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4. ESEMPI ITALIANI VIRTUOSI DI ECONOMIA CIRCOLARE

4.2 IL QUESTIONARIO ALLE AZIENDE

4.2.2 L’APPROCCIO ALL’ECONOMIA CIRCOLARE

Nella seconda parte del questionario è stato chiesto alle aziende di spiegare quali pratiche di economia circolare utilizzassero e quali fossero stati, prima e dopo il loro percorso di transizione, i principali ostacoli all’adozione di tale modello e i maggiori benefici derivanti dalla sua applicazione. In questa fase sono emerse le principali similitudini tra le aziende, nonostante la loro eterogeneità, segno che le pratiche di economia circolare sono universali e possono essere messe in atto indipendentemente dalle dimensioni, dalla struttura e dall’entità del fatturato.

Figura 49. Istogramma dei risultati relativi alle pratiche di economia circolare adottate dalle imprese. Fonte: elaborazione personale.

Come si evince dalle colonne gialle della figura 49, le metodologie più utilizzate dalle aziende che hanno risposto al questionario sono il riciclo del prodotto e l’utilizzo di materie prime di scarto o riciclate. Nella maggioranza dei casi, queste due pratiche coincidono anche con le attività più semplici ed immediate che un’azienda che opera tramite regime circolare può effettuare; inoltre, è significativo che tre imprese su quattro siano attente al recupero del materiale di scarto (proprio o di altre realtà economiche) e cerchino di valorizzarlo al fine di ottenere un nuovo prodotto funzionalmente e qualitativamente valido, pur riducendo i costi e la dipendenza da risorse vergini. Anche l’estensione della vita utile del prodotto e il riuso del prodotto hanno ottenuto percentuali rilevanti, che sfiorano il 50%, sintomo che nonostante la maggiore difficoltà operativa106 o la

106 Il modello del riuso del prodotto risulta di complessa applicazione se non viene adeguatamente supportato da un’ottima attività di upcycling (a livello di creazione di un nuovo prodotto finito) o da una strutturata strategia modulare e di facilitazione rispetto all’attività di disassemblaggio (in caso di recupero e successivo riutilizzo dei materiali).

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minore convenienza economica107 molte aziende stanno tentando di percorrere vie innovative. Scarse sono invece le voci relative al P.S.S. e alla ristrutturazione del prodotto.

Figura 50. Istogramma relativo ai principali ostacoli affrontati dalle aziende in tema di economia circolare. Fonte: elaborazione personale.

L’istogramma proposto mostra un risultato molto interessante: la quasi totalità delle aziende intervistate ha dichiarato che il principale ostacolo all’adozione del modello di economia circolare sono state le gravi difficoltà legislative o burocratiche collegate a questo fenomeno. Alla luce di quanto emerso al termine del secondo capitolo, in cui sono state analizzate le difficoltà interpretative della legge italiana in materia, forse questo dato potrebbe non sorprendere più di tanto, ma è certamente da tenere in considerazione al fine di creare le condizioni adeguate affinché le aziende che vogliono operare secondo un approccio circolare possano farlo senza impedimenti burocratici od ostacoli legislativi. Un secondo aspetto significativo riguarda la mancanza di supporto da parte di enti terzi108, riferendosi principalmente ai rapporti con le istituzioni o alle difficoltà legate all’accesso al credito da parte degli enti bancari. Anche questo elemento fa riflettere, se si considera che i primi passi per la costituzione di un’azienda o per tentare di cambiare modello di business devono essere intrapresi dapprima all’interno del sistema normativo e successivamente devono ricevere l’appoggio di realtà terze che siano disposte a sostenere finanziariamente il progetto in fase di lancio. Per quanto concerne le difficoltà legate al settore, queste sono state riscontrate da un’azienda su tre e dipendono fortemente dai competitor e

107 Si è già parlato in precedenza delle conseguenze del modello di estensione della vita del prodotto e del necessario cambiamento di approccio di business passando dal volume di vendita alla collaborazione con il cliente.

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dall’adeguatezza del modello circolare nell’operare in determinati mercati. Gli altri ostacoli plausibili che erano stati ipotizzati hanno ricevuto un peso marginale, anche se è da tenere in considerazione che in molti casi anche l’investimento iniziale per l’apertura dell’attività o per il cambio di strategia può essere un fattore di rischio determinante.

Figura 51. Istogramma relativo ai benefici riscontrati dalle aziende intervistate. Fonte: elaborazione personale.

I principali benefici derivanti dall’adozione del modello circolare vengono mostrati dalle colonne della figura 51 evidenziate in giallo. Come già descritto nelle pagine teoriche, anche le aziende che hanno compilato il questionario confermano che le conseguenze più significative dipendono dalla riduzione dei costi di gestione dei rifiuti e dalla riduzione degli sprechi di risorse. Nel primo caso, infatti, la riduzione dei volumi del materiale scartato e l’abbandono dello strumento inefficiente delle discariche (se non come extrema ratio) provocano una consistente diminuzione dei costi associati alla gestione dei rifiuti, così come evidenziato anche dall’esposizione del progetto RafCycle®. Per quanto concerne la riduzione degli sprechi, la filosofia della costante valorizzazione di tutti i materiali e l’introduzione di approfondite analisi del ciclo di vita di processi e prodotti determinano una maggiore attenzione alle eventuali perdite di valore lungo le fasi dell’intera catena. Il 60% degli intervistati palesa un vantaggio rilevante nella creazione di rapporti di collaborazione con altre aziende e questo dato risulta estremamente interessante alla luce dell’importanza che viene attribuita alla formazione di filiere e partnership sostenibili, funzionali alla crescita delle realtà circolari; la continua collaborazione tra imprese, come spiegato dal fenomeno della coopetition, favorisce lo scambio di idee e l’innovazione che stanno alla base di nuovi progetti imprenditoriali in grado di sfruttare al meglio eventuali opportunità di business.

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Inoltre, è da segnalare che quasi un’azienda su due è attenta alla riduzione delle emissioni derivante dall’adozione delle pratiche circolari: anche l’aspetto ambientale è da tenere in forte considerazione e queste imprese, in particolare, sono solite mantenere un monitoraggio costante degli impatti ambientali della propria attività produttiva. Infine, due ulteriori benefici suggeriti dalle aziende stesse devono essere evidenziati: in primo luogo, la maggiore attenzione alle dinamiche produttive dei processi finalizzata alla minimizzazione degli sprechi provoca un miglioramento delle rese degli impianti, con notevoli vantaggi in termini di produttività; ma ciò che è più rilevante, in secondo luogo, è la risposta di due realtà economiche intervistate le quali hanno sottolineato che operare in regime di economia circolare incrementa la soddisfazione dei dipendenti nell’eseguire il proprio lavoro quotidiano, poiché il dipendente è consapevole del suo apporto personale al benessere ambientale e sociale e, di conseguenza, percepisce un miglioramento dell’utilità e della qualità del proprio sforzo lavorativo.

Oltre a queste informazioni a risposta multipla, il questionario richiedeva alle aziende di rispondere a due quesiti aperti:

1. Perché è stata presa la decisione di operare in maniera circolare?

2. Alla luce della vostra esperienza operativa, quali sono le principali differenze gestionali e di modello di business dell’economia circolare rispetto al modello lineare?

Le risposte alla prima domanda sono facilmente catalogabili in tre grandi filoni interpretativi:

 politica aziendale e sviluppo di filiere. Molte imprese hanno risposto che la decisione di operare secondo i dettami del modello di business circolare giunge principalmente da precise politiche e strategie aziendali, le quali sono funzionali alle attività produttive, allo sviluppo di nuovi progetti di ricerca e sviluppo e all’analisi delle fasi del ciclo di vita. Altre aziende, invece, hanno evidenziato come l’utilizzo dell’economia circolare non sia frutto di una scelta ex post o di un cambiamento strategico, quanto piuttosto del presupposto operativo dell’attività imprenditoriale originaria. Infine, come già sostenuto in vari passaggi di questo elaborato, molte organizzazioni sono spinte dalla volontà di costituire una filiera in progressiva espansione che consenta loro di aumentare la condivisione del sapere e le potenzialità del proprio business;

 principi etici e beneficio ambientale. Un numero rilevante delle realtà intervistate ha ammesso che uno dei principali motivi per cui si è deciso di adottare il modello circolare dipende dalla scelta di agire in maniera completamente sostenibile nel lungo periodo,

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specialmente sotto il profilo ambientale. I principi etici che deve rispettare l’impresa nella propria attività si manifestano nella volontà di coniugare il beneficio ambientale con il profitto economico. Inoltre, la filosofia di considerare il rifiuto come una risorsa e non come un problema è un altro degli spunti proposti, e trova la sua naturale prosecuzione nello sviluppo di un completo approccio cradle-to-cradle, auspicato da alcune aziende intervistate;

 opportunità di business future. Alcune aziende, le stesse che precedentemente sono state catalogate all’interno della famiglia “agenti del cambiamento” in relazione alla loro volontà di intraprendere un percorso di economia circolare dopo aver già operato per svariati anni come business-as-usual, hanno sottolineato l’importanza dello sviluppo dell’economia circolare nei prossimi anni.

Per quanto riguarda le principali differenze gestionali riscontrate, uno degli elementi fondamentali riguarda la sostenibilità intesa come strategia aziendale: l’attenzione all’ambiente e alla società in tutte le fasi che caratterizzano la catena del valore sono elementi che prendono in considerazione le criticità attuali delle risorse del pianeta e si interrogano sulla disponibilità delle future generazioni; questo approccio è completamente differente, a tratti opposto, rispetto a quello che contraddistingue l’attuale modello di produzione lineare. In secondo luogo, la gestione circolare obbliga l’azienda ad ampliare la propria visione sui processi a 360°, rafforzando il controllo sia sulle operazioni interne sia su tutte le attività esterne che compongono la filiera d’appartenenza; un monitoraggio costante e più accurato consente di far emergere eventuali errori e di affinare la programmazione dell’impresa. Ulteriore dato interessante riguarda la continua valorizzazione degli scarti e il tentativo di ridurre l’entità dei costi di gestione attraverso una migliore amministrazione dei rifiuti in uscita; anche a livello di approvvigionamento cambiano le regole: se con l’economia lineare il ricorso continuo a materie prime vergini e lo sperpero di risorse erano la prassi, ora con l’approvvigionamento sostenibile si tenta di recuperare più materiale possibile, introducendo la necessità di far circolare prodotti puri e di assicurare la tracciabilità e l’origine dei materiali. In ultima istanza, alcune imprese hanno riscontrato una forte differenza nella cultura aziendale e nella necessità di reperire figure professionali con competenze altamente specializzate o, al limite, incrementare il ricorso alla formazione del personale riguardo a questi temi specifici.

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