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Vengono qui presentati tre record pollinici dalla torbiera delle Crotte Basse. Il primo (fig. 2.29) sarà utilizzato per illustrare le principali tappe della storia ambientale dal Tardoglaciale all'Età Romana, mentre il secondo (fig. 2.33) presenta un focus sull'intervallo temporale a partire dal 5600 cal. BP. La cronologia di riferimento utilizzata per il limite Tardoglaciale / Olocene e per l’Olocene è quella proposta da Orombelli e Ravazzi (1996), Ravazzi et al. (2007) e Walker et al. (2009).

Vegetazione erbacea e sedimentazione lacustre (Allerød, tra circa 12900 - 12700 anni cal. BP). La base del diagramma pollinico in fig. 2.29 testimonia la presenza di

vegetazione arborea a conifere alle medie quote del Mont Fallère. Questa fase, che precede un evento di forte abbassamento del limite degli alberi ed espansione di vegetazioni steppiche riferibile al Dryas Recente rappresenta la parte finale dell’interstadio di Bølling - Allerød (14700 - 12700 anni cal. BP). Durante questa fase, le aree di alta quota del Mont Fallère erano prive di copertura vegetale legnosa e ricoperte da formazioni erbacee dominate da Gramineae, accompagnate da Artemisia.

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Le % polliniche suggeriscono che pini e betulle fossero presenti sul Mont Fallère alle quote inferiori (probabilmente attorno ai 1500 - 1700 m di quota), mentre boschi di latifoglie erano presenti a maggiore distanza sul fondovalle.

Il record stratigrafico dalla successione 2010 delle Crotte Basse mostra la presenza di una fase tardoglaciale di sedimentazione lacustre di alta quota. I caratteri litologici indicano che l’ambiente di sedimentazione era tranquillo, senza corsi d’acqua importanti ad alimentare il bacino delle Crotte Basse: l’apporto sedimentario e idrico era probabilmente a carico delle precipitazioni e delle acque di ruscellamento che drenavano i pendii adiacenti il bacino.

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Steppe aride a xerofite (Dryas Recente, tra circa 12700 - 11700 anni cal. BP).

Durante il Dryas Recente, l’ultimo episodio di clima temperato freddo e arido che precede l’inizio dell’Olocene, vegetazioni steppiche si espandono alle medie e alte quote del Mont Fallère. Le condizioni climatiche, caratteristiche del Dryas Recente, determinarono, dunque, l’abbassamento del limite degli alberi, in espansione durante l’interstadiale di Bølling - Allerød, e la diffusione di vegetazioni pioniere erbacee e arbustive, dominate da Artemisia, Chenopodiaceae, Ephedraceae e con Helianthemum,

Centaurea scabiosa, Armeria (fig. 2.30) e altri taxa erbacei.

Fig. 2.30: a (sopra): pianta e granulo pollinico di eliantemo (genere Helianthemum); b (sotto) pianta di Armeria, entità petrofila che non richiede un ambiente pedogenizzato per

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Dinamiche forestali dell’Olocene Antico (tra circa 11700 - 8500 anni cal. BP). Il

limite Tardoglaciale / Olocene è riconosciuto nel record della fig. 2.29 come un passaggio brusco, che segna la transizione tra spettri pollinici dominati da erbe e arbusti pionieri di ambiente steppico e spettri dominati da polline di entità arboree e arbustive (nel caso specifico delle Crotte Basse: pino cembro, pino silvestre/mugo e betulla, con % progressivamente crescenti di latifoglie termofile, soprattutto di nocciolo). La netta flessione dell’NAP (Non Arboreal Pollen) e il corrispondente aumento dell’AP (Arboreal Pollen) rappresentano la “firma pollinica” che segna il limite Tardoglaciale / Olocene in tutti i diagrammi dell’area alpina e prealpina (si veda, ad esempio: Tinner et al., 1999; Pini, 2002; Finsinger et al., 2006; Vescovi et al., 2007).

I dati pollinici suggeriscono che la vegetazione forestale a conifere (sia Pinus

cembra che Pinus sylvestris/mugo) era già insediata alle quote inferiori sul massiccio

del Mont Fallère nella primissima parte dell’Olocene. L’assenza di stomi di pino nei depositi analizzati alle Crotte Basse suggerisce che il polline di questa conifera provenisse da quote inferiori ai 2000 m, dove i pini costituivano una fascia di vegetazione in rapido addensamento. Gli ambienti d’alta quota erano invece popolati da vegetazione erbacea e arbustiva, con Juniperus, Betula, Alnus viridis, Artemisia, Gramineae e Cichorioideae. E’ probabile che sporadici esemplari di larice fossero insediati al di sopra del limite della foresta.

Durante la prima parte dell’Olocene il bacino delle Crotte Basse era un piccolo lago con acque poco profonde popolate da specie algali planctoniche (Scenedesmus, diverse specie di Botryococcus e Pediastrum, accompagnate da Tetraedron) e potamogeti. Attorno al bacino era presente una ridotta cintura perilacustre a Cyperaceae, Potentilla, Sparganium t. emersum e Thalictrum.

Espansione e stabilizzazione delle foreste di pino cembro ad alta quota (Olocene Antico - Medio, tra circa 8500 - 5600 anni cal. BP). A partire da circa 8500 anni cal.

BP i dati pollinici mostrano il rapido innalzamento del limite della foresta e la diffusione di boschi di conifere dominati da pino cembro attorno al bacino delle Crotte Basse.

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Fig. 2.31: Rametto e granulo pollinico di Pinus cembra (fotografia al MO, x630). (tratta da: Pini, 2014)

A partire da circa 8400 anni cal. BP Abies (l’abete bianco) si diffonde negli ambienti di alta quota del Monte Fallère: la presenza di questa specie a quote probabilmente prossime ai 2350 m è testimoniata dal rinvenimento di stomi a partire da 312 cm di profondità della successione 2009. L’arrivo in quota dell’abete bianco segna la fine della fase di massima diffusione degli indicatori di vegetazioni erbacee di prati secchi e nardeti a suggerire che questo evento abbia un controllo climatico legato ad un aumento delle precipitazioni che favorisce la diffusione di taxa che prediligono un clima più piovoso e umido, come appunto l’abete bianco. Pino cembro, abete bianco e larice costituivano quindi dense foreste d’alta quota attorno alle Crotte Basse a partire dalla metà del IX millennio cal. BP.

L’arrivo della foresta a 2365 m di quota e il suo progressivo addensamento determina importanti trasformazioni nell’ambiente acquatico delle Crotte Basse. Lo specchio lacustre delle Crotte Basse si popola di colonie di Botryococcus; la vegetazione acquatica e perilacustre a macrofite (Potamogeton e Sparganium tipo

emersum) si espande.

Apertura della foresta ed espansione dei pascoli alpini nel tardo Neolitico / prima età del Rame (a partire da circa 5600 anni cal. BP). A partire da circa 5600 anni cal.

BP, il record pollinico delle Crotte Basse registra importanti cambiamenti nella struttura del paesaggio vegetale, con una marcata riduzione delle foreste di conifere e il

Fig. 2.32: Rametto e granulo pollinico di Abies (fotografia al microscopio ottico, x630). (tratta da: Pini, 2014)

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progressivo aumento degli indicatori di prati grassi (fig. 2.33). La fase di deforestazione si colloca, dal punto di vista cronologico, in corrispondenza dell'inizio di una lunga fase di frequentazione antropica delle alte quote alle pendici del Mont Fallére, indicata nella curva di densità cumulata delle date 14C ottenute dai siti di interesse archeologico ivi rinvenuti (fig. 2.33). Ciò suggerisce che questa trasformazione ambientale abbia origine antropica. L'aumento di spore di funghi coprofili e di concentrazione del fosforo nel sedimento suggerisce che a partire dal tardo Neolitico / prima età del Rame alle alte quote del Monte Fallére venissero praticate attività di alpeggio e transumanza stagionale, con movimenti verticali che a partire da insediamenti stabili nel fondovalle portavano gruppi umani ad alta quota durante la stagione favorevole.

Fig. 2.33: Torbiera delle Crotte Basse; a partire da circa 5600 anni cal. BP, alla riduzione delle foreste di conifere si contrappone la diffusione di indicatori di prati grassi e di concentrazione di spore coprofile e di nutrienti, segnali di attività di alpeggio e pascolo. (tratta da: Pini, 2014)

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Le dense foreste di conifere, che per quasi 4000 anni caratterizzarono le aree di alta quota del Monte Fallère, vengono interessate da intensa deforestazione: questi cambiamenti furono messi in atto molto probabilmente da popolazioni preistoriche che si portavano sopra i 2300 m per attività agro-pastorali stagionali. Una prima fase di riduzione forestale, datata a circa 5600 anni cal. BP (tardo Neolitico / prima età del Rame) colpì le popolazioni d’alta quota di pino cembro e, in minor misura, l’abete bianco. Questo evento è riconoscibile nel diagramma pollinico delle Crotte Basse dal crollo dei valori % di Pinus cembra e dalla comparsa, con curva pressoché continua, di particelle di carbone macroscopiche.

L’apertura delle foreste creò ampie aree per l’espansione dei pascoli alpini; con diffusione di vegetazioni nitrofile di pascolo con Rumex t. acetosa, Ranunculus tipo

acris, Asphodelus albus, Plantago t. lanceolata e Urtica (fig. 2.34).

La presenza di aree per lo stazionamento del bestiame è indicata dall’abbondanza di spore di funghi coprofili (Sordariaceae e Sporormiella: fig. 2.35), associate a deiezioni animali.

Dallo studio delle carote polliniche in oggetto, risulta anche la presenza di vegetazione tipica di aree secche, disturbate con Artemisia ed Helianthemum. La presenza di frammenti di carbone di lunghezza > 50 micron, testimonia verosimilmente lo svolgimento di attività antropiche, in prossimità delle Crotte Basse. Le evidenze di

Fig. 2.34: Vegetazione nitrofila a Urtica che si sviluppa dopo la stabulazione di bestiame e accumulo di deiezioni animali. (tratta da: Pini, 2014)

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colture cerealicole sono piuttosto ridotte, ad indicare attività limitate al fondovalle aostano e alle zone di media quota.

Le trasformazioni dell’ambiente terrestre si accompagna a cambiamenti nelle fitocenosi algali del bacino delle Crotte Basse. La deforestazione fu probabilmente responsabile dell’aumento della luminosità nello specchio lacustre / palustre, favorendo l’espansione di masse algali planctoniche di Scenedesmus e Botryococcus. L’alterazione dell’equilibrio chimico delle acque, causato dalle attività pastorali (da bacino eutrofico a mesotrofico), determinò successivamente il crollo di quasi tutte le specie planctoniche e la diffusione di forme bentoniche, come Spirogyra.

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