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La diagnosi di sieropositività o sieronegatività è fondata su un prelievo ematico venoso che andrà a dosare le IgG e le IgM dirette contro gli antigeni dell’HEV. I livelli degli anticorpi cresce rapidamente per poi rimanere stabile per 8 settimane. I livelli delle IgM decrescono poi rapidamente e in alcuni soggetti sono rilevabili fino a 32 settimane. Il picco delle IgG invece si ha dopo quattro settimane dall’infezione e rimane alto per almeno un anno da questa. La presenza di elevati livelli di IgM indica quindi una infezione di recente insorgenza, a differenza degli elevati livelli di IgG che indicano un’infezione di più lunga durata.

Uno studio condotto sulla popolazione di Taiwan ha valutato la validità dei test immunoenzimatici (ELISA) utilizzati per il dosaggio delle IgG e IgM anti-HEV, dimostrando che il dosaggio delle IgG ha una sensibilità dell’86,7% ed una specificità del 92.1%, mentre il dosaggio delle IgM ha una sensibilità del 53.3% e una specificità del 98.6%. Quindi l’utilizzo di questa tecnica diagnostica come test di screening per la valutazione della sieroprevalenza dell’HEV nella popolazione sana delle aree non endemiche è sicuramente la più valida ed efficace [39].

58 Nel nostro studio le analisi hanno rilevato che il 7,2% delle donne aveva IgM e IgG positive per gli antigeni dell’HEV; il 18.5% presentava IgG positive e IgM negative mentre il 74.3%

presentava negatività sia per le IgG che per le IgM. Nessuna delle donne presentava sintomi.

Le analisi condotte sui neonati di madri positive all’infezione da HEV nel terzo trimestre gestazionale mostravano: positività alle IgM nel periodo perinatale e loro negativizazione dopo 6 mesi.

Le donne prese in esame nello studio sono state valutate, anche per la loro sieropositività al toxoplasma, insieme agli altri test preliminari ed ai vaccini eseguiti (Ab antiHBV, HCV, HIV, TORCH). Il dato interessante è che le donne che presentavano IgG positive e IgM negative per il toxoplasma, avevano uno stile di vita e una alimentazione meno stringente e per questo motivo reano maggiormente esposte all’infezione da HEV durante la gravidanza. Al contrario invece, le donne che presentavano negatività alle IgG e IgM per il toxoplasma, avevano uno stile di vita e un’alimentazione corretta e quindi avevano una minore predisposizione all’infezione da HEV.

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RISULTATI

Lo studio è stato condotto su 378 donne in gravidanza che sono state raggruppate seguendo specifici criteri: donne di nazionalità italiana e nazionalità straniera, immunità o meno all’infezione da toxoplasma e percentuali di infezione da HEV durante il terzo trimestre di gravidanza.

Durante l’analisi dei dati si è volontariamente separato il campione di donne che presentava immunonegatività alle IgG e IgM del toxoplasma da quelle invece che presentavano immunopositività alle IgG e IgM per il toxoplasma.

Grazie ai questionari sulle abitudini di vita e alimentari delle donne durante la gravidanza è stato possibile osservare una differenza sostanziale tra i due gruppi immunonegative e immunopositive al toxoplasma, che hanno inciso profondamente sui risultati dello studio. Infatti le abitudini alimentari dei due gruppi erano molto diverse: le donne immunopositive alle IgG e alle IgM per il toxoplasma infatti avevano una maggiore predisposizione a mangiare cibi crudi oppure poco cotti e verdure non adeguatamente lavate. Le seconde invece erano molto più attente nell’alimentazione e quindi nei questionari anonimi riferivano di avere una scarsa tendenza a mangiare cibi poco cotti o addirittura crudi o verdure poco lavate.

Le analisi hanno quindi semplicemente confermato la maggiore predisposizione all’infezione da HEV in quelle donne immunopositive al toxoplasma e quindi nel nostro campione di 378 pazienti, di cui ricordiamo 326 di origine italiana e 52 straniere:

- Il 7.2% delle donne era IgM e IgG positivo per l’HEV - Il 18.5% delle donne era IgG positivo e IgM negativo - Il 74.3% delle donne era IgM e IgG negativo

60 Il dato davvero interessante però è che nelle donne con IgG e IgM positive per HEV:

- Il 90% mostrava una immunità per il toxoplasma (IgG positive e IgM negative) - Il 3% mostrava una negatività per le IgG e le IgM del toxoplasma

- Il 2% delle donne non aveva una caratterizzazione dell’immunità per il toxoplasma Nelle donne che invece presentavano IgM e IgG negative per il toxoplasma:

- Il 90% mostrava una negatività sia delle IgM che delle IgG per il toxoplasma - Il 7% una immunità per la toxoplasmosi ( IgG positive e IgM negative) - Il 3% non avevano una caratterizzazione dell’immunità per la toxoplasmosi.

Da ciò si può dedurre che la consapevolezza da parte delle donne di aver sviluppato un’immunità nei confronti del toxoplasma ha instaurato un meccanismo per il quale si ha un calo dell’attenzione nell’attenersi a scrupolose regole dietetiche. In realtà però questa tendenza errata fa da battistrada per lo sviluppo di altre infezioni, come quella da HEV, che hanno in comune alla toxoplasmosi la trasmissione tramite ingestione di cibi contaminati.

In tutte le pazienti analizzate gli indici epatici erano normali, quindi questo indica che ci troviamo di fronte ai classici genotipo 3 o 4, peculiare dei focolai endemici dei paesi in via di sviluppo.

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CONCLUSIONI

Nelle aree epidemiche l’infezione da HEV rappresenta un problema importante in quanto è responsabile del 33% delle epatiti acute. L’infezione non deve essere quindi assolutamente sottostimata e dovrebbe esistere un programma regolare di test che verifichino l’immunopositività a questa infezione.

Rappresenta una malattia infettiva davvero problematica, soprattutto per le sue manifestazioni extraepatiche e per il quadro di epatite acuta che può svilupparsi. È quindi fondamentale conoscere i meccanismi di diffusione e il diverso comportamento dei vari genotipi, in maniera tale da attuare delle pratiche di prevenzione che possano far diminuire l’incidenza, la progressione sintomatologica e la mortalità.

L’infezione da HEV rappresenta un’importante problematica durante la gravidanza, con una mortalità anche del 15/25%, soprattutto se ci troviamo di fronte al genotipo di tipo 1 o 2, presente nelle aree endemiche dei paesi in via di sviluppo. Uno studio condotto in India, area endemica per l’infezione da HEV, ha mostrato come l’infezione da parte di questo virus epatotropo durante la gravidanza può causare parti prematuri, aborti oppure morti neonatali nel 56% dei neonati [26].

Un altro recente studio ha invece dimostrato come nei paesi in via di sviluppo l’infezione da HEV causa ogni anno circa 2400-3000 parti prematuri[7].

Gli studi epidemiologici sulla sieroprevalenza dell’infezione da HEV nelle donne uniti ad un sistematico approccio preventivo, in particolar modo la correzione delle inappropriate abitudini alimentari e dei comportamenti che aumentano il rischio di infezione, può far diminuire drasticamente l’infezione da HEV nelle donne in gravidanza, riducendo così i rischi per la madre ed il feto ad essa correlati.

Le prospettive future dello studio sono quelle di andare a caratterizzare il genotipo maggiormente presente nel territorio aquilano, utilizzando analisi PCR, anche in quelle persone che non presentano sintomi.

62 Gli studi sinora condotti però ci fanno pensare che fortunatamente dovremmo trovarci di fronte a genotipi benigni HEV 3C, 3F.

Le aspettative per il futuro sono sicuramente quelle di ampliare la numerosità del campione di donne analizzate, in maniera tale da poter avere ancora più dati, soprattutto sulla progressione sintomatologica. Inoltre si può pensare di effettuare una biopsia epatica nelle donne presentanti sintomi, essendo molto difficile reperire HEV RNA nelle feci o nel plasma dopo la prima infezione.

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RINGRAZIAMENTI

Ammetto probabilmente mentre scrivo queste parole che non credo neppure io che questo momento sia realmente arrivato. Eppure quel giovane e spensierato ragazzo di otto anni fa è diventato un improbabile giramondo alla fine di un lungo viaggio.

Inspegabilmente però non è la gioia a guidare i miei sentimenti, ma un’insana malinconia che mi spinge a ripensare alla strada, al sudore e alle quelle poche ma davvero indimenticabili vittorie.

E così volgo il mio sguardo indietro per cercare con il mio cuore i volti di quelle persone che sono state con me sin dall’inizio o che ho incontrato per strada, ma anche di quelle che aimè ho perso lungo il cammino.

Inizio ringraziando di vero cuore la professoressa D’Alfonso. Con il suo tacito esempio infatti, ha posato le ultime e decisive pennellate di colore e tonalità, facendomi capire definitivamente e profondamente che tipo di medico voglio essere un giorno e su quale parallelo puntare forte la bussola che porta all’espressione massima di quella meravigliosa e affascinante arte che è la scienza medica.

Ringrazio inoltre la dottoressa Mascaretti che mi ha guidato passo passo nell’importante e arduo compito di mettere a punto questo elaborato.

Il merito più grande però, più che a me, va sicuramente a mia moglie Eleonora. È stata infatti come una spina nel fianco, un fuoco rabbioso che mi ha spinto ogni giorno a superare i limiti delle mie insicurezze, per mostrarmi ogni volta le meraviglie che si celavano dietro di esse. Ha creduto più di tutti e contro tutti in me, facendomi capire che ogni ostacolo era solo un’imperdibile occasione di miglioramento e che se avessi voluto avrei potuto raggiungere qualsiasi risultato.

A mia figlia Calliope va sicuramente il più caloroso e affettuoso grazie. La sua attesa è stata per me un motore potentissimo per dare vita e velocità alla strada e il suo sorriso il più inaspettato ed incredibile dei regali.

64 Ringrazio i miei genitori per avermi regalato il dono della vita, permettendomi di immergermi nei suoi più profondi recessi e di gustare la gioia piena che si prova solamente con l’impegno e l’abnegazione nel perseguire i propri sogni.

Ringrazio Mariapia e Francesca che ci sono sempre state anche quando era più facile tirare indietro la mano e Leonardo e Miki che seppur nel loro piccolo mi hanno sempre sostenuto.

Un ringraziamento va anche a quelle persone che come il primo sole del mattino hanno reso il mio viaggio, pur non sapendolo, più caldo e spensierato. Un grazie va quindi a Daniele, Ida, Paola, Marco ed Erika.

A Mattia, Alberto, Morgana e Chiara va un grazie perchè, come il migliore dei vini, hanno sprigionato i profumi e gli aromi della vera amicizia nel corso degli anni, dimostrandosi veri compagni di viaggio e di Vita.

Un grazie va inoltre a tutti coloro che lungo il cammino hanno deciso di prendere altre vie. Mi avete permesso infatti di comprendere, passo dopo passo, caduta dopo caduta, che la mia strada seppur ardua e tortuosa era l’unica vera e che alla fine in un modo o nell’altro, anche senza di voi, ce l’avrei fatta lo stesso.

Un grazie va infine a me, perchè pur non avendo percorso questo viaggio come il più rapido dei centometristi, ho sempre corso, spesso nel fango e nel sudore, per arrivare a sentire l’odore inembriante di questo giorno e gridare a squarciagola : “ ce l’hai fatta Daniele, sei finalmente a Casa”.

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