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Analisi dell’equilibrio finanziario

Nel documento UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PADOVA (pagine 43-46)

4. Modelli tradizionali complessi. Analisi di bilancio

4.3 Analisi dell’equilibrio finanziario

L’ultimo equilibrio da analizzare è quello finanziario. In questo caso si valuta la capacità dell’azienda a fronteggiare gli impegni assunti, nel breve come nel lungo termine, cioè l’idoneità dell’azienda di reperire le fonti necessarie ai diversi fabbisogni aziendali.

Il primo indice da calcolare è l’indice di disponibilità dato dal rapporto tra l’attivo corrente e il passivo corrente. In questo caso l’equilibrio studiato è di breve termine, che ricorre quando il valore uscente da questa frazione è superiore all’unità. Questo valore, infatti, indica la superiorità delle attività sulle passività e quindi la presenza di risorse liquide necessarie a fronteggiare i rimborsi dei debiti a scadenza. La positività di questo indice aumenta con l’aumentare del valore risultante, perché significa che si ha un più forte equilibrio finanziario. Questo non avviene per le imprese in crisi, le quali registrano con il passare del tempo una contrazione di questo indice, portando alla luce gli squilibri finanziari presenti in azienda. Per poter apprezzare maggiormente questo tipo di equilibrio è opportuno procedere alla determinazione di un altro indice: l’indice di liquidità. In questo caso si considerano solo le poste contabili più liquide, ovvero si escludono le rimanenze di magazzino, le quali nonostante la loro natura liquida sono le attività correnti che presentano un tempo di conversione più lungo. Questo indice è quindi rappresentato come segue:

Indice di liquidità = _Liquidità immediate + differite_ Passivo corrente

Generalmente questo indice presenta valori poco inferiori all’unità. L’azienda, in questo caso, per ripagare i propri debiti conterà anche sulla vendita delle rimanenze di magazzino ma non confida a pieno su di esse. Può capitare che l’azienda presenti un valore pari a 1 o più, in questo caso l’impresa è in grado di assolvere alle scadenze senza ricorre allo smobilizzo delle giacenze.

38 Questo indicatore è importante perché mentre l’indice di disponibilità può essere influenzato dalla presenza di un magazzino obsoleto difficile da vendere e quindi anche se questo produce un valore positivo, potrebbe essere che quello di liquidità, il quale non prende in considerazione quelle rimanenze, produca un risultato negativo. Ciò potrebbe infatti provocare una crisi di illiquidità e minare l’equilibrio finanziario.

Per studiare l’equilibrio finanziario di lungo termine è necessario prendere in considerazione l’indice di auto-copertura e l’indice di copertura globale dell’attivo a lungo termine.

Indice di auto-copertura = ___Patrimonio netto___ Attivo immobilizzato

Questo indicatore permette di verificare se il capitale proprio dell’azienda è sufficiente a finanziare gli investimenti durevoli. “La situazione ottimale si avrebbe nel caso in cui fosse il capitale di rischio a finanziare interamente gli investimenti fissi”58. Questo difficilmente accade quindi si considera accettabile il caso in cui gli investimenti che non sono finanziati dal patrimonio netto siano per lo meno coperti dalle passività a lungo termine. Per verificare questa situazione si utilizza l’indice di copertura globale.

Indice di copertura globale = _Patrimonio netto + Passivo consolidato_ Attivo immobilizzato

Qualora l’indice riportasse valori inferiori a 1, si sarebbe in una situazione critica. Significa, infatti, che parte degli investimenti a lungo termine sono finanziati con debiti a breve scadenza, e quindi di dubbia rinnovabilità (Teodori C., 2017).

Questi indici possono essere anche predisposti in valore assoluto, dando vita ai cosiddetti margini di gestione. In questo modo si valuta meglio l’equilibrio aziendale (Teodori C., 2017). Così accanto all’indice di disponibilità si può calcolare il capitale circolante netto, dato appunto dalla differenza tra le attività correnti e le passività correnti. Quando l’azienda è in grado di ripagare i propri debiti questa differenza sarà positiva e il relativo indice presenterà valori superiori a 1.

Il margine di tesoreria invece viene costruito decurtando le rimanenze di magazzino dal capitale circolante netto. Come si può capire, quindi, questo margine è la versione in valore assoluto dell’indice di liquidità.

39 Per finire, l’indice di auto-copertura e di copertura globale si rispecchiano nei relativi margini di struttura.

Analizzando l’equilibrio finanziario non si può non prendere in considerazione il ciclo dei debiti e dei crediti. Uno squilibrio in questo campo, infatti, può causare problemi nel ripagare obbligazioni in scadenza. Per studiare questo aspetto sono utili due specifici indici: l’indice di durata media dei crediti e l’indice di durata media dei debiti.

Indice di durata media dei crediti = _Crediti verso clienti_ * 360 Ricavi netti di vendita

Indice di durata media dei debiti = __Debiti verso fornitori__ * 360 Acquisti di beni e servizi

Il primo di questi indici permette di conoscere la dilazione media che l’azienda concede ai propri clienti. Tanto più grande è il risultato di questo rapporto, maggiore sono i giorni concessi ai clienti per ripagare il loro debito. Se dall’analisi di questo indicatore si riscontra un aumento della dilazione media significa che l’azienda sta perdendo la forza contrattuale nei confronti dei propri creditori, sintomo questo di una possibile crisi in atto all’interno dell’azienda. Difatti, normalmente in queste situazioni l’impresa è costretta ad accettare le condizioni che gli vengono poste dai clienti se vuole continuare a vendere.

L’indice di durata media dei debiti, per contro, studia le condizioni di pagamento che mediamente l’azienda in esame riesce a strappare dai propri fornitori. In questo caso un aumento nel numero dei giorni di questo rapporto significa che l’impresa ha più tempo per ripagare il debito contratto. Quando però si è in una situazione di crisi d’impresa questo indice tende a contrarsi nel corso del tempo, in quanto i fornitori sono sempre meno propensi a concedere giorni aggiuntivi per il ripagamento dei debiti. Questi, infatti, perdono la fiducia nell’azienda e aumenta la paura di non essere più pagati.

Questi due indici come si può capire sono collegati tra loro con un filo sottile. Se i fornitori concedono sempre meno giorni per ottemperare alle scadenze dei debiti, significa che l’azienda deve concedere a sua volta meno giorni di dilazione ai propri clienti, altrimenti si troverebbe nella situazione di dover sostenere una fuoriuscita di denaro ancora prima di aver incassato i crediti. Qualora l’azienda fosse in crisi, questa manovra significherebbe mettere a rischio i rapporti con i propri clienti, i quali potrebbero essere spinti a guardare altrove dove gli vengono riconosciute migliori condizioni contrattuali.

Nel documento UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PADOVA (pagine 43-46)

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