1. Classificazione dei modelli previsionali della crisi aziendale
I modelli predittivi fanno la loro comparsa negli anni ’30 del secolo scorso, successivamente alla crisi del sistema bancario. Capitava spesso, infatti, che le banche concedessero credito a soggetti che poi erano impossibilitati a provvederne il rimborso. Questa situazione aveva ricadute disastrose, in quanto gli istituti di credito in questo modo si trovavano in difficoltà a restituire a loro volta i capitali ricevuti dai risparmiatori in caso di richiesta.
Alla luce di quanto descritto gli istituti bancari iniziano ad avere necessità di individuare uno strumento che permetta loro di selezionare la clientela, in modo da ridurre la rischiosità legata alla concessione dei prestiti.
Le banche, quindi, hanno bisogno di analizzare e interpretare i dati, che possono essere di varia natura, contabili o extra-contabili, ma al tempo stesso necessitano di un’analisi prospettica. In altre parole, devono investigare la probabilità che un’azienda una volta finanziata entri in uno stato di crisi.
Questa attività di monitoraggio sull’andamento aziendale è fondamentale anche per le aziende stesse, in quanto l’individuazione dei sintomi di crisi permette di “ridurre od eliminare tempestivamente i fattori negativi, prima ancora che essi possano tradursi in perdite di gestione”40, in altre parole consente di attuare gli interventi necessari a correggere gli errori, evitando le conseguenze più gravi.
La prevenzione della crisi deve essere accompagnata da una predisposizione al cambiamento. L’azienda, infatti, “deve dimostrare attitudine nel sottrarsi alla crisi prima ancora che essa si manifesti, mobilitando un atteggiamento tale da sviluppare quelle energie e capacità indispensabili all’adattamento all’ambiente e alla continua ricerca di innovazione”41.
40 GUATRI L., Crisi e risanamento delle imprese, Giuffrè, Milano, 1986.
41 GIACOSA E., MAZZOLENI A., Il progetto di risanamento dell’impresa in crisi, Giappichelli Editore, Torino, 2012.
26 Nel corso degli anni si sono sviluppati vari modelli che permettono di accertare lo stato di salute dell’azienda. Questi strumenti possono distinguersi tra:
- modelli teorici; - modelli empirici.
I primi si sviluppano all’interno degli studi indirizzati al rischio di fallimento. In altre parole, lo scopo di queste metodologie è “definire a priori la probabilità di un’azienda, avente ben definite caratteristiche, di essere dichiarata fallita entro un arco temporale predeterminato”42. Alla base di questi modelli si hanno tre premesse:
1. “la combinazione produttiva ha un orizzonte temporale di vita limitato a due esercizi; 2. i titoli azionari sono negoziati sul mercato finanziario;
3. il fallimento viene dichiarato se il valore di liquidazione dell’azienda risulta inferiore all’indebitamento totale”43.
Questo tipo di analisi si compone di due fasi: - l’identificazione delle cause del fallimento;
- il calcolo della probabilità per l’azienda di incappare in un fallimento nel breve termine.
Come si può ben capire, questi strumenti si basano su considerazioni puramente concettuali, difficili da riscontrare in uno specifico contesto reale. Per questo la loro limitata scrupolosità e la determinazione astratta dei parametri scelti li rende limitatamente affidabili nell’accertare i segnali di crisi.
Un altro problema di questi modelli teorici risiede nel fatto che sono orientati alla previsione del fallimento nel breve periodo. Questo stadio rappresenta l’ultimo step “del processo degenerativo delle condizioni di equilibrio aziendale”44, quest’ultimo in questa fase è estremamente compresso tanto da non permettere un suo rispristino.
I modelli empirici, contrariamente, si basano su ipotesi più realistiche. Questi vengono, infatti, formulati sulla base di analisi effettuate su di un campione di aziende funzionanti. Dopo questo studio mirato si passa a generalizzare i risultati all’universo delle aziende.
L’elaborazione dei modelli induttivi è riconducibile a quattro fasi, tra loro concatenate:
42 CESTARI G., La diagnosi precoce della crisi aziendale. Analisi del processo patologico e modelli predittivi, Giuffrè, Milano, 2009.
43 CESTARI G., La diagnosi precoce della crisi aziendale. Analisi del processo patologico e modelli predittivi, Giuffrè, Milano, 2009.
44 CESTARI G., La diagnosi precoce della crisi aziendale. Analisi del processo patologico e modelli predittivi, Giuffrè, Milano, 2009.
27 1. La scelta della metodologia statistica da applicare: questa è una decisione importante, in quanto da ciò deriva il grado di attendibilità predittiva. Questa scelta dipende dalle risorse finanziarie a disposizione, questo perché i modelli più evoluti richiedono investimenti maggiori. Anche il soggetto che effettua tale analisi può influenzare la decisione: se il soggetto è interno all’organizzazione può utilizzare un solo strumento a differenza di un terzo estraneo, il quale si trova a dover esaminare aziende che sono profondamente diverse tra loro. I modelli empirici, infatti, per essere affidabili devono applicarsi ad un campione omogeneo.
2. La definizione del campione di stima: questa fase è fondamentale per l’accuratezza dei risultati. Il campione preso in esame deve avere una numerosità consistente per poter rappresentare l’universo delle aziende. Le imprese oggetto di analisi devono essere omogenee tra loro e quindi avere in comune, tra le altre cose: il settore di appartenenza, la dimensione, la ragione sociale.
3. La selezione delle variabili indipendenti: questo processo consiste “nell’individuazione di un insieme di parametri ritenuti sufficientemente descrittivi del fenomeno che si ha intenzione di rappresentare attraverso il modello”45.
4. La verifica dei risultati: in questo stadio si testa il modello realizzato per valutarne l’efficacia e l’accuratezza.
I modelli empirici si possono distinguere in: - tradizionali;
- innovativi.
I primi a sua volta sono classificabili in: - semplici;
- complessi; - evoluti.
In quasi la totalità di questi modelli di previsione, alla base si ha lo studio delle differenze ricorrenti tra le aziende in crisi e quelle sane. In altre parole, prevedono l’analisi di due gruppi di imprese, ovvero fallite e non, ed osservano, in base ad alcuni indicatori di performance, le loro diversità. In questo modo è possibile classificare le realtà aziendali confrontando i loro valori con le risultanze dei modelli e perciò catalogarle all’interno di uno o dell’altro gruppo.
45 CESTARI G., La diagnosi precoce della crisi aziendale. Analisi del processo patologico e modelli predittivi, Giuffrè, Milano, 2009.