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L'analisi statistica è stata effettuata con il software MedCalc versione 16.8.

Sono state eseguite un’analisi descrittiva dei dati e la correlazione di Pearson per costruire il modello di regressione multipla allo scopo di individuare: i fattori implicati nella durata della degenza in UTI e nella degenza ospedaliera totale e i fattori implicati nell'incremento dei lattati sierici (lattati sierici >5mmol/L) previa costruzione di una curva ROC per individuare il cut off della durata dei clampaggi, seguendo quindi una sorta di algoritmo di valutazione.

Risultati

La stepwise regression finalizzata ad individuare i parametri correlati in senso inferenziale con la durata della degenza in UTI e totale ha mostrato valori significativi rispettivamente per la durata dell'intervento (P=0,0407), per la durata del clampaggio (P=0,0498)

e co L a c u r v a R O C L d m > (8 la u ra fa d per la clea ome slac1- L R O C La curva R urata del mmol/L, ci > 152 min c 83,3% e 66 a popolazio na regres appresentat attori impl urata dell'i arance dei slac2/slac1) ROC (Fig. clampagg consentiva come quell 6,7%). In b one in 2 gr ssione log ta da valor licati caus intervento. lattati (P= ). 13), diseg io determ a di selezio li caratteri base a ques ruppi (> o gistica do ri di lattac salmente, r L’ analisi =0,0154) ne gnata per minante val onare gli in zzati da > sto risultato < 152 min ove la va cidemia > risultando dei dati ha Figura 123 C elle prime individuar lori di lat nterventi c sensibilità o si è divis n) e si è v ariabile d 5mmol/L, significati a evidenzia urva ROC: du 6 ore (mis re il cut o ttacidemia con clampa à e > speci sa ulteriorm valutato, tra dipendente quali foss ivo soltan ato inoltre c urata clamp vs urata off di > 5 aggio ficità mente amite era sero i to la come s lattacidemia

ad una maggiore durata della VM si associasse un inevitabile aumento della durata della degenza in TI (p<0,001). Allo stesso modo anche la durata della VM è risultata associata in modo statisticamente significativo (p=0,0264) alla durata del clampaggio. Altro dato atteso e confermato dall’analisi statistica è che all’aumento dei minuti di intervento i pazienti sono stati sottoposti a una più lunga VM (p=0,0031). Sia la ventilazione che il clampaggio hanno pertanto contribuito a determinare il prolungamento del ricovero.

Considerata infine la diuresi oraria/Kg è risultata mantenuta a prescindere dalla durata del clampaggio e del declampaggio e non implicata in maniera significativa con la degenza in UTI e la lattacidemia.

Conclusioni

I tempi di clampaggio che hanno caratterizzato la nostra casistica sono da considerarsi non consueti se confrontati con la letteratura. Il nostro fine era individuare parametri su cui lavorare nel futuro per ottimizzare ulteriormente la condotta anestesiologica e rianimatoria in collaborazione col chirurgo che rappresenta il principale interlocutore durante tutte le fasi dell'intervento.

Sicuramente l'esiguità del campione studiato presenta una “validità esterna” piuttosto relativa, per cui sarebbe opportuno arruolare un numero maggiore di soggetti. Tuttavia conferisce un certo grado di tranquillità il fatto che pazienti con clampaggi superiori a 120’ non abbiano avuto complicanze maggiori a 30 gg dall'intervento chirurgico: nessun paziente è stato sottoposto a dialisi per insufficienza renale, né è andato incontro ad insufficienza epatica, il che è auspicabile dato il tipo di intervento, che risulta finalizzato al

risparmio di parenchima epatico. É evidente che la condotta intraoperatoria è ottimale. I pazienti vengono estubati sul letto operatorio o al massimo entro le 24 h. I tempi di recupero dei lattati sono stati eccellenti, quasi a significare che in un paziente con una funzione epatica normale o pseudonormale (si ricordino i problemi legati alla chemioterapia), in quanto oncologico, una volta rimosso il clampaggio, principale determinante dell'iperlattacidemia, se viene mantenuta un'adeguata perfusione, assicurata dalla conservazione della diuresi e dei parametri vitali, essa è in grado di promuovere il recupero dei lattati. La durata del declampaggio, contrariamente alle nostre aspettative, non si è dimostrata essere un determinante significativo nella riduzione dei livelli di lattacidemia. I presidi non invasivi utilizzati durante l'intervento, in particolare il PRAM unitamente ad una stretta collaborazione col chirurgo a controllare il più possibile i tempi di clampaggio, sono stati fondamentali nell'ottenimento dei vari obiettivi. Va infatti precisato, che, per ovvi motivi, i tempi di clampaggio non sono pianificabili con esattezza. Non possono avere tutti una determinata durata, al contrario dei declampaggi. Contrariamente a quanto si legge in letteratura non abbiamo osservato alcun controllo stretto della pressione venosa centrale, senza per questo riscontrare problemi di sanguinamento. Al contrario, gli unici 3 casi di dialisi si sono avuti laddove si teneva la PVC < 5mmHg, ma questi non hanno fatto parte della nostra casistica.

Purtroppo tempi operatori e di clampaggio, unici fattori implicati secondo questo studio, sono solo parzialmente controllabili perchè strettamente correlati alla complessità chirurgica.

Si può concludere, quindi, che, le problematiche perioperatorie legate a tali interventi chirurgici possano essere affrontate sapendo che l'iperlattacidemia e i tempi di clampaggio non inficiano la prognosi e la durata della degenza ospedaliera in maniera

significativa. Ma è, altresì, di fondamentale importanza, il lavoro di èquipe e l’autocritica costante dell'operato delle diverse figure professionali coinvolte in un'ottica di miglioramento continuo della qualità.

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Ringraziamenti

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