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Applicazioni della Psicofisica nelle sindromi da dolore cronico e relazione con le componenti psicologiche

Figura 6: Schema dei diversi profili modulatori e dei loro corrispettivi aspetti fenotipic

2.2 Applicazioni della Psicofisica nelle sindromi da dolore cronico e relazione con le componenti psicologiche

Nonostante le evidenti differenze tra i diversi quadri di dolore cronico, le indagini psicofisiche hanno evidenziato la presenza di fenomeni condivisi, verso i quali stà aumentando l’interesse scientifico, e che è possibile considerare elementi chiave per comprendere realmente il dolore cronico e per aumentare l’efficacia d’intervento.

Fra le sindromi dolorose più frequentemente studiate, da un punto di vista psicologico e psicopatologico, vi sono, la fibromialgia, il cui dolore presenta prevalentemente caratteristiche miste, e, l’odontalgia atipica o dolore faciale idiopatico persistente, (Headache Classification Subcommittee of the International Headache Society, ICHD-2, 2004) il cui dolore presenta caratteristiche neuropatiche.

Di seguito verranno riportati alcuni risultati, emersi dalla valutazione degli aspetti psicologici in tali sindromi.

Essendo questi, alcuni dei quadri fra i più esplorati, anche da un punto di vista psicopatologico, in questa sezione la fibromialgia, insieme all’odontalgia atipica, verranno assunte come modello esemplificativo per un’ indagine sulla relazione tra valutazioni psicofisiche del dolore e relazione con aspetti psicologici.

Raphael e colleghi (2004), in uno studio in cui veniva esplorata la familiarità per il disturbo depressivo, affermavano l’appartenza della fibromialgia allo spettro dei disturbi dell’umore in quanto, nel loro studio, le pazienti fibromialgiche, depresse e non, presentavano un’ alta percentuale di familiari di primo grado depressi (Raphael et al., 2004).

Nonostante tali evidenze, da un punto di vista psicofisico, gli studi clinici non sembrano supportare questa teoria.

Sebbene la relazione tra dolore e depressione sia studiata da tempo, non è tuttavia ancora chiaro se la depressione viene prima del dolore, dopo di esso o se le due condizioni concomitino come due fenomeni indipendenti.

Mediante studi di psicofisica si è potuto evidenziare, tuttavia, che nella fibromialgia si registra una riduzione della tolleranza allo stimolo dolorifico, mentre i sintomi depressivi, riportati dalle stesse pazienti, risultano associati a un’ aumento delle soglie e del livello di tolleranza, piuttosto che alla loro riduzione, come ci si sarebbe potuti aspettare (Geisser et al., 2003).

Questo risultato è stato confermato anche dagli studi di Giesecke e colleghi (2005) i quali hanno osservato che il livello di depressione non era correlato alla soglia di dolore pressoria riportata dai soggetti fibromialgici (Giesecke et al., 2005).

Questi dati hanno indotto alcuni autori ad ipotizzare che l’ amplificazione nella percezione sensoriale del dolore, nei soggetti fibromialgici, è totalmente indipendente dalla dimensione emotiva e/o legata all’ umore (Gracely et al., 2003; Gracely et al., 2002).

A questo proposito è bene ricordare che vi sono ancora numerose discordanze riguardo alla relazione tra depressione e percezione sensoriale e dolorifica: secondo alcune ricerche, ad esempio, il soggetto depresso, registra un’ iposensibilità generalizzata al dolore indotto sperimentalmente, ma un’ iperalgesia a quello spontaneo (Bar et al., 2005).

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Secondo altre ricerche, invece, nei pazienti depressi si evidenzia una diminuzione delle soglie dolorifiche al freddo, rispetto ai soggetti fibromialgici, e soglie dolorifiche alla stimolazione pressoria e sensibilità al dolore sperimentale del tutto comparabili a quelle dei soggetti sani. (Klauenberg et al., 2008).

Altro aspetto evidenziato nei pazienti depressi , è un aumento del fenomeno del Wind- up, segno di un’ipereccitabilità neuronale, che potrebbe indicare la presenza di meccanismi condivisi nella condizione depressiva e nel dolore cronico come, per esempio, la disregolazione della funzione serotoninergica inibitoria (componente del sistema discendente modulatorio del dolore) (Klauenberg et al., 2008).

La fibromialgia presenta, frequentemente, anche un’ elevata comorbilità con la sintomatologia ansiosa che rappresenta un’altro fattore che potrebbe contribuire all’ aumento della reattività al dolore, specialmente nelle aree dei tender points (Klauenberg et al., 2008).

Queste zone diffuse di dolorabilità, sono state studiate anche per evidenziare il contributo della somatizzazione alla percezione del dolore nella fibromialgia (Croft et al., 1994; Wolfe et al., 1995; Wolfe, 1997): da quanto emerso, la maggior presenza di tender points è correlata a un aumento del distress psicologico.

Questo risultato ha portato a ipotizzare che molteplici siti di dolorabilità rappresentino, in realtà, una fase iniziale di somatizzazione dello stress (Wolfe, 1997; Croft et al., 1996).

Un altro quadro di dolore cronico da utilizzare come modello esemplificativo per descrivere la relazione tra psicofisica e psicopatologia, è l’Odontoalgia Atipica (AO).

Fino a qualche tempo fa erano talmente pochi i dati riguardanti questa sindrome, che molti autori ipotizzarono che non si trattasse di un quadro organico ma che fosse la manifestazione di uno stato psicologico alterato (Marbach, 1993).

Oggi l’AO è considerata una condizione neuropatica caratterizzata, in seguito a deafferentazione del nervo trigemino, da dolore intenso e persistente (Koratkar & Pedersen, 2008).

Studi hanno riscontrato che i fattori psicosociali possono esercitare una notevole influenza sulla percezione del dolore faciale (List et al., 2007) cosi come lo stress può essere considerato uno dei principali elementi alla base, non solo della depressione, ma anche del dolore nella sede d’innervazione del trigemino (Korszun, 2002).

In una ricerca di Ciaramella e colleghi (2013) un gruppo di soggetti con OA è stato sottoposto sia a valutazioni psicologiche che psicofisiche: queste ultime sono state condotte mediante l’ utilizzo del Current Perception Threshold (CPT), un sistema di valutazione delle soglie basato sull’ induzione di scariche elettriche, dal diverso voltaggio, così da poter esaminare in maniera separata l’ attività di fibre differenti.

Dai risultati è emerso che la depressione nei soggetti AO correlava in maniera inversamente proporzionale con le soglie dolorifiche, influenzate dall’ attività delle fibre C, di piccolo diametro: ciò vuol dire che una maggior sintomatologia depressiva era accompagnata da una maggior sensibilità al dolore (Ciaramella et al., 2013).

In conclusione abbiamo potuto osservare che nelle condizioni croniche, esemplificate in questa sezione da fibromialgia e odontalgia atipica, generalmente la psicopatologia è correlata al dolore e alle misurazioni psicofisiche, inducendo a ipotizzare la presenza di meccanismi comuni ai due fenomeni, sebbene non sia ancora chiaro come mai in alcuni casi la correlazione si esprima attraverso una riduzione delle soglie e in altri attraverso un’aumento delle stesse.

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Nonostante ciò, gli studi presentati supportano l’esigenza di una gestione del paziente con dolore cronico caratterizzata da un’ottica biopsicosociale.

2.3Applicazione della Psicofisica nelle sindromi da dolore neuropatico e