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L’andamento delle malattie professionali

Nel documento Rapporto Annuale Regionale 2010 Sardegna (pagine 63-67)

2.1 - Surroga dell’Inail e Mediaconciliazione

2.2 L’andamento delle malattie professionali

di Carlo Enrico Manca

La tutela assicurativa INAIL nei confronti delle malattie professionali ha subito importanti revisioni negli ultimi anni, fino all’emanazione della Nuova Tabella, con il D.M. 09 aprile 2008. Gli aggiustamenti e modifiche normative hanno comportato importanti variazioni anche dei flussi delle domande all’Istituto assicuratore per avere accesso alle prestazioni di legge.

Già la Commissione Interparlamentare presieduta dal sen. Smuraglia1, alla fine degli anni ’90, aveva messo in evidenza il fenomeno delle malattie professionali “perdute” e di quelle “sconosciute”, puntando il dito sul gran numero di forme morbose lavoro correlate che venivano di fatto escluse dalla tutela assicurativa dell’INAIL perché non denunciate ovvero non conosciute.

In particolare patologie legate ai ritmi, ai tempi e alle posture lavorative e patologie legate all’organizzazione del lavoro. Lamentava, in sostanza, la relazione Smuraglia la mancata coordinazione delle ricerche sui possibili agenti patogeni professionali e la inadeguatezza della diffusione delle conoscenze acquisite.

Veniva così messa a fuoco l’inadeguatezza dell’introduzione, con la sentenza della Corte Costituzionale 179/1988 , del c.d. “sistema misto” per aprire effettivamente l’accesso alla tutela per tutte le malattie da lavoro. Infatti l’onere della prova posto a carico del lavoratore costituiva, come ancora costituisce, una difficoltà oggettiva per l’accesso alle prestazioni assicurative. È così che, nel corso degli anni ’90 e primi anni 2000, la percentuale di accoglimento delle domande per malattie non tabellate è particolarmente bassa (sotto il 30%) a fronte di percentuali intorno al 60% per le forme tabellate. Negli stessi anni si osserva uno spostamento sempre più consistente delle domande di riconoscimento per forme non tabellate che, prima dell’emanazione della Nuova Tabella, raggiungono circa l’80%.

Il D.Lgs 38/2000 recepisce lo spirito della relazione Smuraglia e dà avvio ad un processo finalizzato a potenziare e coordinare la ricerca scientifica ed epidemiologica anche attraverso l’integrazione tra strutture pubbliche, al fine di incrementare le conoscenze sulle nuove noxae professionali e migliorare i livelli di tutela dei lavoratori esposti a rischio.

L’art. 10, oltre ribadire l’ammissibilità a tutela anche delle malattie non tabellate (“…delle quali il lavoratore dimostri l'origine professionale...”), prevede la costituzione di una Commissione Scientifica per la revisione delle tabelle ex artt 3 e 211 T.U. 1124/65 (Tabella delle malattie professionali) e l’aggiornamento dell’elenco ex art. 139 del T.U.

(Elenco delle malattie delle quali è obbligatoria la denuncia/segnalazione), con previsione delle liste di malattie di probabile (elevata e limitata probabilità) e possibile origine professionale. Lo stesso articolo istituisce anche il Registro Nazionale delle malattie professionali causate dal lavoro ovvero ad esso correlate (ReNMP), alimentato dalle denunce / segnalazione. Tale Registro ha precisamente lo scopo di far emergere la rilevanza delle diverse forme morbose lavoro correlate e poter così fornire un contributo alla rielaborazione periodica delle Tabelle delle malattie professionali.

1 Relazione Smuraglia, 17 febbraio 2000, LAVORO, PREVIDENZA SOCIALE (11ª), “Indagine conoscitiva sulla sicurezza e l'igiene del lavoro, con particolare riferimento al recepimento delle indicazioni formulate nel documento approvato il 22 luglio 1997 al termine dell'indagine conoscitiva sulla stessa materia condotta congiuntamente con la Commissione lavoro pubblico e privato della Camera dei deputati”.

Nella presentazione1 del nuovo Elenco ex art. 139 (D.M 27/04/2004) la Commissione Scientifica spiega i criteri di definizione dell’elenco: “in base alle attuali conoscenze”, stante “il cambiamento delle esposizioni lavorative” e “le interazioni fra cause morbigene e suscettibilità individuale”, dando un segnale chiaro nel senso di valorizzare fattori determinanti nell’individuazione delle malattie professionali prima ampiamente trascurati.

Afferma ancora la Commissione che “l’assoluta certezza di origine non può più essere attribuita ad alcuna MP”, tanto che “ormai si preferisce

parlare di matrice causale”, ossia di “combinazione di multifattorialità e diversa sensibilità individuale”. Siamo in sostanza in presenza di approccio assolutamente innovativo nei confronti della definizione della patologia da lavoro, una dimensione nuova che tiene conto della concorrenza di più fattori, non solo lavorativi, ma anche individuali o legati all’ambiente di vita.

L’Elenco in parola ha subito successivi aggiornamenti di cui l’ultimo è dell' 11 dicembre 20092, con revisione delle forme morbose in esso riportate, tenendo sempre la classificazione originaria in tre Liste, elevata probabilità, limitata probabilità e possibilità dell’origine professionale.

Questo nuovo, diverso approccio alla qualificazione della natura professionale delle malattie si apprezza in modo significativo anche nella nuove Tabelle delle Malattie Professionali per l’Industria e per l’Agricoltura emanate, su elaborazione della stessa Commissione Scientifica, con il D.M. 9 aprile 20083.

Gli elementi di novità e maggiore apertura all’indennizzo assicurativo non sono pochi.

Intanto contengono un incremento del numero delle voci, da 58 a 85 nell’Industria, sono, poi, definiti con maggior dettaglio gli agenti chimici, le pneumoconiosi; compaiono per la prima volta le malattie muscolo-scheletriche da sovraccarico biomeccanico (arto superiore, ginocchio e colonna vertebrale) e da vibrazioni trasmesse al corpo intero. Tutte le malattie sono nosologicamente definite, solo per alcune esposizioni lavorative viene introdotta la voce: “altre malattie causate dalla esposizione a….”.

Ancora, vengono introdotte modifiche in base alla evoluzione della tecnologie produttive con l’introduzione per legge di “vincoli” temporali e di livelli di esposizione (p. es.:

“esposizione … non occasionale “ o “… postura incongrua prolungata” o “…compressione prolungata” o “esposizione … a livelli di rumore superiori a 80 dB(A)”).

Fino al 2008, data di pubblicazione delle nuove Tabelle, le m.p. “non tabellate” sono arrivate a rappresentare oltre l’80% delle denunce, a dimostrare la clamorosa inadeguatezza normativa delle Tabelle in vigore rispetto alla realtà del rischio nel mondo produttivo. Con le nuove Tabelle, che aprono a molte forme morbose prima escluse, il rapporto si è invertito in quanto vanno a ricomprendere patologie che prima trovavano possibilità di accoglimento solo come malattie non tabellate. Si amplia dunque la platea delle malattie professionali ed assieme si amplia pure l’indennizzabilità, grazie alla possibilità di far valere, anche per nuove forme morbose, la presunzione legale d’origine e quindi un accesso più semplice alle prestazioni assicurative, laddove l’individuazione e l’accertamento del nesso causale costituiva un ostacolo insormontabile.

1 MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI, DECRETO 27 aprile 2004, “Elenco delle malattie per le quali e' obbligatoria la denuncia, ai sensi e per gli effetti dell'art. 139 del testo unico, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, e successive modificazioni e integrazioni”. G.U. n. 134 del 10 giugno 2004.

2 G.U. n. 65 del 19 marzo 2010.

3 G.U. n. 169 del 21 luglio 2008, "Nuove tabelle delle malattie professionali nell'industria e nell'agricoltura", di cui agli articoli 3 e 211 del T.U. approvato con D.P.R. 30 giugno 1965 n. 1124

Tornando alla Relazione Smuraglia sembra di poter ragionevolmente affermare che gli indirizzi operativi che essa conteneva per favorire un riconoscimento ed emersione del fenomeno delle malattie da lavoro sono stati recepiti dalle disposizioni normative emanate nel corso degli anni, fino alle nuove Tabelle delle malattie professionali del 2008 ed hanno dato una nuova identità a malattie per le quali l’origine lavorativa proprio non veniva tenuta in conto. Nel contempo, grazie ad iniziative che si sono variamente sviluppate nel territorio a cura dei Sindacati e degli Istituti di Patrocinio, ma anche di Società scientifiche ed Istituti universitari e di ricerca in genere, nonché dello stesso INAIL, si è sviluppata e diffusa pure la conoscenza delle malattie da lavoro, non solo fra i medici preposti alla certificazione, ma anche fra gli stessi lavoratori, così da ridurre il fenomeno delle “sottodenunce”.

Sono queste le circostanze che stanno alla base del fenomeno del forte incremento delle denunce di malattie professionali pervenute all’INAIL negli ultimi anni.

Prendendo in esame il quinquennio che va dal 2006 al 2010, a livello ITALIA, si registrano incrementi delle denunce del 340,9% in Agricoltura, del 42,3% in Industria e del 32,2% nei Dipendenti conto Stato.

In SARDEGNA, per lo stesso periodo, in Agricoltura l’incremento delle denunce è del 603,7% (da 108 denunce del 2006 a 667 del 2010) e in Industria si registra un incremento del 164,7% (da 796 denunce del 2006 a 2107 del 2010).

Come si vede si tratta di un incremento ben più consistente di quello nazionale e riguarda in modo molto più sostenuto la gestione Agricoltura. Esso risulta dall’apporto di tutte le province, ma in particolare Oristano.

Per quanto riguarda la natura delle forme morbose che ricorrono con maggior frequenza, per lo stesso periodo 2006-2010, nella Tabella 1 sono indicati i principali tipi di malattia.

Tabella 1: MALATTIE PROFESSIONALI manifestatesi nel periodo 2006-2010 e denunciate per tipo di malattia (principali), tutte le gestioni, SARDEGNA.

Principali tipi di malattia 2006 2007 2008 2009 2010 Var. % 2010-2006 Malattie osteo-articolari e

muscolo-tendinee 277 339 457 1.070 2.042 637,2 Ipoacusia da rumore 215 232 263 260 298 38,6 Malattie respiratorie 142 149 173 158 168 18,3 Malattie cutanee 66 68 65 52 39 -40,9 Disturbi psichici da stress

lavoro correlato 29 23 19 20 14 -51,7

Altre 175 228 266 255 236 34,9

Totale 904 1.039 1.243 1.815 2.797 209,4

Fonte: INAIL - Consulenza Statistico Attuariale - Settore Banche Dati

Le malattie muscolo-scheletriche, da tempo le più denunciate a livello europeo, nell’ultimo quinquennio hanno avuto un incremento vorticoso anche nella nostra regione oltre che nel resto del territorio nazionale. Un incremento che, solo negli ultimi due anni 2009 e 2010, è stato di circa il 100% rispetto all’anno precedente. Sono rappresentate soprattutto da affezioni dei dischi intervertebrali e da tendiniti a carico di vari distretti. Si tratta di malattie che già erano al primo posto prima dell’introduzione delle nuove Tabelle del 2008 e che hanno trovato così un giusto riconoscimento con un percorso più agevole per la qualificazione di malattie professionali.

I numeri relativi alla tipologia di malattie denunciate porta pure ad un’altra considerazione.

Si tratta, in gran prevalenza, di malattie osteo-articolari e muscolo tendinee, sì a lenta insorgenza, ma certo non con tempi di latenza particolarmente lunghi, come può essere per la patologia tumorale e per le patologie da accumulo. Sono dunque espressione non già di un rischio remoto e magari ormai esaurito, ma piuttosto di una condizione lavorativa in gran parte dei casi ancora attuale, aprendo nuovi scenari per interventi prevenzionali mirati. Peraltro, trattandosi di patologia multifattoriale, del tutto indistinguibile, in gran parte dei casi, da analoghe forme di natura non professionale, diventa dirimente, per aprire la strada all’indennizzabilità, la natura “tabellata” di alcune di esse e quindi la presunzione legale di origine in presenza di lavorazioni tabellate.

Ad incrociare tali dati con quelli degli occupati (v. Tabella 2) si registrano indici di incidenza fortemente in crescita, espressione non già della maggiore ricorrenza del fenomeno (magari per ambienti di lavoro più insalubri), ma, piuttosto, della emersione di un fenomeno prima sommerso ma sicuramente esistente anche nel passato.

Tabella 2: MALATTIE PROFESSIONALI manifestatesi nel periodo 2006-2010 e denunciate, tutte le gestioni, per anno, indici di incidenza x 1000 occupati. SARDEGNA.

Anni 2006 2007 2008 2009 2010 Var. %

2010-2006 Totale denunce malattie professionali 904 1.039 1.243 1.815 2.797 209,4

Occupati 607.564 612.972 610.918 592.289 593.379 -2,3 Indici di incidenza

(x 1.000 occupati) 1,488 1,695 2,035 3,064 4,714 216,8

Fonte: INAIL - Consulenza Statistico Attuariale - Settore Banche Dati

L’incremento così rilevante delle denunce trova una sua spiegazione anche con il fenomeno delle denunce plurime, ovvero la denuncia di più malattie insistenti sullo stesso lavoratore, fenomeno in passato solo marginale. I dati disponibili a livello nazionale ci dicono che nel 2010 un quarto circa delle denuncie di malattia professionale sono plurime e non vi è motivo di pensare che in Sardegna le cose siano andate diversamente.

I dati registrati confermano il risultato positivo delle disposizioni normative intervenute in favore di una emersione delle malattie lavoro correlate che, da un punto di vista assicurativo, interviene nei confronti di condizioni di lavoro sfavorevoli che risalgono agli anni addietro, a volte anche molto indietro, ma anche di realtà lavorative ancora attuali. Si tratta ora di rendere operativi tutti gli strumenti normativi disponibili per agire in modo efficace anche in termini di prevenzione nei confronti delle condizioni lavorative che stanno alla base delle patologie di più frequente osservazione e giungere ad un abbattimento delle stesse patologie, abbattimento reale e non già solo apparente per

“sottodenuncia”.

Nel documento Rapporto Annuale Regionale 2010 Sardegna (pagine 63-67)

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