7. Materiali e metod
7.5 Analisi statistica
L’analisi statistica è stata effettuata mediante IBM SPSS Statistics.
Le variabili continue sono espresse come media + errore standard e sono state comparate con t test di Student per dati non appaiati.
Per i dati bioumorali registrati a riposo, durante lo sforzo e a recupero, è stata fatta un’analisi ANOVA per misure ripetute.
Tutte le variabili che all’analisi multivariata hanno evidenziato un p-value <0,05 sono state considerate statisticamente significative.
La valutazione delle correlazioni lineari è stata eseguita mediante stima del coefficiente di Pearson.
8. Risultati
Le caratteristiche cliniche dei soggetti in studio mettono in evidenza che i due gruppi sono stati selezionati in maniera tale da non differire significativamente nei parametri di età, BMI, BSA, FC. L’unico parametro, per il quale il gruppo degli ipertesi essenziali si distingue dal gruppo dei pazienti con iperaldosteronismo primario, è la pressione arteriosa sistolica che appare maggiore negli iperaldosteronemici rispetto gli ipertesi essenziali ( 142 + 2,26 mmHg vs 130,5 + 3,53 mmHg con p< 0,05).
Tabella 3 Caratteristiche della popolazione , confronto ipertesi essenziali (EH) e pazienti con iperaldosteronismo primario (PA)
PA EH Significatività Media Media Età(y) 51,8+1,95 46 + 2,07 n.s Sesso (m/f) ( 8 / 2 ) ( 6 / 4 ) BSA 2,02 + 0,04 1,88 + 0,08 n.s BMI (kg/m2) 28,22+ 1,06 27,00 + 1,7 n.s FC (bpm) 91 + 4,79 85,7 + 3,71 n.s SBP (mmHg) 142 + 2,26 130,5 + 3,53 p<0,05 DBP (mmHg) 92,9 + 1,28 90,5 + 3,29 n.s
I due gruppi di pazienti non presentano differenze statisticamente significative per quanto riguarda i valori basali di ACTH, cortisolo e noradrenalina. I valori basali dell’aldosterone risultano maggiori nei pazienti iperaldosteronemici (39,89 + 3,54 ng/ml vs 25,01 + 5,05 ng/ml con p<0,05) rispetto gli ipertesi essenziali.
Gli ipertesi essenziali presentano valori maggiori di renina (17,8 + 3,18 pg/ml vs 10,51 +0,48 pg/ml) e di adrenalina (29,89 + 7,78 mmol/l vs 16,95 + 2,80 mmol/l) statisticamente significativi. Tutto è riportato in tabella 4.
PA EH Significatività Media Media ATCH (pg/ml) 16 + 2,38 21,9 + 2,13 n.s. Cortisolo (µg/L) 120,94 +4,58 98,54 + 4,67 n.s. Renina (pg/ml) 10,51 +0,48 17,8 + 3,18 p<0,05 Aldosterone (ng/ml) 39,89 + 3,54 25,01 + 5,05 p<0,05 Adrenalina (pg/ml) 16,95 + 2,80 29,89 + 7,78 p<0,05 Noradrenalina (pg/ml) 580,43+ 52,09 564,49 +62,93 n.s.
Tabella 4 Dati ormonali a riposo nei due gruppi
La Tabella 5 (mostrata sotto) mette in evidenza il cambiamento dei valori di pressione arteriosa sistolica e diastolica, di frequenza cardiaca e dei valori ormonali nei due gruppi di
Vengono, dunque, mostrati tali parametri in tre tempi diversi: • Tempo 1! basale;
• Tempo 2! esercizio; • Tempo 3! riposo.
Possiamo notare come entrambi i gruppi siano andati incontro ad un incremento significativo (p<0,001) della frequenza cardiaca FC per tornare a valori pari al basale nella fase di recupero, con un decremento significativo (p<0,001).
Lo stesso discorso vale per la pressione arteriosa sistolica SBP: aumenta significativamente nei due gruppi con l’esercizio fisico e torna a valori prossimi a quelli di partenza durante il recupero.
La pressione diastolica ha avuto un comportamento diverso nei due gruppi: nei pazienti con iperaldosteronismo primario è rimasta statisticamente invariata; nel gruppo degli ipertesi essenziali è andata incontro ad un incremento significativo ( 90,5 + 3,29 mmHg vs 103,0 + 3,35 mmHg con p<0,05; decrementando a valori di 74,5 + 5,89 mmHg con p<0,001).
Analizziamo ora le variazioni avvenute nei valori ormonali. L’ormone ACTH a seguito dell’esercizio fisico è aumentato significativamente in entrambi i gruppi ( PA: 16 ± 2,38 pg/ml vs 44,2 ± 6,18 pg/ml con p<0,05; EH: 21,9 ± 2,13 pg/ml vs 37,3 ± 3,46 pg/ml con p<0,005).
Nel recupero, tuttavia, non abbiamo variazione statisticamente significative dei valori di ACTH nel gruppo PA; un ulteriore aumento si verifica nel gruppo EH (37,3 ± 3,46 pg/ml 73,6 ± 11,17 pg/ml con p<0,05)
L’ormone cortisolo non ha presentato variazioni significative dei suoi valori nei tre tempi in esame, sia negli ipertesi essenziali che negli iperaldosteronemici.
L’ormone renina è significativamente incrementato in entrambi i gruppi dal prelievo basale al prelievo all’apice dell’esercizio (PA: 10,51 ±0,47 pg/ml vs 22,54 ± 0,78 pg/ml con p<0,001; EH: 17,8 ± 3,19 pg/ml vs 32,50 ± 6,90pg/ml con p<0,05) per decrementare al prelievo in fase di recupero solo nel gruppo iperaldosteronismo (22,54 ± 0,78 pg/ml vs 18,7 ± 0,62 pg/ml con p<0,001), rimanendo invariato negli ipertesi essenziali.
L’aldosterone è andato incontro a modificazioni indotte dall’esercizio in entrambi i gruppi: al tempo 2 i valori risultavano significativamente aumentati (PA: 39,89 ± 3,54 ng/ml vs 64,26 ± 4,08 ng/ml con p<0,005 ; EH: 25,01 ± 5,06 ng/ml vs 36,36 ± 4,44 ng/ml con p<0,005). Al tempo 3 non ci sono stati cambiamenti significativi nei pazienti iperaldosteronemici; negli ipertesi essenziali c’è stato un ulteriore incremento (EH: 36,36 ± 4,44 ng/ml vs 44,41 ± 6,00 con p<0,05).
La noradrenalina è incrementata al tempo 2 e decrementata al tempo 3 significativamente in entrambi i gruppi.
Negli ipertesi essenziali l’adrenalina ha avuto un aumento significativo nella fase di esercizio fisico ed un ulteriore incremento non significativo nella fase di recupero ( EH: 29,89 ± 7,77 pg/ml vs 161,32 ± 50,01 pg/ml con p<0,05).
Nei pazienti iperaldosteronemici l’adrenalina è aumentata al tempo 2 (16,95 ± 2,80 pg/ml vs 71,91 ± 10.08 pg/ml con p<0,001 ), ma è rimasta invariata al tempo 3.
Gruppo Basale vs Esercizio vs Riposo PA FC (bpm) 91±4,8 p<0,001 147,13 ± 3,13 p<0,001 105,5 ± 3,3 EH FC (bpm) 85,7±3,7 p<0,001 149,4 ± 4,21 p<0,001 87,6 ± 8,53 PA SBP (mmHg) 142 ± 2,26 p<0,001 205,5 ± 8,14 p<0,001 145 ± 3,16 EH SBP (mmHg) 130,5 ± 3,53 p<0,001 197,5 ± 8,28 p<0,001 110,5 ± 8,77 PA DBP (mmHg) 92,0 ±1,28 n.s. 95,1 ± 2,14 n.s. 94,1 ± 4,04 EH DBP (mmHg) 90,5 ± 3,29 p<0,05 103,0 ± 3,35 p<0,001 74,5 ± 5,89 PA ATCH (pg/ml) 16 ± 2,38 p<0,05 44,2 ± 6,18 n.s 51,3 ± 5,46 EH ATCH (pg/ml) 21,9 ± 2,13 p<0,005 37,3 ± 3,46 p<0,05 73,6 ± 11,17 PA Cortisolo (µg/L) 11,43 ± 1,44 n.s. 13,81 ± 1,71 n.s. 15,67 ± 1,73 EH Cortisolo (µg/L) 10,79 ± 1,19 n.s. 12,83 ± 1,80 n.s. 15,57 ± 1,94 PA Renina (pg/ml) 10,51 ±0,47 p<0,001 22,54 ± 0,78 p<0,001 18,7 ± 0,62 EH Renina (pg/ml) 17,8 ± 3,19 p<0,05 32,50 ± 6,90 n.s. 32,54 ± 7,15 PA Aldosterone (ng/ml) 39,89 ± 3,54 p<0,005 64,26 ± 4,08 n.s. 65,42 ± 4,34 EH Aldosterone (ng/ml) 25,01 ± 5,06 p<0,005 36,36 ± 4,44 p<0,05 44,41 ± 6,00 PA Adrenalina (pg/ml) 16,95 ± 2,80 p<0,005 71,91 ± 10.08 n.s. 48,65 v 4,8 EH Adrenalina (pg/ml) 29,89 ± 7,77 p<0,05 161,32 ± 50,01 n.s. 164,2 + 84,31 PA Noradrenalina (pg/ml) 580,43 ±52,09 p<0,001 2371,5±363,9 p<0,05 1576,8 ± 143,9 EH Noradrenalina (pg/ml) 564,49 ±62,94 p<0,05 1478,57±196, 68 p<0,01 820,99 ± 97,93
I grafici ci mostrano l’andamento nel tempo dei vari ormoni, evidenziando le differenze riscontrate nei due gruppi.
Figura 9 Andamento della renina
Figura 10 Andamento dell’aldosterone
Dal grafico in figura 10 possiamo notare che l’aldosterone incrementa in maniera significativa dal prelievo basale al prelievo dopo esercizio, in entrambi i gruppi. Tale incremento è maggiore nei pazienti con iperaldosteronismo rispetto agli ipertesi essenziali ma non in maniera statisticamente significativa.
I valori ematici di aldosterone sono aumentati di 1,71 ± 0,17 volte nel gruppo PA e d 1,55 ± 0,16 volte nel gruppo EH.
Confrontando i livelli di aldosterone a riposo, all’apice dello sforzo e durante il recupero, nei due gruppi, notiamo che il gruppo PA presenta valori di aldosterone plasmatico maggiori al gruppo EH:
• Prelievo basale (39,89 ± 3,54 ng/ml vs 25,01 ± 5,06 ng/ml; p<0,05);
• Prelievo apice dello sforzo (64,26 ± 4,08 ng/ml vs 36,36 ± 4,44 ng/ml; p<0,001); • Prelievo nel recupero (65,42 ± 4,34 ng/ml vs 44,41 ± 6,00 ng/ml; p<0,05).
Figura 12 Andamento del cortisolo
L’andamento dell’ACTH in figura 11 presenta differenze nei due gruppi: negli ipertesi essenziali la curva ha un picco nella fase del recupero, con una barra d’errore notevole, in quanto tale picco è giustificato da valori molto alti di ACTH presentati solo da alcuni dei pazienti in esame.
È stata valutata l’ipotesi della correlazione fra ACTH ed aldosterone. Il coefficiente di Pearson in entrambi i gruppi in studio è risultato positivo, quindi all’aumentare dell’ACTH, è stata mostrata la tendenza all’aumento del valore di aldosterone.
Il valore di ρ è risultato statisticamente significativo nel gruppi (ρ PA: 0.56 p < 0,001 ; ρ EH: 0,31 p < 0,05).
È stato costruito un grafico di regressione lineare nei pazienti con iperadosteronismo primario, nei quali non ci sono stati bias dovuti alle crisi lipotimiche e non ci sono stati pazienti che abbiano presentato valori estremamente discostanti di ACTH.
Figura 15 Grafico di regressione lineare. ACTH pg/ml sull’ asse Y. Aldosterone ng/ml sull’ asse X
I pazienti appartenenti ad i due gruppi sono stati investigati con metodiche di ecocardiografia e ultrasonografia dei vasi cerebro afferenti.
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 A C TH p g/ ml Aldosterone ng/ml
I parametri ecocardiografici (mostrati nella Tabella 6) mettono in luce differenze significative fra pazienti con iperaldosteronismo primario e gli ipertesi essenziali.
Il diametro atriale sinistro (LAD), lo spessore relativo di parete (RWT), il diametro dell’aorta al bulbo (Aob) e nel primo tratto di aorta ascendente ( Aoa) risultano paragonabili nei due gruppi.
I pazienti con iperaldosteronismo presentano valori significativamente maggiori di: diametro telediastolico ventricolare (EDD); spessore parete posteriore ventricolare (PWT); spessore del setto interventricolare (SWT); massa ventricolare sinistra (LMV).
La massa ventricolare è stata indicizzata in funzione della superficie corporea (LMVi) ed è risultata maggiore nel gruppo PA (121 ± 4,58 g/m2
vs 98,54 ± 4,67 g/m2
con p<0,01). Il rapporto Em/Am, calcolato attraverso la metodica del doppler tissutale, ci fornisce
informazioni sulla funzione diastolica dei due gruppi di pazienti. Il rapporto fra questi due parametri è inferiore nel gruppo PA rispetto il gruppo EH (0,77 ± 0,04 vs 1,009 ± 0,09 con p<0,05).
Infine l’ultimo parametro preso in esame, ovvero la misurazione dello spessore medio intimale carotideo (IMT), inteso come media dello spessore rilevato a livello dell’arteria carotide comune di destra e sinistra, ci dice che esso è maggiore nel gruppo PA rispetto il gruppo EH (1,08 ± 0,03 mm vs 0,89 ± 0,07 mm con p<0,05).
PA EH Significatività Media Media Età(y) 51,8 ± 1,95 46 ± 2,07 n.s. Sesso (m/f) ( 8 / 2 ) ( 6 / 4 ) BSA 2,02 ± 0,049 1,88 ± 0,08 n.s. BMI (kg/m2) 28,23 ± 4,11 27,01 ± 1,69 n.s. FC (bpm) 91 ± 4,79 85,7 ± 3,71 n.s. SBP (mmHg) 142 ± 2,26 130,5 ± 3,53 p<0,05 DBP (mmHg) 92,9 ± 1,29 90,5 ± 3,29 n.s. EDD (cm) 5,07 ± 0,05 4,67 ± 0,17 p<0,05 LAD (cm) 3,92 ± 0,08 3,69 ± 0,07 n.s. PWT (cm) 1,14 ± 0,02 1,05 ± 0,02 p<0,05 SWT (cm) 1,29 ± 0,04 1,14 ± 0,04 p<0,05 RWT (cm) 0,449 ±0,008 0,45 ± 0,02 n.s. LVM (g) 244,09 ± 9,32 187,18 ± 14,59 p<0,01 LMVi (g/m2) 120,94 ± 4,58 98,54 ± 4,67 p<0,01 Aob (cm) 3,61 ± 0,10 3,35 ± 0,08 n.s. Aoa (cm) 3,47 ± 0,13 3,24 ± 0,12 n.s. Em/Am 0,77 ± 0,04 1,00 ± 0,09 p<0,05 IMT (mm) 1,08 ± 0,03 0,89 ± 0,07 p<0,05
Figura 16 Rappresentazione grafica dello spessore medio intimale IMT nei due gruppi
Figura 17 Rappresentazione grafica della funzione diastolica attraverso il rapporto Em /Am nei due gruppi
Infine è stata valutata l’ipotesi di correlazione fra l’aldosterone dopo l’esercizio fisico e la massa ventricolare sinistra indicizzata LMVi. Il coefficiente di Pearson nei pazienti con iperaldosteronismo primitivo è risultato positivo. Il valore di ρ è risultato statisticamente significativo ρ PA: 0,60 p < 0,05.
La correlazione fra l’aldosterone dopo esercizio fisico ed il rapporto Em/Am (indice di funzione diastolica) è risultata inversa. Il valore di ρ è risultato statisticamente significativo ρ PA: -0,64 p < 0,05.
Figura 19 Grafico di regressione lineare. LMVi g/m2
sull’ asse Y. Aldosterone ng/ml sull’ asse X
Figura 20Grafico di regressione lineare. Aldosterone ng/ml sull’ asse Y. Rapporto
E
m/A
m sull’ asse X 0 20 40 60 80 100 120 140 160 0 20 40 60 80 100 M as sa ve nt ri col are s ini st ra g/ m 2Aldosterone plasmatico apice esercizio ng/ml
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 0 0,2 0,4 0,6 0,8 1 1,2 A ldos te rone pl as m at ic o a pi ce es erc iz io ng/ m l Rapporto Em/Am
9. Discussione
La risposta neuroendocrina allo stress è un eccellente esempio di come il nostro organismo risponda alle minacce esterne.
Attraverso questo studio siamo stati in grado di valutare come gli ormoni, protagonisti di tale risposta, incrementino qualora un esercizio fisico intenso e massimale richieda un loro intervento.
Dai nostri dati appare chiaro che gli ormoni deputati alla risposta di “attacco e fuga”, ovvero le catecolamine, incrementino repentinamente ed in maniera consistente a seguito di un esercizio fisico. Questo dato è una conferma di quanto ben noto: l’attività fisica, paragonabile ad un evento stressante, avvia una serie di input neurormonali volti ad ottenere un riadattamento generale delle funzioni cardiovascolari e metaboliche, con un incremento di secrezione delle catecolamine, in relazione all’entità dello sforzo fisico e della stimolazione simpatica.79
Come abbiamo descritto nei risultati e riportato in Tabella 6, sia adrenalina che noradrenalina sono aumentate significativamente nei due gruppi in esame a seguito dell’esercizio fisico.
In entrambi i gruppi la noradrenalina ha avuto il comportamento che ci aspettavamo, con un incremento significativo durante lo sforzo seguito da un altrettanto significativo calo a riposo.
L’adrenalina è aumentata durante lo sforzo in entrambi i gruppi (p< 0.001 nel gruppo PA; p<0,05 nel gruppo EH), ma non ha subito variazioni significative a riposo.
La renina ha avuto un andamento interessante: come evidenziato da altri studi14
, essa ha avuto un incremento durante l’esercizio fisico in entrambi i gruppi, dato che può essere
Durante un’attività fisica c’è sicuramente una vasodilatazione periferica, che permette al sangue di affluire verso i muscoli interessati dall’attività, a discapito della perfusione renale; a seguito di ciò i barocettori della macula densa si attivano in risposta al calo pressorio stimolando la produzione ed il rilascio di renina.
Dal punto di vista neurormonale, sono le catecolamine, attraverso i recettori beta1 a livello renale ad indurre la secrezione di renina in virtù del picco catecolaminergico ottenuto all’apice dell’esercizio. L’ormone con maggiore affinità verso i recettori beta è l’adrenalina.
La secrezione di renina ed i suoi valori ematici seguono l’incremento delle catecolamine80
. Possiamo notare che c’è una correlazione fra aumento di renina ed aumento di catecolamine abbastanza stretta: il valore di ρ è risultato significativo (ρ=0,59 p<0,001) nel gruppo PA; questa correlazione non è confermata nel gruppo degli ipertesi essenziali, dove alcuni pazienti hanno presentato valori discostanti e confondenti, dovuti alle crisi lipotimiche avvenute in questo gruppo.
Per quanto concerne l’ormone ACTH, il nostro studio ha dimostrato un suo aumento durante l’esercizio fisico in entrambi i gruppi. Durante una fase di stress, la vasopressina ed il CRH aumentano i loro valori plasmatici con il risultato di una forte stimolazione e relativa secrezione di ACTH12
.
L’esercizio fisico, che abbiamo fatto eseguire ai nostri pazienti, ha portato ai risultati attesi confermando quest’asserzione. Nella fase di recupero, i valori di ACTH non hanno avuto un decremento in nessuno dei due gruppi: nel gruppo PA il valore nel recupero (tempo 3) è molto simile al valore al tempo 2; nel gruppo degli ipertesi essenziali EH, il valore di ACTH nel recupero presenta un valore medio molto elevato, non rispecchiando tuttavia un maggiore incremento dell’ormone in tutti i componenti del gruppo.
Possiamo provare a spiegare questo dato: il valore medio, al tempo 3, ottenuto nel gruppo EH è dovuto ad alcuni pazienti, che con il loro valore molto alto di ACTH alzano notevolmente la media del gruppo. I pazienti, che presentano questi valori discostanti, sono coloro che al termine dell’esercizio e al momento del terzo prelievo hanno avuto una crisi lipotimica, un evento stressante per il loro organismo, che ha mantenuto alti livelli di ACTH durante questa fase.
Il valore medio di ACTH durante il recupero è 73,6 ± 11,17 pg/ml; come possiamo notare l’errore standard è molto alto.
Questa nostra ipotesi è sostenuta da uno studio, che ha valutato i cambiamenti ormonali e plasmatici dopo un episodio pre-sincopale. Tale studio ha concluso che i livelli plasmatici di ACTH ed aldosterone tendono a rimanere elevati a lungo come fisiologica risposta allo stress, anche quando il volume plasmatico e la renina tornano a valori prossimi a quelli basali81
.
Il cortisolo, l’ormone che per azione dell’ACTH viene secreto dalla zona fascicolata della corticale del surrene, è aumentato sia al tempo 2 che al tempo 3, tuttavia tale incremento non è significativo. Possiamo dedurre che la sua secrezione, strettamente dipendente dalla corticotropina, non sia immediata e sia più rilevante durante la fase di recupero, dove anche i valori di ACTH si sono mantenuti elevati rispetto il basale.
Abbiamo ampiamente discusso come la secrezione di aldosterone sia dipendente da più fattori: in primis il sistema renina-angiotensina ed in misura minore anche dall’ACTH. Studi riportati in precedenza hanno dimostrato che la zona glomerulare del surrene risponde ad una secrezione pulsatile di ACTH con la secrezione di aldosterone15
; tale secrezione non sembrerebbe essere dose dipendente, elevati valori di ACTH non comporterebbero una risposta maggiore ma solo più prolungata nel tempo24.
Nel nostro studio, in accordo con quanto detto in precedenza, i valori plasmatici di aldosterone sono aumentati significativamente in entrambi i gruppi a seguito dell’esecuzione dell’esercizio fisico.
La dipendenza della secrezione di aldosterone dall’ACTH è stata valutata in altri studi; questi lavori cercavano di evidenziare la correlazione fra i due ormoni attraverso l’infusione di ACTH esogeno oppure attraverso la soppressione della corticotropina con il desamtasone.
Gli studi hanno portato alla conclusione che, nei pazienti con adenoma secernente aldosterone, l’aldosterone plasmatico (PAC) è maggiormente influenzato dai valori plasmatici di ACTH; questi pazienti sono più sensibili all’azione dell’ACTH rispetto gli ipertesi essenziali o pazienti con una secrezione bilaterale di aldosterone (iperaldosteronismo idiopatico)42
.
Con i dati in nostro possesso possiamo affermare che la secrezione di aldosterone è aumentata in entrambi i gruppi in esame in maniera significativa (p<0,005); dal prelievo effettuato in condizioni basali al prelievo effettuato all’apice dell’esercizio fisico, i valori di PAC sono aumentati di 1,71 ± 0,17 volte nel gruppo PA e d 1,55 ± 0,16 volte nel gruppo EH.
Questo dato è importante perché mostra come questi pazienti a seguito di un aumento della pulsatilità fisiologica dell’ACTH siano esposti a livelli più alti di aldosterone rispetto ai pazienti con ipertensione essenziale. I pazienti del gruppo EH hanno dei valori basali di PAC inferiori al gruppo PA (p<0,05) e continuano ad avere valori di PAC inferiori anche all’apice dello sforzo (p<0,001) e nel recupero (p<0,05).
Questo studio preliminare, soltanto in fase iniziale, ha investigato un numero ridotto di pazienti. Le variabili in gioco che influenzano la secrezione di aldosterone sono molteplici: un ruolo importante è svolto dall’elevazione della renina.
Lo studio continuerà nelle sue analisi arruolando altri pazienti ed arrivando ad esaminare numeri più elevati; questo non esclude che tale ipotesi possa essere confermata o smentita nel corso del tempo.
Il grafico di regressione lineare (Figura 15), elaborato attraverso i valori plasmatici dell’ACTH ed i valori dell’aldosterone nei tre tempi di prelievo, mostra la correlazione fra ACTH ed aldosterone nel gruppo di pazienti con iperaldosteronismo primario, ρ PA: 0,56 p < 0,001.
Questo dato ci autorizza ad ipotizzare che l’andamento dell’aldosterone segua l’ACTH: durante l’esercizio fisico il prevedibile aumento dell’ACTH dovuto allo stress può influenzare l’aumento di secrezione di aldosterone, congiuntamente all’azione svolta su quest’ultimo dalla renina, a sua volta influenzata dalle catecolamine.
I pazienti appartenenti al gruppo PA, nel corso dello studio, non hanno avuto crisi lipotimiche; i valori medi di ACTH presentano una deviazione standard accettabile nei tre tempi di prelievo, questa correlazione è sicuramente più suggestiva in tale gruppo rispetto il gruppo degli ipertesi essenziali nei quali il valore del coefficiente di Pearson è molto più basso ρ PA: 0,31 p < 0,05.
I pazienti interessati da questo studio sono stati indagati con metodiche di imaging strumentale: il nostro obiettivo è valutare il danno d’organo correlato alla patologia sottostante, l’ipertensione arteriosa primitiva o secondaria all’aldosterone in eccesso. L’ipertensione arteriosa è il maggior fattore di rischio modificabile di malattia cardiovascolare.
L’ipertrofia ventricolare sinistra è una caratteristica della cardiopatia ipertensiva facilmente riconoscibile, a cui segue inevitabilmente un ingrandimento atriale sinistro ed una disfunzione diastolica-sistolica. 45
La letteratura è concorde nel considerare l’aldosterone come un fattore di rischio cardiovascolare indipendente; alti livelli di questo ormone inducono un danno cardiaco e vascolare indipendentemente dall’effetto esercitato sui canali del sodio e sull’aumento della pressione arteriosa58
.
I parametri ecocardiografici esaminati nel nostro studio hanno confermato ciò che ci si aspettava dalla letteratura.
Il diametro teledistolico del ventricolo sinistro EDD, lo spessore parietale PWT e del setto interventricolare SWT sono significativamente maggiori nei pazienti con iperaldosteronismo primario rispetto agli ipertesi; il valore medio del diametro atriale sinistro è maggiore, ma non abbastanza da esserlo da un punto di vista statistico.
Importante è il dato riguardante la massa ventricolare sinistra, calcolata attraverso la formula suggerita dall’American Society of Ecochardiografy75
ed indicizzata considerando il “body surface area”.
La differenza fra i due gruppi è, come ci aspettavamo, a sfavore dei pazienti con iperaldosteronismo primario, che hanno un LMVi di 120,94 ± 4,58 g/m2 rispetto gli
ipertesi essenziali, che presentano valori di 98,54 ± 4,67 g/m2
con p<0,01.
I valori, da noi calcolati per questi pazienti, sono oltre l’intervallo di normalità (LVMi = 50-102 g/ m2
negli uomini e 44-88 g/ m2
nelle donne) nel gruppo PA; nel gruppo EH i valori di LMVi sono ai limiti alti, tuttavia la maggior parte dei pazienti oltrepassa comunque tale limite.
Siamo autorizzati a definire i loro cuori come ipertrofici, di tipo concentrico, considerando il valore di RWT (0,449 ±0,008 cm vs ,45 ± 0,02 cm).
Tutto ciò è in accordo con precedenti studi che, dopo aver valutato la fibrosi miocardica attraverso RMN, hanno concluso che i soggetti con iperaldosteronismo mostrano una
fibrosi, non derivante da precedenti infarti, maggiore se comparata ai pazienti con ipertensione essenziale61
.
La conseguenza diretta di una spiccata fibrosi miocardica è una disfunzione diastolica, caratterizzata da una riduzione della compliance ventricolare sinistra: un alterato rilasciamento durante la diastole ne compromette il riempimento ventricolare.
La valutazione della funzione diastolica del ventricolo sinistro nei due gruppi di pazienti attraverso il doppler tissutale ci ha confermato quanto detto in precedenza.
Abbiamo confrontato il rapporto Em/Am
misurato nei vari pazienti, seguendo le indicazioni dell’American Society of Ecochardiography, giungendo alla conclusione che tale rapporto è inferiore nel gruppo PA rispetto il gruppo EH (0,77 ± 0,04 vs 1,009 ± 0,09 con p<0,05). Possiamo affermare che i pazienti con iperaldosteronismo primario hanno una funzione diastolica significativamente più compromessa degli ipertesi essenziali.
Abbiamo preferito il doppler tissutale anulare, rispetto al doppler flussimetrico transmitralico, perché ci permettere di “leggere” la fibrosi miocardica interstiziale, prima causa di disfunzione diastolica ventricolare; le valutazioni con questa metodica si basano su una minor precarico dipendenza rispetto al doppler flussimetrico82
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Lo studio ultrasonografico dei vasi epiaortici ci fornisce informazioni importanti per quanto concerne il danno d’organo a livello vascolare ed è un fondamentale strumento per la valutazione del lume vascolare e delle parteti delle arterie carotidi extra-craniche: ci permette di misurare l’ispessimento della tonaca intima e media ed utilizzare questo