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L’applicazione delle umbrella clauses in presenza di enti diversi dallo Stato

5. I soggetti che possono fare affidamento sulle umbrella clauses

5.2 L’applicazione delle umbrella clauses in presenza di enti diversi dallo Stato

La situazione descritta al paragrafo precedente può altresì presentarsi, a parti invertite, in riferimento allo Stato ospite. Si pensi, ad esempio, a un accordo di investimento concluso dall’investitore straniero con un ente territoriale, un Ministero o un’università pubblica. In tutti questi casi, lo Stato ospite potrebbe eccepire di fronte ad un Tribunale ICSID la propria estraneità al rapporto contrattuale e alle obbligazioni che ne derivano, aggirando in questo modo anche l’applicazione della clausola ombrello contenuta nel BIT. La giurisprudenza arbitrale appare, anche su questa questione, divisa pressoché a metà, con posizioni contrapposte e fra loro inconciliabili389.

La decisione del Tribunale del caso Impregilo v. Pakistan390 è stata forse la più netta nel rigettare l’applicazione delle umbrella clauses laddove lo Stato ospite non sia parte contrattuale dell’accordo di investimento. Nel caso in questione, Impregilo si era impegnata direttamente con un ente pubblico, denominato WAPDA (Water and Power

Development Authority), giuridicamente distinto – secondo il diritto nazionale – dallo

Stato pakistano. Di conseguenza, nel momento in cui la società italiana tentò di far valere ai danni del Pakistan la violazione degli accordi contrattuali operata dalla controparte contrattuale, il rifiuto degli arbitri fu perentorio: “given that the Contracts

were concluded by Impregilo with WAPDA, and not with Pakistan, Impregilo's reliance upon Article 3 of the BIT [la clausola di trattamento più favorevole, tramite la

quale Impregilo sperava di godere dei vantaggi concessi dall’umbrella clause] takes

the matter no further. Even assuming arguendo that Pakistan, through the MFN clause

389 L’analisi di J.ANTONY in Umbrella Clauses Since SGS v. Pakistan and SGS v. Philippines – A Developing Consensus, in 29(4) Arbitration International, LCIA, 2013, p. 631, rivela nuovamente una

netta spaccatura: dei 13 casi ICSID (fino al 2013) in cui è stato discusso questo punto, 6 Tribunali si sono espressi a favore dell’applicazione della clausola ombrello anche qualora il convenuto non sia parte contrattuale dell’accordo di investimento, mentre 7 sono risultati contrari.

390 Cfr. ICSID Impregilo SpA v. Islamic Republic of Pakistan, ICSID Case No. ARB/03/3, Decisione

128 and the Swiss-Pakistan BIT, has guaranteed the observance of the contractual commitments into which it has entered together with Italian investors, such a guarantee would not cover the present Contracts – since these are agreements into which it has not entered”391.

Dello stesso parere furono gli arbitri del caso Azurix v. Argentina392, che si ritrovarono – come si è già avuto modo di sottolineare – nella particolare situazione in cui né l’attore né il convenuto fossero parti dell’accordo di investimento, concluso dall’investitore con la Provincia (giuridicamente autonoma) di Buenos Aires.

Fortemente contrari a simili prese di posizione furono i Tribunali ICSID dei casi

Eureko v. Polonia393 e Noble Ventures v. Romania394, i quali riconobbero la possibilità di attribuire allo Stato ospite la violazione degli obblighi contrattuali conclusi dall’investitore con un ente sub-statuale. Nei casi predetti, gli arbitri seguirono le argomentazioni già esposte nel caso SGS v. Pakistan395, affermando che le norme di diritto internazionale consentissero di attribuire allo Stato gli atti (e quindi le violazioni, con conseguente responsabilità internazionale dello Stato stesso) compiuti dai soggetti indicati agli Articoli 4, 5 e 8 dei Draft Articles on Responsibility of States

for Internationally Wrongful Acts396.

391 Ibidem, par. 223.

392 Cfr. ICSID Azurix Corp. v. The Argentine Republic, ICSID Case No. ARB/01/12, Decisione del

14 luglio 2006.

393 Cfr. ICSID Eureko B.V. v. Republic of Poland, Decisione parziale del 19 agosto 2005.

394 Cfr. ICSID Noble Ventures, Inc. v. Romania, ICSID Case No. ARB/01/11, Decisione del 12

ottobre 2005.

395 Cfr. ICSID SGS Société Générale de Surveillance S.A. v. Islamic Republic of Pakistan, ICSID

Case No. ARB/01/13, Decisione sulla giurisdizione del 6 agosto 2003, par. 166: applicando le citate disposizioni dei Draft Articles – tradizionalmente accettate come diritto consuetudinario – il Tribunale riconobbe che “the 'commitments' subject matter of Article 11 [la clausola ombrello del BIT] may, without imposing excessive violence on the text itself, be commitments of the State itself as a legal person, or of any office, entity or subdivision (local government units) or legal representative thereof whose acts are, under the law on state responsibility, attributable to the State itself”.

396 Cfr. Draft Articles on Responsibility of States for Internationally Wrongful Acts, with Commentaries, in Yearbook of the International Law Commission, 2001.

L’Articolo 4 dispone che “1. The conduct of any State organ shall be considered an act of that State under international law, whether the organ exercises legislative, executive, judicial or any other functions, whatever position it holds in the organization of the State, and whatever its character as an organ of the central government or of a territorial unit of the State. 2. An organ includes any person or entity which has that status in accordance with the internal law of the State”;

L’Articolo 5 afferma: “The conduct of a person or entity which is not an organ of the State under article 4 but which is empowered by the law of that State to exercise elements of the governmental authority shall be considered an act of the State under international law, provided the person or entity is acting in that capacity in the particular instance”;

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La più chiara esposizione di tale argomentazione venne data dal Tribunale del caso

Noble Ventures, che si espresse a favore della responsabilità dello Stato rumeno per

ogni violazione contrattuale compiuta dalle imprese di Stato: “Apart from the fact that

there is no reason why one should not regard commercial acts as being in principle also attributable, it is difficult to define whether a particular act is governmental. There is a widespread consensus in international law, as in particular expressed in the discussions in the ILC regarding attribution, that there is no common understanding in international law of what constitutes a governmental or public act (…) In the judgment of the Tribunal, that is the position here. Both SOF and APAPS were responsible, as a matter of Romanian law, for the transfer of publicly owned assets to private investors. Both entities were clearly charged with representing die Respondent in the process of privatizing State-owned companies and, for that purpose, entering into privatization agreements and related contracts on behalf of the Respondent. Therefore, this Tribunal cannot do otherwise than conclude that the respective contracts, in particular the SPA, were concluded on behalf of the Respondent and are therefore attributable to the Respondent for the purposes of Art. II(2)(c)BIT”397.

L’elemento che distingue i due filoni giurisprudenziali sembra dunque essere la possibilità di applicare – o meno – alla questione controversa le norme di diritto internazionale sull’attribuzione, così come espresse nei Draft Articles398. I Tribunali dei casi Azurix e Impregilo, fra gli altri, sembrano escludere questa eventualità, mentre gli arbitri dei casi Eureko, Noble Ventures e SGS v. Pakistan considerano indispensabile un riferimento a tali disposizioni.

Nel caso delle clausole ombrello, due sono i momenti da tenere in considerazione qualora si intenda fare riferimento alle norme sull’attribuzione di una condotta allo Stato ospite. In primis, ovviamente, va considerato l’atto che viola l’obbligo contrattuale; in proposito, è pacifico che tali condotte, poste in essere da un soggetto

Infine, l’Articolo 8 afferma: “The conduct of a person or group of persons shall be considered an act of a State under international law if the person or group of persons is in fact acting on the instructions of, or under the direction or control of, that State in carrying out the conduct”.

397 Cfr. ICSID Noble Ventures, Inc. v. Romania, ICSID Case No. ARB/01/11, Decisione del 12

ottobre 2005, par. 82 e 86.

398 Per un’analisi nel dettaglio al riguardo, si veda N.GALLUS, in An Umbrella Just for Two? BIT Obligations Observance Clauses and the Parties to a Contract, in 21(1) Arbitration International,

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indicato agli Articoli 4, 5 e 8 dei Draft Articles, possano essere riferite nel contesto del diritto internazionale allo Stato ospite, e qualora integrino la violazione di un obbligo internazionale (quale ad esempio uno standard di tutela inserito in un BIT) sono fonte di responsabilità internazionale per lo Stato in questione. Tuttavia, nel caso di una

umbrella clause, la violazione del contratto di investimento non sembrerebbe rilevante

fintanto che l’obbligazione in questione non sia stata assunta direttamente dallo Stato ospite. Le formule testuali tipiche delle clausole ombrello, infatti, vincolano lo Stato a osservare i “propri” obblighi contrattuali: qualora il contratto non sia stato in concreto siglato e successivamente violato dallo Stato ospite (che appare secondo il diritto interno come soggetto terzo al vincolo contrattuale), non sembrerebbe dunque possibile attivare la umbrella clause e, conseguentemente, agire contro lo Stato in sede arbitrale ICSID.

Questa conclusione deriva dalla considerazione che le regole di diritto internazionale sull’attribuzione delle condotte sono tradizionalmente applicate ad atti, non a obbligazioni399. Se una condotta può essere “attribuita” a un soggetto terzo, in riferimento alle obbligazioni sarebbe più corretto parlare di “rappresentanza”, tramite la quale è possibile per il rappresentante produrre gli effetti del vincolo obbligatorio nella sfera giuridica soggettiva del rappresentato. Gli arbitri dei casi Noble Ventures ed Eureko sembrano aver implicitamente superato questa distinzione, riferendosi non all’“attribuzione” della obbligazione contrattuale per se, quanto piuttosto all’attribuzione dell’atto di conclusione del contratto. In questo modo, è stato loro possibile applicare le previsioni dei Draft Articles, attribuendo allo Stato ospite tanto l’atto della firma del contratto (e, con esso, il conseguente rapporto obbligatorio) quanto la violazione dello stesso contratto.

L’analisi della giurisprudenza ICSID in merito all’applicabilità delle umbrella

clauses in caso di incongruenza fra parti contrattuali e parti davanti al Tribunale

arbitrale appare, dunque, estremamente conflittuale. Sino a questo momento, infatti, non è emerso dalla casistica dei Tribunali arbitrali alcun principio capace di guidare chiaramente gli investitori, gli Stati o gli stessi arbitri nella soluzione delle proprie controversie. In conclusione, la compatibilità fra privity of contracts e umbrella

clauses sembra essere, ad oggi, la questione più controversa tra quelle analizzate.

399 Ibidem, p.167

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