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protocollo anziani (> 75 anni): 10 mg  pazienti che hanno tenuto la PCA fino al secondo giorno

10.5 Analisi dei questionar

Nell’ambito del gruppo prospettico, alcuni pazienti in passato avevano subito altri interventi chirurgici. A questi è stato chiesto:

1. hai ricevuto una terapia del dolore?

58,40% 41,60%

si

no/non ricordo

in caso affermativo: 2. è stata efficace?

85,70% 14,30%

efficace non efficace

3. hai avvertito dolore durante l’attuale ricovero? 12,50% 53,25% 32,50% 1,75% 0% no si,lieve si,moderato si,forte si,atroce

4. talvolta hai preferito sopportare il dolore piuttosto che premere subito il pulsante infondendoti un po’ di farmaco?

37,50%

62,50%

si no

5. hai mai avuto paura di diventare dipendente dalla morfina?

Risposta negativa nel 100% dei casi

6. hai avuto paura che potessero insorgere effetti collaterali dovuti alla pompa PCA?

12,50%

87,50%

si no

7. hai realmente avuto effetti collaterali con l’uso della PCA?

93,75% 6,25%

no si

8. pensi che l’opuscolo informativo sia stata un’iniziativa utile? 9. le informazioni sono state esaustive?

10. pensi che la PCA sia un metodo comodo ed efficace per il controllo del dolore?

11. ricorreresti di nuovo a questa tecnica, se fosse necessario?

A tutte queste 4 domande, le risposte sono state affermative nel 100% dei casi.

Discussione: i fatti salienti che emergono dall’analisi del questionario di gradimento sono

 tra pazienti che in passato avevano subito ulteriori interventi chirurgici, una maggioranza, anche se non spiccata (58,4%), aveva ricevuto una terapia per il dolore acuto; nella quasi totalità dei casi (85,7%) questa era risultata efficace nell’alleviare il sintomo. In definitiva, i pazienti da noi intervistati provenivano da una esperienza abbastanza positiva sui servizi offerti dalle strutture sanitarie in tema di terapia antalgica; c’è da dire che nella percentuale di pazienti che affermavano di non aver ricevuto questo tipo di trattamento, sono compresi anche coloro che non ricordavano.

 durante il ricovero presso il Dipartimento di Chirurgia del nostro ospedale, la maggior parte (53,25%) dei pazienti ha sofferto di un

dolore lieve durante la terapia con PCA e.v.; un basso pain score è segno di una buona efficacia della terapia percepita dai pazienti.  il 37,5% dei pazienti ha affermato di aver sopportato il dolore

qualche volta e di non aver schiacciato subito il pulsante della pompa per ricevere la morfina. Questo potrebbe derivare da un atteggiamento piuttosto diffuso tra i pazienti, cioè quello di considerare il dolore come parte integrante del processo di guarigione, un prezzo da pagare pur avendo la possibilità di evitarlo. Questo atteggiamento potrebbe anche derivare da una scarsa conoscenza della PCA e dal timore di effetti collaterali o della dipendenza da morfina; non sembra essere il nostro caso, però, dal momento che nessuno degli intervistati riferisce di aver temuto la dipendenza e solo il 12,5% ha temuto effetti collaterali.  in base al fatto che i timori di eventi negativi legati all’uso della

PCA sono stati scarsi; in base al fatto che la totalità dei pazienti ha ritenuto utile ed esaustiva la nostra informazione preoperatoria e la terapia con PCA e.v. efficace nel controllo del dolore, possiamo concludere che i pazienti sono rimasti soddisfatti dell’assistenza offerta dall’APS e dell’informazione sul loro processo di cura.

11. CONCLUSIONI

Il dolore acuto è la naturale conseguenza di un intervento chirurgico. E’influenzato da innumerevoli fattori, tra cui quelli riguardanti il paziente stesso sono particolarmente importanti: la personalità, il grado di ansia che egli prova nel periodo perioperatorio e le aspettative che si è creato basandosi su esperienze vissute in prima persona e non.

Lo stato d’animo con cui il paziente affronta un intervento chirurgico può essere notevolmente migliorato ponendo più attenzione al suo “lato umano”: un colloquio preoperatorio con i medici, un opuscolo che informi sulla possibilità di una terapia mirata che controlli il dolore possono tranquillizzare il paziente, cambiare le sue aspettative e favorire una guarigione più veloce.

Per la terapia del dolore acuto, la PCA e.v. è una delle metodiche più utilizzate e con buoni risultati in termini di soddisfazione del paziente, sollievo dal dolore e incidenza di eventi avversi. Nonostante questo le possibilità per migliorarne le prestazioni sono molte: da una miglior organizzazione del servizio di Acute Pain Service nel monitoraggio utilizzando anche nuove strumentazioni, ad un maggior convolgimento dei pazienti stessi nel loro processo di cura.

Numerosi studi fino ad oggi hanno cercato di indagare fino a che punto la componente psicologica di un soggetto possa incidere sulla percezione globale del dolore, sia acuto che cronico.

Per quanto riguarda il dolore acuto postoperatorio, risultati non hanno condotto ad una risposta univoca.

L’obiettivo di questa tesi è proprio verificare la reale influenza di un’attenta, mirata educazione preoperatoria del paziente sul consumo totale di morfina tramite la PCA endovenosa.

Abbiamo condotto il nostro studio costituendo due gruppi, uno storico di confronto, informato in maniera standard, di 75 pazienti ed un altro prospettico di 20 soggetti a cui abbiamo fornito un opuscolo informativo nel giorno precedente all’intervento chirurgico ed un questionario di gradimento al secondo giorno postoperatorio. I pazienti selezionati erano tutti ricoverati presso il Dipartimento di Chirurgia dell’ospedale S. Chiara di Pisa, in attesa di intervento di chirurgia maggiore a cui sarebbe seguita l’applicazione di PCA endovenosa per la terapia antalgica; i pazienti, quindi, durante la visita anestesiologica non avevano firmato il consenso per il posizionamento del catetere perdurale, in vista di una PCEA.

Al secondo giorno postoperatorio sono stati annotati la quantità totale di farmaco infuso e il rapporto quantità di farmaco/richieste totali; lo

stesso tipo di dati era stato preso per i pazienti che appartenevano al gruppo storico.

Applicando un’analisi statistica dei dati con il test T di Student, la differenza tra il gruppo storico e quello da noi informato non è risultata statisticamente significativa; nonostante ciò, analizzando i questionari di gradimento che avevamo distribuito, i pazienti informati risultavano essere più che soddisfatti della terapia del dolore che gli era stata proposta, la maggior parte di loro affermava di non essere preoccupata di eventuali effetti avversi della PCA o dell’insorgere di una eventuale dipendenza da morfina.

Dobbiamo quindi segnalare i passaggi del nostro studio che potrebbero aver provocato un risultato non significante dal punto di vista statistico.

In primo luogo, è stato condotto uno studio non randomizzato, ma solamente ponendo a confronto un gruppo storico con un altro informato da noi.

In secondo luogo, all’interno dei gruppi selezionati erano in gioco numerose variabili:

• il numero di pazienti che componeva ciascun gruppo era diverso, essendo uno di 20 e l’altro di 75 soggetti

• i pazienti erano tutti candidati per interventi di chirurgia maggiore, ma comprendendo svariati tipi di interventi, condotti anche con differenti tecniche chirurgiche: quindi lo stimolo algogeno non era il medesimo per tutti i pazienti

• non abbiamo selezionato i partecipanti in base alle loro caratteristiche psicologiche, in particolar modo la personalità ansiosa o il livello di ansietà provata in prossimità dell’intervento chirurgico

• alcuni dei candidati dopo l’operazione sono stati trasferiti nell’Unità di Terapia Intensiva, ambiente sicuramente diverso dalle corsie chirurgiche, con una influenza diversa anche sulla psicologia e sullo stato d’animo dei pazienti.

• infine, i pazienti erano diversi anche per struttura genomica, con questo riferendoci al polimorfismo dei recettori µ per gli oppioidi.

Il nostro studio quindi non è stato condotto su due popolazioni omogenee e questo ha sicuramente inficiato i risultati ottenuti; il lavoro iniziato con questa tesi potrà essere proseguito, ad esempio, fino a raggiungere un numero di pazienti omogeneo tra il gruppo storico e quello prospettico ed eseguire l’analisi statistica dei dati in questa nuova condizione.

Il nostro intento però voleva essere quello di iniziare una “palestra”dell’informazione, un modo per continuare a sensibilizzare medici, infermieri e pazienti in un processo di cura che coinvolga tutte le figure dell’ambiente ospedaliero e che si rivolga in particolare alla cura di un dolore che è assolutamente non necessario, come quello acuto postoperatorio.

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Ringraziamenti

Ringrazio il Prof. Giunta per avermi dato la possibilità di concludere il mio percorso di studi con questa tesi.

Ringrazio la dottoressa Adriana Paolicchi perché mi ha seguita e consigliata, dimostrandomi sempre disponibilità.

Grazie anche agli specializzandi e ai “frequentanti”della Sala Risvegli per i momenti divertenti che hanno alleggerito la mia raccolta dati…

A babbo e mamma un grazie sincero: per tutto ciò che avete fatto per me, con le parole, con i gesti o con gli sguardi. Perché posso sempre contare su di voi.

Ai miei nonni: nonna Tina, nonna Metella, nonno Pietro con affetto. A Michele: è bello che tu ci sia.

Ad Alessia-Marina e Daniele: non deve essere stato facile assecondare le mie paranoie da esame, me ne rendo conto! Grazie, gli amici si vedono anche da questo.

Un pensiero speciale anche a Irene ed Eleonora, due persone sincere.

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