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Questo approccio olistico di Olivetti alle problematiche del­ l’organizzazione politico-amministrativa è motivato dalla ten

sione verso un’articolazione armonica della società, «ma senza

ordine, senza simmetria l’armonia è irraggiungibile; ed era

quella appunto che andavamo cercando»75. A questo punto ci

troviamo di fronte a un’altra questione anfibologica: il richiamo

alla simmetria e alla geometria può risultare un comodo invito

a parlare della razionalità astratta di un eclettico ingegnere che

cita, in uno stesso saggio, i commenti del pitagorico Nicomaco

da Gerasa, di Platone «per bocca di Socrate» e di Vitruvio76, e

che giunge a sostenere che «lo Stato deve rivelare a ll’an alisi la

74 Cfr. L ’architettura, la comunità e l ’urbanistica, cit., p. 146. Ernesto N. Rogers afferma: «Adriano Olivetti era consapevole di rappresentare un momento attivo della storia, ma senza pretendere - ciò sarebbe stato contra­ rio al suo spirito - di concludere con una qualsiasi definitiva soluzione della storia stessa. / Cercare sempre e rinnovarsi per rinnovare, ma non cambiare empiricamente, bensì secondo una linea di sviluppo coerente. La coerenza, nella vastità dei programmi affrontati, implica che si riconducano i molteplici aspetti dell’esperienza all’unità. / Questa aspirazione all’unità era per Adriano Olivetti la sua religione» (L ’unità di Adriano Olivetti, in «Casabella continuità», n. 270, dicembre 1962, p. 6). Si veda anche Franco Ferrarotti, Commemo­

razione alla Camera dei Deputati, in Ricordo di Adriano Olivetti, a cura della

rivista «Comunità», Milano, Edizioni di Comunità, 1960, pp. 37-44; R. Zorzi,

Nota introduttiva, cit., p. XIV.

75 Democrazia senza partiti, cit., p. 157. 76 Cfr. ivi, pp. 156-158.

p e r fe z io n e geom etrica della su a struttura»77. Ma questo richia­

mo alla geometria, per essere compreso, deve essere ricondot­

to in un ambito preciso e circoscritto del pensiero olivettiano,

senza estenderne il valore a ogni aspetto istituzionale di L ’or­

d in e p olitico delle C om u n ità78. In effetti, l’attenzione alla geo­

metria permette a Olivetti di risolvere solo un problema che

ritiene «centrale» in uno Stato federale: «quello di estendere lo

stesso equilibrio politico che caratterizza il governo della

Comunità a tutti gli organi fra i quali è diviso l’esercizio dei tre

77L ’ordine, cit., p. 376. Il corsivo è nell’originale.

78 Ochetto invece afferma: «In un disegno che pretende di dare un ordine razionale e scientifico alla politica, si moltiplicano i valori del simbolo, tanto che è possibile un’altra lettura, quasi “crittografica” del libro. C’è un’armonia segreta che non nasce dalla ingegneria istituzionale o dall’intarsio di soluzio­ ni, ma da un rapporto arcano fra i numeri e fra le loro combinazioni». E di seguito aggiunge: «Il tre e il sette appaiono di continuo; da tre uomini in rap­ presentanza di tre principi è formato il comitato di presidenza della comunità, quella che Adriano chiama “l’idea del nucleo originario del Potere: un’asso­ ciazione trinitaria”; una “trilogia” è lo schema intorno al quale ruotano e si ordinano situazioni complesse - e cioè una comunità concreta, una demo­ crazia integrata, un ordine funzionale; sette sono le funzioni politiche essen­ ziali. Ma gli esempi si potrebbero moltiplicare» (Adriano Olivetti, cit., p. 130). Eccetto la coincidenza fra i tre principi che formano il ‘nucleo originario del potere’ e la trilogia su cui Olivetti fonda la propria riforma del sistema rap­ presentativo, tuttavia, non pare proprio di scorgere un continuo apparire di ‘tre’ e di ‘sette’. Invece, se ci si vuole divertire con i numeri, bisogna ‘critto­ graficamente’ osservare che otto sono i «principali motivi di turbamento del­ l’ordine sociale» individuati da Olivetti (cfr. L ’ordine, cit., p. VII); due le came­ re che realizzano il sistema appunto bicamerale, poiché duplici sono le forze, i principi e le forme politiche antitetiche (cfr. ivi, pp. 241-262); uno è il nume­ ro della sintesi, che realizza «l’unità nella pluralità» (cfr. ivi, pp. 260-262); nove sono i principali poteri del Consiglio Supremo dello Stato Federale (cfr. ivi, pp. 339-340); quattro sono le tipologie in cui si possono distinguere le Comunità (cfr. ivi, pp. 59-60); cinque sono le categorie alle quali devono appartenere i membri del Consiglio Supremo dello Stato Federale, realizzan­ do una presidenza collegiale della repubblica (cfr. ivi, p. 339); ma gli esempi si potrebbero moltiplicare.

poteri nello Stato Federale»79. Solo a questo proposito, egli

osserva che le Comunità si devono federare in Regioni e que­

ste, federate, devono realizzare lo Stato, «alla stessa guisa che

dei piccoli cristalli si aggregano per fare un cristallo più grande,

senza mutarsi né deformarsi»80. Solo a questo proposito, affer­

ma che «nell’“ordine politico” corre ovunque un ritmo regolare,

un ritorno continuo a una identità di forme, a una invariabilità

di numeri»81, attento a «quella che i greci chiamano an alog ia,

consonanza tra ciascuna parte e il tutto»82. E propugnare questa

struttura statuale, questo collegamento fra autonomie locali e

Stato, non è altro che auspicare interventi protesi a realizzare un

processo di razionalizzazione dei rapporti fra governanti e

governati, nel duplice aspetto di generalizzazione in chiave di

uniformità e specificazione in relazione alle diverse attività. E

anche in questo ambito preciso e circoscritto, è opportuno ridi­

mensionare l’importanza del dato geometrico, che risulta sem­

79L ’ordine, cit., p. 322.

80 Democrazia senza partiti, cit., p. 155. 81 Ivi, p. 157.

82 Ivi, p. 158. Costantino Mortati osserva che «nell’affrontare poi il proble­ ma dell’organizzazione interna di ogni comunità concreta l’Olivetti mette in rilievo come esso debba essere posto in termini tali da rendere possibile [...] l’adempimento della funzione alla comunità stessa assegnata di porsi quale tramite necessario a connettere in un nesso organico la comunità stessa con gli enti ad essa sopraordinati: le regioni e lo stato, legandoli fra loro in una catena ininterrotta che realizzi la segreta armonia dell’unità nella pluralità. / Per adempiere a questo suo compito di organismo di base la comunità deve essere ordinata come uno stato in piccolo, riprodurre nel suo interno in pro­ porzioni ridotte, la stessa struttura degli enti superiori, contenere in sé ele­ menti suscettibili, se opportunamente ampliati ed arricchiti, di venire utilizza­ ti pel funzionamento degli enti predetti» (Autonomie e pluralismo, cit., p. XL). Corrado Malandrino (Il federalismo comunitario, cit., p. 219, nota 54) men­ ziona Mortati per i dubbi espressi su alcuni aspetti istituzionali de L ’ordine

politico delle Comunità (Autonomie e pluralismo, cit., pp. XLV-XLVII), ma è

eviente che questi utilizza solo una forma retorica di argomentazione, per a ipotetiche domande risponde sempre in modo esauriente.

pre subordinato alla considerazione dall’efficienza e della fun­

zionalità dell’ordinamento giuridico proposto83. Con un sereno

atteggiamento filosofico, è facile convenire con Olivetti che, in

ogni manifestazione dell’attività umana (e quindi anche nelle

Costituzioni di ogni tempo e luogo), la simmetria e la geometria

sono presenti come esigenza, a volte inconsapevole, di ordine e

armonia: «nessuno che abbia gettato lo sguardo nei rapporti tra

la vita, la natura e le scienze esatte, potrebbe dare a queste pre­

cisazioni il titolo di fantasticherie e di pericolose astrattezze»84.

All’interno di L ’o rd in e p olitico delle Com unità, come in tutte