Terza edizione a Udine per il SAFest Summer Academy Festival, il nuovo festival internazionale organizzato dalla Civica Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe” con la compagnia di danza contemporanea Arearea. Tra domani, domenica 7, e giovedì 1 1 l u g l i o u n c e n t i n a i o t r a s t u d e n t i e d o c e n t i provenienti da Russia, Bulgaria, Estonia, Svizzera, Italia e dalla Colombia si confronteranno nel capoluogo friulano sul tema di questa edizione, “Corpo in Scena”, che sintetizza efficacemente le due forme d’arte che lo contraddistinguono, il teatro e la danza, mirabile intreccio di molta scena contemporanea.
Per quasi una settimana con SAFest la città di Udine si trasforma in un palcoscenico mondiale a cielo aperto per giovani talenti, luogo di incontro tra maestri provenienti da diverse realtà teatrali. Uno scambio di esperienze tra scuole di teatro e accademie internazionali che coinvolgono anche il territorio, attraverso l’incontro con il pubblico in occasione di momenti di eventi performativi e Masterclass aperte
E proprio con un evento pubblico si apre il festival nella serata di domenica: alle 22.00 sul sagrato della Chiesa di San F r a n c e s c o d i s c e n a l ’ a n t e p r i m a d e l p r o g e t t o d i A r e a d a n z a “ L . E . O L e x E x t r a O r d i n a r i a . I n S e z i o n e Aurea” firmato dalla coreografia di Leonardo Diana in collaborazione con Nicola Buttari, scenografo virtuale. In scena Leonardo Diana, Isabella Giustina, Ester Bonato, Diana Dardi, Irene Ferrara, Gloria Nardo, Daniele Palmeri, Anna Savanelli, Nicol Soravito, Sebastian Zamaro. Una produzione Versilia Danza in collaborazione con Compagnia Arearea. L.E.O.
è un progetto interdisciplinare che vuole approfondire aspetti
matematici del genio fiorentino Leoardo Da Vinci e le sue sperimentazioni sulle macchine, per elaborare nuove scritture coreografiche in relazione all’uso di nuove tecnologie. Il soggetto al centro del progetto è il corpo nell’elaborazione di un processo artistico che si spinga verso un senso formale-estetico, caratterizzato da un approccio più matematico e razionale. Il corpo, mezzo espressivo, mira ad analizzare un concetto meccanico e lineare, nella ricerca di una perfezione formale. Lo studio di alcuni aspetti dell’arte di Leonardo Da Vinci, come L’Uomo Vitruviano, lo studio sulle macchine, le ricerche sulla “sezione aurea” sono il punto di partenza della performance per tracciare dei confini sia spaziali che t e m p o r a l i , d e n t r o a i q u a l i e l a b o r a r e l a s c r i t t u r a coreografica, video e musicale. Biglietto unico € 5,00
©Manuela giorgia mapping Leo
SAFest – che propone ai partecipati masterclass quotidiane tenute da docenti della Nico Pepe (Claudio de Maglio) di Arearea (Marta Bevilacqua, Roberto Cocconi Luca Zampar) e delle Accademie ospiti (Andrey Tolchine-San Pietroburgo, Alexander Iliev-Sofia e Andrea Valero-Bogotà) – prosegue con le performance aperte al pubblico lunedì 8 luglio con gli allievi bulgari della Plovdiv University, gli allievi colombiani e gli allievi della Nico Pepe.
Da rilevare la presenza al festival di Daniel Bausch, componente del board ITI Unesco Network, vice decano della svizzera Scuola Teatro Dimitri di Verscio, attore del Berliner Ensemble e della Deutsche Oper, che ha lavorato anche in Italia con Cesare Lievi: attesa la sua partecipazione che porterà un importante contributo di conoscenza sul lavoro che il Network ITI UNESCO for Higher Education in the Performing Arts, di cui la Nico Pepe fa parte, sta portando avanti nella
sede operativa cinese di Shangai.
Oltre al Comune di Udine affiancano l’Accademia Nico Pepe la Regione Friuli Venezia Giulia, il Ministero dei beni e delle attività culturali, la Fondazione Friuli e Adeb-Associazione Danze e Balletto Udine.
IN FONDO ALLA STRADINA BIANCA…
Sono trascorsi ormai più di cinque anni dalla scomparsa di Laszlo Szoke, calciatore dell’Udinese negli anni ’50. Per me era “zio Lazy”. Aveva infatti sposato Cornelia Bertoli, sorella di mia madre, conosciuta durante un ritiro della squadra ad Arta Terme.
Nato a Budapest nel 1930, scelse ancora ragazzo l’espatrio per cercare fortuna calcistica all’estero. Fu notato dai dirigenti del “Grande Torino” e nel 1952, dopo aver giocato in Colombia, al Racing di Parigi e in alcune squadre italiane, approdò all’Udinese allora presieduto da Dino Bruseschi da poco subentrato a Giuseppe Bertoli. Vestì la maglia bianconera per tre stagioni nel ruolo di mezzala compreso il campionato 1954/55 in cui l’Udinese si classificò al secondo posto dietro al Milan di Schiaffino e Nordahl.
Molti ricordi mi legano alla figura di mio zio Lazy, e spesso la mia mente rivive momenti veramente entusiasmanti per chi,
come me, ha sempre amato il calcio.
Per molti anni ci recammo insieme allo stadio a seguire le partite dell’Udinese. Abitavamo a pochi metri di distanza, a Molin Nuovo, nella prima campagna a ridosso della città. Mi aspettava puntuale un’ora prima della partita in fondo alla stradina bianca che univa le nostre abitazioni, io fermavo l’auto, lui saliva e via di corsa allo stadio. Erano anni di grande entusiasmo per i colori bianconeri, in particolare gli anni ’90 quando l’Udinese, guidata da Alberto Zaccheroni, si mise in luce con un gioco spumeggiante e fantasioso e con dei risultati quasi impensabili.
In una freddissima domenica d’inverno mi presentai al solito appuntamento domenicale tutto bardato con sciarpa, cappellino, giacca a vento e guanti e mi fece un certo effetto vederlo in fondo alla stradina con addosso solamente un maglioncino di lana dal collo alto e una giacca tinta cammello. Niente cappotto, niente guanti, niente sciarpa.
“Non ti preoccupare, ho il fisico di uno sciamano ungherese”
– mi diceva – “non mi serve il cappotto”.
Un’altra domenica in fondo alla stradina mio zio mi aspettava insieme a un’altra persona. Fermai come sempre la vettura, Lazy salì davanti e nel sedile posteriore si accomodò il suo ospite, un distinto signore biondo che parlava bene l’inglese.
“Caro nipote oggi ti ho fatto una bella sorpresa! Ti presento Arne Selmosson, mio ex compagno di squadra nell’Udinese, un grande campione.
Quel distinto signore che negli anni ’50 era soprannominato
“Raggio di luna” per i suoi riflessi biondastri, mi diede subito l’idea di un calciatore/galantuomo dai buoni piedi e, con il mio inglese appena passabile, scambiai alcuni commenti sulla formazione bianconera attuale e sul calcio “moderno”. Mi
ricordo che l’Udinese quella domenica, come succedeva spesso in quel periodo, vinse con grande merito e al ritorno Selmosson sembrò molto soddisfatto. Forse la sua mente era tornata agli anni in cui la stessa maglia bianconera, da lui indossata portò l’Udinese al secondo posto nel campionato di serie A, un ricordo indelebile nella memoria storica di molti tifosi friulani.
Alcuni anni prima mio zio mi fece un’altra gradita sorpresa.
Io ero un ragazzino. Entrò in casa bussando e mi disse:
“Prepara quattro bicchieri e una buona bottiglia di vino bianco fresco. Arrivano dei miei amici a trovarmi.”
Dalla solita stradina arrivò nell’ampio cortile di ghiaia davanti casa un’auto scura di grossa cilindrata e scesero alcune persone tra le quali riconobbi subito Gigi Radice, allora allenatore del Torino. La
s q u a d r a e r a d i r e t t a i n Yugoslavia per disputare una partita di Coppa. Gigi Radice colse l’occasione per fermarsi in Friuli a salutare il suo v e c c h i o a m i c o L a z y . F u u n pomeriggio intenso in cui gli
“adulti” parlarono a lungo dei tempi passati e degli i n c r e d i b i l i s u c c e s s i d e l T o r i n o d e l t e m p o . I o e r o assolutamente rapito da questi discorsi e dalla straordinaria personalità di Gigi Radice, uomo molto simpatico e grande conoscitore di calcio.
Pochi giorni prima avevo seguito una sua intervista in televisione in un’importante rubrica sportiva, ed ora era lì, nel salotto di casa a sorseggiare del buon vino friulano insieme a mio zio. Quell’incontro mi riempì d’orgoglio e di gioia. Ringraziai Lazy per molto tempo.
In fondo alla stradina bianca sono rimasti molti ricordi e
l’immagine ancora viva di un atleta senza cappotto, dal forte fisico, definito da Bruno Pizzul in un bellissimo articolo
”giocatore di razza”.
Io aggiungo: “Uno zio veramente speciale”.
Emanuele Casamassima