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Anni ’80 Origini della presenza rom a Pisa

2.2 Storia della presenza rom a Pisa

2.2.1 Anni ’80 Origini della presenza rom a Pisa

In questo primo periodo, gli zingari che abitano nel territorio comunale e nelle zone limitrofe&& appartengono a due gruppi diversi.

Da una parte abbiamo i sinti, tutti in possesso della cittadinanza italiana, dall’altra abbiamo i rom “slavi”che provengono dalla Ex-Jugoslavia e in particolare dalla Bosnia.

I sinti, gruppi di antico insediamento, praticano per tradizione giostre e spettacoli per bambini, ragione per la quale si spostano da una città all’altra. È improprio quindi, parlare di nomadismo. La loro, è più che altro una forma di mobilità periodica.

D’altra parte, neanche i rom jugoslavi possono essere definiti nomadi: nella Jugoslavia di Tito, come in tutti i Paesi socialisti, i rom sono stati sedentarizzati e hanno vissuto per decenni in condizione di stanzialità&'.

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55 Pisa non è la sola a dover affrontare il “problema nomadi”. A Cascina il Comune ha allestito sin dal 1986 un “campo nomadi” che ospita 35 persone. In altri comuni interessati da limitate presenze rom, come Bientina, Calcinaia, Vicopisano, S.Maria a Monte, Pontedera, le amministrazioni procedono con la politica degli sgomberi. Cfr. S.Bontempelli, La tribù dei gagè.

Comunità rom e politiche di accoglienza a Pisa, in Studi Emigrazione/Migration Studies, XLIII, n°164,

2006, p.953.

&$" In ogni caso, entrambi gruppi hanno vissuto per molti anni l’esperienza drammatica dei “campi nomadi”, degli sgomberi e della vita in baracche e

roulottes.

Tuttavia, dai primi anni Novanta nei campi nomadi di Pisa avviene un’importante trasformazione: l’arrivo dei profughi dalla Ex Jugoslavia modifica la composizione della popolazione dei campi. I nuovi arrivati sono spesso giovani, non hanno mai vissuto nella condizione di emarginazione tipica del campo, nei loro paesi di origine alcuni erano impegnati politicamente o svolgevano attività di medio livello intellettuale&(.

È proprio alla fine degli anni ottanta, che nasce un insediamento spontaneo nella frazione di Coltano, in località“I Mortellini”. Questo primo campo del tutto abusivo arriva ad ospitare circa 600 persone. È abitato da cittadini provenienti dalla Jugoslavia ed è del tutto privo dei più elementari servizi (acqua, luce, servizi igienici).

Nel 1988, il Comune istituisce in quella stessa zona un “campo sosta provvisorio” dotato finalmente di acqua e due bagni. Viene anche avviato il servizio di trasporto scolastico per i bambini&).

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57 S.Bontempelli, La tribù dei gagè. Comunità rom e politiche di accoglienza a Pisa, in Studi Emigrazione/Migration Studies, XLIII, n°164, 2006, p.954.

58 Sul campo de “i Mortellini” cfr. Africa Insieme, Vite di scarto. Marginalità sociale e marginalità

abitativa degli stranieri nella zona pisana, 2006. Scaricabile dalla pagina web

http://africainsieme.wordpress.com/2009/09/23/vite-di-scarto/ e Carlo Macaluso, Intervento al

Consiglio Comunale di Pisa, novembre 2003.

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Le difficili condizioni di vita al campo e i continui controlli delle forze dell’ordine, a fronte di problematiche legate anche alla condizione migrante e riguardanti ad esempio i permessi di soggiorno, favoriscono un continuo spostamento di piccoli gruppi rom verso case abbandonate, terreni comunali, zone più periferiche.

In questo stesso anno, la Regione Toscana vara la prima legge “per la tutela dell’etnia&* Rom'+”, molto simile a quelle già approvata nelle altre Regioni italiane. Per la prima volta si assiste a un riconoscimento dei diritti delle popolazioni zingare. Tra questi viene citato il “diritto al nomadismo”. I Comuni, si afferma, non potranno più proibire l’accesso alle carovane, ma dovranno accoglierle, provvedere alla loro sistemazione, erogare i servizi di base, garantire ai bambini l’accesso all’istruzione.

A questo scopo, identificando le popolazioni zingare come popolazioni nomadi, si prevede l’istituzione di campi sosta per i quali la Regione stanzia dei fondi da destinare ai Comuni.

Dalla ricerca “Zingari in Toscana” portata avanti dalla Fondazione Michelucci, emerge comunque che, dei quindici Comuni nei quali si è registrata una stabile presenza rom nell’arco degli ultimi decenni, soltanto otto chiedono finanziamenti per la realizzazione dei campi sosta. In tutti gli altri comuni, i rom sono

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59 Il termine etnia è un termine controverso in quanto spesso viene utilizzato per sostituire il termine “razza”. Cfr. Rivera, Gallissot, Kilani, L’imbroglio etnico in 14 parole chiave, Edizioni Dedalo, Bari, 2001.

60 Regione Toscana, Legge Regionale n.17 del 7-4-1988, “Norme per la tutela dell’etnia Rom”. "

&&" semplicemente cittadini invisibili. D'altra parte, come osservava nel 2003 l'Assessore alle politiche sociali, riconoscerne la presenza comporterebbe un’assunzione di responsabilità'!.

Il Comune di Pisa, il 26 settembre 1989, chiede alla Regione un finanziamento per la costruzione di due campi: uno nella zona di Ospedaletto per “nomadi italiani”, cioè Sinti, e uno nella frazione di La Vettola per i “nomadi slavi”.

Nonostante questo la politica di allontanamento dal territorio dei “nomadi” non si ferma: nel 1990 il Sindaco di Pisa ordina lo sgombero di tutti gli insediamenti abusivi e nel 1991 anche dello storico campo de “i Mortellini”.

In seguito a questi sgomberi, gli zingari si disperdono in una miriade di piccoli campi, tutti abusivi, e in condizioni igieniche ancora più precarie di prima.

Sorgono piccoli insediamenti sotto un tratto autostradale sopraelevato, in località “Biscottino” (alle porte di Stagno, estrema periferia di Livorno), nelle vicinanze dei raccordi autostradali, in altre aree periferiche e marginali lontane dalla città e dai servizi.

Intanto continua il dibattito sulla costruzione dei “campi sosta” autorizzati in attuazione della Legge Regionale.

La politica di accoglienza del Comune suscita la reazione di una parte dell’opinione pubblica: nella zona sud della città, dove vi è la maggior parte

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61 Carlo Macaluso, Intervento al Consiglio Comunale di Pisa del Novembre 2003. "

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degli insediamenti, si costituisce “l’Associazione per la difesa dei territori di Coltano e Tombolo”, fortemente contraria alla costruzione dei campi.

Sarà anche in seguito alle pressioni di questa associazione, che il Comune deciderà di rinunciare alla costruzione del campo per “nomadi italiani” a Ospedaletto.

Nel 1991 viene presentato alla Regione un nuovo progetto, che prevede la costruzione di un unico campo sosta in località “Paduletto”, anch’esso nella frazione di Coltano. Anche in questa occasione però, il Comune sembra cedere alle pressioni: il numero delle piazzole al campo verrà ridotto da 10 a 6'#.

Nel 1994 il Comune ordina lo sgombero del Campo di Ospedaletto.