Si procede di seguito all’analisi prettamente testuale e filologica del testo, condotta sulla base di loci critici, metodo di collazione utilizzato soprattutto per testi lunghi con tradizione abbondante.111 Ed è proprio il caso del Gouvernement, la cui collazione
integrale avrebbe richiesto tempi di lavoro ingenti e probabilmente la mole dei dati ricavati sarebbe risultata anche ingestibile: citando ancora Beltrami, «Meglio dunque confrontarsi realisticamente in negativo con l’imperfezione e in positivo con la perfettibilità del lavoro».112 Ci si è ritrovati di fronte ad una situazione non dissimile dal
lavoro condotto magistralmente da Beltrami, Squillacioti, Torri e Vatteroni per il
Tresor,113 sia per aspetti della tradizione sia per l’estensione del testo, sia (in parte) per i
contenuti, talvolta sovrapponibili. Mentre per il Tresor si poteva contare su diverse edizioni critiche del testo,114 condotte con diverse impostazioni filologiche, del
Gouvernement, come detto, il testo era leggibile solo tramite l’edizione di Samuel P.
Molenaer del 1899 e lo spoglio della tradizione non poteva non partire dal testo edito dallo studioso statunitense, il quale in alcuni punti segnala anche casi di lacune e corruttele.
La domanda è quindi sorta spontanea: come individuare i loci critici se il testo è leggibile da una sola edizione (peraltro semi-diplomatica e sulla base del solo N) e se degli altri codici si sa ben poco? Partendo da quanto detto in DI STEFANO 1984ePAPI
2016 (dove è anche fornita una lista di loci critici alle pp. 225-226 e 230-235), si è dato per certo un assunto di base: il codice utilizzato per l’edizione (N) e i due codici parigini (P8 e P10) facevano capo a due famiglie. Ed infatti così sarà. A questo dato sono state
aggiunte le informazioni appena viste sulla macro-struttura del testo, in primo luogo l’associabilità di MR a P8 e P10 in quanto trasmettenti il capitolo in latino. Tuttavia, la base
risultava ancora poco solida per avere una nutrita selezione di loci su cui condurre poi la collazione dell’intero testimoniale: si è quindi proceduti ad una collazione integrale tra P8
(giudicato il più affidabile rispetto a MR e P10) e l’edizione di Molenaer, tenendo presente 111 Per nozioni teoriche sul metodo d’indagine ci si è riferiti a BELTRAMI 2010, pp. 75-76.
112 BELTRAMI 2010, p. 75.
113 BELTRAMI-SQUILLACIOTI-TORRI-VATTERONI 2007. 114 Es. CARMODY 1948,CHABAILLE 1863 ecc.
62
come terzo elemento il testo latino del DRP, per capire cosa fosse meritevole di confronto. In un primo momento si è anche pensato che il confronto con il DRP potesse essere il criterio principale per stabilire i loci, indagando laddove ci fossero problemi di traduzione e parti compendiate: in realtà, a problemi di natura verticale e quindi ascrivibili al rapporto tra fonte e volgarizzamento non sempre corrispondono problemi orizzontali, relativi quindi ai testimoni che trasmettono il volgarizzamento.
Ci si è quindi posto il problema dell’estensione di un locus criticus, date queste circostanze. La soluzione è stata selezionare criticamente i loci nei punti in cui il testo risultava particolarmente mosso o in cui emergeva qualche dato rilevante, e si sono quindi presi in considerazione sia capitoli interi, sia estese porzioni di capitoli, sia piccoli paragrafi in modo da avere una parte di testo rappresentativa. In alcuni casi, quando il confronto non portava a dati significativi, si sono scelti anche alcuni capitoli a campione, soprattutto in Parti con un peso specifico maggiore rispetto ad altre (es. I II e III II, che
contengono rispettivamente 32 e 34 capitoli). Come Beltrami asseriva per il Tresor, uno spoglio completo della tradizione ed una collazione integrale del testimoniale forse darà risultati migliori e più affidabili, ma ad oggi questi dati sono sufficienti per proporre un’ipotesi di testo ragionato.115
Quello che più importa è che, come ogni altra caratteristica dell’edizione, anche il tipo di collazione effettuata sia esplicitato chiaramente, a beneficio di chi riprenderà il lavoro (come periodicamente è logico fare per qualunque testo, edito bene o male, per adeguarne l’edizione allo stato degli studi).116
Potrebbe comunque risultare superfluo e poco significativo riportare nel dettaglio tutte le porzioni di testo collazionate, soprattutto nei casi di porzioni più o meno ampie di capitoli. Se ne fornisce un elenco approssimativo, segnalando i capitoli collazionati, per i quali si preciserà soltanto se in versione integrale (i) o parziale (p):117
PROLOGO; I libro I parte: I-VI, XII (i); VII-XI (p).
115 Cfr. BELTRAMI 2010, p. 76. 116 Ibidem.
117 È stata effettuata la collazione anche sull’elemento paratestuale e cioè sulle tavole interne, i cui problemi
63
I libro II parte: I, VI, X, XII, XIX, XIV, XXIX (i); II, III, V, VII, VIII, IX, XI, XIII-XVII, XXI-XXIII, XXVI, XXVII, XXX (p).
I libro III parte: I, III (i); II, IV-X (p).
I libro IV parte: II, VI (i); III-V (p).
II libro I parte: IV, VI, XII, XVII, XXI (i); I, V, VII-IX, XIII-XVI, XVIII, XX (p).
II libro II parte: I, VI, XII, XIX, XXI (i); III-V, VII, VIII, X, XI, XIII, XV-XVIII (p).
II libro III parte: II, VIII, XIII, XVIII (i); I, III-VII, IX, XIV, XVII (p).
III libro I parte: IV, VII, XII, XV (i); I-III, V, VIII, IX, XIII, XIV (p).
III libro II parte: III, VI, XII, XIV, XXII-XXIV, XXXIV (i); V, VII, IX, X, XIII, XV-XVIII, XXI, XXVIII, XXIX, XXXIII (p).
III libro III parte: III, XIII, XXI, XXII (i); I, II, IV, VI-X, XVI-XX (p).
A questo punto sono stati trascritti tutti i passi scelti secondo il ms. P8, che in quello
stadio delle ricerche risultava il più affidabile, sia rispetto ai già citati P10 e MR, sia rispetto
all’edizione di Molenaer poiché in molteplici passi traspariva una maggiore coesione sintattica, nonché una maggiore aderenza al DRP rispetto al testo edito.118
Successivamente è stato recensito l’intero testimoniale tenendo conto delle peculiarità macro-strutturali dei diversi testimoni: dopo le prime fasi, si è giudicata anche la non- collazionabilità delle redazioni z e ω, le quali sono stati quindi tralasciate per la collazione e riprese in un secondo momento.
Si è ottenuta in questo modo una mole di dati significativa, poiché alla base di collazione seguiva un apparato di dimensioni abnormi, in cui in un primo momento sono confluite tutte le varianti e gli errori dell’intero testimoniale. Da questo accumulo di dati sono stati estratti i loci critici (questa volta nel senso stretto del termine) che si presentano nei prossimi paragrafi e che servono perciò a dimostrare famiglie e raggruppamenti. Come si vedrà, in molteplici punti della discussione e quindi nella rappresentazione dello
118 In un secondo momento, dopo aver tracciato lo stemma e nello stabilire i criteri di edizioni, ci si è resi
conto della maggiore bontà di M rispetto a P8 (Cfr. NOTA FILOLOGICA, p. 415), perciò il testo che ora si
64
stemma codicum, vi sono dei legami che appaiono abbastanza stabili; in altri casi, invece,
il grado di certezza è minore, sia perché vi sono magari meno elementi alla base di un determinato raggruppamento, ma soprattutto a causa del fatto che man mano che si scende ai piani bassi dello stemma la situazione inizia a farsi più intricata. Essendo un testo di dimensioni ingenti, è facile pensare che all’interno di ateliers (o di un qualsiasi laboratorio di copia), le operazioni di copiature sottostavano spesso a logiche di commissione, temporali o legate a motivi esterni, e non è difficile immaginare che fascicoli della stessa opera siano stati copiati da copisti diversi sulla base di modelli diversi. Moltiplicando questo metodo per un numero indefinito di volte, ne conseguirebbe una situazione del tutto ingestibile. Qualcosa del genere tocca anche la tradizione che qui si presenta: per fortuna, però, questo tipo di contaminazione (che si potrebbe definire intra-stemmatica) sembra concentrarsi maggiormente ai piani bassi dello stemma, probabilmente poiché con il proliferare delle copie aumentano le possibilità e le circostanze perché questo si verifichi. Si discuteranno man mano i casi dubbi, cercando di fornire le argomentazioni a supporto in modo da aggiornare lo stato dell’arte, lasciando una serie di dati a sufficienza per successive ricerche. Alla fine della discussione sarà quindi presentato lo stemma, accompagnato da una serie di precisazioni finali, che ne permetteranno una lettura argomentata.
Per facilitare la lettura e i rimandi interni, ogni elenco di loci che permettono di dimostrare una famiglia o un gruppo (ma anche elenchi di errori singolari di un codice), è stato dotato di un numero progressivo, a cui segue un secondo numero che invece enumera gli item dell’elenco in questione (es. la famiglia p sarà dimostrata tramite i loci numerati alla tav. 1, che saranno pertanto numerati 1.1, 1.2 ecc.). Per non creare ulteriore confusione è stata evitata una numerazione dei paragrafi interni della dimostrazione: ad esempio, la famiglia p ed i suoi sottogruppi saranno dimostratai al paragrafo 5.1 di questo capitolo ma il sottogruppo p1 non sarà contrassegnato da un nuovo numero di
paragrafazione, bensì dal numero progressivo della tavola (in questo caso, tav. 3). In questo modo, la lettura dello stemma sarà facilitata e si rimanda pertanto all’INDICE del
presente lavoro nei casi in cui si voglia ricercare una specifica tavola che dimostri uno specifico sottogruppo. Inoltre, ad ogni codice sarà anche dedicata una tavola di lezioni singolari proprie di quel codice, e che quindi assumono valore separativo rispetto agli altri testimoni posti allo stesso piano stemmatico.
65
Di volta in volta verrà spiegata l’importanza del luogo testuale e se esso può essere considerato un errore vero e proprio o un’innovazione riconducibile ad una famiglia o ad un sottogruppo; saranno altresì segnalati i casi di lacune più o meno estese. Sono esclusi dalla collazione i seguenti mss: CH (frammento, non consultato), LD (frammento, non
disponibile), TN (non consultabile), P10 (descriptus di MR), CT (non consultato);119 il
frammento CB sarà tenuto in considerazione per la breve porzione di testo che trasmette;
ancora, si ricorda che P2 trasmette solo il terzo libro mentre DR solo il primo.
Il gruppo z (F, P3, T), come detto, trasmette la redazione abbreviata del Gouv.,
presentando un testo interpolato e talvolta molto differente da quello di partenza: saranno segnalati di volta in volta i casi in cui è possibile il confronto e quando non lo è. Lo stesso trattamento sarà riservato per la redazione ω, tramandata dalla coppia L1-R, la quale,
come visto, trasmette invece una riscrittura del testo, spesso amplificata, e perciò non sempre confrontabile. Ogni volta sarà quindi riportato l’apparato negativo ma soprattutto quello positivo, segnalando il comportamento dell’intera tradizione (ad es. quando la redazione z non è confrontabile; oppure quando uno o più codici non contengono l’errore poiché magari presentano una lacuna meccanica in quel punto).
Man mano che si dimostrano famiglie e sottogruppi, si utilizzerà quindi la sigla scelta per identificare quel raggruppamento. A tal proposito va qui spiegata la scelta delle sigle: se per p la scelta è derivata dalla bibliografia pregressa, per y (la famiglia rivale di p) va fatto un discorso ex novo; come si vedrà, sono state adottate le lettere dell’alfabeto greco per indicare i vari gruppi e sottogruppi di y. Tuttavia, si manterrà la stessa lettera aggiungendo esponenti diversi (ad esempio, per β e per i relativi sottogruppi, β1, β2 ecc.)
quando il gruppo è solido, viceversa si faranno discendere gruppi segnalati da lettere greche diverse quando la situazione generale è più instabile: è il criterio, ad esempio, applicato per il sottogruppo α, discendente direttamente da y ma che utilizza diversi
119 Il manoscritto di Torino non è attualmente consultabile in quanto danneggiato dall’incendio che colpì la
Biblioteca di Torino nel 1904: nonostante sia in corso un programma di restauro, il codice resta ancora in condizioni delicate (non è ben chiaro cosa effettivamente resti, se esso sia conservato integralmente ma danneggiato o se ne siano rimaste solo alcune carte leggibili). La consultazione del manoscritto di Cape Town invece è stata rimandata ad uno stadio successivo degli studi a causa di questioni logistiche. Ancora, il frammento LD da circa due anni risulta disperso all’interno della Biblioteca di Leiden, come segnalatomi
66
antigrafi per diverse porzioni di testo (e per questo non è stato indicato con la sigla y1).
Come già anticipato, la scelta di un antigrafo contrassegnato da una lettera univoca è stato adottato anche per le redazioni alternative del testo, ovvero z e ω, in modo da marcare una cesura più netta rispetto a semplici sottoraggruppamenti all’interno di un gruppo di codici.
Ogni locus poi è introdotto dal relativo riferimento: nello specifico si indica tra quadre il capitolo, il manoscritto di riferimento, folio e colonna. Quando il locus fa parte dei capitoli qui editati, si propone direttamente il testo critico e vi si aggiunge anche il numero del paragrafo di riferimento introdotto dal simbolo §; quando non vi fa parte, si adotta il testo di M, controllato su P8. Inoltre, per ogni passo del Gouv. si riporta anche il
corrispondente latino, che talvolta svolge un ruolo decisivo per rintracciare errori e problemi testuali. Quando necessario, soprattutto per la dimostrazione dei piani alti dello stemma, di solito il locus è accompagnato da un commento di natura linguistico- filologica.120
120 Sull’antico francese si sono tenuti presenti i manuali BURIDANT 2000,MÉNARD 1994eZINK 1989oltre
ai vari repertori e dizionari, ovvero DMF (Dictionnaire du Moyen Français, disponibile online), FEW (Französisches Etymologisches Wörterbuch, disponibile online), GD (Godefroy, disponibile online) e MATSUMURA 2015 (MD). Per il latino si è invece consultato l’OLD (Oxford Latin Dictionary).
67 5.1 La famiglia p (M MR P8 P10)
5.1.1 Lo stato dell’arte
Nella bibliografia pregressa l’elemento caratterizzante di tale famiglia è l’inserzione latina (capitolo III II XXIII), introdotta dalla rubrica in francese. Tale famiglia era già stata
individuata da DI STEFANO 1984 e poi ampiamente discussa in PAPI 2016121in quanto
comprendente anche un codice, verosimilmente perduto, da cui sarebbe disceso il
Governamento, traduzione italiana del Gouvernement: Di Stefano prima e Papi poi
includono in tale famiglia i codici Paris, BNF, fr. 1203 e fr. 24233 (qui siglati P8 e P10)
mentre il precedente studio di Lajard122 vi aveva aggiunto anche Paris, BNF, fr. 566 (qui
siglato P2), ponendo alla base del raggruppamento proprio la presenza dell’inserzione
latina. Se per i primi due testimoni non vi sono dubbi, per P2 la questione è più complessa:
esso è un manoscritto composito che tramanda una copia del Tresor ed interpola il libro III del Gouvernement (nel ms. numerato come quarto libro); tuttavia, al capitolo III II XXIII
non si legge il testo latino, bensì lo scorciamento in francese, comune al resto della tradizione, formato dalla relativa rubrica seguita da un breve rimando al latino (di solito distinto dalla rubrica in quanto in inchiostro nero):
Chi ensengne quel diversiteit il a entre droit de nature et droit que l’en apele droiture de gent et droiture de bestes. .XXXIX.
Chis .XXIII. chapitle ensengne comment droit de gent et droit de bestes sont divers de droit de nature et propres a clers et l’en ne le puet parler entendaublement et le puet l’en savoir par le latin se l’en le bailhe a exposer a aucun cler. (P2, f. 239va)
Il testo prosegue con la rubrica ed il corpo del capitolo successivo, qui numerato quarantesimo; i capitoli, essendo qui inseriti nella macrostruttura di un’altra opera, presentano una diversa numerazione: infatti non viene mantenuta la canonica suddivisione in sezioni (il libro III del Gouvernement è composto da 3 sezioni) ed i capitoli sono numerati consecutivamente. Lo stesso capitolo sopramenzionato è numerato come XXXIX, ma, come si vede chiaramente dalla pagina manoscritta, il copista copia
anche la numerazione originaria del Gouvernement, salvo poi accorgersene ed espungere
121 Cfr. PAPI 2016,p. 27 e passim.
122 LAJARD 1888, p. 533; notizia poi ripresa in PERRET 2011, in partic. p. 107. Sul problema si veda anche
68
l’indicazione. Possiamo, perciò, tener fuori P2 dalla famiglia p poiché, oltre a non
contenere il capitolo latino, non condivide errori congiuntivi con i restanti codici.
5.1.2 Nuove ipotesi
A queste certezze di base vanno ad aggiungersi nuove prospettive, rese possibili da uno studio puntuale del testo. Due manoscritti che farebbero parte di questa sono famiglia sono Madrid, Biblioteca Nacional de España, Res/31 (qui siglato MR) e Modena,
Biblioteca Estense e Universitaria, est.43 (M).