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L’approccio monolinguistico in Svezia

3.2 La pianificazione linguistica delle lingue dei segni in ambito educativo

3.2.4 L’approccio monolinguistico in Svezia

di tutte le materie scolastiche, incluso lo svedese (Svartholm 2010). Essendo dunque la lingua di insegnamento, la lingua svedese dei segni (STS41). È riconosciuta come la prima

lingua degli studenti sordi svedesi. Lo svedese scritto e parlato è considerato la seconda lingua dei sordi svedesi. Svartholm tuttavia afferma che la reale situazione dell’educazione dei sordi in Svezia non è rassicurante come il curriculum. La Svezia ha infatti raggiunto lo stadio nel quale le istituzioni hanno riconosciuto l’STS come una lingua a tutti gli effetti, che si rivela utile per gli studenti sordi. È anche vero che, citando Svartholm, gli insegnanti sono lungi dall’essere madrelingua di STS. Una persona conosce “davvero” una lingua dei segni solo se è in grado di capire i segnanti di quella specifica lingua. È stato dunque istituito

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dal governo un programma quinquennale specifico per futuri insegnanti delle scuole per sordi.

Il governo ha inoltre istituito dei prerequisiti minimi di competenza nell’STS per essere ammessi come insegnanti nelle scuole per sordi. Svartholm sostiene che il requisito maggiore per l’educazione dei sordi è la capacità comunicativa. Nell’ambiente delle scuole per sordi, come riferito in precedenza, le forme di comunicazione che sorgono spontanee tra i bambini sono lingue dei segni naturali. La corrente oralista inoltre ha perso molto del suo seguito a livello globale, e le lingue dei segni non vengono più viste come delle minacce al normale sviluppo comunicativo dei bambini sordi, ma come una garanzia per il loro normale sviluppo. Nel 1981 il parlamento svedese ha riconosciuto questa posizione.

Svartholm descrive come in Svezia, appena viene scoperto che un bambino è sordo, ai genitori vengono offerti dei corsi gratuiti di STS, in modo da poter comunicare con il figlio. I corsi sono organizzati dalle organizzazioni locali e hanno come insegnanti degli adulti sordi. I genitori incontrano gli insegnanti in modo da poter sviluppare il linguaggio dei segni e rimanere rilassati con i propri figli sordi (avendo dunque un atteggiamento positivo nei loro confronti) (Svartholm 2010). Secondo le informazioni riportate sempre da Svartholm, queste organizzazioni programmano degli eventi a cui partecipano diverse famiglie con bambini sordi. Essi sono in grado poi di incontrare altre persone sorde di diverse età, facilitando loro la socializzazione.

Secondo il percorso scolastico stabilito dalle autorità svedesi, è previsto che i bambini frequentino dai 4 anni le scuole dell’infanzia. Ognuna di queste ha per legge tra i propri dipendenti delle persone sorde, che hanno delle qualifiche per l’insegnamento pre-scolastico (Svartholm 2010). Gli insegnanti udenti di queste scuole hanno un livello di conoscenza dell’STS piuttosto alto. Le scuole dell’infanzia essendo il primo settore del sistema

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scolastico svedese, rappresentano l’importanza della comunicazione gestuale per i bambini sordi in tenera età.

Reagan (2011), Svartholm (1994) e Nover (2006) sostengono fermamente che, l’uso della lingua dei segni nell’ambiente domestico e nelle scuole dell’infanzia, assicuri ai bambini sordi un normale sviluppo linguistico. Svartholm descrive come tutti i bambini, che frequentavano le scuole svedesi per sordi negli anni Novanta, sviluppassero delle abilità linguistiche nell’STS di pari livello a quelle dei propri coetanei udenti con lo svedese. Lo sviluppo dei corsi per interpreti di lingua dei segni in Svezia è datato al 1968. È infatti riportato da Svartholm come la richiesta di interpreti sia in costante aumento. Secondo le leggi svedesi infatti, le persone sorde hanno il diritto ai dei servizi di interpretariato gratuiti e garantiti. Secondo le informazioni raccolte da Svartholm, gli studenti sordi iscritti ai corsi universitari possono fare riferimento a due interpreti per ogni lezione, a prescindere dalla materia trattata. Secondo le informazioni raccolte pubblicate da Svartholm nel 2010, il numero di persone sorde che frequenta l’università è cresciuto considerevolmente negli ultimi venti anni. Il livello medio di educazione dei sordi svedesi è migliorato notevolmente grazie alle misure del ministero dell’educazione. Ora secondo Svartholm, non è raro che i sordi svedesi svolgano dei lavori che garantiscano loro un notevole prestigio e un buon reddito (dentisti, professori, psicologi ecc.).

3.3 SOMMARIO

Bisogna considerare che ogni tipo di discorso legato alla pianificazione linguistica è di natura politica (Phillipson 1992). La pianificazione riguarda delle misure politiche inerenti alla lingua, al suo utilizzo, al suo status e al suo sviluppo. Queste misure hanno un’influenza enorme a livello sociale, economico e educazionale sia per la società che per l’individuo. La

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pianificazione linguistica non può prescindere da questi elementi. Detto ciò, è appropriato tenere in considerazione le aree potenzialmente influenzabili dai processi di programmazione.

Kerr (1976) ha proposto quattro test che ogni politica pubblica deve passare:

 il test di desiderabilità: l’obiettivo proposto viene considerato desiderabile dalla comunità?

 il test di equità: la politica è corretta e giusta? Tratta tutte le persone in modo equo e appropriato?

 il test di efficacia: la politica è efficace? Raggiunge gli obiettivi sperati?

 Il test di tollerabilità: la politica è attuabile nel contesto in cui la si vuole mettere in pratica?

Questi test possono essere utili nel valutare la pianificazione e le politiche linguistiche e possono essere applicati per analizzarne i processi. Essi forniscono una serie di domande che possono essere poste per valutare le diverse opzioni di pianificazione. I casi elencati sopra riguardo gli Stati Uniti e la Svezia, sebbene rappresentino due approcci differenti per affrontare lo stesso problema, risultano delle soluzioni interessanti se vi applichiamo il modello proposto da Kerr.

È ovvio che la pianificazione linguistica può essere applicata a dei fini e situazioni differenti. Essa può essere uno strumento di emancipazione e sviluppo per le comunità e gli individui. È anche vero che può anche essere usata (ed è stata usata) per mantenere e rinforzare l’oppressione delle minoranze, discriminazione sociale e ingiustizia sociale (Skutnabb- Kangas 2002). Ciò è vero sia per le lingue scritte e parlate che per le lingue dei segni. Basti pensare ai codici manuali, la cui creazione magari aveva come obiettivo quello di aiutare i

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bambini non-udenti, ma non ha tenuto in considerazione i diritti linguistici dei sordi (Reagan 2001).

Quanto riferito finora fornirà le basi per poter argomentare i processi di pianificazione linguistica che hanno influenzato il JSL e le comunità segnanti giapponesi fino ad oggi. Si evidenzierà inoltre quali sono le misure da prendere in considerazione al fine di migliorare la qualità di vita e le opportunità dei sordi in Giappone e quale modello educativo si può implementare nel caso giapponese. Particolare attenzione verrà prestata agli attori che hanno definito la situazione delle lingue dei segni.

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