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Analisi qualitativa dei gesti consonantici

5.2 Risultati dell‟analisi articolatoria

5.2.1 Analisi qualitativa dei gesti consonantici

L‟estrazione dei profili linguali ha permesso di acquisire nuovi dati riguardanti le consonanti occlusive. Per quanto ci risulta dalle informazioni in nostro possesso, per l‟italiano non sono mai state studiate le conformazioni della cavità orale nell‟articolazione dei foni occlusivi alveo-dentali, a differenza di altri fonemi che sono stati invece indagati in maniera approfondita. Si tratta principalmente della vibrante /r/ negli studi di Spreafico & Vietti (2013), Vietti, Spreafico & Galatà (2015a e 2015b) e Spreafico et al. (2015).

In questo paragrafo analizzeremo le modalità di produzione di /t/ e /d/ sotto molteplici aspetti. Innanzitutto verificheremo se le due consonanti in questione si differenziano dal punto di vista articolatorio soltanto per il tratto di sonorità, secondo quanto tramandato da tutti i manuali di fonetica e fonologia italiana42. Se questa classificazione è esatta, allora i profili linguali per /t/ e per /d/ dovrebbero essere coincidenti, in quanto l‟unica differenza risiederebbe a livello glottidale, con il

75 meccanismo laringeo attivo per la consonante sonora e le pliche vocali rilassate per la sorda.

In secondo luogo, esamineremo il gesto articolatorio della consonante scempia con quello della consonante geminata. L‟obiettivo è quello di verificare che l‟unico correlato della geminazione in italiano sia la maggiore durata della fase di occlusione, come indicato in altri studi sperimentali (cfr. Esposito & Di Benedetto 1999). Questo confronto potrebbe rivelare l‟esistenza di correlati secondari della geminazione in italiano, come una maggiore estensione del contatto, una differente pressione al rilascio o una maggiore ampiezza del gesto.

L‟analisi procederà tenendo separati i profili linguali parlante per parlante dal momento che, come esposto sopra, i profili linguali sono confrontabili solo se relativi ad uno stesso parlante (e di una stessa sessione di acquisizione delle immagini).

Esponiamo di seguito la successione delle operazioni compiute e dei confronti istituiti. Innanzitutto abbiamo estratto tutti i profili linguali corrispondenti alla durata acustica della consonante, parola per parola, e li abbiamo proiettati in un‟area dedicata all‟analisi degli stessi nel programma AAA, chiamata workspace. Qui è possibile visualizzare sulla stessa immagine la successione dei profili linguali durante l‟articolazione di uno o più gesti.

Figura 16 Esempio del movimento della lingua durante l'articolazione della /d/ in body. Le frecce grandi indicano la direzione del movimento della lingua. Le frecce sottili l‟orientamento dell‟immagine.

Palato

Profili linguali di /d/

76 In Figura 16 è rappresentato un esempio del lavoro svolto sul workspace, attraverso la rappresentazione della /d/ nella parola body (Parlante 1). Le curve corrispondenti alle posizioni assunte dalla lingua nello sviluppo temporale si sovrappongono in un unico piano. Come si vede dall‟immagine, si tratta di un metodo efficace per convogliare in una singola immagine il modo in cui la superficie della lingua cambia forma e posizione nel tempo nel piano sagittale. Si possono cogliere le dinamiche della lingua nella produzione del linguaggio, osservare fisicamente, e non solo attraverso speculazioni teoriche, le fasi che compongono i diversi tipi di foni e le modificazioni determinate dalla coarticolazione. In Figura 11, ad esempio, si vede bene come la lama della lingua si sollevi per raggiungere il punto di contatto con il palato, più precisamente la zona immediatamente dietro gli alveoli, in modo da occludere il passaggio dell‟aria e determinare al rilascio il tipico scoppio che caratterizza la /d/. Contemporaneamente, si notano gli effetti della coarticolazione dovuti al fatto che la lingua mentre articola la /d/ deve già prepararsi all‟articolazione del suono successivo, ovvero la vocale alta anteriore /i/ di body, per la cui produzione la radice della lingua deve avanzare e la parte anteriore innalzarsi per posizionarsi nella porzione alta della cavità orale.

Il software AAA prevede anche la possibilità di ricavare dall‟insieme molteplice delle splines associate ad un gesto il profilo medio e l‟area corrispondente alla deviazione standard, una funzione utile per ottenere dalla comparazione delle immagini risultati statisticamente significativi.

Una volta esportati sul workspace i profili di tutte le occorrenze del corpus, abbiamo proceduto a operare i confronti necessari a controllare le ipotesi di lavoro. In particolare:

per esaminare i correlati articolatori della geminazione in italiano, abbiamo confrontato il gesto consonantico della scempia con quello della geminata, prendendo in considerazione /t/ e /d/ insieme (dal momento che i contesti di occorrenza sono omogenei nel corpus, in altre parole la variabilità interna è simmetrica, il raggruppamento di consonanti diverse non altera i risultati). Il confronto ha riguardato praticamente il gesto consonantico dell‟insieme delle parole contenenti scempie (Bata, mota, Ada, body) e il gruppo delle parole con consonante lunga (batta, motto, Adda, bodda);

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un secondo confronto è stato istituito tra il gesto della consonante sorda e quello della sonora. Per il raffronto sono stati presi in esame prima i soli contesti scempio e geminato (Bata, mota, batta, motto vs Ada, body, Adda,

bodda) e poi anche il contesto dei nessi tautosillabici (Bata, mota, batta, motto, patron, botro vs Ada, body, Adda, bodda, Adria, Bodrum).

Al margine di questi due confronti principali sono stati operati altri confronti mirati a vagliare la variabilità delle configurazioni della lingua in contesti diversi: abbiamo confrontato i gesti della /t/ e della /d/ separatamente in base all‟opposizione scempia ~ geminata e contesto tautosillabico ~ contesto eterosillabico (solo per /t/); abbiamo inoltre verificato eventuali differenze legate alla sonorità nel gesto delle scempie, poi delle geminate e infine dei nessi tautosillabici.

Il gruppo delle parole con nessi eterosillabici con /d/ (i. e. admin e podcast) è quello meno omogeneo e coerente sul piano segmentale (poiché paragona contesti in cui compaiono consonanti diverse ed è fortemente condizionato dagli effetti coarticolatori) e, offrendo contesti fonetici sbilanciati, potrebbe dare risultati variabili o distorti; pertanto, si è deciso di escluderlo da questa fase dell‟analisi.

Per quanto riguarda le figure, la linea fucsia presente in tutte le immagini rappresenta il profilo del palato. Come esposto in precedenza (§ 5.2.3), esso va preso con cautela: innanzitutto, è bene ricordare che attraverso la tecnica UTI è possibile visualizzare solo gli incisivi, gli alveoli e il palato duro43 (§ 5.2.3), inoltre la tecnica di imaging del palato può non essere del tutto affidabile (v. ancora § 5.2.3). Le linee nelle gradazioni di rosso rappresentano i profili della lingua durante l‟articolazione di /t/, mentre quelle nelle gradazioni di blu corrispondono all‟articolazione di /d/. Ogni sfumatura sta per un contesto fonologico diverso.

Passiamo ora all‟analisi vera e propria. La prima impressione che si ha guardando i profili linguali è quella di una tendenziale uniformità tra i gesti delle due consonanti nei vari contesti.

43 Rammentiamo, infatti, che i tessuti a contatto devono possedere una notevole discrepanza nella capacità di riflettere le onde ultrasoniche (impedenza acustica) affinché queste ultime possano essere riflesse in modo consistente e risultare visibili sul monitor (§ 5.2.3).

78 Sorda Sonora Par lan te 1 Par lan te 2 Par lan te 3 Par lan te 4 Par lan te 5

Figura 17 Confronto per sonorità: a sinistra i profili linguali del gesto consonantico sordo /t/(si includono sia le scempie in rosso sia le geminate in rosso scuro) e a destra i profili linguali del gesto consonantico sonoro /d/(si includono sia le scempie in blu scuro).

79 Scempie Geminate Par lan te 1 Par lan te 2 Par lan te 3 Par lan te 4 Par lan te 5

Figura 18 Confronto in base all‟opposizione scempia vs geminata: a sinistra i profili linguali del gesto consonantico singolo (si includono sia /t/ che /d/) e a destra quelli del gesto consonantico geminato (si includono sia /t/ che /d/).

80 Il confronto in base alla sonorità della consonante (Figura 17) conferma sostanzialmente la descrizione e la classificazione classica dei fonemi occlusivi alveolari, secondo cui il fono sordo è identico al sonoro se non per l‟assenza di vibrazione delle pliche vocali. Infatti, non emergono differenze significative tra le due classi di suoni. L‟unico elemento di differenziazione, sebbene minimo, è costituito dal fatto che nelle sonore, rispetto alle sorde, la lingua risulta di poco più bassa in corrispondenza della regione posteriore.

Anche la comparazione tra gesti consonantici in opposizione per il tratto di lunghezza (Figura 18) non rivela netti segni di differenziazione: i gesti risultano anzi praticamente coincidenti, e in effetti la conformazione della lingua appare decisamente coerente nei due contesti. Una differenza sistematica e significativa, quantunque piuttosto ridotta, riguarda l‟estremità anteriore della lingua: si nota una leggerissima divergenza nella posizione della punta/lama della lingua, che è spostata poco più verso l‟alto nell‟articolazione delle consonanti geminate rispetto alle singole. Questa differenza tra scempie e geminate appare appena più ampia tra /t/ e /t:/ rispetto alla corrispondente coppia sonora. Occorre porre all‟attenzione il fatto che nella coppia scempie ~ geminate la /d/ della parola body agisce come fattore di disturbo in quanto il contesto fonetico è asimmetrico.

L‟esame delle consonanti in contesto tautosillabico non modifica il quadro finora delineato, ma documenta una volta di più la sostanziale stabilità e coerenza del processo di articolazione in contesti diversi.

Considerazioni interessanti emergono quando si confrontano le stesse produzioni tra parlanti diversi. Oltre a cambiare l‟aspetto e le dimensioni della cavità orale, si evidenziano differenze nelle strategie articolatorie.

Un punto degno di nota riguarda, ad esempio, il modo in cui avviene il contatto tra gli articolatori passivi e attivi: la lingua, infatti, può toccare la volta del palato sia con l‟apice sia con la lama della lingua. Dai nostri dati sembra che i parlanti siano liberi di scegliere in che modo compiere il gesto di occlusione, ma rimangano poi coerenti nella loro esecuzione in tutti i contesti. In particolare, sembrano preferire un gesto laminare il parlante 1 e il parlante 4; più problematiche risultano le produzioni del parlante 2. Questi soggetti presentano la punta della lingua rivolta verso il basso, a differenza degli altri in cui è la punta è sollevata (il gesto apicale è segnalato anche

81 dalla piccola curva prima della punta), e tendono a toccare la regione alveo-dentale con il piatto della lingua.

Per quanto concerne il punto di articolazione, esso varia tra i soggetti: nel soggetto 1 il contatto avviene a livello della cresta alveolare; nel parlante 2, invece, la lingua sfiora il palato immediatamente dietro agli alveoli, quindi è post-alveolare; il parlante 3 ha un‟articolazione propriamente alveolare; mentre nel 4 l‟area del contatto risulta molto estesa e include la regione alveolare e quella dentale, per cui possiamo definirla alveo-dentale. Per il parlante 5 non possiamo trarre conclusioni certe poiché dalle immagini ecografiche non si è potuto ricavare un profilo completo (e attendibile) del palato. Il fatto sorprendente è che il punto di articolazione, per quanto soggetto alle preferenze del singolo individuo, rimanga poi costante in tutte le produzioni.

Le scelte dei parlanti sembrano alquanto coerenti con gli studi di Lagefoged & Maddieson (1998: 20-21), che notano una distribuzione complementare tra luogo di articolazione e “laminalità” del gesto. Gli autori riportano che i gesti alveo-dentali sono in genere accompagnati da contatti laminali, mentre le occlusive alveolari sono solitamente apicali44. La natura apicale o laminale del gesto consonantico ha una certa influenza anche nel modo in cui si coordinano il corpo della lingua e la punta: nelle laminali nel movimento della lingua verso il target articolatorio è coinvolto tutto il corpo della lingua, all‟opposto dei gesti apicali, in cui il movimento è effettuato dalla sola punta della lingua e il corpo rimane piuttosto stabile. Risultati in questo senso sono stati raggiunti per il Wubuy, una lingua australiana, da Best et al. (2014) e per l‟inglese da Derrick et al. (2014).

La differenza tra gesto apicale e gesto laminale potrebbe allora avere effetti sul grado di coarticolazione. Se solo la punta della lingua è impegnata nell‟occlusione, la parte restante del corpo può assumere conformazioni diverse che mantengono la posizione del fono precedente o anticipano il fono successivo. È utile a questo scopo verificare gli effetti di coarticolazione nel nostro corpus. Potrebbe essere proficuo per ricerche future analizzare e approfondire le dinamiche temporali tra la punta e il corpo della lingua, misurando la correlazione tra la velocità lungo un raggio prescelto

44 Sono davvero poche le lingue del mondo che distinguono fonologicamente le consonanti in base alla natura apicale o laminale di gesti consonantici che hanno lo stesso punto di contatto con la volta palatina, come ad esempio una lingua australiana, il Wubuy (Best et al. 2014). Oltre alla difficoltà oggettiva di fare perno su distinzioni a maglia così fine, ciò potrebbe essere dovuto anche alla tendenza a questa distribuzione.

82 per la parte anteriore e per quella posteriore, sulla falsa riga di Best et al. (2014) e Derrick et al. (2014) .

In Figura 19, si può vedere l‟influenza del contesto vocalico sull‟occlusiva. Nonostante le occlusive in esame siano foni linguali, in cui cioè è implicata attivamente la lingua, notiamo una netta variazione nella configurazione del profilo linguale. In particolar modo, il contesto asimmetrico in cui viene a trovarsi la /d/ ci consente di studiare dal punto di vista articolatorio come avviene la fase di transizione da una posizione arretrata, come quella della /o/, ad una posizione anteriore alta, la posizione della /i/, e come questo passaggio si ripercuote sul gesto consonantico. In questo caso specifico, la forma della lingua, sottoposta all‟influenza coarticolatoria della /i/ seguente, subisce dei cambiamenti rilevanti: nella transizione verso /i/ si vede bene l‟avanzamento della radice e l‟innalzamento della parte anteriore della lingua. Il punto di contatto, nondimeno, rimane piuttosto stabile: risulta sostanzialmente invariato nei parlanti 2, 3 e 4; nei parlanti 1 e 5, al contrario, tende a spostarsi leggermente all‟indietro, verso la zona post-alveolare o addirittura pre-palatale. Questa osservazione ci offre l‟occasione per fare alcune considerazioni. È interessante notare che gli effetti della coarticolazione non hanno lo stesso impatto sulla produzione dei suoni in tutti i parlanti: le modificazioni indotte dai foni adiacenti sono molto evidenti nei parlanti 1, 2, 3 e 5, mentre appaiono più contenuti nel parlante 4, le cui splines rimangono compatte e non mostrano in generale ampi spostamenti.

La Figura 20, invece, ci permette di notare come i parlanti 1, 3 e anche 5 risentano in maniera vistosa degli effetti della coarticolazione nella zona posteriore della lingua: la radice e la parte posteriore del dorso restano nella posizione della vocale precedente (che tra l‟altro è uguale alla vocale successiva in botro e Bodrum, analogamente una vocale posteriore).

Un ultima osservazione riguarda l‟ampiezza del movimento del gesto consonantico: è sorprendente constatare quanto siano fitte le splines nei parlanti 3 e 4; ciò vuol dire che il movimento verso il punto di occlusione è più ridotto. Bisogna sottolineare che i parlanti 3 e 4 sono anche quelli che hanno una cavità orale più ampia e, in special modo, sviluppata più in larghezza che in altezza. Date le proporzioni ridotte lungo l‟asse verticale rispetto agli altri soggetti, si può ipotizzare

83 che la libertà di movimento della lingua lungo questa direzione sia più limitata; ciò potrebbe dunque incidere sull‟ampiezza del gesto.

Figura 19 Consonante /d/ scempia nei vari parlanti per le parole Ada e body. Sono evidenti gli effetti della coarticolazione sulla conformazione della lingua in body.

Parlante 1 Parlante 2

Parlante 3 Parlante 4

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Figura 20 Consonante /t/ in nessi tautosillabici nei vari parlanti per le parole patron e botro. Sono evidenti gli effetti della coarticolazione soprattutto nel parlante 3 nella parte posteriore della lingua in botro.

Come si può vedere dalle immagini (Figura 16-Figura 20), la lingua è in movimento anche durante la fase di tenuta dell‟occlusione. L‟intervallo rappresentato comprende la porzione del tracciato acustico corrispondente alla consonante occlusiva, dall‟inizio dell‟occlusione alla fase di rilascio (fase che mediamente occupa un singolo frame nella sequenza delle immagini UTI, che vanno dai 5 ai 12

frames a seconda della durata della consonante). Ricordiamo che, durante la

segmentazione, il confine tra la vocale tonica e la consonante seguente è stato tracciato nel punto in cui scomparivano le formanti della vocale, punto che

Parlante 1 Parlante 2

Parlante 3 Parlante 4

85 corrisponde sul piano uditivo al momento di silenzio, prima del rilascio finale e quindi del burst. Dunque, anche nella fase di tenuta dell‟occlusione la lingua non è completamente ferma, come del resto ci si potrebbe aspettare, ma continua a muoversi, così come risulta evidente anche dall‟andamento della velocità, che verrà analizzato nel prossimo paragrafo.

In definitiva, la posizione assunta dalla lingua nell‟articolazione delle opposizioni scempia ~ geminata e sorda ~ sonora risulta complessivamente invariabile. L‟unica nota rimarchevole è il ridotto sollevamento della lingua nella produzione delle geminate rispetto alle scempie.

Il luogo di articolazione, al contrario, sembra variare tra i soggetti dalla posizione dentale a quella post-alveolare, ma una volta scelta una determinata regione come punto di contatto essa viene mantenuta costante all‟interno delle produzioni del medesimo soggetto.

Anche la modalità in cui avviene il contatto è soggettiva, nel senso che i parlanti sono liberi di toccare la volta della cavità orale con la punta della lingua o con la lama, senza alterare la qualità fonetica delle consonanti o la loro riconoscibilità.

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