multe possono anche essere inferiori ai costi di prevenzione. Dato che la multa è limitata dalla ricchezza del reo il livello di deterrenza ottimale può richiedere un livello di p molto alto, livello che per essere raggiunto comporterà costi di enforcement alti. Se consideriamo che multe sono limitate dal livello di ricchezza, il tutto non può che generare bassi introiti. Anche se la deterrenza privata è maggiormente conveniente rispetto a quella pubblica, al livello di deterrenza considerato, i privati non saranno capaci di finire in pari con i bilanci.

Se siamo di fronte ad un alto tasso di criminalità, è socialmente ottimale svolgere una politica di alta deterrenza, ed in questo la deterrenza pubblica è più efficace della privata ma è più costosa. Se il livello di criminalità è sufficientemente alto i vantaggi di un’alta deterrenza pubblica saranno maggiori degli svantaggi derivanti dal costo.

Infine se i costi per la difesa sono uguali sia per il monopolista che per le imprese in concorrenza, l’enforcement attuato dalla concorrenza può essere più grande di quello monopolista. Data una multa, il monopolista sceglierà la probabilità p che genera maggiori profitti positivi, nella concorrenza invece entreranno altre imprese finché non svaniranno i profitti, questo porterà un aumento di p. Se l’enforcement della concorrenza è sufficiente costoso, il livello di deterrenza sarà minore del monopolio, gli alti costi infatti faranno restringere la concorrenza.

Ognuno dei diversi metodi è socialmente preferibile, tutto dipenderà dai costi, dalla criminalità preesistente e dal livello di deterrenza da raggiungere. Nel modello di Polinsky, i costi saranno minori nel monopolio, alti nella concorrenza e altissimi per il settore pubblico. Se i danni provocati sono bassi converrà il monopolio, se sono alti e quindi si necessita di un alto

livello di deterrenza come si è detto converrà il settore pubblico, se i valori sono intermedi la concorrenza.

Bowles (1985) osserva che gli strumenti precauzionali privati ottengono effetti diversi in base al loro posizionamento. Nel caso in cui essi siano visibili non vi sarà effetto deterrente ma uno spostamento del reato nello spazio, portando il furfante a cambiare solo il luogo del crimine; se a livello individuale attraverso le precauzioni il cittadino è riuscito a non subire il crimine, a livello sociale non vi è beneficio, bensì ridistribuzione. Nel caso in cui le precauzioni siano non visibili, possono individuare il soggetto e richiamare l’attenzione delle forze dell’ordine, la probabilità di cattura aumenterà. Secondo tale ragionamento, lo stato dovrebbe incoraggiare le precauzioni non visibili. Un aumento dell’attività pubblica poi potrebbe provocare un abbassamento della cautela privata, determinando meno costi per i cittadini ma profitti più elevati per i criminali.

Per Reynolds M. (1996) il coinvolgimento del sistema privato può dare un contributo non solo nelle operazioni di deterrenza ma anche nella rieducazione del malvivente, attraverso la creazione di posti di lavoro presso alcune imprese private per la reintegrazione nel sistema e un rispettoso maggiore nei confronti della legge e delle regole civiche. Con i salari ottenuti diminuirebbero i costi per la detenzione, il reo potrebbe pagare le multe, indennizzare le vittime e continuare a mantenere la propria famiglia o comunque non partire da zero una volta uscito dal carcere, cosa che altrimenti porta spesso alla reiterazione del comportamento criminale.